
- …Obliare
è importante quanto ricordare.
L’oblio è la progressiva dimenticanza d’esperienze e
d’eventi vissuti, fino alla loro totale scomparsa
nell’àmbito della memoria evocativa.
Forse i ricordi non s’estinguono mai completamente,
ma certo risentono di trasformazioni, omissioni,
semplificazioni, abbellimenti, anche deformazioni, e ciò
rientra in una funzione psichica
normale, anzi opportuna e perfino provvidenziale. Vi sono
poi ricordi anche recenti che
in noi svaniscono presto, come se avessimo interesse
nell’allontanare dalla memoria ciò che ci turba. La
nostra mente si libera opportunamente da
moltissime informazioni che la ingombrerebbero,
impedendoci di pensare liberamente e sveltamente. È una
dimenticanza benefica.
- Tuttavia
avviene
anche il contrario, e talora v’è una dannosa
persistenza di ricordi tanto fastidiosi e dolorosi
da infelicitarci: ciò ci può
far cadere
in un disturbo psichico chiamato ipermnesia, eccesso
di ricordi.
- V’è
anche chi, pur obliando facilmente i benefíci ricevuti,
gli elogi, i doni e gli
altrui sacrifici in suo pro,
invece non riesce mai a dimenticare le
ingiurie, le
offese, i
tradimenti, le ingratitudini, le
sconfitte. Ciò inaridisce, rinsecchisce, illividisce
e può rovinare i giorni e
le notti, indurre ai lunghi rancori
e alle perfide vendette, agli
odi implacabili. Chi campa di ruggini non
trova pace perché non
trova oblio.
- L’Arte
dell’Oblio va curata e praticata. I francesi
l’hanno chiamata Léthotecnique,
Letotecnica,
in ricordo del Lete di cui parlano i poeti pagani e
cristiani, finanche gli indú e i buddisti. Il Lete è un
fiume che tutti incontrano nella vita dopo la vita, ossia
nel mondo ultraterreno. Per il Paganesimo
grecoromano chi ha lasciato la terra, se è
destinato a incarnarsi ancora, bevendo le acque del
Lete cancella ogni ricordo della sua ultima
vita corporea. Per i
maggiori poeti
del Cristianesimo,
a cominciare da
Dante,
nel Purgatorio
le anime
bevono le acque del
Lete, dimenticando le
colpe
passate e cosí
elevandosi ai paradisi.
- L’arte
d’obliare il male che ci è stato fatto comincia col
ridurne l’importanza, col trovarvi i pro e non solo i
contro, col conferire al ricordo minor rilievo, col passare
sopra al torto, col rimettere
l’offesa, col perdono: guarire l’anima
ferita. …L’Arte
dell’Oblio ci consente
di dimenticare
la sciagura
capitataci una volta e che di
continuo
temiamo
debba ripetersi. Soprattutto,
evita agli adolescenti
e ai giovani di
divenire degli adulti meschini e rancorosi. Volete
un motto finale?
L’oblio è quieto, dolce e sereno.
Piero
Scanziani
Selezione
da L’Arte della
giovinezza,
Edizioni
«Elvetica», Chiasso
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