- Il campo delle rivelazioni
interiori è un settore neutrale senza passioni,
naturalmente comune a tutti gli uomini. Riguarda anche
ciò che si riferisce ai numeri e ai loro reciproci
rapporti, ossia alla matematica, alle cifre, ai
calcoli. Non possiamo apprendere dal mondo esterno che
tre per tre fa nove, ce lo deve manifestare la nostra
interiorità. E su questo non c’è modo di litigare
in tutta la sfera terracquea. Su tutta la Terra si
può discutere per decidere se una cosa sia bella o
brutta, ma se a una persona si è manifestato
interiormente che tre per tre fa nove, o che l’intero
è la somma delle sue parti, o che la somma degli
angoli di un triangolo è di 180 gradi, lo sa perché
non glielo dice il mondo esterno, ma solo la propria
interiorità. Ciò che possiamo chiamare ispirazione,
comincia proprio con la fredda, asciutta matematica.
Ma gli uomini abitualmente non notano che l’ispirazione
inizia dall’arida matematica, perché la maggior
parte di essi la considera qualcosa di enormemente
noioso. Eppure, quanto riguarda le rivelazioni
interiori non è diverso dalle rivelazioni morali.
Quando un uomo riconosce che una cosa è giusta, dice:
«Questo è giusto e il contrario è sbagliato, e sul
piano fisico nessuna forza esterna può convincermi
che ciò che si manifesta come giusto è invece
sbagliato». Anche le piú alte verità materiali si
manifestano nell’interiorità. E se con sentimento e
sensibilità rivolgiamo lo sguardo a questa
possibilità di rivelazioni interiori, possiamo
educarci a comprenderle. L’educazione per mezzo
della matematica pura è ottima.
- Quando per esempio l’uomo
formula un pensiero sulla bontà di questa o quella
pietanza, può pensarla in un modo e un altro uomo in
un altro. Dipende dall’opinione del singolo. Ma
nella matematica i doveri morali non dipendono da
opinioni. Di loro so che mi rivelano qualcosa e che,
se non voglio riconoscerlo, mi dimostro indegno di
essere uomo. Questo riconoscere una rivelazione per
mezzo dell’interiorità, come un sentimento, come un
impulso, è una grande forza interiore per l’uomo
che si dedica alla meditazione. Egli pensa: «Nel
mondo dei sensi ci sono molte cose che dipendono dal
mio arbitrio, ma lo Spirito mi rivela cose che dal mio
arbitrio non dipendono, eppure mi riguardano in quanto
uomo e di loro devo dimostrarmi degno». Quando nell’uomo
questo pensiero si rafforza sempre di piú, cosí da
spingerlo dalla propria interiorità oltre il semplice
egoismo, allora quello che chiamiamo “sé spirituale”
si unisce allo spirito del mondo. Dobbiamo imparare a
sviluppare questo sentimento, se vogliamo arrivare
alla porta che ci introduce al Mondo Spirituale. Se ci
dedichiamo a questi stati d’animo, vediamo che
portano i loro frutti: quanto piú li immettiamo
concretamente nei nostri pensieri, li accogliamo in
noi, tanto piú ci illuminano perché veri, anche
quando contraddicono il mondo esteriore dei sensi.
- Tali pensieri sono da
principio solo immagini, immagini eccezionalmente
utili allo sviluppo occulto dell’uomo. Vi mostrerò
un’immagine, vi descriverò come l’uomo possa
superare se stesso. Prendete due bicchieri, uno con l’acqua,
l’altro vuoto. Il bicchiere con l’acqua non deve
essere pieno fino all’orlo, ma solo a metà. Se dal
bicchiere pieno versate un po’ d’acqua nel
bicchiere vuoto, questo conterrà un po’ d’acqua,
ma l’altro ne conterrà meno di prima. Se continuate
a versare l’acqua nel bicchiere che prima era vuoto,
il bicchiere che era pieno ne conterrà sempre di
meno. Ossia, con questa azione avremo sempre meno
acqua nel bicchiere che era mezzo pieno. E questa è
una rappresentazione giusta per il mondo sensibile. E
ora un’immagine totalmente diversa: provate a
rappresentarvi di versare nel bicchiere vuoto l’acqua
del bicchiere mezzo pieno. Nel bicchiere mezzo vuoto
aumenta l’acqua, ma nel bicchiere mezzo pieno
immaginate invece che aumenti l’acqua. Nel bicchiere
vuoto arriva l’acqua, ma in quello mezzo pieno,
invece, immaginate che l’acqua aumenti, e se la
versate una seconda volta, aumenterà nel bicchiere
che prima era vuoto, ma nel bicchiere che era mezzo
pieno c’è ancora piú acqua, e anche continuando a
versare, il bicchiere si riempirà di piú.
Rappresentatevi questa immagine.
- Naturalmente qualsiasi
persona che si consideri assolutamente ragionevole,
dirà: «Ci descrivi qualcosa senza senso. Rappresenti
di versare dell’acqua e dici che cosí entra sempre
piú acqua nel bicchiere da cui la versi». Certo, se
vogliamo applicare questa immagine al mondo fisico, è
una vera follia, ma si può invece usarla per il Mondo
Spirituale. Pensiamo a un uomo che abbia un cuore
amorevole, e che compia un atto d’amore verso un
essere che ha bisogno di essere amato. Gli dà
qualcosa, ma lui non si vuota: con questo atto d’amore
verso l’altro ottiene di piú, diventa piú pieno.
Non ci si vuota, non ci si impoverisce con atti d’amore.
Ci si colma, ci si arricchisce. Riversiamo nell’altro
qualcosa che ci riempie di piú.
- Questa immagine impossibile
e folle per il mondo abituale, immagine dell’amore
che si riversa, la possiamo utilizzare come immagine e
simbolo di fatti spirituali. L’amore è qualcosa di
cosí complicato che nessun uomo dovrebbe avere l’arroganza
di volerne definire l’essenza senza altre
considerazioni. L’amore è complicato, ce ne
rendiamo conto, e nessuna definizione lo può
esprimere. Ma un’immagine, la semplice immagine del
bicchiere d’acqua che si riempie sempre di piú
quando lo si vuota, mostra una qualità dell’azione
dell’amore.
- Quando ci rappresentiamo la
complicazione degli atti d’amore, non facciamo nulla
di diverso da ciò che compie il matematico con la sua
arida scienza. Non c’è mai un vero cerchio, non c’è
mai un vero triangolo: possiamo solo pensarli. Se
disegniamo un cerchio e lo guardiamo al microscopio,
vediamo solo gesso o tanti puntini, e tale cerchio non
avrà mai la regolarità del cerchio vero. Dobbiamo
servirci della rappresentazione della nostra vita
interiore, se vogliamo rappresentarci il cerchio, il
triangolo. …Cosí, se vogliamo rappresentarci un’azione
spirituale, l’amore per esempio, dobbiamo servirci
di un’immagine.