

- Se si fosse portati a credere che questo scritto di Massimo
Scaligero sia stato superato dagli eventi verificatisi in
seguito alla sua scomparsa fisica, basta meditare appena
qualche passo del saggio in questione per rendersi
immediatamente conto che le cose non stanno affatto cosí.
- Infatti Scaligero – come testimonia ancor piú dei suoi
profondissimi libri il suo percorso esistenziale, che si
potrebbe ben definire un’inarrestabile marcia spirituale –
è un autentico rivoluzionario; rimarrebbe quindi deluso chi
si accostasse al libro con l’intimo desiderio di vedere
concretizzati in uno scritto iniziatico i propri impulsi
soggettivi, contraddistinti probabilmente da quell’anticomunismo
patologico – che ha certamente caratterizzato la visione di
quegli ambienti cosiddetti spirituali – identificantesi in
larga parte con la destra tradizionalista,
controrivoluzionaria, filoatlantica. Già dalla prima pagina l’Autore
fa piazza pulita degli usuali luoghi comuni, elevando
immediatamente il tono in una sfera rigorosamente noetica e
apolitica o ancor meglio, se il termine non fosse cosí
abusato, metapolitica: «Ci viene annunciato da qualche parte
che il marxismo è superato. Occorre chiedersi dove è stato
superato e se vi sia qualcuno che l’abbia veramente
superato, e come. Se non ci fosse il marxismo nel mondo, o
sovietico o dei Paesi satelliti, o cinese, o come semplice
presenza di partito, la situazione sarebbe grave: perché la
marcia del materialismo si effettuerebbe su tutti i fronti
terrestri, indisturbata, legittimata, sotto il segno della
democrazia e delle tradizioni. La meccanizzazione della vita,
religiosa culturale sociale economica, lo scientismo
agnostico, l’intellettualismo privo di ispirazione interiore
epperò privo di moralità, lo statalismo raffinatamente
legalizzato, continuerebbero tranquillamente la loro opera di
automatizzazione e animalizzazione dell’uomo, senza
contrasto frontale. Per fortuna nel mondo c’è il comunismo,
che disturba molti piani» (1).
- Sia la democrazia occidentale sia il marxismo, continua lo
Scaligero, derivano da un pensiero dialettico, un pensiero
morto, dunque, che non ha la capacità di elevarsi a tal punto
da concepire l’autentica Rivoluzione, un moto ideale che
sovverta veramente la condizione quotidiana dell’uomo, sia
esso marxista o euroamericano, che è quella di uomo
totalmente condizionato dalle leggi di natura, nel quale non
è la viva luce creativa, la pura noesi apsichica, a pensare,
ma il meccanicismo fisico, cerebrale, ad imporsi
illegittimamente nel suo tessuto spirituale e a segnare cosí,
purtroppo tragicamente, tutto il suo percorso esistenziale.
«La Rivoluzione in sostanza è mancata di ciò che veramente
può farla: l’idea. …È questa la contraddizione sia della
esperienza marxista come della civiltà europeo-americana:
prendendo le mosse da una serie unidimensionale di
determinazioni del pensiero, la persona si trasferisce fuori
dell’attualità immanente dell’esperienza, ignorandone l’intima
normatività (proprio in quanto non conosce l’intima
normatività del pensiero messo in gioco) e realizza
unicamente il principio di un’automatica corrispondenza di
legge a fenomeno, usando ciecamente della sua oggettività, a
soddisfazione inesauribile delle proprie brame» (2).
- Consequenziale è quindi, per lo Scaligero, il materialismo
metafisico che scaturisce da una tale visione, originariamente
proprio fondata sul legittimo valore dell’esperienza e dell’immanenza,
un materialismo metafisico che produce, a livello sociale, una
medianità collettiva, contraddistinta dalla progressiva e
tragica immersione dell’umano in stati di coscienza
regressivi, tipici di un modello di civiltà precedente a
quella dell’anima cosciente: «Stomaco, egoismo, sesso, qui
sono un’unica forza in veste ideale, ora semplicemente
razionalistica, ora mistica. Ma a questo punto, il serpente si
morde la coda: i grandi materialismi si toccano. L’Oriente
moscovita e pekinese vale l’Occidente del jazz, del trust,
dello standard: dello statalismo e della
nazionalizzazione delle forze economiche. L’uomo
automatizzato incontra se stesso, anche se finge di non
riconoscersi : non può non conciliarsi con se stesso, per una
cieca lotta contro la civiltà»
(3).
