Americanismo e Centro Europa

Storia

Americanismo e Centro Europa

Riceviamo una e-mail riguardante l’articolo di Aryuna comparso nel numero precedente. Abbiamo chiesto all’Autore di approfondire il suo pensiero a commento delle osservazioni fatte dalla lettrice.


              Ho letto con interesse l’articolo di Aryuna sulla Missione italiana. Trovo giuste varie vedute, essendo in procinto di laurea in filosofia con tesi su M. Heidegger. Non mi convince del tutto la veduta sull’autonomia italiana dall’Occidente. Osservate anche la situazione attuale con Siria ed Iraq in ebollizione da anni e l’Italia costretta a fare da lacchè agli altri, ai piú forti. Sbaglio?…

Soleida C.


Dare una risposta diretta ed integrale a questa sensatissima domanda implicherebbe una doverosa trattazione storica e geopolitica che esulerebbe dalle esigenze fondamentali della rivista “L’Archetipo” tramite la quale stiamo dialogando. Accenni fondamentali a quanto legittimamente richiesto sono stati in parte tratteggiati nell’articolo (Link: La missione d’Italia tra Oriente e Occidente).

Oltre che di Iraq, per quanto concerne l’Italia, si dovrebbe parlare di Afghanistan, dove il sacrificio dei nostri soldati è stato piú alto. In Siria l’Italia per ora non è presente, a meno che non ci si riferisca al fatto che l’Italia è stata considerata il primo Paese europeo a dare armi al regime di Bashar Al Assad (Link: Vendita armi italiane in Siria).

Riguardo a tale intricatissima problematica, non possiamo dimenticare la parola di Rudolf Steiner, il quale era solito ricordare che di fronte a simili interrogativi non esiste una sola prospettiva ma ne esistono ben dodici. Tali problemi vanno quindi percepiti e pensati da dodici prospettive differenti, per averne un decisivo quadro immaginativo.

Una premessa è però obbligatoria. Sappiamo che il Centro Europa di cui l’Italia, dopo la Prima Guerra Mondiale è entrata a far parte grazie a terribili sacrifici, ad autosuperamenti individuali, a fondamentali conquiste spirituali e storiche ‒ ha perso due guerre mondiali. Con questo si vuol dire che certamente l’Italia non ha una completa indipendenza economica e politica; ha però una salda coscienza spirituale, concretamente centroeuropea. Poche nazioni al mondo possono vantare un simile radicamento spirituale.

Perché il Centro Europa ha perduto la centralità planetaria? In tal caso va sottolineato che il tedesco, il mitteleuropeo, combatte anche una guerra mondiale come fosse un leale duello, una sorta di corpo a corpo; l’americanismo, viceversa, che valuta anche una guerra mondiale in termini di puro interesse e di spietato business concorrenziale, è certamente ben piú integrato nella logica della Quinta Epoca Postatlantica, l’epoca in cui il Male deve disvelarsi dalle sue fondamenta.

Torta per atomica

5 novembre 1946 ‒ Torta per festeggiare in USA lo scoppio delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki

Il popolo tedesco non avrebbe potuto festeggiare una “vittoria” suggellata dal battesimo della bomba atomica nella storia umana. Questo è detto alla luce del fatto che il programma atomico tedesco, che era ben piú avanzato di quello occidentale, fu messo in soffitta; lo stesso in tal caso si può dire dell’Italia, la quale possedeva, dal 1937, uno strumento risolutivo in caso di conflitto, il cosiddetto “raggio della morte” di Marconi, di utilità anzitutto difensiva, e che egualmente si decise di non usare.

Tutto ciò chiaramente non rimane senza frutto nel Karma spirituale dell’Essere; non possiamo dunque “lamentarci” del legittimo dominio planetaristico dell’americanismo. L’Occidente ha, in un certo senso, svolto la funzione storico-occulta che doveva svolgere; tuttora la sta svolgendo. Ovvero realizzare unilateralmente la missione dell’anima cosciente, in senso materialistico. Il Dottore (30 giugno 1922) non aveva problemi a riconoscere che su questo piano l’americanismo andava realizzando un gradino superiore di civiltà rispetto all’Oriente e rispetto al Centro Europa.

Gli stessi tedeschi, gli autentici antagonisti dell’americanismo, hanno i loro gravissimi crimini morali e storici: non ultimo quello di aver assolutamente trascurato l’autentica spiritualità centroeuropea: quella di Goethe, di Wagner e di Hölderlin. E di essersi gettati, dalla fondazione del Secondo Reich in avanti, nella logica militaristica, per quanto evidentemente necessaria in quel contesto; e dal 1948 in avanti, nella logica economicistica.

