Costume

Un’immagine
della protesta
contro il piano
della discarica
ad Acerra

da www.tgcom.it

Fratelli d’Italia,
che Italia è mai questa?
Per ogni sua via
c’è un lezzo che appesta.
Nell’elmo di Scipio
ridotto a bidone
c’è solo il ludibrio
di questa nazione.
Si getta di tutto,
reliquie e neonati,
il bello ed il brutto,
dipinti firmati,
scarpette da ballo,
matite e tovaglie,
cartoni da imballo,
barattoli e maglie.
Di notte e di giorno,
di cene e di pranzi
spargiamo d’intorno
rifiuti ed avanzi.
E cresce e dilaga
l’iniqua marea,
la trucida saga
che il lercio ricrea.
Nei laghi e nei fiumi,
nell’acqua dei pozzi
versiamo i bitumi

piú luridi e sozzi.
La criptica scoria
dell’atomo scisso
disciolta nell’aria
è un rísico fisso.
Rifiuti speciali,
liquami di fogna,
si fanno letali
per nostra vergogna.
Ché in seguito ai fatti
dei blocchi di Acerra
ci credono matti
su tutta la terra.
Ma per rimediare
al puzzo e allo scherno
si vede arrivare
solerte il Governo:
misure strategiche
elabora e appronta
creando discariche
che il popolo sconta
con risse e proteste,
scordando arrabbiato
i balli e le feste.
Un tempo beato
per canti e allegrezza,
subisce ora il danno

di tanta mondezza.
Allora che fanno
gli italici furbi?
Per essere scaltri
e smaltire i disturbi
rifilano agli altri
sacchetti e cassoni
fingendo una sorta
di scambio di doni
con tanto di scorta.
E quello che fu
di vati e di santi
ormai non ha piú
che camion rombanti
che vagano a zonzo
compiendo misfatti
dal Salso all’Isonzo
con grevi baratti.
D’Italia fratelli,
la patria che resta
di putridi orpelli
s’è cinta la testa.
Stringiamci a coorte,
ci tocca l’onore
d’avere per sorte
l’inceneritore!

Il cronista