Il
testo che segue è tratto dal libro di Ilona Schubert, Reminiscences
of Rudolf Steiner and Marie Steiner von Sivers (Temple
Lodge Press, Londra 1991), in cui l’autrice, che visse
per molti anni a stretto contatto con Rudolf Steiner e sua
moglie, in quanto faceva parte del gruppo di euritmia,
riporta alcuni commenti di Steiner sul Parsifal di
Wagner, in particolare talune rivelazioni riguardo alla
reale esistenza dei castelli del Graal e al luogo in cui
avvenne l’incontro fra l’eroe e l’eremita
Trevrizent, cosí com’è narrato nel Parzival di
von Eschenbach. |
- …In
un’altra occasione in cui andai a teatro con il dottor
Steiner, vedemmo il Parsifal. Il dottor Steiner ci
diede varie spiegazioni. Ci disse che Amfortas doveva
indossare una benda rossa sulla testa, non perché dovesse
coprire una ferita, ma per mostrare il suo grado iniziatico.
Ugualmente Klingsor doveva indossare un paio di occhiali per
indicare che era un mago nero che vede ogni cosa distorta
attraverso uno specchio o attraverso lenti. Tutte le
istruzioni e le direttive di scena date da Wagner dovevano
essere prese seriamente se si voleva che le sue opere
producessero il giusto effetto. Cosí nella scena in cui i
cavalieri del Graal si salutano vicendevolmente, Wagner
aveva specificamente indicato di eseguire un tipo di passo
“euritmico” differenziato in base alla battuta musicale
di 4/4 (si avanza obliquamente con il piede destro e ci si
tira dietro il sinistro, ricongiungendo poi i piedi al
centro). È facile da fare, l’ho provato parecchie volte.
I cantanti però ne sono spaventati, sia perché pensano di
non poter arrivare in tempo al posto loro assegnato sulla
scena, sia perché forse non sanno che anche questo fa parte
del rituale. Se venisse fatto in tal modo, il saluto stesso
non apparirebbe cosí maldestro e impacciato.
L’Evoè(1)
che facciamo in euritmia sarebbe il piú adatto a questa
occasione. Esercitandosi in modo appropriato, gli attori
troverebbero certamente molta soddisfazione nell’eseguirlo.
- Alle
rappresentazioni del Festival di Bayreuth, dove ho visto il Parsifal
parecchie volte, le istruzioni di Wagner venivano, com’è
naturale, rigidamente osservate. A certi particolari
passaggi della musica il dottor Steiner mi disse che questi
erano direttamene ispirati dal Santo Graal, cioè
divinamente ispirati. Quando andai a vedere il Parsifal
con il dottor Steiner, egli mi disse in anticipo: «Ti darò
dei sommessi segnali quando capitano questi passaggi e cosí
potrai prestarvi particolare attenzione». Con mio gran
piacere questi erano proprio i passaggi che amavo
particolarmente. Erano le ultime venti battute del Preludio
e il brano durante la scena dell’incantesimo del Venerdí
Santo, che accompagna le parole: «La natura ha conquistato
la sua innocenza, tutto si è rinnovato ancora una volta in
questo giorno».
- Proseguendo
il racconto delle esperienze che ebbi con il dottor Steiner
alle rappresentazioni del Parsifal, desidero
raccontare anche la conversazione che avemmo in un’altra
occasione su Parzival. Egli allora ci disse che gli
insegnamenti dati a Parzival da Trevrizent, come sono
descritti da Wolfram von Eschenbach, ebbero luogo nelle
vicinanze dell’eremitaggio di Arlesheim. Indicò il luogo
piuttosto esattamente, cioè dove oggi sta la “Capanna
dell’Eremita”. Posso ricordare che nella mia giovinezza
il suo aspetto era un po’ diverso: era un piccolo posto,
piuttosto lungo, con un minuscolo ruscello che scendeva
dalle rocce sovrastanti e scorreva poco oltre l’eremitaggio.
Molte profonde conversazioni si dovevano essere svolte in
questo luogo.

- Il
dottor Steiner descrisse tutta la zona adiacente come “territorio
del Graal”. Parzival ricevette realmente la sua
iniziazione dopo lunghi anni di ricerca del Castello del
Graal, trascorsi a vagare attraverso un panorama sempre
mutevole, per foreste e montagne, laghi e fiumi, in cui il
mondo elementale gli parlò – fu una specie di iniziazione
attraverso il mondo della natura – finché, dopo aver
raggiunto la maturità, giunse presso il re Amfortas, un
Venerdí Santo, per divenire Re del Graal.
- È
probabile che ci fossero diversi castelli abitati da persone
che appartenevano alla Comunità del Graal; forse questi
castelli erano fatti di legno e col tempo si disintegrarono
o furono distrutti. Cosí si può presumere che nelle
vicinanze della dimora di Trevrizent ad Arlesheim ci fosse
un simile castello. Il dottor Steiner disse che il Castello
del Graal, di cui Titurel e Amfortas erano i Guardiani, era
dapprima nella Spagna e poi a Montségur, nel Sud-Ovest
della Francia. Egli aggiunse: «Se tracciate una diagonale
dal monastero di San Juan de la Peña di oggi, cinto dalle
rocce, fino a Nord-Est verso Montségur, in Francia, poiché
San Juan de la Peña si trova a Sud-Ovest, allora troverete
i primi due castelli del Graal».
- Non
si deve dimenticare che gli eventi del Graal a Montségur
accaddero nel corso dei secoli IX e X e che i Catari vissero
là e perirono sul rogo nel corso del XII secolo.
Ilona Schubert
Traduzione e
note
di Alda Gallerano e Gabriele Burrini
(1)
In Euritmia linguaggio visibile, O.O. n° 279,
Editrice Antroposofica, Milano 1997, p. 176, Rudolf
Steiner spiega come eseguire euritmicamente l’Evoè:
«Facciamo un passo con la e;
con la v si
stende un braccio e si pone l’altro come se si
afferrasse qualcosa; con la o
si avvicinano le braccia al corpo, ergendosi; con la e
si fa un passo indietro. Eseguendo questi movimenti
otteniamo la forma. Vedremo adesso come può agire questa
forma se la si fa in tre. In tre ci si può avvicinare
tanto da prendere leggermente la mano dell’altro nella v.
“Evoè” era un’esclamazione sacra dei misteri
dionisiaci, il grido con cui Dioniso era invocato dalle
menadi o baccanti nel corso delle cerimonie in suo onore
che si svolgevano ogni tre anni, di notte, sui monti. |
Immagini:
– Il sentiero che conduce all’eremo di Trevrizent
– “La Capanna dell’Eremita”
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