- Vale
forse la pena d’occuparsi di un tema, per conto suo
assai vasto e complesso, che risulta però del tutto
estraneo alla vera coscienza religiosa e cosí pure alla
coscienza di chi abbia sviluppato una fondamentale
comprensione per l’essenziale dell’esoterismo antico o
moderno? La risposta immediata potrebbe,
giustificatamente, consistere in una negazione ben chiara.
Eppure molte sono le sollecitazioni, invisibili per la
stessa autocoscienza, che spingono alcuni a giustificare,
con la ragionevolezza di “pecore matte”, i sentieri
della psiche piú bizzarri e devianti. Ma, in fondo,
niente è mai del tutto ovvio e scontato.
- Infatti
l’uso di sostanze speciali accompagna l’uomo in tutta
la sua storia.
- Lo
stesso concetto scientifico di droga non possiede
per forza un carattere peculiarmente negativo, essendo, in
via naturale, definibile come la parte di un organismo
dotata di principi attivi che determinano un’azione
farmacologica. Mate, caffè, tabacco, guaranà e cacao
sono droghe, e ben prima di divenire alimenti d’uso
quotidiano furono usate da antichi mistici ed asceti.
- Nei
Misteri eleusini all’iniziando veniva somministrata una
bevanda segreta chiamata kykeon, nei sutra sullo
yoga, Patanjali riferisce che i siddhi (poteri)
possono derivare da elisir assunti nelle dimore degli
Asura. Nell’età di mezzo d’Occidente vige l’uso,
comunque assai parco e definito con chiarezza come
pericoloso, delle cosiddette acque corrosive e
degli elettuari.
- In
un senso assai generale con questi termini si allude a
mezzi tossicologici che provocavano un brusco e rapido
arresto di alcune importanti funzioni vitali naturali con
conseguenze simili all’asfissia o all’arresto
cardiaco. In individui addestrati esotericamente ciò
permetteva (con considerevoli rischi) l’esperienza reale
di una morte limitata, con il trapasso temporaneo
delle forze di coscienza “stanti e non cadenti”, l’oro
dei saggi, nei mondi soprasensibili. Stiamo
accennando, in termini attuali, ad una parte del corpo
eterico e del corpo astrale sufficientemente rafforzata e
indipendente per non disgregarsi, insieme alla coscienza,
nella crisi indotta. Non è difficile comprendere che
simili strade non erano “facili scorciatoie”, ma
esigevano molti anni di lavoro, coraggio, abnegazione e
la consapevolezza che il rito comportava la possibilità
di perdere la vita. Questa è l’unica versione corretta
circa l’uso iniziatico di sostanze tossiche.
- Sarebbe
fuori luogo valutare tali vie con l’umido moralismo
contemporaneo, e va anche sottolineato che quanto indicato
a grandi linee avveniva, sino al XVIII secolo, in seno ad
“organismi tradizionali”, cioè in piccole comunità
detentrici di conoscenze iniziatiche, tramandate e sperimentate,
perciò competenti nel rapporto con quei domíni
supersensibili ai quali veniva avviato, dopo molte prove,
il discepolo.
- Poi
il rapporto tra uomo e mondi e l’uomo stesso cambia
celermente. Alcune sostanze, che del resto non avevano mai
fatto parte della panoplia esoterica, entrano nel mondo
profano per corrompere corpi e anime in cambio di
crepuscolari frammenti di coscienza alterata.
- I
demoni della decadenza incitano l’allestimento di
sguaiate caricature della “morte iniziatica” nelle
fumerie d’oppio, in cui l’uomo scivola verso abissi di
sonno mortifero disturbato da allucinazioni estatiche o
repellenti, mentre negli angoli di caffè mal illuminati
dalle fiammelle del gas la visione poetica si rifrange nei
velenosi riflessi verdastri dell’assenzio.
- L’elemento
puro dell’anima segue ora una direzione opposta: siamo a
metà del XIX secolo e Ramakrishna rifiuta
di bere il vino rituale durante l’iniziazione al sādhanā
tantrico, esprimendosi categoricamente sulle droghe: «il
sadhu che usa tossici non è un vero sadhu».
