Poesia

Jean Léon Jerome «Pollice Verso»

 

Dalla palestra al Circo vi è un budello
esiguo e scuro: lo percorri aitante,
bardato in armi, quasi teatrale.
Ecco, sei fuori e ti avvicini al palco,
pronunci «Morituri te salutant».
Ma prima di lottare guardi l’erba
spuntata sulle pietre, e le farfalle
intrecciare nel sole al suo declino
giochi d’amore. I tuoi, feroci, a breve
accenderanno sugli spalti i fremiti
del popolo in delirio, le ovazioni
della folla rapita in frenesia,
libidine assassina piú di quella
che guida la tua spada e la tua mente:
tu prigioniero del tuo ruolo, il pubblico
eccitato dall’alea che prevede
in un caso o nell’altro la mattanza.

La lotta è uno scontato rituale
che vuole “mors tua vita mea”:
ci sarà l’urlo gutturale, l’impeto,
il cozzare di armi, la bestiale
volontà di ferire, il disperato
ultimo gesto di difesa, e alto,
sul filo teso del silenzio, il grido
di te prostrato alla mercé dell’altro.
Pollice verso, e il colpo che ti affida
all’estremo abbandono. Trovi pace
nel sangue riversato. Se ne imbeve
l’arena mentre scivoli placato
in un mondo vermiglio. Per te, spento,
forse la prima luce in cui cammini.
E mentre varca la libitinaria
il tuo corpo straziato, infine libero,
celebra nudo l’ultimo trionfo.

Fulvio Di Lieto