- Per
comprendere la natura si deve lasciare che essa si dispieghi
interiormente in tutta la sua sequenza. In questa impresa ci
si deve far orientare soltanto dalla nostalgia divina per
esseri uguali a noi e dalle condizioni necessarie per
percepirli; infatti la natura intera è davvero concepibile
solo come strumento e mezzo dell’accordo di esseri
razionali. L’uomo che pensa ritorna alla funzione
originaria della sua esistenza, alla contemplazione
creatrice, a quel punto in cui produrre e sapere
interagivano nel modo piú straordinario, a quel momento
creatore del vero godimento, dell’autoconcepimento
interiore. Ora, se egli sprofonda completamente nella
visione di questo fenomeno originario, ecco che, come in uno
spettacolo infinito, davanti a lui si stende, nell’originarsi
di nuovi tempi e nuovi spazi, la storia della generazione
della natura, e quel punto fermo che si colloca in quel
liquido infinito diventa per lui una nuova rivelazione del
genio dell’amore, un nuovo legame del Tu e dell’Io.
- La
descrizione accurata di questa storia interiore del mondo è
la vera teoria della natura; attraverso la coesione interna
del mondo dei suoi pensieri e l’armonia di questi con l’universo,
si costituisce un sistema di pensieri come riproduzione
fedele e formula dell’universo.
- Ma l’arte
della visione pacata, della contemplazione creatrice del
mondo, è difficile: la sua esecuzione esige riflessione
seria e incessante e robusta lucidità, e la ricompensa non
sarà il plauso dei contemporanei che temono la fatica,
bensí una gioia del sapere e del vegliare, un intimo
contatto dell’universo.