Costume

State tranquilli, non ci sarà piú
la glaciazione del pianeta terra,
come spesso è avvenuto nell’antico.
The Day after Tomorrow è solo cinema
che vuol tenere freschi i poveretti
rimasti al chiodo senza andare in ferie
nelle grandi città. Un’alluvione
che s’insinui tra portici e viali,
ripulisca le fogne e blocchi il traffico
è benvenuta. Se il catastrofismo
deriva da insolute frustrazioni
è terapia benefica e gratuita.
Ma quanto poi a ridurre a una granita
le strade e i grattacieli di New York,
è pura fantascienza, una trovata
per portare le folle al botteghino.
Lo affermano gli esperti del progetto
“Brivida” messo a punto dalla Cattedra
di Climatologia della Saccenza,
col Patrocinio della Presidenza
e i fondi senza fondo dello Stato.
Tanta sapiente sicumera viene
da quanto ha rilevato la missione
degli addetti ai lavori, compulsando
i dati presi a freddo dagli strati

di una “carota” di ben tre chilometri
estratta da un ghiacciaio dell’Antartide.
Lo studio dei residui è un libro aperto
su milioni di anni e nevicate.
Se ne conclude che la paventata
apocalisse cosmica dovuta
al degrado climatico avverrà,
se ciò sarà, tra centomila anni.
Un messaggio che mette il cuore in pace
e contraddice quei millenaristi
profeti di rovine e cataclismi.
A meno che, precisa un professore
aggregato all’équipe degli scienziati
che hanno affettato il tubero di ghiaccio
deducendone il fato che ci aspetta,
non entri in gioco l’intervento umano
causando la “variabile impazzita”,
per cui le risultanze della “Brivida”
vadano a farsi benedire in toto.
Poiché se è vero che l’effetto serra
riduce l’estensione dei ghiacciai,
l’uomo da parte sua colma in grandezza
la terra con montagne di mondezza.
E fra milioni d’anni, Dio li aiuti,
estrarranno carote di rifiuti.

Il cronista