Testimonianze

Ho da pochi minuti finito di leggere Dallo Yoga alla Rosacroce di Massimo Scaligero. Devo confessare che mi ero avvicinato a questa lettura per cercare di colmare le mie deficienze sulla vita fisica di Massimo. Spesso sentita, da lui e da altre persone, accennata, ma mai colmata da un “racconto” organico. Non vorrei dire che mi sono avvicinato al libro con superficialità, ma sicuramente non mi rendevo conto di quello a cui andavo incontro. Inoltre ammetto che, anche se molto raramente, ho provato una forma di incredulità di fronte alla figura di Massimo, quasi non considerando possibile che fosse cosí “grande”. In quei momenti, solo la vastità del suo messaggio, la potenza del suo risuonare nella mia anima, mi facevano “dimenticare” quella incredulità. Cosí, parimenti, confesso che alle prime righe ho provato un senso negativo, uno stato d’animo che mi suggeriva un “non è possibile”. Ho dovuto fare uno sforzo per proseguire, anche se invero piccolo. Allora la magnificenza di quello che leggevo, anzi di quello che “non” leggevo, quello che Massimo appunto non dice, mi è balzato nell’anima con una potenza immane.
Tutto è cominciato dagli episodi della sua vita, che sono esposti con una parsimonia assoluta, oltre ogni personalismo: episodi scarni, a malapena accennati, della sua vita terrena, che hanno rappresentato prove durissime, molto vicine alla morte, e che probabilmente avrebbero ucciso qualunque uomo, esposti invece con una sobrietà fuorviante, accennando a mari in tempesta, o a condizioni disagevoli in carcere, che gli avevano procurato “problemi” di salute…
La chiave di tutto è stata la comprensione che se Massimo si fosse solo fatto rimborsare le spese del tempo perso, cosa che molti fanno, oppure chiesto anche solo di prendergli un bicchier d’acqua, oppure avesse, anche se minimamente, utilizzato i contenuti per fini personali, lo avrei tacciato di millanteria e mi sarei allontanato. E di fronte alla sua vita, alle difficoltà piú o meno tragiche alle quali è andato incontro, gli sarebbe stato umanamente concepibile anche fare il doppio di quello che ho supposto. La coerenza totale oltre ogni umana possibilità, nel non “alleviarsi” nulla con la Scienza dello Spirito, è stata la vera prova della veridicità del suo messaggio e della sua personalità. Quello che era un sentimento di incredulità, si è dimostrato un sentimento di mia inadeguatezza, quasi volessi dire a me stesso: «Proprio io, nella mia piccolezza, sono coinvolto con una tale grandezza?». A questa domanda retorica, e al suo relativo sentimento, ho rinunciato a rispondere. Piú mi sono tuffato nei contenuti, piú mi sono sfuggiti. Cosí, a poche ore, non so dire cosa ho letto. Ma so sicuramente cosa non ho letto, cioè quello che tra le righe mi ha sconvolto l’anima: è la figura di Massimo. Non compresa, non razionalmente spiegabile. Si evince qualcosa che trascende l’umano.
In quelle pagine è spiegato come prima abbia avuto determinate esperienze, e come dopo gli siano state spiegate da Steiner. Facendo una reale attenzione, il suo messaggio riguarda tutta l’evoluzione umana terrestre. In poche pagine sintetizza tutto il cammino che ci coinvolgerà fino alla nostra totale redenzione. È un attimo: in quell’attimo tutto è esposto. Ponendo l’accento sull’operatività della nostra Via, sulla sintesi diretta e divina nel Pensiero e sulla ricongiunzione graalica, mette le parole definitive ad ogni umano filosofeggiare: dice l’ultima parola, chiudendo su ogni filosofia d’Occidente e d’Oriente. Va oltre lo stesso Steiner, indicandoci operativamente come realizzare i contenuti della vasta e spesso poco compresa opera del Dottore. Ed aggiunge un sistema operativo che, al suo stesso dire, Steiner non aveva potuto, o voluto, dare altrettanto esplicativamente.
Questa è stata la sua vita. Nella storia dell’uomo, rari sono i casi di un’abnegazione tanto profonda e illuminata, senza ripensamenti, cadute o tradimenti, cosí come rare sono le imprese spirituali pienamente riuscite. Anche se sappiamo da Massimo che nel cadere c’è il dono del Mondo Spirituale, resta comunque un disastro, perché tutti i fallimenti appesantiscono la storia dell’Uomo. Il messaggio di Massimo è intatto, non corrotto da nulla. Sta a noi comprenderlo e farlo funzionare. La sua vita è la dimostrazione della vittoria dell’Uomo sulla materia, perché lui, leggendo tra le righe lo si capisce, l’ha vinta: andando oltre l’umano, verso quel Super Umano che ogni uomo dovrà realizzare, ma da cui siamo ancora tanto lontani. Un Super Umano indicibile, inesprimibile, ma sicuramente, come lui stesso ce lo ha testimoniato, raggiungibile.
Ciò che il libro mi ha trasmesso è una sorta di incredulità, derivata non da uno scetticismo razionale ma dal confronto tra la mia limitata personalità e quella vasta, maestosa, che un Essere come Massimo è riuscito a vivere e comunicare. Non solo in quello che ha detto, o scritto, ma anche in ciò che la sua fraterna amorevolezza ci ha fatto intuire, leggere tra le righe. Razionalmente ho tratto la conclusione che Massimo sia la catartica parola finale di tutto l’Umano peregrinare della filosofia.
Spiritualmente è non solo l’ultima Luce del secolo scorso, ma una delle piú fulgide ad aprire il nuovo Millennio.

Massimo Danza