Andiamo però alle cause spirituali della prima guerra mondiale, che Rudolf Steiner considerava decisiva, trascendente ed epocale nel suo valore discriminatore, possiamo addirittura farla originare, come radice occulta primordiale, all’860 d.C., anno in cui Oriente ed Occidente iniziavano a colpire con quasi perfetta simmetria Mid­gard, ovvero la terra del centro: quella germanico-mitteleuropea: il culmine di questa ideologia della vendetta, metastorica, permanente, immotivata, si è avuto con il genocidio dei dodici milioni di tedeschi durante la Guerra dei Trent’anni e con il Trattato di Versailles del 1919 (R. Steiner, Il mistero della Morte – Natura e significato della Mitteleuropa e lo Spirito dei popoli europei, Vol. I, O.O. N° 159).

Sintomatica, a tal proposito, la visione strategica di Henry Kissinger, tra i piú influenti pensatori del think tank occidentale. Nel suo ultimo saggio, assai significativo, Ordine mondiale (Milano 2015), l’analisi sulle odierne relazioni tra potenze parte dalla premessa che Otto von Bismarck – da sempre considerato dall’analista sopra cita­to, molto saggiamente, l’archetipo del genio in atto quale statista rivoluzionario – e il popolo tedesco, realizzando l’unità nazionale, diedero il via a una dinamica sovversiva mondiale, ben piú sconvolgente nei suoi funesti effetti della Rivoluzione francese e dell’espansionismo napoleonico: ciò per Kissinger avrebbe condotto di con­seguenza pochi decenni dopo alle due guerre mondiali.

Martin Heidegger

Martin Heidegger

Visto il riferimento a Martin Heidegger, rimandiamo alla sua intuizione, ovvero che lo scontro fondamentale del Novecento non è stato tanto un conflitto militare dipanatosi in due momenti decisivi, quanto una continua guerra spirituale del­l’ente contro l’Essere, risoltasi quindi con l’annientamento fisico e spirituale del popolo mitteleuropeo. Proprio il pensatore tedesco, senza minimamente accondiscendere a propositi reazionari, spiegava come un nuovo Inizio spirituale non poteva che sorgere da un’attiva penetrazione del pensare europeo nel Wesen della tecnica, disvelandone l’autenticità nichilistica.

L’Essere spirituale germanico è un vivente rimprovero al submaterialismo della Quinta Epoca: la reazione migliore a un vivente rimprovero è caratterizzarlo come “criminalità” (R. Steiner, 30 luglio 1918 ‒ O.O. N° 181). Ricordiamo bene come Massimo Scaligero, nel corso di un Seminario Solare, rispondendo allo specifico quesito di un astante, indicò il popolo tedesco come il “popolo martire” della presente epoca di civiltà.

L’identità spirituale centroeuropeache il Dottore identifica con l’im­magine in movimento della Germania-Italia (R. Steiner, L’enigma dell’Europa Centrale tra Est e Ovest O.O. N° 173), per quanto sia la Mitteleuropa oggi politicamente subordinata alla superpotenza d’oltreoceano, rimane per la sua stessa presenza una spina nel fianco delle correnti occulte telluriche e subtelluriche. Basterebbe osservare con disincanto la grande montatura verificatasi proprio in questi giorni ai danni della Volkswagen, gruppo industriale tedesco, da sempre socialmente all’avanguardia mondiale, al punto che anche le sedi extra-tedesche Volkswagen, comprese quelle italiane, hanno dovuto attuare la “co-gestione” e la partecipazione agli utili aziendali delle maestranze.

Con ciò, va ribadito ancora, non si può affatto negare che anche il Centro Europa germanico sembra purtroppo ben integrato entro la effimera logica del fatticismo assolutistico. L’impronta essenziale rimane comunque differente, e tale è percepita, con ragione, oltreoceano. La ricetta della grande finanza americana (Soros ed i suoi) di fronte alla crisi mondiale, è da anni la medesima: quella di appoggiare tutte le forze di opposizione anti-tedesca, con il fine ben dichiarato di cacciare i tedeschi dall’euro. Tedeschi, si noti, che furono costretti ad aderire al meccanismo dell’euro.

