Sul mistero del Fantoma

Esoterismo

Sul mistero del Fantoma

Continuiamo a leggere dalla conferenza del 12 ottobre 1911 (Da Gesú a Cristo ‒ O.O. N° 131):

«Sappiamo che la base, il germe del Fantoma del corpo fisico è stato posto dai Troni durante la rivoluzione di Saturno, che poi vi hanno ulteriormente lavorato gli Spiriti della Saggezza durante l’evoluzio­ne solare, gli Spiriti del Movimento durante l’evoluzione lunare, e gli Spiriti della Forma durante l’evo­luzione terrestre. Soltanto cosí quello che è corpo fisico è diventato Fantoma. Per questo chiamiamo Spiriti della forma quelli che in sostanza vivono in ciò che denominiamo il Fantoma del corpo fisico. Per comprendere dunque il corpo fisico dobbiamo risalire al suo Fantoma. Se ci trasferissimo al principio della nostra esistenza terrestre, potremmo dire che le schiere delle Gerarchie superiori, che attraverso le evoluzioni di Saturno, Sole e Luna fino a quella terrestre prepararono la forma del corpo fisico umano, posero anzitutto il Fantoma nell’evoluzione della Terra. Effettivamente prima del corpo fisico dell’uomo vi fu il Fantoma che non si può vedere con gli occhi fisici. Esso è un corpo di forza del tutto trasparente. Ciò che l’occhio fisico vede sono le sostanze fisiche che l’uomo mangia, che egli accoglie e che riempiono questa forma invisibile. Quando l’occhio fisico guarda un corpo fisico, esso vede in realtà gli elementi minerali che riempiono il corpo fisico, ma non vede affatto il corpo fisico. Ma per effetto di che cosa è penetrato nel Fantoma del corpo fisico dell’uomo l’elemento minerale, cosí come esso è? Per rispondere a questa domanda ricordiamoci la formazione, il primo divenire dell’uomo sulla nostra Terra. Quell’insieme di forze che proviene da Saturno, Sole e Luna, ci si presenta nella sua vera forma nell’invisibile Fantoma del corpo fisico e si paleserà appunto alla chiaroveggenza superiore come tale, se faremo astrazione da tutto ciò che, quale sostanza esteriore, lo riempie. Il Fantoma è dunque ciò che si trova al punto di partenza. L’uomo sarebbe stato perciò invisibile all’inizio del divenire terrestre, anche come corpo fisico. Supponendo ora che al Fantoma del corpo fisico venisse aggiunto anche il corpo eterico, il corpo fisico sarebbe diventato visibile quale Fantoma? No certamente, perché il corpo eterico è di per sé invisibile per lo sguardo normale. Dunque corpo fisico piú corpo eterico non sono ancora visibili nel senso fisico esteriore. Il corpo astrale meno che mai, e quindi il corpo fisico quale Fantoma, il corpo eterico e il corpo astrale, riuniti, rimangono sempre invisibili. Se anche vi si aggiunge l’Io, questo sarebbe, sí, interiormente percepibile, ma non sarebbe esteriormente visibile. L’uomo derivato dalle evoluzioni di Saturno, Sole e Luna resterebbe per noi qualcosa di invisibile, e riuscirebbe visibile solo per la vista chiaroveggente.

Gustave Doré - La cacciata dal paradiso terrestre

Gustave Doré «La cacciata dal paradiso terrestre»

Per mezzo di che cosa l’uomo è diventato visibile? Non sarebbe diventato visibile se non si fosse verificato ciò che la Bibbia ci descrive simbolicamente, e che anche la scienza occulta veramente ci descrive nella realtà: l’influsso luciferico. Che cosa si è verificato per mezzo di tale influsso? Nella mia Scienza Occulta si può leggere che dalla direttiva di evoluzione in cui l’uomo si trovava, secondo la quale il suo corpo fisico, quello eterico e quello astrale erano stati portati fino all’invisibilità, egli è stato precipitato nella materia piú densa e ha accolto la materia piú densa come appunto doveva accoglierla sotto l’influsso di Lucifero.

Se dunque nel nostro corpo astrale e nell’Io non vi fosse quella che chiamiamo la forza luciferica, la materialità densa non sarebbe diventata visibile come lo è diventata. Dobbiamo perciò dire che l’uomo deve essere considerato invisibile, e che soltanto con l’influsso di Lucifero sono penetrate in lui delle forze che lo rendono, per la materia, visibile. Per mezzo degli influssi luciferici entrarono nel campo del Fantoma sostanze e forze esteriori e lo compenetrarono.

