Mail da Furbonia

Dedicato a C.S. Lewis

Proseguo nel mettere a disposizione dei lettori la corrispondenza via email, capitatami accidentalmente tra le mani, che il giovane diavolo Giunior Dabliu Berlicche, studente iscritto alla perversamente prestigiosa Furbonia University, invia a suo zio Malacoda all’indirizzo elettronico Malacoda@redimendi.pur.

Andrea di Furia

Premessa

Carissimo zio Malacoda,
qui le lezioni imperversano in attesa del compito in classe. Ma non voglio tediarti con informazioni che già conosci. Piuttosto, torno a bomba (mi sembra il termine piú appropriato) sulla guerra preventiva: un virus ideale per mischiare menzogna e realtà, per rendere cioè sempre piú verosimile la menzogna e meno verificabile, ma solo tardivamente e a posteriori, la verità. Insomma, un “polpettone” mai tempestivamente smascherabile. Ti chiedi come sia possibile, zio? In primis perché non la si vuole proprio verificare: prima o poi, meglio se poi, si scoprono gli altarini e la vis manipolatoria, ma è troppo tardi… troppo tardi (i buoi sono già scappati dalle stalle, o come diceva nonno Berlicche “la frittata di uova di Manticòra è fatta!”). Inoltre perché si sosterrà che non c’è piú tempo… che occorre agire prima che succeda l’inevitabile. A costo di sembrare troppo pedante, ovviamente, l’inevitabile paventato, quello che non si vuole possa mai succedere, è che un agente del Nemico smascheri in tempo tutta questa infernale manfrina. In secundis perché la si amplia all’infinito, la manfrina, con sempre nuove e piú terribili false rivelazioni pilotate, mentre ci si comporta nel modo piú insultante contro l’avversario del momento (c’è sempre la speranza che i nervi o un sussulto di dignità facciano detonare in anticipo la miccia che giustificherebbe meglio il successivo squillo di tromba che darà finalmente inizio al conflitto cosí abilmente preparato). In ogni caso tali preliminari serviranno eccome! Intanto con gli alleati per tacitarli; poi con l’opposizione interna per confonderla, per instillare nei suoi seguaci il ragionevole dubbio che tutto ciò possa essere vero. Dico seguaci, perché sai bene come teniamo sempre di riserva e segreto, a scanso di equivoci, il fatto che parecchi, tra i capi di tutti gli schieramenti, sono sul nostro libro paga animico (e la maggior parte di quei babbei nemmeno si accorge che li teniamo saldamente per il collo). L’attuale feticismo democratico, infatti, potrebbe costarci l’elezione di un signor nessuno che emerge all’improvviso e viene democraticamente eletto alla faccia di tutte le nostre strategie! Cosí, se le nostre prime scelte falliscono la prova elettorale, le seconde subentrano a gamba tesa. È scientifico, ma-te-ma-ti-co: cambiando l’ordine diabolico dei fattori, il prodotto infernale non cambia. Superato il primo scoglio, ci si concentra esclusivamente sul cosiddetto bersaglio: lo si massaggia brutalmente col bastone “evidente” e al contempo lo si titilla con la carota “nascosta”. Lo scopo è quello di paralizzarlo. Il bastone “evidente” è quello di fargli capire che ammassando armate vicino o sopra il suo territorio, facciamo sul serio; mentre agli alleati, ai propri seguaci e all’opposizione si dichiarerà apertamente o in tutta segretezza (dipende dalle epoche, dalle location), che non si ha la minima voglia di scatenare la guerra e che ciò serve perché il bersaglio ceda alle richieste prima dello scatenamento effettivo dei Magnifici Quattro Apocalittici. Poi, se qualcuno piú sveglio degli altri, dopo le prime volte, farà notare che la strategia non è una novità ma un déjà-vu (e che era stata attivamente utilizzata in altre precedenti occasioni storiche, già malauguratamente smascherate), ebbene, si farà sostenere da luminari tecnici ed eruditi storici di prestigio che chi parla fa di tutt’erba un fascio, demagogia, dietrologia. Ah, zio, quale mirabile arte del malaffare è demonizzare la dietrologia! Perché, come dice Draghignazzo, mai come in questo piccolo eone “a pensar male” s’indovina! E se qualcuna delle nostre bramate cavie persisterà a cercare dietro l’apparenza delle cose, gli si chiederà di fare nomi, cognomi e di fornire prove certe. Ma tu sai, zio che tutto questo è fatto ad arte per suscitare un rissoso e polemico polverone polemico mediatico. Poi si ricorre all’infallibile colpo da maestro di nonno Berlicche: quello del Grande Vecchio. Uno dei nostri proporrà surrettiziamente l’ipotesi, ed un altro sempre dei nostri l’avverserà violentemente, supportati dai grandi media della fetida tribú di Vermilingua. A mio avviso non arriveranno mai a capire nulla di questa contraffazione della realtà, e se tutto va bene ne faranno un reality show di grande audience, in quella loro scatola parlante. E se qualcuno invece, piú pragmatico, obiettasse qualcosa sui costi logistici, ci saranno una serie di risposte tranquillizzanti già predisposte: male che vada, si farà cenno a non meglio precisate spese di beneficenza per scongiurare la guerra (una giustificazione vale l’altra, zio, tanto la maggior parte delle nostre bramate caviette vuole solo essere convinta che non si farà mai sul serio, che è un trucco intelligente per ottenere il massimo risultato col minimo sforzo). E guai a dimenticare la carota “nascosta”: si manderanno al bersaglio una serie di inviati (propri, degli alleati, dell’opposizione stessa) per tranquillizzarlo, spiegandogli (ah!, che succosa malignità) che si è costretti ad agire cosí per fini elettorali (o per altre consimili menzognere amenità, tanto tutti si bevono tutto), ma che se cederà a quella determinata richiesta ogni cosa si sistemerà. Lo scopo venefico è proprio quello di dargli la falsa speranza che a tutto c’è rimedio. Ma il rimedio è un fuoco fatuo d’artificio nelle paludi delle false speranze, una fata morgana nel deserto delle illusioni. Non ci sarà! Ora debbo interrompermi zio, la mia salivazione pestifera è a mille, e devo evitare, come ben sai, troppo esagerati sbalzi di pressione sulfurea, per eccesso di diabolico zelo. Che dici, zio, sarà genetico?
Il tuo bavosissimo nipote

Giunior Dabliu