-
- La
seconda metà del XX secolo, luce di democrazia e di nuovi
orrori, poggiante sullo sfacelo di due guerre mondiali,
offre finalmente a tutte le classi sociali la fruibilità
di un ampio mercato di droghe e di spiritualità
spensierata.
- Negli
anni ’60 il prof. Timothy Leary, attivo ricercatore dell’università
di Harward, in seguito ad esperimenti effettuati su sé e
sui suoi studenti con l’assunzione di acido lisergico
(sintetizzato negli anni ’20 dal chimico A. Hoffmann) e
psylocibine, scopre sotto l’effetto della droga l’esistenza
di un mondo piú vasto ed intenso: promossa dal suo furore
missionario inizia l’epoca delle droghe psichedeliche o
della mente denudata. La figura di guru messianico di
Leary ben presto si scontra con l’apparato repressivo
statunitense. Da una parte l’araldo dell’LSD patirà
il carcere, dall’altra godrà del sostegno di
intellettuali di rango come Margaret Mead, Jack Kerouac ed
i coniugi Huxley. La sua fama di liberatore o corruttore
sarà vastissima nel (cosí avido ed ingenuo!) mondo
occidentale.
- Ma
piú avvincente e raffinato è l’itinerario culturale
del romanziere e saggista Aldoux Huxley.
- Nato
da un robusto ceppo di scienziati e naturalisti
fortemente inclini al materialismo, Huxley, fuori dal
coro, si rivela umanista attratto dai fenomeni sociali,
biografici e da una sottile ricerca mistico-religiosa.
Intellettuale acutissimo, sempre distante dai ranghi dei
luoghi comuni, saprà donare ai suoi tanti lettori idee
originali e in controtendenza.
- Ad
evitare lungaggini portiamo tre soli esempi:
- 1944:
The Perennial Philosophy. In questo saggio il
Nostro individua un filo aureo di conoscenza spirituale,
dietro e sopra la varietà dei diversi insegnamenti
religiosi, non subordinata dai tempi e dagli uomini.
- 1949:
After Many a Summer. In forma di romanzo traccia
con ironia i caratteri della smania per la longevità
illimitata (ora riproposta da un esercito di imbroglioni
che si definiscono scienziati) e vede con chiarezza come
il prolungamento innaturale della vita fisica possa
provocare nell’uomo una oscena evoluzione a novello
primate.
- 1954:
Doors of Perception.
- 1956:
Heaven and Hell. In questi due volumi, famosi per
le accurate descrizioni delle esperienze provocate dalle
droghe, l’Autore intuisce che il cervello non è quel
super organo di cui si mitizzano ancora gli inesplorati
poteri, ma una griglia riducente la capacità percettiva
umana.
- Purtroppo
gli scivoloni sotto l’uscio del sensibile segnano
indelebilmente l’intelletto, bramoso d’espansione, ma
per sua natura ostile alla trascendenza.
- Le
esperienze di “coscienza alterata” che per un
professore semi-cieco sembrano grandiose, per l’occultista
si rivelano solo banali. Il portacenere che assume la
potenza dell’assoluto, i colori che risuonano, i suoni
che si colorano interspaziati tra abissali ritmi di tempo
e tutta questa paccottiglia di confusioni ipersensorie
che si modella in una essenza cosmica, dai tempi del
Buddha o di Plotino sarebbe stata (e lo è tuttora)
soltanto, per chi prega o medita, un onere aggiunto di
iattura e disagio.
- Huxley,
incapace di religiosità, giunge ad affermare che
«inghiottire una pillola contribuisce ad una esperienza
religiosa genuina, poiché [tutte le discipline
tradizionali] sono come le droghe psichedeliche: potenti
espedienti per mutare la composizione chimica del corpo e
del sistema nervoso. La conseguenza è un cambiamento
della coscienza».
- Il
Nostro tace il fatto documentato che “gli alterati stati
di coscienza” vengono anche prodotti da
iperventilazione, ipoglicemia, stroboscopia, demenza da
neurosifilide, schizofrenia ecc.
- Vero
è che, dopo l’assunzione dell’agente tossico, il
corpo ed il sistema nervoso vengono dominati e usati,
e che la coscienza ordinaria, in totale impotenza, ne
patisce gli effetti.