BicchieriCome in un bicchiere trasparente si versa del liquido colorato in modo che il bicchiere ci appaia colorato, mentre di solito per i nostri occhi è trasparente, cosí dobbiamo pensare che l’influsso luciferico versò delle forze nella forma del Fantoma umano; grazie ad esse l’uomo divenne capace di accogliere sulla Terra le corrispondenti sostanze e forze che fanno diventare visibile la sua forma, altrimenti invisibile. Che cosa rende dunque visibile l’uomo? Le forze luciferiche nella sua interiorità rendono visibile l’uomo, quale ci si presenta sul piano fisico; altrimenti il suo corpo fisico sarebbe rimasto sempre invisibile. Gli alchimisti hanno perciò sempre detto che in realtà il corpo fisico è costituito delle medesime sostanze di cui è costituita la pietra filosofale, completamente trasparente e cristallina. Il corpo fisico consiste realmente di assoluta trasparenza, e invece le forze luciferiche nell’uomo lo hanno condotto a essere non trasparente e ce lo presentano opaco e tangibile. Da questo si vede che l’uomo è diventato quell’essere che accoglie le sostanze e le forze esteriori della Terra, sostanze che vengono nuovamente abbandonate con la morte, soltanto per il fatto che venne sedotto da Lucifero e che determinate forze furono riversate nel suo corpo astrale.

Ma che cosa necessariamente ne risulta? Ne risulta che, mentre l’Io sotto l’influenza di Lucifero è penetrato nell’insieme di corpo fisico, corpo eterico e corpo astrale, l’uomo soltanto cosí è diventato ciò che è sulla Terra: il portatore della figura terrestre; altrimenti non lo sarebbe diventato. Supponiamo ora che da un complesso umano consistente di corpo fisico, corpo eterico, corpo astrale ed Io, a un determinato momento della vita esca l’Io e che rimangano perciò dinanzi a noi il corpo fisico, il corpo eterico, il corpo astrale, senza però che vi sia l’Io. Supponiamo che si verifichi quello che si verificò in Gesú di Nazareth nel trentesimo anno della sua vita, quando l’Io umano abbandonò il complesso formato da corpo fisico, corpo eterico e corpo astrale, e in ciò che rimase, nel complesso appunto di corpo fisico, corpo eterico e corpo astrale, penetrò l’entità del Cristo con il battesimo di Giovanni nel Giordano. Perciò abbiamo ora corpo fisico, corpo eterico e corpo astrale di un uomo e l’entità del Cristo. Mentre di solito in quel complesso umano risiede un Io, vi risiede ora l’entità del Cristo.

Che distingue dunque ora il Cristo Gesú da tutti gli altri uomini della Terra? Lo distingue il fatto che mentre tutti gli altri uomini portano in loro un Io che subí una volta la tentazione di Lucifero, il Cristo Gesú non porta piú in sé quell’Io, ma porta in sé l’entità del Cristo. Di quel che proviene da Lucifero, egli porta quindi in sé il residuo senza che, a partire dal battesimo di Giovanni in poi, un Io umano possa lasciare piú oltre penetrare gli influssi luciferici in quel corpo. Un corpo fisico, un corpo eterico, un corpo astrale in cui si trovano residui degli influssi luciferici del passato, ma in cui nessun influsso nuovo può penetrare nei tre anni seguenti, è l’entità del Cristo: questo è il Cristo Gesú. Vediamo di preciso che cosa è il Cristo dal battesimo di Giovanni nel Giordano fino al mistero del Golgotha: un corpo fisico, un corpo eterico e un corpo astrale; quest’ultimo rende visibile il corpo fisico e il corpo eterico perché contiene ancora in sé i residui degli influssi luciferici. Per il fatto che l’entità del Cristo ha i residui del corpo astrale che Gesú di Nazareth ebbe dalla nascita fino al trentesimo anno, per questo il corpo fisico è visibile quale portatore del Cristo.

Dal battesimo di Giovanni nel Giordano in poi, abbiamo dunque dinanzi a noi un corpo fisi­co, che come tale non sarebbe visibile sul piano fisico, un corpo eterico, che come tale non sarebbe percepibile sul piano fisico, i residui del corpo astrale, che rende gli altri due corpi visibili e fa dunque del corpo di Gesú di Nazareth un corpo visibile dal battesimo di Giovanni nel Giordano fino al mistero del Golgotha; e dentro questi corpi l’entità del Cristo. Vogliamo imprimerci bene nell’anima l’entità del Cristo Gesú formata da quattro parti e vogliamo dirci: ogni uomo che ci sta dinanzi sul piano fisico è costituito di corpo fisico, corpo eterico, corpo astrale e Io, ma è un Io che esercita un’azione nel corpo astrale fino alla morte; l’entità del Cristo Gesú ci si presenta invece come un essere che ha in sé un corpo fisico, un corpo eterico e un corpo astrale, ma non un Io umano; nei tre anni fino alla morte non viene cosí esercitata la medesima azione che di solito viene esercitata nell’entità umana, ma opera in essa appunto l’entità del Cristo.

