- Ad
Harvard i cervelloni della ricerca statunitense stanno
escogitando un nuovo colpo: la sperimentazione su volontari
(se ne trovano sempre, anche per la Legione straniera...) di
un farmaco, per di piú riciclato grazie alle biotecnologie
da un betabloccante usato per cardiopatie, dicevo un farmaco
per combattere la sindrome post-traumatica (meglio affinare
le armi per difendersi dagli attacchi terroristici... i
tempi lo richiedono). Cosí comunica un articolo comparso su
“Affari e finanza” di ?Repubblica» del 19 luglio
scorso: «un farmaco specifico [che] assunto a ridosso di un
evento gravissimo, dall’incidente stradale alla morte di
un genitore o di un figlio, ha lo scopo di cancellare il
piú possibile quell’evento dal nostro patrimonio di
memoria».
- E
cosí, d’incanto, niente piú infinite sedute dallo
psicoterapeuta (che in tal modo avrà piú tempo per
dedicarsi al giardinaggio), dal momento che le soffitte e le
cantine del nostro sovraconscio e subconscio saranno
finalmente sgombre e pulite dalle ragnatele dei nostri
ingombranti ricordi e dai ragni ingigantiti dai nostri
incubi. Si ritroveranno disoccupati anche molti scrittori
(prima che ci svanisca del tutto la memoria, ricordiamo fra
gli altri Marcel Proust de La recherche du temps perdu),
cantautori e cineasti (si pensi ad esempio al regista
Moretti de La stanza del figlio) e naturalmente gli
storici o i biografi e tutti i futuri aspiranti scrittori di
autobiografie: tutte “braccia rubate all’agricoltura”,
cosí mi canzonava un compagno di scuola (pardon, un ricordo
autobiografico).
- La
memoria dell’uomo nasce e si fonda sulla coscienza
dell'Io. La memoria è luce dello Spirito e la nostra anima
vi si rispecchia per poter accedere al mondo spirituale.
Cancellare la memoria, come si propongono “umanitariamente”
i ricercatori capitanati da Roger Pitman presso la Harvard
Medical School, disumanizza l’uomo privandolo, anzi
derubandolo, del suo personale rapporto con l’Io, in altri
termini distaccandolo dal mondo spirituale.
- La
ricerca medica attuale indaga sempre piú approfonditamente,
attraverso lo studio delle emozioni, i nessi fra mente e
corpo ma, continuando ad ignorare la realtà dello Spirito,
finisce per imboccare una strada antitetica al suo
disvelamento: cancellare il dolore, cancellare la luce in
esso velata, cancellare la memoria, anzi azzerarla. Ma nello
zero, valorizzato dai matematici indiani, si cela il segreto
del vuoto, del nulla: ancora una volta dello Spirito
nascosto, iscritto indelebilmente.