- In
considerazione del fuorviante dinamismo, sempre piú
dominato dalla azione esteriore che caratterizza la nostra
epoca, può risultare opportuno incominciare un nuovo anno
riconsiderando ancora una volta quali siano le vere mete del
discepolo della Scienza dello Spirito, e il suo principale
àmbito di impegno: «In ogni uomo esistono facoltà latenti
per mezzo delle quali egli può conquistarsi conoscenze sui
mondi superiori»(1).
Coerentemente il sottotitolo del testo richiamato propone un
quesito strettamente correlato all’obiettivo: come si
conseguono conoscenze dei mondi superiori? Dunque il
fine della disciplina è il graduale risveglio delle
menzionate facoltà, da perseguire attraverso la pratica
regolare degli esercizi interiori indicati nel testo, e in
altri collegati, ed una viva assimilazione di quelle
conoscenze sovrasensibili già a nostra disposizione grazie
ai numerosi scritti e resoconti stenografici steineriani. Il
perfezionamento interiore che ne risulta va ad arricchire il
patrimonio spirituale dell’umanità di conoscenze e forze
morali sempre piú indispensabili: «Perfezionarsi non è
affatto egoismo, perché l’uomo imperfetto è anche un
servo imperfetto dell’umanità e del mondo. …Quando la
rosa si fa bella adorna anche il giardino»(2);
«Le cognizioni dei mondi sovrasensibili, se applicate
giustamente nella vita, anziché poco pratiche, si
dimostrano di somma praticità»(3).
- Si
tratta evidentemente di un complesso di conoscenze che
costituiscono nel loro insieme un unicum
inscindibile: «Per comprendere una cosa non ci si deve
servire soltanto di ciò che viene detto riguardo ad essa,
ma anche di ciò che viene comunicato riguardo a cose del
tutto diverse»(4). Dunque
il lavoro non si presenta semplice: il discepolo che si
accosti all’Antroposofia col legittimo desiderio di
approfondire un aspetto per lui particolarmente
significativo della realtà, non potrà limitarsi a
sfogliare solo le opere specifiche che riguardano
direttamente la sua sfera di interessi, ma dovrà
familiarizzarsi con la Scienza dello Spirito, per quanto gli
sia possibile, nella sua integrità; e soprattutto,
circostanza fondamentale mai sufficientemente ribadita, con
un atteggiamento interiore di continua autonobilitazione:
«Per ogni passo innanzi che cerchi di fare nella conoscenza
delle verità occulte, devi al tempo stesso fare tre passi
nel perfezionamento del tuo carattere verso il bene»(5).
- Chi
si accosta ai contenuti antroposofici col descritto rigoroso
approccio, sperimenta un’immediata rigenerazione
testimoniante la loro origine non intellettuale, in quanto
autentiche, viventi testimonianze del Divino, percepite per
intuizione diretta(6) e
comunicate in linguaggio accessibile all’uomo
contemporaneo: «Il contenuto della veggenza spirituale può
venire ridato soltanto in immagini (immaginazioni)
attraverso le quali parlano le ispirazioni che, a loro
volta, derivano da entità spirituali sperimentate
intuitivamente. Ma chi espone delle immaginazioni prese dal
mondo spirituale, oggi non può limitarsi ad esporre tali
immaginazioni. …Deve invece riempire la coscienza attuale
con ciò che può conoscere un’altra coscienza, capace di
guardare nel mondo spirituale. La sua esposizione avrà
allora per contenuto quel mondo spirituale; tale contenuto
compare però sotto forma di pensieri nei quali finisce il
contenuto stesso»(7).
- Quanto
precede evidenzia dunque come il principale ambito d’azione
del discepolo sia indiscutibilmente la propria interiorità,
al cui sviluppo superiore è maieuticamente
indirizzata tutta la rivelazione steineriana: «Lo scopo è
che il candidato per mezzo della conoscenza dei mondi
superiori acquisti maggiore e piú vera fiducia in se
stesso, coraggio superiore e ben altra grandezza d’anima e
costanza che non sia generalmente possibile acquistare nel
mondo inferiore»(8).
Massimo Scaligero in proposito sottolinea come tali
qualità, ed altre ancora connesse, siano indispensabili per
suscitare nella sfera umana: «…forze celesti, che non
tollerano l’inadeguata conoscenza umana, ossia essere
percepite da una coscienza insufficiente rispetto al grado
del loro essere»(9).
- L’atteggiamento
oggi prevalente, come si è detto quasi esclusivamente
interessato ad un crescente dinamismo esteriore, non aiuta
certo a comprendere che l’eventuale perfezionamento
interiore di cui stiamo trattando, correttamente conseguito,
non si limita ad arricchire la collettività di un membro
piú nobile e maturo, di una presenza spiritualmente
rinnovata, ma esercita una potente influenza direttamente
sull’elemento animico-spirituale dell’umanità: «Il
discepolo deve potersi elevare all’idea che i suoi
pensieri e i suoi sentimenti hanno per il mondo altrettanta
importanza quanto le sue azioni. Devo riconoscere che è
altrettanto nocivo odiare il prossimo quanto colpirlo.
