- In due
precedenti articoli(1) si
è tentato di riassumere la possente rivelazione steineriana
in merito all’attuale rapporto tra il Cosmo, l’Uomo e il
Divino, evidenziando come la divinità originaria abbia del
tutto abbandonato il mondo stellare ma non l’uomo, che
esiste proprio per esprimere una spiritualità propria,
originale in quanto lucidamente consapevole, dalla quale
gradualmente il Cosmo potrà attingere nuova vitalità(2).
L’Arcangelo Michele, in quanto antico amministratore dell’intelligenza(3),
è il mediatore occulto del rapporto tra l’ego contingente
dell’uomo ed il suo Io superiore, ab origine
dimorante nella sfera del Logos, oggi per la prima volta
potenzialmente conoscibile in lucida coscienza di veglia,
secondo i gradi di una progressiva liberazione/rianimazione
del pensiero verso le superiori dimensioni che lo attendono.
- Per
completare questa ideale trilogia macro-microcosmica, è ora
necessario soffermarsi sul grandioso ruolo universale
occultamente svolto dalla Terra, argomento quanto mai
attuale soprattutto in considerazione della mortificante
concezione astrofisica ufficiale, che, come è noto,
persiste nel definire offensivamente il nostro pianeta “un
insignificante granello di polvere”.
- È
necessario innanzitutto ricordare come solo a contatto di
una dimensione solida perché mineralizzata abbiamo potuto
sviluppare l’autocoscienza (vedi il menzionato articolo di
agosto); ma la Terra non è solo la base stabile della
nostra esistenza: tramite il regno vegetale, minerale,
animale, svolge infatti una misteriosa azione germinatrice
verso l’intero macrocosmo. Quando in primavera ed in
estate la vita delle piante si rianima e germina, cresce al
punto che: «In questo germogliare e crescere la coscienza
veggente percepisce ...un’eccedenza di forza germinativa.
Le piante contengono maggior forza germinativa di quanta non
ne consumino per la crescita di foglie, fiori, frutti. …Questa
eccedenza si espande fuori, nel macrocosmo»(4).
- Ma anche
dal regno minerale un “surplus” si riversa nei mondi
extraterreni: «Questa forza [le forze minerali in eccesso,
n.d.r.] ha il compito di portare ai giusti luoghi nel
macrocosmo le forze [eccedenti, n.d.r.] provenienti dalle
piante. Dalle forze vegetali viene generata, sotto l’influsso
delle forze minerali, una nuova immagine di un macrocosmo».
- Infine l’elemento
animale svolge la sua parte operando in modo che: «…gli
elementi vegetali …conformati da forze minerali, prendano
forma sferica, e sorga cosí l’immagine di un macrocosmo
chiuso da ogni lato. ...Come dal seme …si forma tutta la
grande pianta, quando la vecchia morendo si disgrega, cosí
dal granello Terra nasce un nuovo macrocosmo mentre si
disgrega il vecchio che è morto»(5).
- Con l’efficacissimo
paragone della pianta e del seme, Rudolf Steiner ci guida
alla comprensione di un grandioso processo spirituale che
dal nostro pianeta si sta cosmicamente diffondendo verso la
creazione di un nuovo sistema stellare che, in un
lontanissimo avvenire, sostituirà l’attuale. Da questa
possente rivelazione emerge anche un’efficacissima
descrizione del progressivo manifestarsi dello spazio in
forma sferica e conclusa (come attualmente affermato anche
dalla fisica teorica): l’eccedenza di forze animali
conforma infatti sfericamente quanto il mondo vegetale
proietta costruttivamente nel cosmo, opportunamente
indirizzato da quello minerale.
- In un
lontanissimo futuro dunque, quando il presente universo
spazio/temporale si sarà progressivamente disgregato, un
nuovo cosmo sferico e conchiuso sarà la conseguenza
manifesta, in un contesto di alte potenze operanti, dell’attuale
lavoro di proiezione invisibile da parte dei tre regni che
accompagnano l’umanità, verso i quali conseguentemente,
alla luce di quanto precede, risulta ancora una volta e in
piú alto grado riconfermata la tremenda responsabilità del
nostro comportamento.
- La
potenza germinante dei regni minerale, vegetale, animale,
oltre che nella possente azione cosmica descritta, risulta
profondamente operante anche in relazione alla stessa
costituzione dell’essere umano. Infatti se, come riportato
nei due menzionati articoli, è a contatto con le forme “morte”
(in quanto ormai prive di spiritualità vivente), che
sviluppiamo la nostra libera autocoscienza fondata sul
pensiero [«Le forze del pensare, per sé, non possono avere
vita propria se debbono formare la base della libera
autocoscienza umana. Per sé debbono essere, col morto
macrocosmo, le ombre morte di ciò che era vivente in epoche
passate»(6)],
contemporaneamente l’umanità partecipa al menzionato
impulso germinativo della Terra in modo che: «Da questo
provengono le sue forze volitive»(7).
Dunque sviluppiamo il pensiero interagendo con l’elemento
morente riconducibile alla mineralità, e la volontà grazie
a quello nascente collegato alle forze germinative
terrestri: «Il passato che getta ombre ed il futuro che
contiene germi di realtà si incontrano nell’entità
umana. Tale incontro è la vita umana del presente»(8).
Il pensiero ricollegabile al passato, la volontà proiettata
verso il futuro, il sentimento dell’attuale esistenza
quale momento d’incontro nel presente: quale mirabile
compendio delle tre dimensioni temporali!