- La risposta dell’autentica Comunità Spirituale al
modello di civilizzazione super materialistica angloamericana,
ormai imperante a livello planetario, proposta dalla visione
iniziatica di Massimo Scaligero, non è quindi politica o
improntata a ”neospiritualistiche” esigenze
pseudoreligiose, ma è invece contrassegnata dalla missione
sacrificale di quegli asceti del pensiero che sappiano
veramente incarnare il modello dell’Uomo Autocosciente,
mediante la pratica, intensa e ripetuta, dei cinque esercizi
caratterizzanti la Via dei Nuovi Tempi, ma soprattutto della
concentrazione mentale, una tecnica di realizzazione che, ove
sia eseguita con regolarità e sia accompagnata da
consapevolezza morale dal libero ricercatore, conduce
certamente alla connessione soprasensibile tra pensiero e
percezione: «È mancato il pensiero alla percezione sensoria:
la forza vitale della percezione sensoria è divenuta piú
reale del pensiero che la conosce, per il fatto che tale
pensiero non ha la concretezza della percezione, pur essendo
ciò che dà il crisma della concretezza alla percezione. Non
v’è percezione che s’inveri senza pensiero. Senza il
collegamento di una percezione con l’altra, operato dal
pensiero, i dati percettivi, ciascuno a sé, non avrebbero
senso. ...V’è un pensare che vive nel percepire che
incontra, e gli dà veste di realtà, perché questa realtà
appartiene al mondo, alla natura, al fatto, è una realtà
sensibile, ma non apparirebbe mai in una coscienza percipiente
mediante i sensi, se non vi fosse l’uomo conoscente»
(4).
- Per risolvere dunque gli odierni drammatici eventi, che
sempre piú spesso colpiscono con l’indomabile potenza d’un
cieco fato anche anime da brevissimo tempo incarnatesi, è
necessario, per Massimo Scaligero, sviluppare, rafforzare, far
lievitare in noi quella scintilla adamantina, universale, che
è nel nostro pensare, ma che è indubbiamente una forza
intuitiva, un voler pensare.
- Di questo vi è attualmente reale necessità. Massimo
Scaligero scrisse questo saggio quando ancora la maggior parte
dell’umanità si illudeva che il cosiddetto socialismo reale
potesse espandersi a livello planetario; l’Autore viceversa,
con la sua solita veggenza, già aveva colto che ben piú
possente e temibile era quella particolarissima forma occulta,
invisibile, di marxismo cerebrale, assolutamente antisociale
ed antispirituale, apparentemente antimarxista, che si era
realizzato nel mondo cosiddetto libero: «Ciò a cui non
giunge il marxismo, come sovietismo essendo l’applicazione
forzata, realizzata con macchinosa ingenuità, viene
gradualmente ogni giorno realizzato, sotto parvenze di
democrazia, di liberalismo, di moralità e di religione, con
sagace consequenzialità e sotto l’etichetta della libertà,
da coloro che presumono combattere il comunismo, ritenendosi
il ”mondo libero”. ...Escluso che certe personalità
responsabili del mondo religioso, della cultura e della
politica del cosiddetto ”mondo libero” europeo e
americano siano una quinta colonna del marxismo, escluso che
si possa trattare di paranoici, o di individui in stato di
trance, quasi sonnambuli irresponsabili – come verrebbe
fatto di supporre dinanzi a certe situazioni assurde, a certa
corruzione dilagante e a certa politica follemente
distruttrice dell’economia, ossia dello sforzo quotidiano di
milioni di creature umane – ci si deve chiedere: chi sono
veramente costoro, quali forze incarnano, chi veramente li
muove?»
(5).
- Senza dubbio penetrante è un medesimo pensiero espresso
dallo Scaligero in un altro testo dedicato alla questione
sociale: «…L’ideologia muove secondo persuasioni di cui
nessuno pensa piú di verificare i presupposti, onde le si
esprimono non come dogmi della cui metafisicità si abbia il
sospetto, bensí come dogmi la cui forza è il loro essere
penetrati nel sangue. Si tratta delle vie razionali all’Irrazionale.
