Tasse
e gabelle provinciali
A
quei tempi tutti pagavano dei tributi salatissimi. Le
cose non avrebbero potuto andare diversamente, visto
che le varie Province dell’Impero si intromettevano
in ogni campo umano d’interesse e la Tripartizione
non era ancora stata realizzata. I tributi venivano
raccolti dai vari governatori delle province sotto
forma di tasse ed imposte. Ad esempio, nelle province
d’Europa il costo delle elefantiache organizzazioni
statali veniva alimentato da una tassa sul valore
aggiunto (ovvero in pratica una tassa sul lavoro) che
in Esperia veniva chiamata IVA. Tale costo era del
venti per cento. A questa tassa sul lavoro,
vergognosamente ingiusta (visto che il lavoro costava
già tanta fatica), si assommavano le varie tasse
comunali, provinciali, regionali e statali. Poi c’erano
imposte speciali su determinati beni come il sale, l’alcool
e il tabacco. Inoltre v’erano costi per marche da
bollo, ticket, pedaggi ecc. Le assicurazioni
obbligatorie, di fatto, erano un’altra imposta, in
quanto lo Stato non aveva ovviamente possibilità di
compensare i sinistri.
Situazione
Esperide
Il
costo dello stato Esperide era equivalente a metà di
quanto producevano i suoi abitanti in un anno di
lavoro. Malgrado ciò, quello stato era sommerso di
debiti. Dobbiamo riconoscere che in Europa (a
differenza dello Stato Guida dell’Impero d’Occidente),
il Pubblico Potere si occupava di scuola, assistenza,
sanità rendendo leggermente meno pesante il disagio
delle plebi e meno esagerata la ricchezza dell’aristocrazia
finanziaria. Ogni tentativo di alleggerire le tasse
non riusciva che in parte infinitesima ad alleviare
gli oneri che i cittadini dovevano sopportare all’interno
del sistema imperiale. Come se ad uno sherpa che
cammina su un sentiero himalayano si levasse un
centinaio di grammi dall’enorme peso che sta
portando sulla testa.
La
tassa imperiale, ovvero l’illusione finanziaria
- Come
venivano raccolte le tasse imperiali? È
semplice: la tasse imperiali si chiamavano investimenti
in Borsa ed i nuovi gabellieri si chiamavano
promotori finanziari. Essi agivano coltivando le
illusioni. I promotori finanziari gabellavano i
risparmiatori di tutto il mondo utilizzando l’illusione
bramosa del tasso d’interesse. Cosí i
promotori finanziari portavano nello Stato Guida
oltre il 70% delle risorse mondiali!
- Rudolf
Steiner, già nella sua epoca, aveva fatto
notare che il capitale è Spirito, soprattutto
quel capitale che è frutto dei risparmi d’una
vita. Quindi lo spirito-capitale dei cittadini
europei, ignari e sprovveduti, confluiva in un
flusso ininterrotto nelle casse di Wallstritus
grazie all’illusione finanziaria. Per evitare
questa gabella, i mezzi a disposizione erano ben
pochi: mancava inoltre la consapevolezza
morale che ogni investimento finanziario andava
ad alimentare la Tripartizione Inversa, le
guerre imperiali, il dominio e la corruzione nel
mondo. Gli antroposofi veri sapevano che
lasciare il proprio capitale in Borsa oltre ad
essere una cosa sciocca era anche una colpa
grave, ma tutti coloro che non erano rischiarati
dalla luce della Scienza dello Spirito non
avevano ancora questa consapevolezza.
Prezzo
delle case
- Quando
la crisi internazionale si fece sentire, i piú
accorti spostarono i loro risparmi nell’investimento
immobiliare. Ecco il motivo per cui il valore
delle case aumentò esageratamente e con esse i
tributi sulle proprietà. Inoltre l’Impero
favoriva in ogni modo l’immigrazione verso l’Europa
per snaturarne i connotati culturali. Le
pressioni ad esempio per far digerire all’Unione
Europea la Turchia, erano enormi. Tutti quei
nuovi arrivati avevano bisogno di case e quindi
il prezzo del mattone cresceva.
- Il
senso morale di taluni che istintivamente si
tenevano lontani dalla Borsa, la sfiducia nei
titoli cartacei congiunto al popolamento di
immigrati, alzò ulteriormente i valori
immobiliari.
