Costume

Manolo Sanchez de la Vaquería,
epigono del celebre Aldo Gomez,
esprime nel suo “Eros gastronomico”
in forma letteraria quello stesso
concetto che il francese Jacques Lechat
aveva già enunciato, stabilendo
che nello scambio animico il rapporto
tra cibo e seduzione gioca un ruolo
determinante. Sembrerebbe quindi
che nella componente afrodisiaca
del cibo vada vista soprattutto
una complicità tra il seduttore,
in questo caso il cuoco, e il degustante
sedotto da sformati e fricassee.
Secondo l’opinione dell’Autore,
consuetudini antiche quanto il mondo
legano l’esperienza alimentare
a quella fisiologica del sesso,
uniche attività svolte dall’uomo
a rifiutare procedure empiriche.
Scienza, mistero, medicina e cabala
hanno piú volte fatto il tentativo
di stabilire il nesso e il parallelo
tra culinaria e pratiche lascive.
La melagrana, tanto per esempio,
è complice di occulte seduzioni,
in quanto la biochimica sua propria
determina pulsioni motivate
dal legame che unisce strettamente
l’immaginario erotico e il congegno
mentale incaricato di rimuovere
dal frutto i semi, operazione questa
descritta dal poeta quale cruda
“graduale nudità che è alla ricerca
di vive gemme rosseggianti”. Simili
risultano gli effluvi mercuriali
dell’ “habanero”, un peperone esotico
capace di eccitare i piú riposti
desideri carnali coi diabolici
pimenti contenuti nella polpa.
Cosí come l’asparago ed il fico
rappresentano i simboli assai espliciti
della sessualità; la pèsca e l’astice
evocano sfumature seduttive
piú tenui, mentre l’ostrica e il tartufo
suggeriscono impulsi collegati
all’exploit di conquiste lussuriose.
Un ricco contributo alla cultura

del cibo nel tropismo sessuofago
è venuto dall’ultima edizione
di “Cucchina”, rassegna di prodotti
“cibaritici”, aperta nel castello
della Rocca di Sento, e dedicata
interamente al “Sesso commestibile”:
dieci giorni di cene e riletture
culinarie nel segno pornogastrico
delle culture iberico-padane,
che hanno trovato degna conclusione
nella “Terza disfida nazionale
del tortello di lonza”, un’ulteriore
occasione per meglio confermare
quanto il percorso che dal ristorante
conduce dritto in camera da letto
piú fondate ragioni trovi in una
filosofia diet-etica che non
nella fisiologia. E a tal proposito
la kermesse ha voluto ricordare
un amico di Freud, il catalano
Gustavo Ferdinando De Tortilla,
che nel suo ineguagliabile trattato
“Al di là dello sfizio psico-erotico”
riteneva qualunque accadimento
che superi la soglia di coscienza
apportatore di piacere quanto
piú si avvicina al pieno godimento,
e piú contrario al godimento quando
scivola verso il cupo dispiacere.
L’indifferenza estetica si colloca
nella zona intermedia tra i due estremi.
Equazione piú dotta e conseguente
mai non fu concepita dall’ingegno
umano, mai sentenza piú eloquente
lasciò segno di sé nella pragmatica
storia dell’io alle prese col rovello
che vuole l’homo sapiens tormentato
e incerto tra lo spirito e il fornello.
E cosí l’uomo, per smaltire il peso
dei suoi dilemmi etici e solcare
indenne ed appagato la laguna
insidiosa che giace tra i due poli
contrapposti di gioia e dispiacere
e non cadere vittima del caos
di mille e piú complessi sillogismi
con cui lo assilla la filosofia,
ripudia in blocco i dogmi e si consegna
anima e corpo alla gastronomia.

Il cronista