…L’Irrazionale ha indubbiamente i suoi diritti nell’economia
dell’esistere umano, ma, è chiaro, a patto che non sia esso
a manovrare il Razionale: se ciò si verifica, si è dinanzi a
una condizione di follia. E se diviene evento generale,
coinvolgente la classe intellettuale o quella politica, cessa
di essere identificabile.
- Il ricostituirsi delle anime di gruppo, come regresso dell’individualità
verso strutture tribali dotate di moderna vernice tecnologica,
può essere considerato in rapporto al grado di sviluppo dell’autocoscienza
e del senso della libertà, ma presso quei Popoli ai quali si
possa supporre un’indipendenza dovuta a incremento
razionalistico-tecnologico, l’aggruppamento livellatore può
essere ravvisato come conseguenza di una metodica penetrazione
dell’Irrazionale nella vita, provocata dall’eccesso del
razionale: vedi gli Stati Uniti d’America» (6).
- L’attuale democrazia sembra infatti ben lontana,
purtroppo, dal realizzare e concretizzare i princípi
metafisici di Libertà, Uguaglianza, Fraternità: il dominio
veramente incontrollabile di determinate oligarchie
finanziarie, autentiche incarnazioni di quello che Scaligero
definiva il ”supercapitalismo occulto”, la funzione
assolutamente conservatrice svolta dallo Stato, che degrada le
leggi spirituali caratterizzanti il processo economico e
quello, ancora piú delicato, artistico culturale pedagogico,
ad affare partitocratico, politicistico, economicistico
(quindi antipopolare), rendono chiaramente le attuali
democrazie, come conferma la superiore visione dello
Scaligero, strumenti di una ben piú raffinata e demoniaca
dittatura (dittatura di tipo tecnocratico e plutocratico)
rispetto a quella sovietica: «Che lo Stato domini la vita
economica, che lo Stato diriga la vita spirituale di un
popolo, e di conseguenza involga anche la sfera giuridica, è
in verità la sopraffazione in forma moderna, del Princeps
huius mundi: è il dominio illegittimo, la dittatura
ingiustificata. Il dominio sarebbe legittimo se lo Stato fosse
costituito dalle forze e dagli esseri spirituali che hanno
formato il mondo. …La società di esseri liberi non può
essere aggruppamento: essa sola infatti può educare alla
libertà coloro che, ancora non essendo maturi alla libertà,
tendono istintivamente all’aggruppamento: marxista o
democratico» (7).
Nota inoltre l’Autore che l’autentica vocazione dell’Uomo
autocosciente è proprio la creazione della comunità umana,
spirituale, formata da esseri liberi, come intuirono taluni
pensatori antichi, considerati poi comunisti, che non hanno
nulla a che fare con il materialismo marxista, vedendo i
suddetti anzi nel comunismo una forza mistica, portatrice di
libertà spirituale e sociale: «La vocazione dell’uomo
attuale è veramente ciò a cui presumeva tendere il
comunismo: la formazione di comunità umane, costituite di
esseri autonomi: di comunità, o di collegi, o di categorie,
il cui interno rapporto non sia la costrizione, ma la
libertà, l’essenziale individualità» (8).
- In proposito, già Rudolf Steiner nel corso di una sua
conferenza aveva affermato che il socialismo, quale giusta ed
equa trasformazione in senso sociale dell’individualismo
morale, è una mèta del quinto periodo di civiltà
post-atlantica: «I socialisti di oggi non hanno ancora alcuna
idea di ciò cui necessariamente dovrà collegarsi il vero
socialismo, che soltanto nel terzo millennio giungerà a una
certa conclusione, se esso si svilupperà giustamente. Si tratta
innanzi tutto della necessità che il socialismo si evolva con
il giusto senso per l’essere complessivo dell’uomo, vale a
dire per la sua parte corporea, animica e spirituale.
Le sfumature
verranno poi date dai diversi impulsi religiosi etnici; essi
contribuiranno affinché l’uomo sia considerato nella sua
tripartizione in corpo, anima e spirito» (9).
Riferendosi ancora all’attualità, la vertiginosa caduta
del regime sovietico ha aperto la via, nell’Europa
Orientale, ad un processo, piuttosto spinto e quantomeno
traumatico, di “americanizzazione” (10),
che, in molteplici casi, sta già producendo un quasi generale
rimpianto per il passato regime, come si è potuto constatare,
per fare solo un esempio, con le rivolte popolari di Mosca del
1991 e del 1993; le condizioni di terribile miseria sociale
che colpiscono anche minorenni abbandonati, i quali si trovano
a vivere in condizioni veramente disumane, che costringono
altresí alla emigrazione milioni di europei orientali, hanno
certamente peggiorato la situazione generale
(11).
