Vegetarianesimo

Per quanto concerne la sua alimentazione, l’uomo si rivolge verso le risorse offerte sia dal regno animale che dal regno vegetale. La cucina vegetariana parte dal presupposto, confortato da una serie di considerazioni, che si può fare a meno di rivolgersi a uno dei due regni, quello animale. Si fa assertrice anzi dell’idea che l’alimentazione a base di carne e prodotti di origine animale sia persino dannosa per il nostro organismo.
Ci sono anzitutto considerazioni anatomiche e fisiologiche, che vanno nella direzione di individuare quale sia l’alimento base e quali gli alimenti complementari per l’uomo, che non possono in alcun caso diventare la base dell’alimentazione.
La muscolatura umana, in primo luogo, è piuttosto dissimile dalla muscolatura tozza degli erbivori e ben lontana da quella dei carnivori, adatta alla caccia e allo scatto fulmineo. Le unghie stesse dell’uomo non hanno la caratteristica forma a uncino, adatta a trattenere la preda. Sono invece flessibili e piuttosto deboli. Anche la mano si presta ad alcune semplici considerazioni: piú che adatta a ghermire l’eventuale preda, pare adatta a cogliere.
Per quanto riguarda la dentatura, si nota che nei carnivori sono presenti dei lunghi canini, che si incrociano a fauci chiuse, mentre gli incisivi sono piuttosto secondari. Nell’uomo sono invece presenti incisivi ben sviluppati e canini a tronco di cono, che non si incrociano a bocca chiusa e che dimostrano come la loro funzione sia di rompere e triturare gusci e semi. Il movimento laterale della mandibola, che è presente nell’uomo e negli animali vegetariani, non è invece presente nei carnivori.
Le ghiandole salivari nell’uomo secernono inoltre un enzima, la ptialina, che ha il compito di trasformare gli zuccheri complessi in semplici e che non esiste con questa funzione nei carnivori.
Nei carnivori lo stomaco ha pareti spesse e muscolose, atte a trattare meccanicamente la carne ingerita a brandelli (e non masticata) con un pH molto acido. Nell’uomo invece le pareti sono molto piú sottili e distensibili e sopportano meno bene acidità elevate.
L’intestino dei carnivori è infine lungo circa quattro volte la lunghezza del tronco dell’animale, mentre nell’uomo è molto piú lungo. Ne consegue che il transito intestinale nel carnivoro è molto veloce, il che evita alla carne di entrare in putrefazione con produzione di sostanze tossiche che passano nel sangue. Con i succhi gastrici poco acidi, l’uomo impiega invece parecchie ore a digerire la carne cotta, con un conseguente affaticamento dello stomaco e dell’apparato digestivo nel suo complesso.
Queste considerazioni dovrebbero dimostrare dunque che l’uomo, con una conformazione fisica poca atta a cacciare, mangiare e digerire la carne, privo di artigli, con denti strutturati piú per triturare che non per strappare brandelli di carne, è molto piú vicino ai fruttivori che ai carnivori, ed ha perciò come cibi piú adatti i semi, i frutti, le radici. Che possa poi tollerare anche la carne rimane vero. Ciò non toglie che possa anche astenersi dal consumarla, con migliori risultati per la sua salute e il suo benessere psico-fisico.

Walter Pedrotti

Dalla Premessa a Cucina Vegetariana, Ed. La Casa Verde, Sommacampagna (VR) 1990.