- Generalmente, trattando il
problema sociale, si considera questo come un particolare
aspetto del problema politico dottrinario, dandogli piú o
meno valore. Infatti gli studiosi di politica o lo
considerano come risultato del problema della libertà o gli
danno un valore assoluto, subordinando alla sua risoluzione
la risoluzione di tutti gli altri fattori. Ma nei vari
aspetti di questo indirizzo di pensiero manca una concezione
seria della vita sociale, intesa in tutti i suoi aspetti. Si
dimentica che qualsiasi impostazione dottrinaria è viva,
dinamica, fin quando ha la possibilità di fluire
fattivamente in tutta la vita sociale. Dando al problema
sociale il significato di lotta fra categorie diverse, nell’ambito
economico (tesi liberista, socialista e marxista) si potrà
dare piú o meno valore ad esso, ma si rimarrà distanti
dalle vere esigenze dell’uomo.
- In sostanza, ogni pensiero ed ogni
sentimento umano ha una sua rispondenza sociale, perché l’uomo
si pone nella vita a seconda delle sue esperienze interiori.
Cultura, arte, mistica, scienza permeano gli elementi
naturali della vita, cercando contemporaneamente di porsi in
un reciproco rapporto. L’uomo organizza la sua vita a
seconda delle sue concezioni spirituali, a seconda delle sue
esperienze e delle sue doti, a seconda delle sue esigenze.
Una dottrina politica diventa realtà sociale quando,
richiamandosi ad un valore spirituale vivente nell’interiorità
migliore dell’uomo, stabilisce un sano rapporto fra le
componenti essenziali della vita sociale. Essa deve essere
in grado di dare una dignità all’uomo nei rapporti con i
suoi simili, nella soddisfazione dei suoi bisogni materiali,
nell’esplicamento della sua missione.
- Una vera dottrina sociale deve
saper affrontare questi tre aspetti, senza negare o
sopravalutare nessuno di essi. L’uomo, checché ne dicano
i vari materialismi, è un’entità spirituale, e dalla
ricchezza delle sue esperienze interiori si crea un valore
positivo nella sua vita e nella vita di quanti lo
circondano. Ma ogni sua azione modifica qualcosa e lo pone
in contatto con gli altri uomini: l’elemento giuridico è
quello che dà la possibilità di regolare questi rapporti
alla luce della concezione spirituale dominante. La vita
economica deve provvedere a soddisfare le sue esigenze
naturali.
- Ogni risoluzione del problema
sociale, o meglio del problema dell’uomo, attore
principale della società, deve necessariamente tener conto
dei suoi fattori essenziali, nei loro reciproci rapporti. La
sottovalutazione di uno di essi, o la sopravalutazione, non
può che creare uno scompenso influenzante l’armonia di
tutta la vita sociale. Tutte le teorie sociali moderne
commettono questo errore, pur partendo da punti di vista
diversi. Errore comune a tutte, dal liberalismo piú
conservatore al marxismo piú spinto, è quello di non
considerare come sostanziale il fattore spirituale. È
questo l’errore che caratterizza il mondo moderno in tutte
le sue manifestazioni. Lo spirito è tutt’al piú
considerato come una struttura ideologica astratta, che non
ha nessuna forza immediata nello svolgersi degli
avvenimenti. La cultura moderna ha fatto dello spirito il
termine a cui si ricorre ogni qual volta non si riesce a
spiegare qualcosa.
- Se per secoli l’umanità ha
trovato equilibrio nella sua vita sociale, ponendo come
centro armonizzatore un fattore essenzialmente spirituale,
deve lasciarci perplessi il fatto che, spentasi questa
fiamma, sia sorta una lotta di classe, si sia creato ed
esasperato un problema sociale, si siano formate come stadio
normale le crisi economiche. Il materialismo storico non
regge ad una seria indagine degli antichi ordinamenti
sociali, ove è sempre l’elemento spirituale, nella
persona del sacerdote, del re, del pontifex, quello
che determina lo svolgersi della vita associata. Ignorare
questo aspetto nella moderna società, significa lasciare l’uomo
in balía della sua individualità, in balía del suo
egoismo e della sua relatività. Egli non può richiamarsi
ad un reale elemento universale che, posto in rapporto con
la sua anima, gli dia una possibilità di sviluppo della sua
interiorità in senso positivo, che dà come risultato un
equilibrio di vita.
- Finché l’uomo vive in funzione
di se stesso, senza un reale termine conoscitivo, che si
può porre solamente come fattore sovrasensibile, la sua
vita sociale sarà quanto mai provvisoria e fluttuante.
- Lo Stato moderno, auspicando una
ipotetica libertà, vuole svolgere una funzione sociale
tenendo conto del relativo piú che dell’universale, della
soggettività individuale piú che della personalità
spirituale. In tal modo negando lo spirito nella vita
sociale, si è creato l’altare della democrazia che per
sopravvivere deve continuamente negare se stessa. …Il
valore dell’uomo viene dato in tal modo dalla sua
apparenza, dalle sue possibilità materiali ed esteriori e
non dalle sue vere capacità interiori. Ne è nata una
classe dirigente in continuo fallimento di fronte ai
problemi della vita. Il parere della maggioranza diventa la
giustificazione di una insufficienza insita nell’uomo che
dovrebbe dirigere la società. Ogni azione spirituale
educativa, politica ed economica riflette, nella sua
provvisorietà e nella sua inconcludenza, la mancanza di una
vita spirituale capace di dare una missione all’uomo.
