Tripartizione

Se si potesse importare merce dalla Luna o da altri pianeti, anche l’economia mondiale sarebbe soltanto un’economia nazionale; il grande problema della scienza economica sta proprio nel fatto che la Terra va diventando appunto un campo economico chiuso…

Che cosa avverrebbe se non ci prendessimo la pena di addomesticare gli animali, ma volessimo utilizzarli al loro stato selvaggio? Il denaro lo lasciamo circolare allo stato selvaggio nel processo economico…

È proprio l’invecchiare che imprime valore al denaro, come l’avanzare in età dà valore all’uomo.

Rudolf Steiner

Da I capisaldi dell’economia, Editrice Antroposofica, Milano 1982, pp. 172-174.

Il cancro finanziario

A quell’epoca esisteva la possibilità di lucrare con il denaro in innumerevoli varianti legate al proiettarsi della ricchezza nel tempo. Tale possibilità riguardava il cosiddetto mondo finanziario, ed era come un cancro, una bestia vorace. A noi oggi pare ovvio che un simile sistema sia economicamente patologico, ma allora, all’inizio del terzo Millennio, la cosa sembrava ancora possibile. La finanza era come un mostro capace di invadere e nutrirsi di qualsiasi corpo produttivo. Questo mostro s’annidava nelle piú fiorenti realtà economiche, e a lungo andare le distruggeva. La quotazione in Borsa di un’attività era il preludio ad uno snaturamento della intrapresa economica: affiorava un gigantesco simulacro societario che rappresentava l’ormai perduta capacità di “fare impresa”. Non c’è da stupirsi se queste costruzioni finanziarie, prima o poi, svaporassero misteriosamente.
Il piú delle volte non ci si accorgeva della sparizione d’una società, in quanto le intraprese, un tempo sane, venivano accorpate in giganteschi trust multinazionali, sempre piú grandi, sempre piú vuoti, sempre piú lontani dall’economia produttiva.
Altre volte (ne sapevano qualcosa i piccoli risparmiatori, che vedevano bruciati i risparmi di una vita dal giorno alla notte) queste società quotate in Borsa rivelavano colossali “buchi neri”: voragini contabili d’entità inimmaginabile.
Tutto il sistema finanziario viveva puntellato sulle illusioni di crescita. Perfino lo Stato Guida dell’Impero Occidentale pagava un prezzo altissimo al cancro dell’economia sito in Wallus Strit.

Proiezioni future dei rendimenti attivi

All’inizio del nuovo Millennio, la situazione stava degenerando e si stavano preparando tempeste economiche di proporzioni inusitate. Le prime avvisaglie avevano colpito l’Argentina, poi anche il resto dell’America Latina venne depauperata in modo terribile.
Qua e là s’aprivano falle miliardarie, in quanto l’illusione dei derivati finanziari e dei futures non poteva durare in eterno. La finanza proiettava i propri presunti guadagni verso il futuro e vendeva tali illusioni. Era questo l’inverso esatto di quanto andasse fatto: portare a coscienza dell’uomo che il denaro deve avere un termine.

Dottrina economica del denaro a tempo

Benché il Dottor Rudolf Steiner avesse donato al mondo fin dal 1922 indicazioni precise sulla vita del denaro(1), nelle Università economiche alla fine del secondo Millennio non si studiava ancora il suo pensiero economico, né questo veniva minimamente applicato. La mancanza di tale apporto, indispensabile alla dottrina economica, si faceva sentire pesantemente sulla vita della terra.
Il Dottore nel suo testo aveva spiegato molto bene che vi erano tre tipi di denaro: il denaro di acquisto, il denaro di prestito e il denaro di dono. Questi tipi diversi di denaro trapassavano l’uno nell’altro. Il “giovane” denaro di acquisto diveniva denaro di prestito e alla fine della sua vita sarebbe diventato denaro di dono. Ovviamente la corretta applicazione di questa possibilità salvifica sarebbe stata resa possibile con il decumulo informatico del valore della moneta. Si tenga conto però che l’informatica ed i crediti digitali nel 1922, ai tempi di Steiner, non esistevano ancora(2).
Il denaro invece, alla fine del Millennio, non veniva ancora trasformato dal tempo. Lo si accumulava con la stessa illusione di chi accumulava monete d’oro in un forziere antico. Ovviamente la vita economica della terra non poteva progredire su premesse tanto ingenue.

Occultamento del cadavere del denaro

Ecco allora che si sviluppò la Borsa mondiale, ovvero l’arte di imbalsamare e nascondere il cadavere del denaro.
La mancanza di denaro aveva una ragione: il denaro a quell’epoca si sedimentava senza invecchiare. Tutti i beni deperiscono, cosí come gli uomini, gli animali e le piante muoiono per poi rinascere trasformati. Il denaro però a quei tempi non moriva per morte naturale, veniva invece tenuto in vita con una sorta di magia nera cui si era dato il nome di “investimenti borsistici e finanziari”. Cosí veniva a mancare denaro fresco mentre eccedeva il denaro decomposto.
Agli uomini di oggi, l’idea che il denaro debba invecchiare appare assolutamente evidente, ma a quell’epoca questa banalissima constatazione non era affatto compresa. Si continuava a voler protrarre la vita del denaro nel tempo, a voler lasciare ai propri figli somme in eredità e a sperare che questo denaro potesse accumularsi all’infinito. Oggi noi diremmo che quella era una pura suggestione arimanica. L’economia globalizzata stava mostrando chiaramente che la ricchezza finanziaria di una sua parte produceva povertà compensative in altri luoghi del pianeta.