Ciò, per quanto tragico, è addirittura poca cosa rispetto al
tentativo pianificato da determinate logge supermaterialiste
angloamericane, fortunatamente fallito negli oltre settant’anni
di socialismo reale (fallito grazie a quel “partito
russo” slavofilo di cui parla Zjuganov, che ebbe il
coraggio di fronteggiare il materialismo dialettico e la
russofobia marxista-leninista “cosmopolita”
(12),
per usare il termine dei patrioti russi; il “Partito del
nostro Paese”, la Santa Russia, era composto da
lavoratori, creatori, mistici cristiani; il “Partito di
questo Paese”, invece, dai nemici della Santa Russia,
intellettuali astratti, burocrati e rapaci capofazioni vari) (13),
di «privare di anima e spirito il popolo europeo orientale»:
«Il problema è infatti che nei circoli che tengono segreto
il loro sapere si cerchi di far sí che certe cose si
sviluppino in modo che l’Occidente acquisti in ogni caso il
dominio sull’Oriente. Nella propria coscienza dica pure la
gente ciò che vuole: quello che si vuole raggiungere è la
fondazione di una casta di padroni in Occidente e di una casta
economica di schiavi in Oriente, cominciando dal Reno per
estendersi verso Oriente fino all’Asia. Non una casta di
schiavi nel senso dell’antica Grecia, ma una casta economica
di schiavi, una casta di schiavi che deve essere organizzata
in maniera socialistica, che deve accogliere tutte le cose
impossibili di una struttura sociale, peraltro da non doversi
applicare alle popolazioni di lingua inglese. Questo è il
punto: far diventare la popolazione di lingua inglese padrona
della terra» (14).
- A tal proposito, va ricordato che già Simanov, pensatore
russo che ha tentato di sviluppare una via spirituale,
creativa, alla questione sociale, aveva specificato che «in
Russia c’è stata troppa sofferenza e Dio non permetterà
che si risolva nella ridicola e meschina nullità democratica.
Non ci deve essere nessuna democrazia occidentale tra noi. …Possiamo
veramente definire Stati creatori di civiltà, nell’autentico
senso della parola, i regimi democratici, che si sono liberati
dal problema di risolvere i compiti morali in favore di
funzioni puramente fiscali e di polizia?»
(15).
- Lo stesso Steiner, nel corso di una sua conferenza tenuta a
Dornach il 28 ottobre 1917, aveva cosí caratterizzato il
processo di “democratizzazione”, che si è ormai
consolidato a livello mondiale: «Tutti avranno certo sentito
quello che certa gente va strombazzando nel mondo, e cioè che
la democrazia deve diffondersi in tutto il mondo civile. La
democratizzazione del mondo porterà la salvezza; occorre
sfasciare tutto affinché la democrazia si diffonda nel mondo.
Cosí è allora possibile che l’illusione si
metta al posto della realtà quando si tratta della vita umana,
quando si assopiscono gli uomini con soli concetti. Essi credono
allora che i loro sforzi tendano a che ognuno possa manifestare la
sua volontà nell’àmbito delle diverse strutture democratiche,
e non notano che quelle strutture sono tali che sempre un paio di
persone ne tirano i fili mentre gli altri vengono guidati. Poiché
però viene sempre ripetuto che si è nella democrazia, non ci si
accorge di essere guidati dai pochi che guidano. …È
interessante come nel 1910 sia stata scritta una delle piú belle
frasi, e cioè che il grande capitalismo è riuscito a fare della
democrazia lo strumento piú meraviglioso, efficace e duttile per
lo sfruttamento della collettività»
(16).
- Non si può ignorare, peraltro, che Begunov, uno dei piú
profondi studiosi di letteratura russa antica e lucidissimo
osservatore della Russia post-sovietica, ha in diverse occasioni
espresso il sospetto che dietro la maschera della perestrojka
e della democratizzazione si nasconda in realtà il progetto di
asservire totalmente il popolo russo a lobby russofobe (siano
esse compagnie pseudo-religiose o emanazioni dell’alta finanza
sopranazionale o, ancor piú precisamente, antinazionale),
recidendo cosí la connessione interiore del popolo con l’Anima
della Russia spirituale.