Mancanza
di spazi d’investimento etico
Ad
un certo punto un numero sempre maggiore di
risparmiatori si rese conto che era dissennato ed
immorale riversare i propri risparmi nelle casse dei
promotori finanziari, ovvero trasferire la
ricchezza nello Stato Guida dell’Impero. Cosí molti
detentori di capitali cercarono delle soluzioni
alternative, ma le case costavano troppo. Mancavano
insomma delle banche etiche legate ad una persona
fiduciaria raggiungibile fisicamente e legata al
territorio. Le società per azioni e l’assorbimento
da parte dei colossi finanziari di tutte le piccole
banche cooperative locali impediva che il danaro,
ovvero la ricchezza, restasse vicino al luogo dove era
stata prodotta. Le banche, invece di prestare il
danaro agli imprenditori della zona di appartenenza,
piazzavano i prodotti finanziari ai loro clienti
sprovveduti.
Congiura
contro la ricchezza europea
- Gli
imprenditori esperidi avrebbero voluto poter
pagare meno gabelle e mantenere nella propria
zona la ricchezza prodotta, ma tutto congiurava
contro questa possibilità. I motivi:
- a)
le tasse troppo alte;
- b)
le banche cooperative distrettuali affidate ad
una responsabile facilmente raggiungibile sul
territorio erano scomparse;
- c)
la concorrenza commerciale del Rossoceleste
Impero abbatteva pesantemente i margini di
guadagno sui loro prodotti (e quindi gli utili
reinvestibili in azienda);
- d)
gli interessi finanziari offerti dallo Stato
Guida attraevano i loro capitali in miraggi
economici legati all’economia Imperiale;
- e)
lo Stato Guida manteneva artificialmente il
valore del dollaro troppo basso rispetto all’Euro.
- Certamente
taluni imprenditori trovarono la soluzione di
investire in Romania o in Cina, ma la ricchezza
non restava piú in Esperia. Che fare?
Soluzioni
- Gli
investitori piú avveduti vendettero allora i
titoli finanziari in loro possesso e li
investirono in modo non cartaceo: in oro, case,
imprese legate al territorio e ai bisogni
primari. Altri vendettero titoli perdendo
valore, ma si premunirono contro una crisi
piú grave di quella del 1929, che stava ormai
giungendo, e salvarono il salvabile. Infatti
verso quegli anni la politica di potenza dell’Impero
d’Occidente e la Tripartizione Inversa stavano
mettendo in ginocchio l’industria europea e l’economia
mondiale. Tutto precipitava, anche se era
difficile prevedere una svalutazione dell’Euro
in quanto la supervalutazione della divisa
europea di fatto la penalizzava.
- A
quel tempo ci si rese finalmente conto che non
solo il lavoro ma anche il capitale andava
spiritualizzato. Il risparmio, in quanto
Spirito, andava investito con consapevolezza
umanistica, o meglio antroposofica.
- La via
della Tripartizione dell’organismo
sociale – scaturita da un
insegnamento che perennemente
accompagna l’uomo – è l’unica
che può superare l’attuale crisi
umana, perché realizza l’indipendenza
dell’uomo dall’organismo
produttivo, senza necessità di
distruggere o coartare ottusamente
questo: senza necessità di passare
per l’impoverimento mondiale di
Stato, come oggi sta avvenendo su
tutta la Terra. Si appartenga alla
sinistra o al centro o alla destra,
si ha il dovere di conoscere la
soluzione della Tripartizione,
perché è quella che ciascuno,
senza saperlo, in realtà cerca.
Tutte le soluzioni muovono da
ideologie: nessuna muove dalla
realtà quale è. La realtà è la
confluenza nell’organismo sociale
di tre forze fondamentali: la
spirituale, la giuridica e la
economica. Il guasto del loro
rapporto è l’errore che ovunque
oggi imperversa nel mondo, in quanto
l’uomo sistematicamente viola le
loro leggi. Infatti, le tre forze,
pur esprimendosi nella sfera
sociale, scaturiscono da una sfera
superiore, avendo radici nella
struttura stessa del Cosmo e
rispondendo all’ordine tripartito
della costituzione umana. Allorché
il rapporto di tali forze viene
alterato dall’uomo, in realtà
egli si oppone all’ordine
universale: l’ingiustizia, sia
pure sotto veste democratica, domina
la Società. È la situazione
attuale, ormai grave.
- L’arte
dell’uomo è curare l’estrinsecarsi
delle tre forze, in modo che operino
ciascuna secondo la sua reale
natura. Deve assicurare la libera
formazione all’organismo
spirituale-culturale, lasciare l’assoluta
autonomia all’organismo giuridico,
evitare di fare violenza alle leggi
dell’economia. Isolata ciascuna
delle tre forze, in modo da
accordarle la massima autonomia
rispetto alle altre, restituito a
ciascuna il potere originario,
mediante cui attua il meglio della
sua funzione, prodigiosamente essa
realizza la cooperazione essenziale
con le altre.