Negando una qualsiasi vita spirituale, lo Stato moderno si
assume tutti quegli aspetti della vita che andrebbero
trattati nel loro giusto ambiente, riducendoli alla sua
mentalità burocratica e giuridica. Educazione, cultura,
arte o vengono completamente trascurati o vengono inquadrati
in una concezione statica subordinata agli interessi
contingenti dello Stato.

- La vita giuridica viene ridotta ad
una serie di rigidi provvedimenti, che non hanno piú nessun
rapporto con il pensiero morale che ha creato le leggi. Il
pensiero razionale ha consentito il crearsi di codici
abbastanza precisi, ma quando a questi manca una concezione
spirituale, che risalendo continuamente alle fonti della
morale vivifichi ed armonizzi i provvedimenti, la vita
giuridica non può che fossilizzarsi in schemi esteriori
sempre piú distanti dalla sua vera realtà. Gli uomini che
la dirigono, non richiamandosi ad un centro spirituale che
li può porre al disopra delle emotività e delle
suggestioni in una reale comprensione dell’uomo,
brancolano nel buio, attaccandosi disperatamente a quella
esteriorità che continuamente li isterilisce. Una vita
giuridica che non serba il collegamento con le esigenze
spirituali-morali, diventa sempre piú un vuoto accavallarsi
di leggi. Non si può negare che questo processo avvenga
nella moderna legislatura, che si sente sempre piú
impotente a coordinare i rapporti fra gli uomini. Lo Stato
politico tende sempre piú a giustificare ed a garantire la
sua esistenza con gli elementi giuridici, ma tutto ciò
perde la sua positività quando esorbita dalla sua funzione,
invadendo altri campi della vita sociale. È impossibile
chiudere delle esigenze spirituali in leggi poste dal di
fuori, oppure voler indirizzare la vita economica con
provvedimenti giuridici che non potranno mai adeguarsi alla
molteplicità di tutti i suoi aspetti.
- Quando lo Stato vuole avocare a
sé tutti i settori della vita sociale, finisce sempre per
confondere i vari rapporti, o per accostarsi ad essi con una
mentalità inadeguata ai problemi. La missione dello Stato
è quella di sintetizzare in sé tutte le esigenze migliori
degli uomini e di limitare e risolvere gli aspetti negativi
della vita. Esso può svolgere questa missione facendo
fluire in sé una concezione spirituale pura. Ma quando
vuole sostituirsi agli altri elementi, distrugge la sua
stessa funzionalità, perché è impossibile risolvere un
problema spirituale esulando dalla vita spirituale, ed un
problema economico esulando dalla vita economica.
- Tutti gli Stati del mondo moderno,
di qualsiasi colore politico, negano e rigettano i fattori
spirituali,
assumendosi impropriamente quelli di cui non possono fare
meno, ma si assumono sempre tutte le responsabilità della
vita economica.
- È questo l’unico elemento che
il materialismo crede di poter padroneggiare e risolvere. Le
Nazioni sentono l’influenza di una vita rivolta solo verso
i problemi materiali, e di fronte al continuo disordine dell’economia
sono portate a cercare di regolarla con la loro
organizzazione statale. La tendenza alla statizzazione è
presente in tutte le Nazioni, comprese quelle ad ordinamento
liberista. È verissimo che l’economia ha bisogno di una
sua direzione, ma è assurdo dare questa funzione allo Stato
che per propria mentalità ed esigenza vive completamente al
di fuori del settore economico.
- Il rapporto fra Stato e vita
economica è solo un rapporto giuridico e di
interdipendenza. Da quando l’economia nelle sue
complicazioni moderne è stata lasciata completamente a se
stessa come unica padrona, o ha subíto le ingerenze dello
Stato, le crisi si sono moltiplicate ed hanno assunto
aspetti spaventosi.
- Nessuna concezione
politico-sociale ha coordinato i fattori essenziali della
vita ponendoli in rapporto fra di loro. Non si tratta di
scindere i vari elementi fra loro, creando dei vuoti, ma
bensí di sviluppare ogni elemento nel suo ambiente per poi
armonizzarlo con quanto lo circonda. Nella costruzione di un
edificio, il materiale edilizio viene preparato nelle varie
fabbriche, gli operai sono posti in condizione di lavorare
in base a dei diritti e a dei doveri, regolati da norme
giuridiche, l’architetto fa vivere un’idea nella
costruzione comprendente tutte le esigenze. Si sono posti
dunque per la riuscita dell’opera, degli elementi
spirituali, giuridici, economici, in rapporto fra di loro.
Il pensiero moderno nella sua unilateralità, generata dal
considerare gli aspetti esteriori materiali degli
avvenimenti, non ha impostato nelle sue ideologie politiche
il problema dell’uomo e della società nella molteplicità
dei suoi aspetti. Nel fallimento della civiltà scientifica,
attratto dalla vita materiale, esso precipita, nel crollo
della vita economica e sociale, in una caduta che si fa ogni
giorno piú spaventosa. L’unica possibilità di rinascita
della dignità dell’uomo può essere data da una dottrina
che abbia la forza di superare nei suoi postulati le
staticità del pensiero moderno. I portatori di questa
dottrina devono avere il coraggio di superare in se stessi
il mondo delle apparenze e del relativo, per attuare un
pensiero che, contenendo in sé la verità come frutto di
una vita eroica interiore, sia in grado di vedere tutti gli
aspetti della vita nella loro realtà e nei loro reciproci
rapporti. L’armonia sociale può nascere solo se lo
spirito sa porsi in giusto rapporto con gli uomini e gli
elementi naturali. Dal reciproco rapporto dei fattori
spirituali, giuridici, economici, l’uomo può esplicare
completamente se stesso in tutti i suoi valori…