- Tale progetto, al cui retroterra teorico ha fatto amplio
riferimento anche il matematico di fama mondiale “neo-slavofilo” Igor Safarevic nel suo saggio Russofobia
(17),
conduce alla abnorme valorizzazione sociale della categoria del
mercante-milionario, su cui già Dostoevskij si soffermò con
pensieri sorprendentemente attuali:
«Si capisce che io parlo
del nostro mercante-milionario russo solo nel senso di casta.
…I vecchi limiti del tipo di mercante d’una volta si sono
intanto ampliati in modo straordinario nel nostro tempo. Con lui
si affratellano lo speculatore all’europea, prima sconosciuto
in Russia, e il giocatore di Borsa. Il mercante odierno non ha
piú bisogno di invitare una personalità a pranzo e di dare un
ballo in suo onore; egli già si affratella con la “personalità” alla Borsa, alle riunioni delle
società anonime, alla banca organizzata insieme alla “personalità”; lui stesso è ormai una personalità.
…Io parlavo dell’“uomo migliore” e volevo soltanto
dimostrare che l’ideale del vero uomo migliore, anche di uno
“naturale”, corre il rischio di intorbidarsi. L’antico
ideale è spezzato e consunto, il nuovo ondeggia ancora nella
fantasia mentre nella realtà, davanti ai nostri occhi, è
apparso qualcosa di ripugnante e in misura inaudita per la
Russia. Il fascino attribuito a questa nuova forza, il sacchetto
d’oro, ha cominciato a generare perfino spavento in certi
cuori, troppo sospettosi anche se preoccupati, per esempio,
della sorte del popolo»
(18).
- Nei successivi passi, Dostoevskij riporta gli innumerevoli
casi di patrioti russi che cercano «instancabilmente di operare
per la causa di Dio» (19),
arrivando, se necessario, fino al sacrificio della propria vita
per la glorificazione dell’ideale spirituale e non per la
seducente autoaffermazione egoica: questa morale sacrificale era
per lo scrittore russo la migliore risposta all’immagine della
tentazione materiale, di importazione occidentale, che il
borghese urbanizzato o il “corrotto muzik” ponevano
come meta da imitare al popolo russo (20).
- Fallito il tentativo leninista e trotzkista di annientare l’uomo
spirituale slavo-orientale
(21),
l’Europa Orientale si trova ora di fronte allo spettro ben
piú possente del neocolonialismo finanziario occidentale, a cui
potrà rispondere saggiamente soltanto mediante una via
patriottica (dunque universale, non micronazionale e
sciovinista), fondata sulla centralità del destino spirituale
del Popolo ed illuminata da una indispensabile prospettiva di
giustizia sociale.
- Particolarmente significativo, a tal riguardo, è che Massimo
Scaligero, verso la conclusione del suo saggio dedicato al
marxismo, esprimeva un sentimento di spirituale gratitudine all’eroico
popolo russo, la cui missione solare di redenzione universale è
certamente salvifica per l’intera umanità
(22):
«Occorre essere grati al popolo russo, perché su esso si
riversano, ed esso sostiene, le finali conseguenze di un
tradimento del pensiero che si è perpetrato e continua a
perpetrarsi in Occidente, nelle Università e negli Istituti di
cultura, ma soprattutto attraverso certa deteriore letteratura»
(23).
Luca
Fantini
(1) M. Scaligero, Il
marxismo accusa il mondo, Ed. Tilopa, Roma 1964, p. 9.
(2) Ivi, p. 10, 14.
(3) Ivi, p. 16.
(4) Ivi, p. 31.
(5) Ivi, p. 147, 149.
(6) M. Scaligero, Lotta
di classe e karma, Ed. Perseo, Roma 1970, p. 78-79.
(7) M. Scaligero, Il
marxismo accusa il mondo, p. 77-78.
(8) Ivi, p. 85. È
significativo che da Platone a T. Campanella, da T. Moro a G.
