Poesia

Ponente in controluce, tramontana
sorregge stormi d’ali, nella gora
dello sterrato gioca a rimestare
la scavatrice l’oro del crepuscolo
con gli umori piovani. Breve pace
ha l’albero di pesco rifiorito
presso il tempio di Giano, l’ingannevole
tregua del vento presto si consuma
e un brivido percorre ad ogni soffio
l’innocenza dei petali. Già cadono
le prime vite arboree nel delirio
di un’ecatombe rosa. Non tremare
se macchia la tua fronte quel martirio
di precaria bellezza, se il vermiglio
di una siepe di bosso alle tue mani

riporterà memorie d’altro sangue,
nutrimento agli ormai remoti giorni,
linfa sedata o spenta. A consolarti,
detergendo il tuo viso, dura scorza
incisa dai veleni dell’inverno,
verrà la pioggia intrisa dei candori
di latte e neve, e tu sarai piú pura.
La tua bocca, ridendo, irraggerà
un sole che, sparito dalla terra,
pietosi Dei richiameranno a splendere
per tutti noi sui rovi polverosi,
coi gigli nella melma dei pantani.
E sarà il tempo vergine, l’acerbo
integro verde, come lo smeraldo
dell’erba sul dolore della pietra.

Fulvio Di Lieto