- Negli
ultimi anni in tutto il mondo occidentale, ed in maniera
particolare negli USA, c’è un interesse crescente per le
tecniche di meditazione.
- La
meditazione, pur essendo presente nelle tradizioni
cristiane, nella maggior parte dei casi è praticata secondo
canoni di diretta derivazione orientale.
- Pur
conoscendo le meditazioni praticate nelle diverse tradizioni
orientali da svariati secoli, l’Occidente si è aperto a
queste tecniche solo nel Novecento, e dagli anni Settanta
del secolo scorso queste tecniche sono diventate un fenomeno
di larga diffusione.
- Le
motivazioni per cui vengono praticate sono chiaramente
definite: per vincere lo stress, per vivere piú a lungo,
per curare l’ansia e la depressione, per curare le
cardiopatie: indubbiamente funzionano.
- Molti
studi clinici sono stati fatti in questo senso. Recentemente
è comparso un lavoro di revisione di questi studi sul «New
England Journal of Medicine», prestigiosa rivista di
medicina.
- Quando l’occidentale
vuole approfondire il tema della meditazione, non si limita
a meditare di piú, con piú vigore, ma deve fare degli
studi clinici e fisiologici: usa la sua tecnologia per
vedere cosa succede nell’organismo durante la meditazione,
deve fare studi statistici per vedere se c’è un’efficacia
clinica.
- A questo
proposito recentemente è stato dimostrato tramite la
Risonanza Magnetica funzionale, sofisticata apparecchiatura
che oltre ad indagare l’anatomia encefalica ne può
visualizzare l’attività, che in corso di meditazione
secondo il canone del buddismo tibetano c’è un’attivazione
del lobo prefrontale sinistro, con la possibilità di
controllare l’amigdala (Richard Davidson, psichiatra nel
Laboratory for Affective Neuroscience della University of
Wisconsin-Madison, negli Stati Uniti).
- Studi
preliminari di Davidson avevano identificato che l’area
prefrontale sinistra è attiva nelle situazioni interiori in
cui coesistono gioia, energia e consapevolezza.
- Di
contro, l’amigdala, piccola regione del proencefalo, si
attiva nelle situazioni in cui si sperimenta la paura e
bisogna reagire con il combattimento o la fuga, e può
essere controllata dal lobo prefrontale sinistro.
I
risultati ottenuti con la Risonanza Magnetica ci offrono,
pertanto, le basi neurofisiologiche dei benefíci di questo
tipo di meditazione.
- Le
tecniche sono orientali, l’atteggiamento è occidentale:
perseguire obiettivi ben definiti, applicare il pensiero
scientifico per approfondire.
- Si
presume che la coscienza nel meditare si elevi ai livelli
piú alti, ma noi occidentali continuiamo a fidarci di piú
della nostra scienza.
- Con
questa indaghiamo il meditare.
- Proprio
questa scienza, o meglio il pensiero scientifico è il punto
di partenza del meditare in senso antroposofico.
- Si
tratta di un meditare che non nasce in una cultura
prescientifica come quello orientale, ma è il naturale
sviluppo del pensiero scientifico.
- Si
tratta di un meditare che nasce come esigenza nell’uomo
occidentale che passa dalla religione alla filosofia (anima
razionale o affettiva: è attivo il sentire nel pensare),
dalla filosofia alla scienza (apertura del pensare verso la
percezione del mondo: è attivo il volere nel pensare) e di
fronte all’esperienza ed alla scienza sperimenta il
dubbio.
- Ha la
forza di permanere con la coscienza di veglia di fronte a
questo dubbio, ed invece di chiedersi come potrà
raggiungere, avere la verità, si chiede se «esiste la
possibilità di considerare l’uomo in modo che questa
visione di esso si dimostri una base per tutto ciò che
viene all’uomo per via di esperienza e di scienza, e di
cui egli ha la sensazione che non possa reggersi da sé e,
anzi, possa venir spinto dal dubbio o dal giudizio critico
nella sfera dell’incertezza»(1).
- L’uomo
a cui si rivolge Steiner non è il filosofo che elabora i
suoi pensieri all’interno della sua camera, bensí lo
scienziato che apre le finestre agli stimoli esterni
attivando il pensare verso la percezione del mondo e delle
cose. Quest’uomo, dopo aver trovato la legge che governa i
fenomeni, quando il pensiero è strutturato, subito dopo il
momento intuitivo, ha nuovamente il dubbio.
