Poesia


Finché la corda tesa
coglierà, cielo a cielo,
ogni fiato di vento,
scioglieranno canzoni
tra le pallide dita
le feroci tempeste.
E parleranno colmi
del tuo segno divino
gli umani vaniloqui.
Cosí ti ripetevano
tra le rocce di Dòdona,
indovine sonore,
folte le antiche querce
vibrando foglia a foglia.
E nulla si occultava:
trasparivano chiare
le verità remote
mentre dal nero legno
sillabavi possente
l’eterno soliloquio
che dal nulla ricrea.
Ora cupe stagioni
sfrondano lo stormire
e tace dileggiato
l’albero sacro. Oscuro
è il verbo dell’oracolo.
Ma forti linfe premono,
mormoranti risalgono:
schiudono, diramando,
ogni inerte germoglio.
Ed è parola nuova
la radice nel sole.

Fulvio Di Lieto