Antroposofia

Il mondo delle idee è primigenia scaturigine, principio di ogni essere.
Nel mondo delle idee armonia infinita, beatificante quiete. Privo della sua luce un essere sarebbe esanime, insussistente; non gli sarebbe dato d’aver parte alla vita che anima la totalità del mondo.
Soltanto l’esistere che sgorghi dall’Idea, esso soltanto può significare qualcosa nell’albero del creato universale.
idea, ciò che è in sé chiaro; in sé e per sé; Spirito autosufficiente.
Qual foglia morta caduta da un albero qualunque, vissuta invano, tal è qualunque singolo particolare che non alberghi in sé ciò che in sé deve albergare: lo Spirito.
Ma allorché l’uomo si desta alla pienezza della conoscenza, allora sente, e conosce se stesso, quale individuo.
E con ciò in sé connaturato porta, nondimeno, un anelito fervente verso l’idea.
È l’anelito che sprona a trionfare, sui limiti della propria individualità, ond’essa lasci rivivere nell’anima lo Spirito, ed essa a Sua misura si tempri.
È l’egoismo che limita l’uomo a questo suo determinato e singolo esistente; è l’egoismo che l’uomo deve annichilare in sé, ciò che deve strapparsi di dosso, perché è quello che ottenebra la luce dello Spirito.
Ciò che viene dai sensi, dagli istinti, dalla brama, dalla passione, è quanto vuole soltanto questo determinato ed egoistico individuo. Ed è questo tipo di volere, personale, che l’uomo ha da sopprimere in sé.
E invece di ciò ch’egli quale singolo vuole, dovrà volere ciò che vuole l’idea, ciò lo Spirito in lui vorrà.
Lascia che si dissolvano i confini della tua singolarità per seguire in te la voce dell’idea, perché essa sola è il Divino. Ciò che si vuole entro i margini della tua singolarità, è insignificante e trascurabile momento nel fluire del tempo, è agli estremi margini del Cosmo.
Ciò che si vuole nello Spirito sta al centro, e in noi ravviva la luce, che dal Centro per tutto l’Universo irradia, e non soggiace al tempo.
Se operiamo entro i confini della nostra singolarità, ci escludiamo con ciò dai rigorosi nessi in cui si tessono le opere dell’Universo, ci recludiamo nella solitudine.
Con l’operare nello Spirito ci si immedesima nella stessa operosità dell’Universo intero.
La mortificazione di ogni sentire racchiuso entro i limiti della propria persona induce a piú eletta vita; chi mortifica l’interesse personale vive l’Essere eterno.
E in tanta misura siamo partecipi dell’eterno, per quanta dell’effimero sentire lasciamo che in noi s’estingua; ché il mortale in noi è l’egoità. Ché chi non muore prima che morte lo sorprenda, si guasta, allorché arriva la morte. Chi non lascia che l’egoità s’estingua, quando ancor egli s’avvale di questa terra, non ha ruolo nella vita del Tutto, che è vita immortale.
Vi sono quattro sfere di attività umana per le quali l’uomo si dona interamente allo Spirito, se mortifica ogni attaccamento alla propria particolare esistenza: la conoscenza, l’arte, la religione, e l’amorosa dedizione ad una Figura dello Spirito.
Si può dire che chi non vive almeno in una di queste quattro sfere, non vive.
conoscenza significa dedizione di sé all’Universo nel pensare;
arte, che vuol dire dedizione di sé ad una visione ideale (nel sentire);
religione, nella forza del sentire;
amore (è) raccoglimento di tutte le forze dello Spirito per la dedizione a qualcosa che si riveli, a noi e per noi, degna d’esser considerata quale Essenza dell’Universo intero.
conoscenza è la piú spirituale tra le forme di dedizione.
amore è la piú bella; per essa si annienta ogni interesse egoistico.
amore è verace luce del cielo che illumina il vivere della quotidianità.
devozione è autentico amore spirituale, ciò che ci nobilita fin nelle piú recondite fibre dell’anima, sublima tutto ciò che vive in noi. E questo puro, devoto amore, trasmuta l’intera vita dell’anima in qualcosa d’altro, in qualcosa che ha stretta affinità col mondo dello Spirito. In cosí piú elevato intendimento, si può dire che amare è alitare di vita divina, là dove generalmente si incontra l’egoismo piú repellente e la piú irriverente passione. Soltanto quando si sa qualcosa della santità dell’Amore si può argomentare sull’esercizio della devozione.
Che l’uomo abbia vissuto in una delle quattro sfere superando la sua singola individualità, immedesimato nella vita dell’idea, e gli sarà dato allora di pervenire a ciò cui attende, intimamente, il germoglio d’ogni sua tendenza: il suo ricongiungimento con lo Spirito. Questo è il suo vero destino.
Chi vive nello Spirito vive libero, perché svincolato da ogni subordinazione. Nulla può soggiogarlo, perché riconosce che può subire volentieri necessità da quanto sta piú in alto.
Lascia che la Verità si faccia vita.
Perdi te stesso per ritrovare te stesso nello Spirito del Mondo!

Rudolf Steiner

Traduzione di Vittorio Leti Messina
da Briefe, 1881-1891, Dornach 1955.

Immagine: Michael Maier «Centralità irradiante» Septimana Philosophica, Francoforte 1616