Costume

Da quasi quarant’anni un monaco copto, Matta el Meskin (Matteo il Meschino), si è ritirato nella località di Wadi el Natrun, tra Il Cairo e Alessandria, nel monastero di Deir Abu Maqar (San Macario), fondato nel 360 d.C., rifugio di santi anacoreti nei primi anni della cristianità. Grazie al suo carisma e alla inesauribile operosità sua e di altri monaci che nel tempo lo hanno raggiunto, il monastero è stato restaurato e piú di mille ettari di deserto sono tornati a fiorire e a dare frutti.

Possiamo ricreare il Paradiso:
succede quando fede e agricoltura
stringono un patto e rendono il deserto
piú o meno come l’Eden primordiale,
con il distinguo doveroso che
il Fattore del brolo originario
utilizzava eccelse maestranze
e strumenti di arcana qualità:
diceva «Luce» e il mondo si accendeva,
senza turbíne, alternatori e dinamo.
«Vita» pensava, ed ecco si plasmava
dal niente la materia, il cosmo e l’uomo,
gli animali nascevano e le piante,
e la terra di base era sorgiva,
fertile, buona, senza asperità.
Vi sgorgavano fonti d’acqua chiara
con la quale irrorare le colture,
che ignoravano fango e siccità.
Il Padre era il sapiente contadino
e coltivava l’orto del Creato.
Poi diede il suo podere a mezzadria
e l’uomo pasticciò, chiuse a recinto
la proprietà di tutti, snaturò
procedimenti e fini del progetto.
Furono allora guerre e carestie.
Ma poiché la conferma d’ogni regola
viene da un’eccezione, la rovina
totale ed esaustiva dell’assetto
morale e materiale del divino
esperimento viene rimandata
dall’impegno di anime solerti,
che mutano in giardini le pietraie.
Matta el Meskin l’ha fatto: ha trasformato
la sabbia dell’Egitto in Shangrilà,
sull’esempio dei suoi predecessori
che resero feconda la Tebaide:
Macario, Antonio e gli altri anacoreti
che imitarono Cristo in povertà
e forza nel resistere al Maligno,
sempre all’erta, mai succubi dei mille
trabocchetti di cui si serve Satana
per indurre i coloni con lusinghe
a coltivare l’oppio del peccato
invece delle mèssi del Signore.
«Ora et labora», come Benedetto,
Matteo il Meschino traccia nella dura
scorza terrena la virtú solare
del pensiero operante, per vedere
dal solco germogliare e dare frutti
l’Albero della Vita: il primo e l’ultimo.

Il cronista