Mably, tutta una serie di autori abbia visto nel comunismo il
principio di una fraternità socio-economica perfettamente
aderente ad una visione della società fondata sulla priorità del
solidarismo spirituale. Le stesse comunità cristiane originarie
(soprattutto quelle paoline) furono considerate esempi di “comunismo metafisico”; Stegemann, Storia sociale del
cristianesimo primitivo, EDB, pp. 487-88. Principio
fondamentale di questo “comunismo metafisico” è l’impossibilità
della felicità fino a quando sulla terra vi sarà un solo essere
umano che soffre, principio, come noto, particolarmente caro al
cristianesimo slavo.
(9) R. Steiner, Lo
studio dei sintomi storici, Editrice Antroposofica, Milano
1991, p. 214.
(10) Secondo lo
Steiner «I popoli dell’Europa centrale e dell’Oriente non
possono far nulla di peggio che imitare in un campo qualsiasi la
cultura dell’Occidente. …Noi che da decenni abbiamo sempre
sottolineato che il futuro europeo ha le sue sorgenti nello
spirito del popolo russo, nello spirito del popolo dell’Oriente,
noi che abbiamo sempre indicato tutte le feconde forze che devono
sorgere nell’Oriente europeo, noi dobbiamo oggi mettere una cura
particolare per lo studio dell’Oriente». R. Steiner, Risposta
della Scienza dello Spirito a problemi sociali e pedagogici,
Editrice Antroposofica, Milano 1974, p. 168.
(11) «Quanti sforzi
sono stati sprecati per spingere i russi a rifiutare l’“idealismo
infruttuoso”, radicatosi nel corso di dieci secoli della
storia patria! Invano. Nella profondità del proprio animo non
ancora corrotto dal consumismo, il russo capisce che rassegnarsi
con la “pancia piena” ad una vita senza ideali e senza
valori significherebbe la morte dell’anima. È qui la radice di
tutto. Essere russi oggi significa sentire con il cuore,
testimoniare con le parole e con i fatti la propria partecipazione
alla grande cultura della patria, a quella inestinguibile sete di
giustizia e di disponibilità al sacrificio volontario, che nel
corso di lunghi secoli ha aiutato la Russia a sorgere, stupendo il
mondo con la sua grandezza, con il suo eroismo e con la sua grande
tolleranza. Tale via è aperta a tutti, indipendentemente dalle
nazionalità del “passaporto”. Alla radice di tutto ciò
non vi è la comunanza del sangue, ma una grande fratellanza
spirituale», G. Zjuganov, Derzava, a cura di M. Montanari,
edizione all’Insegna del Veltro, Parma 1999, p. 71. Si consideri
peraltro che fu, molto probabilmente, proprio il popolo russo a
pagare, anche in termini quantitativi, il peso piú elevato del
secondo conflitto mondiale: una cifra che può essere definita
approssimativa per difetto enumera il sacrificio della Russia con
la morte di 31 milioni di russi.
(12) Naturalmente, in
questo contesto il termine “cosmopolita” ha un
significato del tutto differente da quello solitamente dato da
Rudolf Steiner al termine “cosmopolitismo micheliano”;
cosmopolitismo, in questo ambito, indica un internazionalismo
nichilista, anti-universale.
(13) «Per gli uni la
Russia, indipendentemente dalla nuova denominazione URSS e senza
guardare ai cambiamenti ideologici, alla rivoluzione e alla
guerra, era rimasta la patria amata, la terra natale, per il bene
della quale essi, con la moderazione del proprio buonsenso, si
sforzavano di lavorare. …Per altri rappresentava solo legna da
ardere nel fuoco della rivoluzione mondiale “permanente”, la piazza d’armi per la preparazione di
nuovi cataclismi, un poligono per esperimenti disumani, una
riserva inesauribile di materie prime e di materiale umano. …Il
primo partito può essere definito convenzionalmente “Partito
del nostro Paese”. …In esso militava la maggior parte dei
dirigenti di base e dei funzionari di partito, quelli che hanno
tirato la carretta senza posa nei giorni piú difficili per il
Paese. Ma, cosa fondamentale, in questo partito erano entrati
migliaia di combattenti dei fronti della Grande Guerra
Patriottica, e milioni di lavoratori patrioti che, con il loro
eroico lavoro, hanno trasformato un Paese in rovina in una
grandissima potenza mondiale. Per tutti loro l’URSS, come erede
storica della Russia, rappresentava la Patria, che amavano e
sentivano vicina: in una parola, il nostro Paese. …Ma c’era
anche un altro partito in Unione Sovietica: il “Partito di
questo Paese”. Numericamente non reggeva il confronto con il
primo, ma il suo peso politico e la sua influenza nelle sfere piú
alte del potere erano enormi, al di là di ogni proporzione e,
cosa ancora peggiore, risultavano spesso decisive. Ad esso
appartenevano quelli per i quali “questo Paese” e “questa gente” erano solo un’arena per realizzare le
proprie ambizioni e vanità smisurate e per intrighi di potere, un
vero e proprio poligono per esperimenti sociali avventati», G.