A tal fine ci si appoggia anche al partito gesuita, ben presente a Bruxelles e a Francoforte. Se non è questa una resurrezione della direttiva Morgenthau, poco ci manca. Abbiamo visto in azione questa sinergia sinarchica antieuropea anche in Crimea (febbraio-marzo 2014), dove si è inteso contrastare, con ogni mezzo lecito e illecito, il giovanile e puro impulso patriottico del popolo ucraino, potenziale esempio esplosivo, proteso al­l’indipendenza dai vari blocchi imperialisti, siano essi dell’Est o dell’Ovest. Un promettente decennio di collabo­razione culturale ed economica tra Germania ed Est Europa è stato visto dileguarsi in un attimo; i due imperialismi che, già nel precedente mezzo secolo, si erano spartiti il continente europeo con il supporto dell’oli­garchia sinarchica, tornano ora a stringersi a tenaglia sui malcapitati di turno (dall’Ucraina alla Turchia). È questo un capitolo aperto e valuteremo in seguito gli sviluppi, che per ora non sembrano affatto incoraggianti.

Gelassenheit - L'abbandonoL’impronta germanica è quella del popolo dell’Io; impronta di grado certamente piú equilibrato e intenso rispetto ad un’anima cosciente unilateralmente materialistica. Nel Gelassenheit  (L’abbandono) di Heidegger, appunto, abbiamo racchiusa in poche pagine la sintesi di secoli di pensare presocratico (Eraclito, Empedocle), neoplatonico e mistico tedesco. Né un orientale, né un occidentale poteva ideare una simile perla, solo un centroeuropeo.

L’Italia, quindi, potrà aspirare ad una indipendenza politico-economica, quale la domanda vorrebbe, solamente a fianco del popolo tedesco e della Mitteleuropa.

Su dieci ipotetiche risolutive decisioni geo-politiche o geo-econo­miche che Oriente e Occidente possano prendere, se esaminate senza deformanti, oscuranti occhiali ideologici, nove e mezzo sono finalizzate ad ostacolare e impedire la rinascita di ciò che Rudolf Steiner considerava il Centro italiano-tedesco. Questo il punto. Non il terrorismo o il problema dei migranti. C’è chi sa ben fare, con visioni anche grandiose e pericolose, il proprio lavoro; e chi, per quieto vivere o pigrizia, preferisce ormai adattarsi. Quest’ul­tima, come vediamo, è la condizione pressoché generale delle classi dirigenti centroeuropee.

Altre soluzioni probabilmente non ve sono, o sono illusorie. L’americanismo è la metafisica collettivistica del Tempo profanato, capovolto. Da Abu Dhabi a Mosca, da Shangai a San Paolo del Brasile, per giungere ora a Teheran: il glaciale richiamo della notte dell’Essere è ben udibile, pur a distanza continentale. Non ci lasciammo ingannare, decenni fa, dalla minaccia di una ipotetica guerra fredda. Massimo Scaligero scrisse pagine lapidarie sui due sistemi che fingevano combattersi e sulla loro perversa identità di fondo. Non ci lasciamo ingannare oggi dalle sirene del multipolarismo avanzante. Quasi identiche le aspirazioni di fondo: medesima la sterilità spirituale scandita da ossessive, disumane pianificazioni informatico-finanziarie o dell’apparato bellico, degne di teocrazie plutocratiche.

Lo si nota anche dalla metodologia di combattimento di tali potenze, che è la medesima, dal loro infantile sogno di ottenere il massimo successo con il minor sacrificio di soldati sul terreno (soldier on the ground), una versione globalizzata della famosa dottrina Brennan ‒ licenza di uccidere ovunque senza rischiare soldati ‒ che sta andando in frantumi negli stessi USA, dove è adesso messa alla berlina: si prospettano infatti nuove missioni militari, con stivali sul terreno.

È doveroso anche chiedersi che cosa concretamente cambierebbe, nel­l’aspirazione di fondo del vivere e morire, se si assistesse al futuro passaggio di poteri globali – se concordato o meno, ciò non possiamo esaminare ora ‒ da Estremo Occidente ad Estremo Oriente.

Proprio Heidegger si chiedeva cosa significasse essere autenticamente per la morte.

È una domanda che l’attuale “civiltà”, nella sua polisemia occidentalistica od orientalistica, intende fanaticamente allontanare e schivare, anche quando deve affrontare quei fenomeni che non possono avere soluzione se non si riparte proprio da qui.

Tornando infine all’identità spirituale italiana: l’Italia è appunto la nazione di Scaligero. Il massimo sperimentatore del pensare vivente quale essenza del poetare. Colui che, nel secolo scorso, ha avuto il coraggio di chiarire il mistero dell’essere, del nulla, della morte. Saldi nel suo pensare, vivendo nel movimento dei nuovi tempi: questo il supporto di cui necessita non solo l’Anima di popolo ma anche l’Arcangelo del tempo.

Poiché la lotta autentica, come la Gīta insegna, è tra Dei. Non nel velo di immani potenze geopolitiche o geospaziali.

Aryuna