- In
definitiva Huxley – ed insieme a lui i rampanti
neurologi contemporanei – dimentica o non vuole sapere
che in qualsiasi atto interiore vige la centralità di un
soggetto, di un io autocosciente e volitivo che causa
i processi messi in moto per sua decisione, quali essi
siano, modificando verso l’esterno le proprie
mediazioni, dalla coscienza di sé sino alla corporeità
piú grossolana.
- Gli
intellettuali limitati dal proprio intelletto e gli
eruditi prigionieri dell’erudizione non saranno mai
esoteristi o affiliati ad una catena iniziatica o ispirati
religiosamente, e sempre riuscirà loro incomprensibile l’esistenza
di una fondamentale eterogeneità tra sostanze sintetiche
e sostanze naturali. Non osserveranno, come fece G.
Meyrink, l’estrema diversità d’effetti indotti dall’hashish
procuratogli da affiliati a gruppi esoterici egiziani,
rispetto alla medesima sostanza acquisibile presso l’ordinario
mercato nero. Né potranno in alcun modo ipotizzare che il
significato dei boccioli tossici, nelle culture
sciamaniche, possa consistere nel segmento di un sistema
organizzato in cui viene raggiunta una connessione con l’Ente
soprasensibile del quale i cactus sono espressione
sensibile e che decide, secondo un extraumano metro di
simpatia o antipatia, chi aiutare saggiamente su certi
piani del mondo eterico e chi rigettare come cibo guasto.
Ancora oggi in queste enclavi i tossici vengono usati
ritualmente, non per sbracarsi in abnormi diletti, ma per
allentare il corpo eterico dalla morsa del corpo fisico.
- Come
si scriveva all’inizio, tutto ciò rimanda ad una
valutazione critica ed etica assai complessa e delicata.
- In
modo nettissimo le grandi correnti della Scienza Sacra
(raja yoga, vedanta, buddismo Zen, mistica cristiana ecc.)
e la moderna Scienza dello Spirito procedono in una
direzione perfettamente opposta. Nel nostro antico
occidente già Aristotele esprimeva in chiari concetti
come tutto quello che sia altro da se stessi è una
privazione e non un arricchimento. Il bisogno per le
forze della coscienza di essere supportate da altro, dall’heteron,
è impurità per l’Essere.
- In
particolare la Scienza dello Spirito principia con l’afferrare
il processo conoscitivo umano. Perché, ad essere
seriamente logici, nessuno a questo mondo ha il diritto di
dire: «Io so questo o quello» senza sapere come
avviene in lui il processo del conoscere.
- Invero
tale necessità fondamentale (di “conoscere il conoscere”)
viene presentita ed invocata, come ad esempio fa Edgar
Morin, che la definisce “il principio educativo
permanente”. Definisce, ma non sa cosa sia, e subentra
il sospetto che non sappia nemmeno quel che dice quando si
leggono a seguire frasi come questa: «La mente è un’emergenza
del cervello suscitata dalla cultura» (da: I sette
saperi necessari all’educazione del futuro). La
spiritosa pedagogia cognitiva del Terzo Millennio!
- La
Scienza dello Spirito, con desta lucidità matematica,
individua nel percepire (non nel percepito!) e nel pensare
(non nel pensato!) gli elementi originari dell’atto
conoscitivo, e offre i mezzi per sperimentarli in sé,
ossia puri da qualsiasi mediazione. Va da sé che un tale
sperimentare diviene un punto d’arrivo esigente una
grande capacità d’azione interiore e non una condizione
di partenza: proprio su questa non ovvia differenza molti
ricercatori, con la scusa di studiare all’infinito l’ánthrōpos,
volgono le spalle a Sophía.
Eppure, è proprio questo sperimentare ad essere un valore
assoluto, poiché si realizza dove pensare e percepire
sono attivi ad un livello precedente l’esperienza
corporea e sensibile. Questo è il livello in cui il
pensare, obiettivato in forma di viventi immagini, svela
il tessuto di forze producenti l’apparire. Alla radice
del conoscere si sperimenta l’impensata radice della
realtà.