3. Sogno e sessualità
- A base di ogni sogno – dice la
psicanalisi – sta un fatto sessuale. Il sesso è il piú
potente degli impulsi umani ed agisce di giorno e di notte,
ininterrottamente. Con ciò la psicanalisi riprende il
grande motivo di Nerone, il quale aveva ciecamente
dichiarato che la libidine è l’unica molla che spinge l’uomo
all’azione. Il sesso è per il moderno psicanalista la
chiave dei sogni. Perciò le interpretazioni dei sogni fatte
dalla psicanalisi paiono il piú delle volte acrobazie di
funamboli cerebrali. Lo psicanalista, per seguire i
princípi della sua scienza, è costretto a mettere ogni
sogno sul letto di Procuste della sessualità. Che nel sogno
compaiano gatti neri, o cavalli bianchi, o barche a vela, o
gusci di noce, o ciabatte vecchie, è completamente
indifferente, perché, questo o quello che sia, tutto
adombra un fatto sessuale. A questo punto ci si deve
chiedere: ma perché avvengono questi pudibondi
travestimenti? Perché si pensa ad esempio alle procaci
bellezze della Venere Medina e si sogna invece delle gobbe
del dromedario?
- Lo psicanalista risponderà subito
che la sfera della nostra anima è divisa tra l’inconscio
e il cosciente. L’inconscio è tutto un sudiciume di
desideri inconfessabili, il cosciente è invece imbiancato
con una leggera vernice che viene dalle consuetudini del
vivere civile. Sulla soglia di queste due sfere c’è una
specie di guardiano, una specie di Catone il Censore, il
quale non permette che alcunché esca dalle tenebre dell’inconscio
senza essersi prima coperto con qualche indumento decente.
Ciò avviene appunto nel sogno, perché nel sogno l’inconscio
fa il tentativo, quando meno agiscono i freni inibitori del
vivere sociale, di irrompere nella sfera del cosciente.
Detto con parole crude, senza pietosi eufemismi, il fatto è
questo: l’uomo è un sudicio maialone, ma non ha il
coraggio interiore di confessarlo nemmeno a se stesso.
- Dobbiamo subito dire che siffatta
concezione pessimistica della natura umana piú profonda è
fondata su un grossolano equivoco e su poca perspicacia di
osservazione. Ognuno che abbia osservato spregiudicatamente
la vita di sogno, sa che, mentre in essa tutto si
metamorfizza, sono proprio i fatti sessuali a presentarsi
tali e quali, nudi e crudi, selvaggi e irrompenti, come sono
nella realtà. Spesso nel risveglio siamo costretti a fare
delle amare constatazioni sul nostro proprio conto, ma non
dobbiamo spaventarcene. I santi piú puri, appunto perché
erano tali, dovettero combattere in sogno con le immagini
piú invereconde.
- È indubbio il fatto che tra sogno
e sessualità c’è uno strettissimo legame, ma da ciò non
è lecito trarre le deduzioni della psicanalisi. La realtà
è fondamentalmente diversa e possiamo avvicinarla soltanto
con le conoscenze della Scienza dello Spirito. Questa ci
dice che per lunghe epoche dell’evoluzione umana il fatto
sessuale era immerso nelle profondità dell’incoscienza.
Gli uomini si congiungevano nel sonno profondo, senza
saperlo, e la concezione era allora immacolata. Soltanto
verso la metà dell’epoca atlantidea il fatto sessuale
cominciò ad affiorare nella coscienza umana. L’uomo
portò le forze del sesso dal sonno al sogno. Ma in questo
stato ci troviamo tuttora. Per quanto riguarda il sesso,
noi siamo sempre nel sogno, di giorno e di notte. Ed è
appunto perciò che il fatto sessuale è l’unico che non
si tramuti nel sogno. Esso non ne ha bisogno: esso permane
nel suo vero elemento, e perciò non ha bisogno di assumere
altre sembianze. In realtà il fatto sessuale è sempre una
immagine simbolica, anche durante la vita diurna di veglia.
Gli uomini del tempo nostro, cosí grossolanamente materiale
e cosí facilmente portato all’illusione, stenteranno
forse a credere che tutta la vita sessuale, in apparenza
tanto intensa e vivace, non è altro che un sogno destinato
ben presto a dileguarsi. Solo al risveglio ci si accorge di
aver sognato. Ormai questo risveglio non è tanto lontano.
Tra qualche millennio il fatto sessuale passerà dalla
coscienza di sogno alla piena e chiara coscienza di veglia.
