Pubblicazioni

Reincarnazione e karma: queste parole sono sinonimi o sono termini semanticamente diversi? Indicano fenomeni equivalenti oppure realtà distinte? Cerchiamo di fare chiarezza su questi aspetti. Per processo di reincarnazione s’intende il viaggio che l’anima compie dopo la morte fino alla successiva rinascita, che è poi la mèta stessa del cammino ultraterreno. Di rado, perciò, durante la vita tocchiamo con mano la realtà della reincarnazione. …Questo mistero della vita e della morte è stato per molte civiltà e molte filosofie, specialmente dell’Oriente, l’oggetto della dottrina della reincarnazione, che spiega tanto il cammino dell’anima nell’aldilà quanto il suo ritorno quaggiú, per evolvere ulteriormente. Non si tratta tuttavia di una credenza esclusivamente riservata all’Oriente. Quest’idea era infatti già nota, nella storia antica dell’Occidente, a tante correnti filosofiche e religiose. Alla reincarnazione, per esempio, credevano i Greci (che la chiamavano metempsicosi o palingenesi), in particolare le due grandi tradizioni misteriche degli orfici e dei pitagorici, ma anche filosofi come Empedocle, Pitagora e Platone.
…Tra i rari espositori occidentali della teoria della reincarnazione, intesa indipendentemente dalla tradizione orientale, si distinsero, fra ’800 e ’900, due grandi personalità: Maître Philippe di Lione (1849-1905) e Rudolf Steiner (1861-1925). Il primo non lasciò opere scritte, ma furono i discepoli a tramandarne l’insegnamento orale, fortemente ispirato a una singolare forma di cristianesimo mistico. Maître Philippe spiegò con semplici parole, ai ricchi e ai poveri di Lione, come accettare il karma e soprattutto come trasformarlo: illustrò il valore morale del pareggio karmico, la necessità della rinuncia agli egoismi, ogni volta responsabili di nuovi debiti karmici, la forza guaritrice e risolutrice della preghiera, l’importanza del perdono. Insomma divulgò i fondamenti di ciò che potremmo chiamare il karmayoga o la “via dell’agire” occidentale.
Rudolf Steiner dedicò invece alla dottrina della reincarnazione libri e soprattutto conferenze, nei quali descrisse dettagliatamente le tappe del viaggio dell’anima umana nell’aldilà. Secondo l’antroposofia, fondata dal pensatore austriaco nei primi decenni del ’900, dopo la morte l’anima si spoglia del corpo fisico, poi del corpo eterico (o energetico), infine del corpo astrale. Una lunga parte del cammino dell’anima nell’aldilà è impegnata nella purificazione del corpo astrale, delle sue passioni, dei suoi impulsi, delle sue emozioni: l’anima rivive ciò che ha causato ad altri, mettendosi però dall’altrui punto di vista, nel senso che sperimenta le offese o il male arrecati ad altri, cosí come gli altri lo sperimentarono. Cosí prepara il pareggio dei suoi errori nella regione chiamata Kamaloka, Regione dei desideri: un pareggio che però può realizzarsi concretamente soltanto nella vita successiva. Questo dimostra che per chi crede nella reincarnazione l’aldilà non è mai una dimora definitiva o eterna, ma sempre un purgatorio, un percorso momentaneo.
…Ben diverso dalla reincarnazione è il principio di karma, perché in esso ci imbattiamo quotidianamente, in ogni momento della nostra vita. Il karma indica infatti la legge di causa ed effetto, per cui le conseguenze delle azioni buone o cattive ritornano su chi le ha compiute, affinché in qualche modo si rimedi all’errore. Il karma è la legge per cui si compie la reincarnazione. Nel corso della sua storia l’Occidente ha dimenticato il principio della reincarnazione, ma non ha mai dimenticato l’idea del karma. È opinione comune, nelle filosofie religiose, che la verità ha due volti: uno assoluto e uno relativo; il primo è quello che guarda ai mondi spirituali, agli archetipi, alle idee eterne, il secondo è quello che guarda all’uomo, alla sua storia, alla sua creatività. In questa ottica, la reincarnazione è il principio spirituale, la legge assoluta che regola l’universo, mentre il karma è la legge morale che regola tutte le azioni umane. L’Occidente ha dimenticato il primo volto, ma in fondo lo ha fatto per scrutare meglio il secondo.
Una prima esposizione della legge di causa ed effetto si trova nella Bibbia, laddove viene enunciata la cosiddetta “legge del taglione”: «Occhio per occhio, dente per dente». Ma quest’antica esposizione del principio di reciprocità dell’azione (come dire: «Ciò che fai ad altri sarà fatto a te») finí col divenire lungo i secoli quasi una norma di tipo “retributivo”, in base alla quale occorreva quantificare tutto fino all’adeguato pareggio.
L’idea di reciprocità o di specularità dell’azione sarà un principio parimenti presente nel cristianesimo primitivo. Tutto il messaggio dei Vangeli, tutto il Sermone delle Beatitudini è infatti il piú grande insegnamento su come agisce la legge del karma, il piú alto messaggio sul significato profondo delle azioni umane: «Non giudicate, perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati» (Mt 7, 1), «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro» (Mt 7, 12). …Il Cristo va tuttavia oltre l’antica legge del taglione, perché dice: «Se uno ti vuol togliere la tunica, tu dagli anche il mantello», introducendo cosí nell’uomo un nuovo elemento che può vincere la necessità del karma, la matematicità del karma: il Cristo vi immette la libera scelta dell’autocoscienza, il principio dell’Io quale soggetto dell’azione morale, quale trasmutatore del karma.

Gabriele Burrini – Alda Gallerano

Tratto dall’Introduzione al libro Il karma uscito in questi giorni per i tipi delle Edizioni Xenia di Milano, 126 pagine, prezzo € 6.50.