- I
compiti piú alti impegnano assai presto gli uomini. L’uomo
sente in maniera molto viva, nella prima riflessione, la
necessità di riunire le conclusioni supreme. Con lo
sviluppo della civiltà, i suoi tentativi diminuiscono in
genialità ma aumentano in utilità, ciò che lo induce nell’errore
di astrarre completamente dalle componenti finali per
riporre il proprio scopo soltanto nella riunione di
componenti piú vicine, condizionate. È però inevitabile
che egli ben presto rilevi la necessaria inadeguatezza di
questo metodo e cerchi di congiungere i vantaggi del primo
metodo con quelli del secondo, integrandoli cosí
reciprocamente. Finalmente ora si accorge di dover cercare
in se stesso, quale punto centrale di questi mondi separati,
la componente unificatrice assoluta. Improvvisamente scorge
che il problema è già risolto concretamente tramite la sua
esistenza e che è la coscienza delle leggi della sua
esistenza quella scienza che egli cerca già da cosí lungo
tempo. Con la scoperta di questa coscienza il grande enigma
è sostanzialmente risolto. Come la sua vita è filosofia
reale, cosí la sua filosofia è vita ideale, vitale teoria
della vita. Dati di fatto casuali si trasformano in
esperimenti sistematici. Il suo cammino è ora tracciato per
l’eternità, il suo impegno è l’ampliamento della sua
esistenza nell’infinito, il sogno della sua giovinezza è
divenuto una bella realtà, le sue iniziali speranze, i suoi
presentimenti sono divenuti profezie simboliche. La
apparente contraddizione del compito originario, dei compiti
– soluzione e non-soluzione al contempo – è
completamente eliminata.
Novalis
Da Lavori
preparatori per raccolte di frammenti in Opera filosofica,
I, n. 214
|