Zjuganov, Derzava, p. 55, 105-106.
(14) R. Steiner, Esigenze
sociali dei tempi nuovi, Editrice Antroposofica, Milano 1994,
p. 55, 104-105
(15) Simanov, Ideal’noe
gosudarstvo, Lo Stato ideale, Kenston College Archives
1988, pp. 6, 8.
(16) R. Steiner, La
caduta degli spiriti delle tenebre, Ed. Antroposofica, Milano
1997, pp. 224-225.
(17) In questo
scritto Safarevic mette in luce i violenti attacchi dell’intelligencija
cosmopolita alla spiritualità ed alla storia russa, il cui
fine è aprire la via a una rapida degenerazione materialista in
Russia e al conseguente genocidio spirituale russo. In traduzione
italiana lo scritto ha il titolo La setta mondialista contro
la Russia, Ed. all’Insegna del Veltro, Parma 1990.
(18) F. Dostoevskij, Diario
di uno scrittore, Sansoni, Firenze 1963, pp. 625-628
(19) Ivi, p. 630.
(20) Ibidem.
(21) Va sottolineato
che lo Steiner, in vari tratti della sua opera dedicata alla
disamina degli eventi sociali, rileva la natura tipicamente
anglo-americana del trotzkismo e del leninismo, del tutto estranei
tanto allo spirito del popolo russo quanto all’autentico ideale
sociale (O.O. 185a, 24.11.1918). La natura illusoria di tale
internazionalismo di derivazione marxista emerse in piú casi
nella storia sovietica, lasciando il posto ad un puro patriottismo
russo, nel quale si identificarono a tratti anche popoli di
origine non russa appartenenti allo Stato sovietico. Non può
inoltre sfuggire all’attento osservatore che, nella maggioranza
dei casi, la definizione “crimini del comunismo” ha
assunto, almeno nella storiografia occidentale, un significato
meramente politico-propagandistico; pur non essendo questa la sede
per esaminare l’eventuale attendibilità delle suddette fonti
storiografiche, va oggettivamente considerato che un simile piano
propagandistico è servito in primo luogo proprio a riabilitare
storicamente e moralmente il leninismo ed il trotzkismo di fronte
allo stalinismo, in secondo luogo a legittimare, di fronte all’opinione
pubblica mondiale, le liberal-democrazie occidentali, che si sono
macchiate o si stanno macchiando di ben altri crimini, la cui
potenza nichilistica emerge sempre piú incontrastata: si fa
riferimento all’uso della ricerca biotecnologica, dell’occultismo
eugenetico, dell’uranio impoverito, dello stesso embargo quali
strumenti cinicamente finalizzati al totale annichilimento della
libertà dei popoli e dell’Uomo, affermandosi cosí un
ingannevole quanto seducente “alternativo” modello
esistenziale.
(22) Pur non essendo
il luogo adatto per un simile approfondimento, va comunque
precisato che lo Steiner attribuisce una cosí alta missione
particolarmente al popolo russo, ma generalmente a tutti i popoli
slavi; R. Steiner, ivi, p. 165. In particolare, la comunanza
spirituale e culturale tra serbi e russi ha fatto sí che si sia
parlato in piú casi di popoli fratelli, o addirittura dello
stesso popolo abitante in territorio diverso; D. Kalajic, Amerikanskoe
Zlo, Mosca 2000, p. 120.
(23) M. Scaligero, Il
marxismo accusa il mondo, p. 153. |
Immagini:
– Rudolf Steiner «L’uomo slavo con il suo doppio, l’Angelo
e il centauro» Pastello
preparatorio per l’affresco della cupola piccola del primo
Goetheanum (originale presso la Rudolf Steiner
Nachlassverwaltung, Dornach, Svizzera)
– «Il mercante
usuraio»
Salterio, miniatura fiamminga secolo XV, Copenhagen, Danimarca – Biblioteca
Reale
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