Costume

È ritornato apposta da Majorca,
il principe Savino Bardo Bruscoli,
ramo dei Würstenberg, per maritare
la figlia primogenita, Florence,
con Dom O’Tourk, rampollo di pionieri
texani, ma di origine irlandese.
Posseggono terreni e giacimenti
in una zona grande quanto il Lazio.
Nozze nel Viterbese, a Fossanello.
Lei, col diadema sul capino e l’abito
bianco dal lungo strascico, è sortita
dalla chiesa paesana, salutata,
oltre che dal benaugurante lancio
di riso, dai prodigi di bravura
degli sbandieratori di Pozzalla
vestiti nei costumi originali.
Al rullo dei tamburi, le bandiere
sono state frullate con maestria,
volteggiando nell’aria e ricadendo
in un fiammante gioco di colori
e disegni vivaci. La sposina,
l’espressione rapita, non ha visto
neppure le cascate di perline
autentiche di Kobe che un’occulta
quanto accorta regia ha sparso intorno
sulle coppie e il corteo degli invitati.
Presenti: Pier Felice di Narbona,
Giacinta Talescotti, Dedo Doni,
la piccola Samantha nata dal
matrimonio di Dedo con la giovane
erede transalpina dell’antica
casata degli Aubry de la Charbonne.
E Bibi Colonnese, e Delousine,
l’indossatrice, stabile compagna
di Tato Cerasoni la cui holding
governa ormai l’intera economia
laziale con le imprese finanziarie.

A seguire Tahon de Navacelle,
Federico De Reede e Carolina
dei Marchesi di Noto, lo stilista
Corsace con diverse testimonial
e Margherita Smorza Candelini,
la crème della crema nobiliare.
Ricevimento nel castello avito
dei Bruscoli, un banchetto d’altri tempi,
con musiche, buffoni e marionette,
mangiatori di fuoco e illusionisti,
intanto che arrostiscono alla brace
schidionate di anatre e cinghiali,
abbacchi, polli, pecore e lattonzi,
e nelle immensurabili cucine
i pasticcieri stanno terminando
la torta degli sposi a venti alzate,
piú varie zuppe inglesi, con l’intento
di rammentare agli ospiti i legami
esistenti tra il principe e i regnanti
britannici. Uno sfoggio di potenza
che va dalla corona alla credenza.

Proprio ieri si è visto alla TV
che madri di famiglia, per trovare
di che nutrire i figli ed i mariti
cassintegrati da parecchi mesi,
setacciano gli avanzi del mercato
e rimediano scarti di verdura,
ossa, rigaglie, frutta malandata.
Ritorna il Medioevo della gleba
che razzola nel fango per sfamarsi
e quello dei signori alla fortezza
a difendere lusso e proprietà.
In mezzo c’è un fossato che divide
la sfrontata ricchezza e la miseria,
lo spreco e l’umiliante povertà.

Il cronista