- Dunque
parallelamente al progressivo inaridirsi dell’universo,
disseccatosi come una gigantesca pianta separata dal proprio
“humus”, si è generato un seme rinnovatore, la Terra,
germe di un cosmo futuro nuovamente vitale: il nostro
pianeta, “l’insignificante granellino periferico”,
torna a rivelare una posizione sistemica gerarchicamente
centrale, quale sorgente erogatrice di una sbalorditiva
forza germinatrice universale, permanendo evidentemente
ineccepibile sul piano esteriore la meccanica celeste
copernicana.
- Inevitabile
a questo punto chiedersi cosa abbia sviluppato e alimenti
nella Terra una tale immane potenza: «Se qualche
chiaroveggente da un lontano pianeta avesse potuto seguire,
attraverso i millenni, l’evoluzione della Terra, ne
avrebbe osservato non solo il corpo fisico ma anche il corpo
astrale, e nel corpo astrale della Terra avrebbe potuto
scorgere per migliaia e migliaia d’anni date luci, dati
colori e date forme. In un dato momento ciò si è cambiato:
altre forme apparvero, altre luci ed altri colori si
accesero; e questo ebbe luogo nel momento in cui sul Golgota
il sangue sgorgò dalle ferite del Redentore. ...L’Io del
Cristo che fino ad allora poteva essere ricercato soltanto
nel Sole, passò nella Terra. Egli si congiunse alla Terra;
e nello Spirito della Terra troviamo l’Io del Cristo, l’Io
del Sole»(9).
- Apprendiamo
quindi che il processo di strutturazione di un nuovo cosmo
è stato innescato dallo Spirito Solare, dal Cristo stesso,
che sul Golgota si è sacrificalmente unito alla dimora dell’uomo,
associandola definitivamente con la potenza del Sole.
Durante l’ultima cena il Salvatore cosí si era
esplicitamente annunciato quale Spirito della Terra: «Colui
che mangia il mio pane mi calpesta con i piedi»; la
sostanza del pane infatti è il grano germogliante sulla
superficie terrestre. E poi aveva aggiunto ancora, a
proposito dei nostri alimenti solidi e liquidi: «Questo è
il mio corpo… questo è il mio sangue»(10).
- Quanto
precede, nella sua sublime grandiosità rappresenta una
delle piú possenti rivelazioni donate all’umanità da
Rudolf Steiner, e mette veramente a dura prova la nostra
capacità di sostenere una cosí misteriosa prospettiva
universale. L’azione del Cristo, dalla Terra, sua nuova
dimora, indirizzata alla costruzione di quel futuro assetto
cosmico che la Scienza dello Spirito definisce Giove(11)
– per una certa affinità col pianeta che attualmente
porta questo nome nell’attuale sistema solare – si
esercita dunque, a livello strutturante, tramite i tre regni
naturali, e sul piano rivitalizzante attraverso la stessa
evoluzione umana, dalla quale è universalmente atteso un
conferimento progressivo della spiritualità originaria mai
distaccatasi dall’uomo (vedi articolo su «L’Archetipo»
di agosto).
- Viene
ancora una volta grandiosamente evidenziata la natura
cosmica del Cristo, sia per quanto attiene alla Sua essenza
che alla Sua azione: conoscenza tragicamente smarritasi ai
nostri giorni e il cui recupero R. Steiner considera
urgente, vitale: «Occorre dl nuovo ripristinare l’insegnamento
che ci parla del Cristo cosmico, per ovviare al decadimento
materialistico»(12).
- È
evidente quanto la coscienza dell’uomo contemporaneo sia
lontanissima da quel che precede, e, pur cominciando a
sviluppare, per esempio, una certa sensibilità ecologica,
non solo non sia piú in grado nemmeno di sospettare i
menzionati eventi cosmici, ma si accosti ancora molto
superficialmente ai fenomeni naturali intorno a lui; sebbene
ricevuta per ispirazione dagli Dei, ben altra concezione
della Natura/Proserpina aveva il mondo antico!(13).
- Riavvicinare
l’umanità ad una partecipazione sempre piú cosciente all’azione
complessiva dei regni naturali rientra appunto tra i massimi
scopi della Scienza dello Spirito: «Se poi l’uomo
accoglie in sé l’antroposofia nel giusto modo, se non si
accontenta di leggerla come un romanzo sensazionale, se
quello che l’antroposofia gli comunica diventa contenuto
della sua anima, egli a poco a poco educa cosí il suo cuore
e la sua anima anche a partecipare agli avvenimenti esterni
[naturali, n.d.r.] …a diventare recettivo per ciò che
vive e trama nel corso dell’anno [nell’avvicendarsi
delle stagioni, n.d.r.]»(14).
- Dovrebbe
essere evidente a questo punto, di quale salutare apporto
potrebbe giovarsi la smarrita coscienza dell’umanità,
qualora accanto alla concezione scientifica dominante –
indiscutibile nella sfera dei riscontri matematici, ma
esclusivamente contingente a livello cosmogonico, terrestre
ed umano – venisse accolta la meravigliosa sintesi
universale disvelataci da Rudolf Steiner, che si è tentato
di delineare nel presente scritto e nei due precedenti.

- Mentre
nella sfera mentale la gabbia dell’egoismo sembra
inesorabilmente recludere l’uomo in un’ottusa dimensione
personalistica, e sempre piú si avverte la necessità di
riaprirsi effettivamente al mondo, nella Scienza dello
Spirito è individuabile una specifica direzione
risolutrice: «La vita di tutto ciò che è terreno diventa
trasparente se nelle sue profondità sentiamo il germe
universale. Ogni forma vegetale, ogni pietra appare in una
nuova luce all’anima umana, se essa si accorge come ogni
essere, con la sua vita e la sua forma, contribuisca a che
la Terra, come unità, sia il germe embrionale di un
macrocosmo sorgente a nuova vita»(15).