Costume

In un mondo votato all’anarchia
spacciata per estrema libertà,
l’indeterminazione personale,
l’ambivalenza, l’allusione restano
le uniche sorgenti d’emozione.
Cosí, nel luccicare di metalli,
tacchi appuntiti e inediti remake
di dettagli di moda, manichini
impiccati al soffitto e futuribili
audaci intersezioni tra realtà
virtuale e la sfera del concreto,
a Via dei Cordonari apre i battenti,
e le vetrine al pubblico, il negozio
di Paulo Urlante, un variegato emporio
assai distante dalla haute couture.
Il proprietario, che si autoqualifica
stilista, incuriosito dai fermenti
cosiddetti underground, vuole orientare
la sua ricerca e creatività
verso i comportamenti estremizzati
delle persone, fino ad indagarne
i lati oscuri e tutte le devianze
sessuali, le occulte perversioni.
Nasce cosí l’abbigliamento e il look
transgender, dedicato ai transessuali,
anzi alle trans, come corregge Paulo.
La trans, afferma il nostro, si distingue
per le misure un po’ particolari,
si connota in un ruolo al femminile
ma esasperato, crudo, enfatizzato,
certamente non fragile o soave;
chiede uno stile che stupisca, affatto
rassicurante, un colpo di scudiscio
che frusti il timoroso conformismo.
Su queste basi nascono i modelli
che Paulo crea per chi vuole giocare
col proprio corpo, e irresistibilmente
viene attratto dall’eccentricità.
Senza andare lontano, col suo libro
Il nostro ardore Roger Peyrelatte
segue un percorso tra meandri e miti
dell’amore dei Greci e dei Latini,
mentre l’americano Jack Damselle
fece scalpore intorno agli anni Ottanta
con il suo scandaloso Perversione
in corpo dieci
. Su quest’onda, Paulo
inaugura un compendium che stupisce


per le micropaillette e i mix di nappa,
i tessuti vinilici e gli estrosi
combinati con scimmia e latex nero;
stecche di balenottero e corredi
sado-maso. Un esempio: il fantasioso
abito-gabbia fatto su misura.
Susciterà scalpore senza dubbio
questo container la cui performance
ricerca il forte impatto e manifesta
l’intento di voler rendere esplicita
la tendenza a esibire le attitudini,
le pratiche dell’eros che sottendono
all’uso di costumi ed accessori.
Strano ma vero a dirsi, la clientela
comprende molte donne (quelle vere)
che amano la moda trasgressiva
per le feste e le uscite in discoteca,
e qui trovano gli abiti ispirati
allo stile del piercing e del bondage
fino alla master-slave relationship.
I prezzi degli articoli si collocano
a un livello di tipo medio-alto.
Fate una capatina, è free of charge.
È un’epoca di eccessi questa, e poco
c’è da stupirsi se la civiltà
si riduce a rapporti depravati
per esternare genio e cromosomica
vitalità, se gli uomini e le donne
invece di carezze e complimenti
si scambiano frustate e colpi bassi,
esprimendo pulsioni e sentimenti
con bieche, tormentose nefandezze,
e talenti del calibro di Paulo
sprecano tempo e corda per esporre
manichini impiccati ai lampadari.
Tempi da Torquemada in cui il pudore
e la grazia gentile sono vittime
di falsari ed artefici dell’horror.
Ma questo è forse l’ultimo insensato
colpo di coda che la Bestia vibra
sibilando nel vuoto, soffocata
dalle spire del Male che la nutre.
E prima di morire si esibisce
nel gran finale del suo repertorio,
volgendo le torture in sceneggiate:
la folle crudeltà del Tardo Impero.

Il cronista