- Nell’attimo
dell’intuire, nel pensiero in atto non ci sono dubbi. Nel
momento dopo, di fronte al prodotto del pensare compare
inevitabilmente il dubbio.
- La
meditazione nel senso dell’antroposofia nasce come
sviluppo del pensiero occidentale, nel superamento del
dubbio.
- Rudolf
Steiner, ne La Filosofia della Libertà, ci insegna a
spostare l’attenzione dal contenuto del pensiero, da cui l’attenzione
è sempre presa, al pensiero stesso.
- All’inizio
sarà il pensiero per un contenuto, ma una volta che il
pensiero è acceso dalla volontà avremo la possibilità di
potenziare questo momento di vita del pensiero.
- In un’attività
di questo tipo cominciamo a non appoggiare piú la coscienza
di veglia su percezioni e su rappresentazioni tratte dal
mondo dei sensi, il che vuol dire non appoggiare la
coscienza sul cervello fisico. Questo è il passaggio
fondamentale per meditare nel senso dell’antroposofia:
volere il pensiero di uno specifico tema al punto di
avvertire il pensare in atto (pensiero pensante).
- Per
questo motivo inizialmente è importante la scarsa rilevanza
del tema.
- Per
evitare che l’attenzione sia completamente presa da questo
tema e che nell’avvertire il pensiero in atto inizi la
liberazione del pensiero dall’organo cerebrale.
- Altro
elemento fondamentale implicito in questo atteggiamento è
il passare attraverso l’esperienza sensibile portandola a
compimento, ritrovando in essa il soprasensibile, non
eludendola, non allontanandosi.
- Si parte
quindi, nella meditazione secondo l’antroposofia, non da
un insegnamento trascendente, ma da una realtà che possiamo
sperimentare in noi.
- Il
Dottore ci offre la possibilità di divenire consapevoli.
- Per l’antroposofia,
il meditare è portare a compimento un processo già
presente ed individuabile: il pensare normalmente in atto in
ogni momento della nostra vita. Quindi già la
consapevolezza del pensiero in atto dà inizio alla
metamorfosi della nostra vita del pensare.
- Dice
Steiner: «Mentre l’osservare oggetti e processi ed il
pensare attorno ad essi sono condizioni quotidiane che
riempiono quotidianamente la mia vita, l’osservare il mio
pensiero è una specie di condizione eccezionale»(2).
- La
consapevolezza del pensare porterà a identificare l’elemento
di volontà che è presente nel pensare e porterà alla
meditazione piú semplice, embrionale, data da Steiner,
mantenendo al centro della coscienza la consapevolezza di
una legge fisica o matematica.
- Si
tratta di accorgersi del momento intuitivo del pensare al di
là del tema dell’intuizione stessa e di trattenerlo nel
tempo, uscendo cosí dal pensiero statico, morto, ma
appoggiando la coscienza alla forma del pensiero, al
cadavere del pensiero, rivivificandolo con la volontà.
- Steiner
ha detto: «Si consegue un risultato della meditazione
quando si può giungere a dirsi: sono consapevole che nel
mio solito pensiero sono completamente passivo, permetto che
la natura mi riempia di pensiero. Ma io non voglio
continuare a farmi riempire di pensiero, bensí voglio
imporre nella mia coscienza quei pensieri che io voglio
avere, e passo da un pensiero all’altro solo per mezzo di
questo pensare interiore. Allora l’attività del pensiero
diventa sempre piú forte, come la forza muscolare quando si
fa uso del braccio, e si osserva infine che questo pensare
è pure un tendere, un toccare, uno sperimentare interiore,
analogo a quello della tensione muscolare»(3).
- Inoltre:
«…In modo perfettamente cosciente e libero, egli mette al
centro della coscienza un pensiero, o un complesso di
pensieri, semplice e perspicuo, e su tale semplice
rappresentazione egli si sofferma con la sua coscienza per
un certo tempo.
- Ho
parlato di rappresentazione semplice, perspicua: ciò è
molto importante. Se per la nostra meditazione noi ci
servissimo di un contenuto qualsiasi tratto dal nostro
patrimonio di ricordi, la cosa non servirebbe a nulla.