Soltanto dopo questa elevazione, l’uomo potrà sapere che
cosa siano in realtà le sue forze sessuali. Ora vive in
proposito nella piú completa illusione. Le forze sessuali
non appartengono alla nostra natura inferiore, ma alla
nostra natura piú alta e sono collegate con le Potenze
spirituali piú sublimi. Perciò è possibile che l’uomo
faccia un sogno lubrico (un sogno addirittura osceno) e che
tutto ciò non sia altro che l’immagine corrotta di forze
sublimi che tessono nella sua anima.
- Ma non vorrei che da quanto io sto
dicendo nascesse qualche grosso equivoco. Non vorrei che
qualche ascoltatore, tratte delle affrettate conclusioni,
dicesse, poi fuori di qui: «Gli antroposofi insegnano che
le forze sessuali sono molto elevate e che perciò è lecito
abbandonarsi ad esse».
- Questa conclusione è
completamente falsa. Se io dico che le forze sessuali sono
quelle che maggiormente inducono l’uomo all’illusione
riguardo alla loro vera natura, si deve trarre da ciò una
sola conclusione. Che è poi questa: bisogna superare l’illusione.
Ora, si può superare l’illusione in un solo modo:
purificando la vita dell’anima affrancando il proprio
essere dalle potenze dell’illusione, Lucifero e Arimane.
La chiave dei sogni della psicanalisi è in realtà un
grimaldello, una chiave falsa. Ma esiste anche una vera
chiave dei sogni, una chiave preziosa, una genuina chiave d’oro,
e questa chiave si chiama catarsi.
Carmelo Nino Trovato «Le acque sognanti – Angeli della
nostalgia»
4. I sogni tipici
- Tra le infinite e non mai uguali
immagini del sogno, ci sono quelle che ricorrono di tanto in
tanto e che si presentano in maniera simile in quasi ogni
individuo. Chi non ha mai sognato di volare, di perdere
tutti i denti, di essere immerso nelle acque? Sono questi,
ed altri ancora, i cosiddetti sogni tipici, i quali, secondo
l’interpretazione scientifica moderna, hanno per base un
fatto fisiologico o una reminiscenza mai giunta alla
coscienza. Voi sapete che ogni uomo può spingere indietro
il suo ricordo negli anni trascorsi fino a un determinato
punto, che segna la nascita del suo Io. Piú in là, il
ricordo non giunge. Nessuno può sapere le esperienze che ha
compiute nel suo sesto mese di vita o addirittura all’atto
della nascita fisica. Eppure queste esperienze – come
afferma la psicologia – si sono impresse indelebilmente in
noi e riemergono durante il sogno. Questo è per esempio il
caso di quel sogno tipico che ci dà l’esperienza della
immersione nelle acque correnti, che ci dà la sensazione di
essere trasportati dai flutti di un grande fiume. Questo
sogno ha il termine tecnico di “trauma della nascita”,
perché sarebbe, secondo l’opinione della scienza, la
reminiscenza della poderosa scossa psichica e fisica che noi
abbiamo ricevuto nel venire al mondo. In queste teorie si è
insinuato molto dilettantismo, è penetrata molta
faciloneria gabbata per scienza, e ciò per il fatto che l’umanità
ha rigettato la conoscenza dello spirito e si è preclusa
con ciò l’accesso alla vera esperienza. Il diretto
esperimento di ciò che sta realmente alla base di questi
sogni, che potremmo chiamare elementari, perché hanno da
fare con l’aria o con l’acqua, è già accessibile anche
a chi abbia mosso i primissimi passi sul sentiero del
discepolato esoterico. Da questo diretto e personale
esperimento appare evidente che nella sensazione dell’aria,
del volo, dell’ascesa si fa sentire il corpo astrale, e
nell’impressione delle acque fluenti si fa valere il corpo
eterico. Nel fuoco si dovrebbe fare la prima esperienza del
proprio Io, ma questo è un sogno che non appare tanto
facilmente nella coscienza dell’uomo comune.
- Le esperienze di sogno dei nostri
arti sono dunque collegate con gli elementi della natura.
Però non si deve generalizzare questa constatazione e farne
una regola assoluta. Può benissimo darsi che uno sia troppo
coperto nel suo letto, sogni di trovarsi in una fornace
ardente, e che un altro rigirandosi sia rimasto scoperto,
provi l’impressione di essere immerso in acqua gelida.
Fortunato Pavisi (2. continua)
Testo tratto da una
conferenza tenuta dall’Autore a Trieste il 13 gennaio
1948
riveduto a cura del Gruppo Antroposofico di Trieste. |
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