Etica

Continueremo sempre, noi che crediamo nel futuro, a proclamare quel vecchio comandamento: «Non uccidere». Questo imperativo non dovrà mai essere dimenticato, perché è la base di ogni progresso, di ogni evoluzione umana. Uccidiamo tanto, noi! Non uccidiamo solamente nel corso di stupide battaglie, in stupide sparatorie in strada durante le rivoluzioni, in stupide esecuzioni capitali, no, noi uccidiamo ad ogni passo. Uccidiamo quando, per ragioni finanziarie, facciamo intraprendere a dei giovani dotati professioni per le quali non sono portati. Uccidiamo quando chiudiamo gli occhi di fronte alla miseria, al bisogno, alla vergogna. Uccidiamo quando, per comodità, assistiamo passivi al perdurare di regolamenti ormai morti in seno alla società, allo Stato, alla scuola, alla religione, e facciamo finta di approvarli invece di voltare loro decisamente le spalle. Cosí come per il socialismo coerente la proprietà è un furto, per chi segue coerentemente una fede come noi, ogni mancato riconoscimento della vita, ogni atteggiamento di durezza, di indifferenza, di disprezzo, non è altro che uccidere.
E si può uccidere non solo ciò che è presente, ma anche ciò che è futuro. Con un po’ di scherzoso scetticismo si può uccidere in un giovane un bel po’ di futuro. La vita attende ovunque, ovunque fiorisce il futuro, e noi ne vediamo sempre troppo poco, continuiamo a calpestarne molto sotto i piedi. Uccidiamo ad ogni passo.
Ma ognuno di noi ha nei confronti dell’umanità un solo compito! Non è quello di far avanzare di un po’ l’intera umanità né di migliorare una singola istituzione né di eliminare un singolo modo di uccidere, no, non è questo il nostro compito, per quanto tutto ciò sia bello e utile. Il nostro compito come uomini è quello di fare, in seno alla nostra esclusiva, personale esistenza, un passo avanti nel cammino che porta all’Uomo.

Hermann Hesse

Da Sull’anima, Ed. Newton, Roma 1996, pp. 64-65.