Infatti nell’insieme dei nostri pensieri si trovano
commiste molte reminiscenze, molte impressioni inconsce che
turberebbero l’esercizio. Una corretta meditazione
antroposofica non deve essere disturbata da nulla che
provenga dall’inconscio. Tutto deve essere limpido e
perspicuo, tutto deve essere sottoposto al chiaro pensiero…
Le forze dell’anima, soprattutto quelle del pensiero, si
rafforzano per effetto degli esercizi; si perviene al punto
di acquisire il pensiero immaginativo.
- Io ho
denominato pensiero immaginativo ciò che si va sviluppando
perché ci si accorge che a poco a poco il pensare si libera
dall’astrattezza e dall’intellettualismo a cui è
sottoposto nella vita ordinaria e nella scienza ordinaria.
- Il
pensare puramente interiore viene a poco a poco illuminato
da una nitidezza di immagine, riscaldato da una vivezza
quali siamo soliti sviluppare nei confronti delle
impressioni sensoriali esterne.
- È
importantissimo rilevarlo, perché sappiamo tutti quanto
siano intense, e per cosí dire sature di contenuto, le
impressioni che ricaviamo dai sensi: ad esse ci abbandoniamo
con tutta l’anima nostra.
- Quando
però abbiamo distolto l’attenzione dalle impressioni
sensoriali esterne, per affidarci (sia nella vita, sia nell’attività
scientifica ordinaria) al pensiero, quest’ultimo è invece
pallido, freddo.
A
ragione si dice che il pensare astratto è pallido. Saturi
di contenuto sono solo i pensieri che noi sviluppiamo nel
momento stesso in cui ci troviamo immersi nella realtà
sensibile esteriore.
- È
proprio a questa vivezza, a questa saturazione interiore che
si perviene grazie all’esecuzione sistematica di quegli
esercizi»(4).
- Un atto
di questo genere porta all’accendersi di un tipo
particolare di sentire.
- «Nella
via di Michele la via del Cuore passa attraverso il
pensare» afferma Steiner.
- Questa
forma di meditazione sta alla base di tutta l’opera dello
Steiner ed è il modo piú sicuro per non cadere nell’intellettualismo
o nella mistica antroposofica.
- Questo
argomento è il tema principale di buona parte dell’opera
di Massimo Scaligero.
- Scaligero,
profondo conoscitore della meditazione secondo il canone
orientale, definisce la meditazione data da Steiner la
meditazione secondo il canone “solare”, in quanto
rispondente al rapporto dell’anima con il Logos solare.
Una meditazione in questo senso è il ponte gettato fra la
scienza esteriore rivolta al mondo fisico sensibile e la
conoscenza spirituale rivolta al mondo interiore. Di questo
ponte non basta parlarne: gli antroposofi hanno il dovere di
gettarlo.
- In
questo cammino di liberazione del pensiero, che passa
attraverso lo “studio” dell’opera del Dottore, studio
che non è apprendere una dottrina, ci si accorge che il
grande ostacolo è dato dal continuo bisogno di “sentirsi”:
un bisogno di sentirsi migliori, importanti, diversi dagli
altri.
- Steiner
ci ha donato, per aiutarci in questo cammino, i 6 esercizi
fondamentali: devono diventare la risposta ad una nostra
precisa domanda di liberazione dal nostro ristretto mondo
rappresentativo fondato sulla necessità continua, legata al
corpo astrale, di sentirsi.
- Voglio
porre l’attenzione sul fatto che mai Steiner ci propone
qualcosa che non sia l’immediata risposta ad una nostra
domanda, ed il cammino che ci propone passa attraverso delle
consapevolezze.
- Mai ci
dobbiamo affidare alla sua autorità. Procedendo in questa
direzione, cominciando se non a liberarci perlomeno ad
avvertire questo nostro bisogno di sentirci, ci rendiamo
conto che il nostro percorso interiore non è importante per
noi stessi in quanto singole personalità, ma in quanto
esseri umani. In quanto tali, siamo un tutt’uno con tutti
gli altri esseri umani, ed avvertiamo come un nostro
sviluppo isolato non avrebbe alcun senso.
- Acquisisce
significato solo un percorso interiore che, per quanto
limitato, è al servizio di tutti gli altri uomini.