- Allontanamento
dalla politica
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- Gli
Annali ci mostrano come i popoli piú evoluti
nel Nuovo Millennio iniziassero a diffidare
totalmente della politica. Purtroppo il sistema
della Tripartizione inversa e le imposizioni
dell’Impero restringevano sempre piú la
possibilità di agire positivamente nell’interesse
dei popoli attraverso i delegati del popolo. I
partiti si scontravano con sempre maggior
virulenza e le genti soffrivano. Gesti di buona
volontà da parte dei governanti erano sempre
possibili, ma il meccanismo entro cui si
trovavano era tale per cui difficilmente la
situazione evolveva.
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- Le
ragioni di parte
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- I
partiti rappresentavano delle parti e
ciascuna parte aveva infatti una parte di
ragione. Ragione avevano i liberali nel non
volere lacci statalisti all’economia, ragione
avevano gli ambientalisti nel voler veder sanato
l’ecosistema, ragione avevano i socialisti nel
voler veder protette le classi piú disagiate,
ragione avevano i comunisti nell’auspicare un
mondo con i beni messi in comunione fraterna,
ragione avevano i fascisti nell’auspicare la
prevalenza nello Stato della fedeltà e dell’onore,
ragione avevano i moderati nel voler sempre
trovare un punto d’equilibrio e di mediazione.
Ragione
avevano coloro che auspicavano una scelta
operata da forti condottieri liberi da laccioli
dialettici, e ragione avevano anche i
proporzionalisti, che spingevano per organismi
giuridici di compensazione. Ma tutte queste
ragioni spezzettate e contrastanti non avrebbero
mai potuto dare la soluzione che i popoli piú
maturi si attendevano. E gli uomini valenti
preposti all’amministrazione dei popoli non
erano pochi. Le risposte dei politici in buona
fede ai problemi del mondo erano parziali,
come parziale, cioè di parte, era
la politica. Cosí accadeva che ad esempio un
proconsole imperiale potesse essere dotato nel
risolvere i problemi economici, mentre fosse
annebbiato dal punto di vista spirituale o
giuridico. Non avendo alle proprie spalle uno
Stato organizzato in modo Tripartito, ciò che
di buono quel proconsole poteva attuare in un
settore, era poi vanificato dagli errori
compiuti in altri settori sociali.
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- Una
scelta metapolitica o morale
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- La
soluzione era infatti la Tripartizione
steineriana dell’organismo sociale, di cui a
lungo si parla negli Annali. Soluzione che non
avrebbe mai potuto essere assoggettata al gioco
delle parti o ad una scelta di parte.
Trasformare la Tripartizione in politica,
sarebbe stato come voler assoggettare la legge
di gravità o lo scorrere delle stagioni ad una
parte: un non senso. La Tripartizione
rappresentava infatti una scelta metapolitica o morale
che doveva essere immessa nel sociale da
individualità ispirate. Certamente, quanto piú
vasta sarebbe stata la diffusione delle giuste
idee (perché solo di questo si trattava), tanto
piú facile sarebbe stato porle in opera. Ma nei
confronti della Tripartizione non era sensato
fare della propaganda esteriore, o suggestiva o
coercitiva. Coloro che, avevano “fame e sete”
del messaggio scientifico spirituale, avrebbero
dovuto maturare dei convincimenti profondi che
poi si sarebbero riverberati nella società. Un
movimento illuminato dalla Tripartizione era
quindi auspicabile, e sarebbe nato soltanto
quando l’individualità preposta sarebbe
arrivata, cosí come ci dicono gli Annali.
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- Sacrificio
non dialettica partitica
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- C’era
poi da considerare la componente del Sacrificio.
Il Sacrificio, e non la dialettica politica,
era la strada per attuare la Tripartizione.
La via d’uscita non essendo politica, e
nemmeno culturale (nel senso che a quell’epoca
si dava alla parola cultura). La via alla
Tripartizione non era fatta di propaganda e di
organizzazioni strutturate. La strada era quella
del sacrificio. Senza il Sacrificio di
taluni uomini, sarebbe stato impossibile portare
nel mondo la giustezza delle idee donate da
Rudolf Steiner. Certamente il sacrificio avrebbe
dovuto essere quanto piú possibile cosciente:
una croce interiore portata consapevolmente. Il
Sacrificio è sempre esemplare, muove le
montagne e riscalda i cuori dei popoli. Accende
quel moto che si propaga nel mondo ed arriva ai
potenti. Anche il sacrificio silenzioso di
piccoli fioretti quotidiani della gente umile è
sempre stato piú potente delle beghe e degli
intrighi di palazzo. Chi diceva a se stesso:
«Faccio silenziosamente questo piccolo
sacrificio, affinché i potenti capiscano come
comportarsi in questa occasione», compiva un
gesto molto piú potente di migliaia di voti
sulla scheda elettorale. Del resto, i politici
che veramente aiutavano i popoli, spesso
pagavano di persona lo scotto di una sofferenza
personale immensa. Ma quasi sempre non erano
coscienti del fatto che il loro travaglio (non
le loro parole), aiutavano la società.