Massimo Scaligero
(da La via dei Nuovi
Tempi, Perseo, Roma s.d.) |
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Stato
e Tripartizione
Fino
dalla metà del secolo Ventesimo, l’altissima figura
di Maestro spirituale Massimo Scaligero aveva indicato
chiaramente il rapporto fra Stato e Tripartizione.
Rispetto a tantissimi studi astratti sulla
Tripartizione o a tante deformazioni ideologiche della
stessa che avvenivano in quell’epoca storica, egli
diede un metodo e una direzione chiaramente ispirati
dal mondo spirituale.
Intuizione
diretta
Massimo
Scaligero in piú occasioni affermò ai suoi discepoli
che l’errore dell’uomo è di voler ricordare
quello che ha già fatto ed applicarlo all’esperienza
del proprio presente. Invece l’esperienza presente
dell’umano richiede il contenuto interiore che la
riguarda. Solo allora diventa una forza vivente, il
contenuto vivo di qualsiasi evento si verifichi.
Qualunque evento sociale non può evolvere se non si
verifica un tale atto di coraggio. Scaligero esortò a
quest’atto di coraggio, avvertendo che tutte le
soluzioni che in quel periodo venivano proposte,
sarebbero state fallimenti terribili se si fosse
attinto alla riserva dell’ideologia o della morale a
cui ogni uomo era legato. Egli insisteva sulla
necessità di una intuizione diretta in ciò che
doveva essere fatto!
Stato
come sintesi
Nell’insegnamento
di quel venerabile Maestro, che verso la fine del
Millennio fu presente a Roma, si aggiungevano altri
contenuti chiarificatori di straordinaria importanza:
pensieri che solo piú tardi arrivarono a maturazione
e senza i quali le grandi trasformazioni non sarebbero
mai avvenute. Sembra ancora di sentire la sua voce
esortare i suoi discepoli a non pretendere la
trasformazione dalle folle, ma da loro stessi! Perché
all’attuazione della Tripartizione si sarebbe
verificato – come in effetti è accaduto in seguito –
che lo Stato avrebbe rappresentato la sintesi, l’insieme,
il gruppo degli individui scelti via via attraverso l’organismo
spirituale, e divenuti esseri altamente spirituali.
Egli aggiungeva poi che questo aspetto della
Tripartizione non era stato esplicitato da Rudolf
Steiner, ma era pur presente e sottinteso nella sua
opera. Noi storici possiamo permetterci di aggiungere
che la mancata esplicitazione diretta di tali
contenuti (Tripartizione e Stato) protesse in un certo
senso l’opera sociale di Rudolf Steiner da accuse
infamanti e deformazioni ideologiche per tutto il
Novecento.
Un
chiarimento importantissimo
- Nei
suoi incontri con i discepoli, soprattutto nell’ultimo
periodo della sua vita, Scaligero tornò
lungamente a
chiarire la relazione fra Tripartizione e Stato.
Egli spiegava che quando funziona lo Stato
spiritualizzato, avviene una selezione tale per
cui alcuni esseri sono scelti a rappresentare
lo Stato di fronte ai tre organismi: quello
spirituale, quello giuridico e quello economico.
E quindi, diceva, quanto piú c’è potenza
interiore in questo Stato, tanto piú l’autonomia
degli organismi è garantita!
- Che
questa spiegazione avesse una radice nello
spirito vivente e non nelle ideologie veniva
confermato dal pensiero del Maestro, che
precisava come la stessa cosa avvenga per l’Io:
perché l’Io è colui che non deve
intervenire nel pensare, non deve intervenire
nel sentire né nel volere. Non si deve
identificare con nessuna di queste tre attività
per poter essere l’Io. E proseguiva
dicendo che il giorno in cui la Tripartizione
fosse stata realizzata, si sarebbero formate le vere
gerarchie. Mentre nella sua epoca poteva
essere percepito lo Stato come organismo
astratto (persino quello concepito da Hegel era
comunque astratto), al momento della reale
applicazione della Tripartizione sarebbe stato
possibile vedere, al vertice gerarchico dello
Stato, l’Imperatore dei Rosacroce! Infatti, in
uno Stato governato attraverso il sistema
tripartito, a colui che ha maggiore potere
spirituale viene affidata la direzione dell’intera
vita sociale: quella spirituale, quella
economica e quella giuridica. Scaligero,
preconizzando un lungo cammino da percorrere
prima di un tale raggiungimento, lo definiva “il
cammino del Cristo” e prevedeva che esso
sarebbe comunque avvenuto, malgrado la possibile
non consapevolezza degli uomini.
Salvino Ruoli |