- Tutte le
forme di bellezza sono acquisite, impure e non primigenie,
ed esse da Dio provengono; se dunque lo si vedesse, Lui che
fornisce la bellezza a tutte le cose, ma che la concede
rimanendo se stesso e nulla ricevendo in se stesso, se si
rimanesse in questa contemplazione godendo di Lui, quale
bellezza mancherebbe ancora? Poiché Egli è la vera e prima
bellezza che abbellisce coloro che la amano, e li rende
degni di essere amati. Qui si impone all’anima la maggiore
e suprema lotta per la quale essa si impegna con il massimo
sforzo, onde non rimanere esclusa dalla piú bella delle
visioni; se vi perviene, essa è felice grazie a questa
visione di felicità; il vero infelice è colui che non la
raggiunge.
- …Se
pure si vedono le bellezze corporee, non bisogna correre
verso di loro, ma tenere presente che esse sono delle
immagini, delle parvenze, delle ombre. Bisogna fuggire alla
volta di quella bellezza di cui esse sono le immagini. Se si
corresse verso di loro per afferrarle come fossero realtà,
si agirebbe come quell’uomo che volle afferrare la propria
bella immagine riflessa dalle acque. Tuffatosi nella
corrente profonda, disparve; lo stesso avviene di colui che
si attacca alla bellezza dei corpi e non vuole abbandonarla.
Non il suo corpo, ma il suo spirito si immergerà nelle
profondità oscure e funeste all’intelligenza, ed ivi
vivrà con le ombre, cieco soggiornante nell’Ade.
- Rifugiamoci
dunque nella nostra cara patria, questo è il consiglio
migliore che potrebbe esserci dato. Ma come compiere questa
fuga? Come risalire? Cosí come fece Ulisse, che sfuggí
alla Maga Circe e a Calipso, che cioè non consentí a
rimanere presso di loro ad onta dei piaceri della vista e di
tutte le bellezze sensibili che egli vi trovava. Il luogo
dal quale noi proveniamo è la nostra patria, e là si trova
il nostro Padre.
- Fissa il
tuo sguardo, e ammira.