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- Un
sacrificio al di sopra delle parti
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- Il
sacrificio quindi, quasi mai, era accompagnato
dalla consapevolezza trascendente del ruolo che
esso poteva esercitare nel mondo. Prendiamo l’esempio
di un eroe di quei tempi, un eroe che sacrificò
la vita, e che con il suo sacrificio mise in
condizione un potente di far evolvere una
situazione per il suo popolo. Si tratta di un
umile servitore dello Stato esperide, che si era
trovato a dover obbedire a ordini bellici che
forse nemmeno condivideva. Quest’uomo è
ricordato dalla storia come Nicola Calipari, un
agente di polizia comandato nella Seconda Guerra
di Babilonia. Egli fu ingiustamente assassinato
da alcuni pretoriani dell’Impero d’Occidente,
mentre in qualche modo salvò la vita di una
giornalista esperide che era stata rapita. Dai
documenti in nostro possesso risulta poco altro:
non fu mai chiarito se spararono a lui in modo
intenzionale o fortuito.
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- Una
grande possibilità svanita per mancanza di
coraggio
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- Facciamo
il nome di Calipari per un importante motivo che
traspare chiaramente dagli Annali del Terzo
Millennio sul significato del sacrificio. Calipari
con il suo gesto pose di fronte al proconsole
esperide Silvius l’equidotato la possibilità
di riunire sotto di sé la maggioranza del suo
popolo ed operare una scelta importante.
Certamente anche per il governante, a sua volta,
la scelta sarebbe stata un ulteriore
sacrificio per il bene comune.
- Se
Silvius l’equidotato, proconsole italico all’epoca,
avesse ascoltato la voce del cuore, del suo
popolo e della coscienza, in quel momento
avrebbe avuto la possibilità di alzare la testa
e ritrovare dignità di fronte all’imperatore
d’Occidente.
Ciò
sarebbe avvenuto chiedendo giustizia all’Impero
nel nome di Nicola Calipari.
- La
gente comune, di destra o di sinistra che si
sentissero, in un sussulto di dignità nazionale
ed europea lo avrebbe seguito in una decisione
coraggiosa presa in questo frangente. Gli
opportunisti sarebbe stati annientati dalla
libera scelta del proconsole. I quotidiani di
quei giorni dimostrano che il popolo era ormai
stanco dell’Impero: sarebbe bastato un nulla
per chiamare a raccolta tutto il popolo contro i
partiti, la politica, la Tripartizione Inversa
espressa dalla corte imperiale. Il sacrificio di
Nicola Calipari portò sulle scalinate dell’altare
della Patria migliaia di cittadini esperidi in
commossa devozione.
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- Il
coraggio mancato
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- Silvius
sarebbe allora caduto in quanto dietro a lui ci
sarebbero stati opportunisti pronti a
sostituirlo? Forse. Del resto, poco dopo si
indebolí comunque per altre cause. Se Silvius
avesse ritirato (anche se tardivamente) le
legioni italiche che occupavano Babilonia e
provato a rompere i rapporti di soggezione con l’Impero,
avrebbe spiazzato tutte le tribú, di destra e
di sinistra. L’Esperia e l’Europa avrebbero
compreso e seguíto quel temerario condottiero,
contro cui si sarebbero scagliati i poteri forti
dell’Aristocrazia degli Eletti.
- Allora
tutti avrebbero capito dove fosse la
giustizia e dove l’errore, e non ci
sarebbe stato declino.
Un declino che divenne
invece inevitabile. Ma Silvius fece una scelta
economicistica ed
opportunistica, non considerò l’aspetto
spirituale e giuridico della vicenda. Preferí
piegare il capo, in quanto riteneva di non poter
affrontare uno scontro con i poteri dell’Impero
d’Occidente.
- Gli
Annali ci aiutano a comprendere il passato e
quanto le decisioni morali di ciascuno di noi
possano essere importanti nell’evolversi della
storia. Il sacrificio di Nicola Calipari avrebbe
potuto cambiare il corso degli eventi. Quest’uomo,
che compí un atto di generosità estrema,
probabilmente non era cosciente di quante
implicazioni internazionali avrebbe portato il
suo nobile gesto. Ognuno di noi può essere
messo, magari per una volta sola nella vita, in
condizioni tali per cui la sua scelta trasforma
il mondo. Il sacrificio di Nicola Calipari non
fu inutile: il popolo si preparò al
cambiamento.