Il senso della Borsa

Naturalmente, se la Borsa prosperava risucchiando ovunque risorse, v’era una profonda ragione economica che poco aveva a che vedere con l’avidità individuale: le imprese di quell’epoca avevano bisogno di immensi capitali per far fronte allo sviluppo, alla pubblicità ed alla concorrenza sui mercati mondiali. Per sopravvivere in quel contesto industrialistico esasperato, le aziende dovevano ampliarsi continuamente. Le ricchezze personali o familiari non erano quindi piú sufficienti: il denaro di acquisto del singolo imprenditore non era bastante per finanziare lo sviluppo e la crescita economica di quegli anni frenetici.
Si doveva giocoforza ricorrere al denaro di prestito. Tale denaro veniva prelevato in Borsa promettendo rendimenti futuri.

Il denaro di dono e gli Stati

In questo contesto, gli Stati e le Province imperiali, dovendo mantenere una certa pace sociale, erano obbligati ad accollarsi il Welfare Status e l’assistenza, e quindi in un certo qual modo avrebbero dovuto disporre di un certo denaro di dono. In realtà, esistendo un solo tipo di denaro, riuscivano a malapena a pagare le pensioni ed i minimi servizi sanitari pubblici. La mancanza di denaro era dunque il vero problema a tutti i livelli. Sembra una banalità lapalissiana, ma era proprio cosí.
Gli Stati e le province taglieggiavano con tasse ed imposte il corpo sociale, sottraendo alla società e producendo ulteriore povertà.
Malgrado ciò, non potendo comunque far fronte all’immane compito di gestire tutto il flusso del denaro di dono richiesto dal Welfare Status, ricorrevano al denaro di prestito sotto forma di Buoni del Tesoro. I cittadini prestavano i loro risparmi allo Stato, ricevendo dei benefíci d’interesse. L’intrico fra mondo economico, giuridico e spirituale diveniva soffocante.

Crollo delle rendite dei Buoni del Tesoro

Lo Stato Guida dell’Impero d’Occidente era pesantemente indebitato, non tanto per il poco denaro di dono destinato ai poveri sudditi dello Stato Guida, quanto per le spese immani della macchina bellica imperiale(3).
La politica di potenza dell’Impero d’Occidente costava tantissimo.
Se gli interessi legati ai Buoni del Tesoro di molte province imperiali ad un certo punto divennero irrisori, è perché la Federal Riservam dello Stato Guida dell’Impero d’Occidente ritenne necessario abbassare mondialmente il tasso di sconto. In questo modo abbassava anche gli interessi passivi dello Stato Guida. Era questa un’ulteriore indicazione di quanto il mondo della politica anglofona determinasse l’economia mondiale a vantaggio della propria politica e non viceversa.
Le Province europee pesantemente indebitate, come l’Esperia, trovarono conveniente questa politica dei bassi rendimenti dei Buoni del Tesoro. I piccoli risparmiatori invece, che vivevano con gli interessi dei Bot, si ritrovarono pesantemente depauperati.
I bassissimi rendimenti sottrassero forza alle banche che finanziavano le imprese con il denaro di prestito e indussero il mondo economico ad operare ancor piú in Borsa.

Stratagemmi finanziari della Corte imperiale d’Occidente

Per pagare il debito dello Stato Guida furono escogitati diversi sistemi: uno di questi fu quello, summenzionato, di abbassare il tasso di sconto, il secondo di rivalutare esageratamente l’Euro rispetto al Dollarus, impedendo importazioni eccessive dalle Province europee. Il terzo fu quello di emettere Dollaris in eccesso e far diventare la divisa dello Stato Guida una sorta di moneta mondiale dei Paesi poveri. Qualora tutti i detentori di Dollaris del mondo avessero avuto la possibilità di convertirli simultaneamente in beni, si sarebbe prodotta un’inflazione spaventosa. Questi Dollaris erano sparsi soprattutto nel Terzo Mondo e quindi non potevano essere scambiati. Il basso valore del Dollarus serviva inoltre a contrastare la politica economica del Rossoceleste Impero cinese.

Salvino Ruoli
(7. continua)

(1) R. Steiner, I capisaldi dell’Economia, Ed. Antroposofica, Milano 1982.
(2) cfr. «L’Archetipo» gennaio 2004.
(3) cfr. «L’Archetipo» ottobre 2003: dagli “Annali” si evince infatti che l’interesse primo dello Stato Guida non era economico ma politico.