Allora arriverò anche a comprendere che quando lavoro al
mio perfezionamento, compio un’opera utile non soltanto
per me stesso ma anche per il mondo. Dalla purezza dei miei
sentimenti e dei miei pensieri il mondo trae altrettanto
vantaggio quanto dalla mia buona condotta. Finché non
posso credere a questa importanza universale della mia vita
interiore, non sono atto ad essere discepolo dell’occultismo»(10)
[evidenziazione d.r.]. “Importanza universale...”, che
tremenda responsabilità! Nel rivivere i contenuti
interiori, mentre ricompone gradualmente secondo gerarchia
spirituale le proprie facoltà animiche [cominciando dalla
liberazione del pensiero](11),
il discepolo ha la concreta possibilità di conferire i
progressi raggiunti direttamente all’umano: «In ogni
momento il pensare vivente, sia pure di rari asceti, può
dare chiarezza e positivo svolgimento all’esperienza
umana. Pochissimi sono sufficienti ad operare per l’intera
comunità, perché un solo pensare fluisce nel pensiero di
molti...»(12). In
proposito Rudolf Steiner, nell’ambito del suo specifico
insegnamento diretto alla comprensione-rigenerazione del
pensare, ce ne rammenta la natura universale: «In quanto
pensiamo, siamo l’essere uno ed universale che tutto
pervade …il pensare va in noi al di là della nostra
esistenza particolare e si riconnette con l’esistenza
generale del mondo»(13).
- Scaligero,
a proposito dell’urgenza che la dottrina sociale
steineriana(14) trovi
realizzazione, era solito affermare: «Se fossimo capaci di
pensarla ossessivamente [dopo averla effettivamente
compresa, evidentemente, n.d.r.] si realizzerebbe!».
- Pertanto,
in sintesi, un discepolo contemporaneamente impegnato in una
devota ascesi, secondo le discipline indicate, e nel
rigoroso approfondimento dei relativi testi, ha veramente la
possibilità di trasmettere spiritualmente al generale
pensare umano il contenuto vivente delle conoscenze
sovrasensibili da lui sperimentate, ostinatamente rifiutate
a livello cosciente dall’atteggiamento materialista
contemporaneo: è al momento possibile ipotizzare un’azione
piú concreta ed efficace per aiutare una umanità che ha un
disperato bisogno proprio di ciò che respinge?
- Il
tipo di consapevolezza richiesto al discepolo è
sideralmente lontano dalla mentalità contemporanea; proprio
per questo il vero antroposofo è chiamato a compensare l’attuale
sbandamento generale – come si è visto conseguente ad una
dedizione noetico-dinamica esclusivamente indirizzata alla
caducità dei fenomeni – con un rigoroso impegno
riequilibrante nella disciplina interiore, vera fonte
rigenerante per i suoi simili. A questo proposito una devota
evocazione dell’immagine dantesca del “Motore immobile”,
rammentandoci come l’azione dello Spirito irradi
magicamente l’Universo ben salda nel suo centro, può
ispirarci nella giusta direzione.
- La
via descritta esige evidentemente un’adesione tanto piú
efficace quanto spontanea, veritiera, consapevole, raccolta;
è adatta a chi sia pronto a dedicarvi la vita, avendo già
superato ogni brama di autoaffermazione mondana, che, ove
avesse disgraziatamente a protrarsi, continuerebbe ad agire
intensificata sotto l’apparenza della dedizione allo
Spirito, con gravissime conseguenze generali; l’impegno
antroposofico vero non può che essere genuino, autentica
espressione di una vocazione karmica verso la Scienza dello
Spirito, giammai motivato da finalità contingenti, o da
mancati conseguimenti personali in altre sfere di attività.
- Contestualmente
a quanto precede, è indispensabile impegnarsi ad evitare
che dal descritto lavoro interiore possa scaturire un
distacco dalla realtà, un trincerarsi nella propria
interiorità, che configurerebbe l’errore polarmente
apposto alla menzionata eccessiva esteriorizzazione degli
interessi dell’uomo contemporaneo, e ci allontanerebbe
dall’autentica dimensione spirituale della realtà; è
dunque fondamentale: «...sentirsi membro della vita
collettiva …io sono un membro dell’intera umanità e
perciò corresponsabile di tutto quello che succede. Qui è
inutile dire che tale pensiero non deve immediatamente
tradursi in agitazione od azione esteriore. Deve piuttosto
essere coltivato nel silenzio dell’anima. Allora
gradatamente si esprimerà nella condotta esteriore dell’uomo»(15).
- Ancora
una volta dunque veniamo invitati ad un silenzioso impegno
interiore, che certamente non significa appartarsi
egoisticamente, né esclude l’eventualità di una futura
iniziativa esteriore, della quale, anzi, verrebbe a
costituire premessa indispensabile per una condotta incapace
di tradire il Sovrasensibile.
Arcady
(1)
R. Steiner, L’iniziazione, Ed. Antroposofica,
Milano 1971, p. 15.
(2) Idem, p. 12.
(3) Ivi.
(4) Idem, p. 13.
(5) Idem, p. 56.
(6) R. Steiner, La Scienza occulta, Ed.
Antroposofica, Milano 1969, p. 243
(7) Idem, p. 8.
(8) Op. cit. alla nota(1), p.
64.
(9) M. Scaligero, Graal, Ed. Perseo,
Roma 1969, p. 145.
(10) Op. cit. alla nota (1),
p. 88.
(11) M. Scaligero, Trattato del Pensiero
vivente, Ed. Tilopa, Roma 1979, p. 70.
(12) Idem, p. 117.
(13) R. Steiner, La Filosofia della libertà,
Ed. Antroposofica, Milano 1966, p. 76.
(14) R. Steiner, I punti essenziali della
questione sociale, Ed. Antroposofica, Milano 1980.
(15) Op. cit. alla nota(1),
p. 87. |
Immagine:
Robert Fludd, Utriusque Cosmi I – Oppenheim, 1617
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