…Appena si comprende l’intera entità del Cristo Gesú è assolutamente naturale che per il Cristo Gesú si debba negare qualsiasi genere di reincarnazione fisica, corporea, e quindi che l’espressione adoperata nel mio mistero drammatico La prova dell’anima, che il Cristo una sola volta sia stato presente in un corpo fisico, debba venir accolta letteralmente e seriamente. Dobbiamo perciò occuparci innanzitutto dell’essenza, della natura dell’Io umano, di quello appunto al di fuori e al di sopra del quale l’entità del Cristo Gesú si trovava completamente dal battesimo di Giovanni nel Giordano fino al mistero del Golgotha.

Da precedenti conferenze in cui è stato mostrato che l’evoluzione della Terra è stata preceduta dall’esistenza saturnia, da quella solare e quella lunare, e che queste tre incarnazioni planetarie sono state seguite dalla quarta, quella della nostra Terra, da tali conferenze sappiamo che soltanto sulla nostra Terra, nel quarto di quegli stati planetari necessari per creare la nostra Terra con tutti i suoi esseri, poté arrivare ad unirsi con la natura umana quello che noi chiamiamo l’Io umano. Come per l’antico stato saturnio parliamo dell’inizio del corpo fisico, cosí per l’antico stato solare parliamo del primo sviluppo del corpo eterico, per l’esistenza lunare del primo sviluppo del corpo astrale, e soltanto per l’evoluzione della Terra si può parlare dello sviluppo dell’Io. Cosí stanno le cose considerate storicamente, dal punto di vista cosmico e storico. Ma come si presentano quando consideriamo l’uomo? Dalle nostre passate osservazioni sappiamo che, sebbene il germe dell’Io fosse stato posto nell’entità umana già durante l’epoca lemurica, la possibilità di arrivare alla coscienza dell’Io si presentò per gli uomini soltanto verso la fine dell’epoca atlantica, e che veramente anche allora tale coscienza dell’Io era ancora molto oscura e crepuscolare. Anche dopo l’epoca atlantica, attraverso i diversi periodi di civiltà che precedettero il mistero del Golgotha, la coscienza dell’Io rimase relativamente per lungo tempo ancora ottusa, sognante e crepuscolare. Anche osservando l’evoluzione del popolo ebraico, riuscirà chiaro che appunto presso quel popolo la coscienza dell’Io si espresse in modo molto peculiare. Era una specie di Io del popolo che viveva in ogni singolo appartenente all’antico popolo ebraico; in sostanza ogni ebreo faceva risalire il proprio Io fino al padre carnale originario, fino ad Abramo. Possiamo perciò dire che l’Io dell’antico popolo ebraico è tale da essere indicato come un Io di gruppo, un Io collettivo di popolo, in cui la coscienza non è ancora penetrata fino alla singola entità individuale dell’uomo. Perché è cosí? Per la ragione che il complesso della quadruplice entità umana, considerato oggi come normale, si è andato formando soltanto a poco a poco nel corso dell’evoluzione terrena, e perché in sostanza soltanto verso la fine dell’epoca atlantica la parte del corpo eterico, che ancora sporgeva molto al di là del corpo fisico, si ritirò a poco a poco nel corpo fisico.

Soltanto dopo il formarsi della particolare organizzazione che con la coscienza chiaroveggente riconosciamo ora come normale, e cioè l’approssimativo coincidere fra il corpo fisico e quello eterico, soltanto allora venne data la possibilità agli uomini di sviluppare la coscienza dell’Io. Ma tale coscienza dell’Io ci si presenta in un modo molto peculiare. Formiamoci gradatamente e lentamente una rappresentazione di come la coscienza dell’Io ci si presenta nell’uomo. Ieri ho fatto notare quello che dicono uomini i quali, con tutta l’intellettualità del presente, con tutta la comprensione dei nostri tempi, si trovano posti dinanzi al problema della Resurrezione; essi dicono: “Se dovessi ammettere la vera dottrina di Paolo relativa alla Resurrezione, dovrei fare un mutamento in tutta la mia concezione del mondo”. Cosí dicono gli uomini del presente che possono attingere dalla loro anima tutto ciò che ap­partiene al nostro intelletto attuale. …Ciò che nell’interiorità elaboriamo animicamente, riguardo al suo contenuto, non è nel nostro attuale corpo fisico, ma è penetrato nella nostra organizzazione soltanto fino al corpo eterico. I nostri pensieri, sentimenti e  sensazioni, per il loro contenuto, arrivano soltanto fino al nostro corpo eterico. Per rendercene chiaramente conto, raffiguriamoci la nostra entità umana, in quanto costituita da Io, corpo astrale e corpo eterico, simbolizzata da una superficie ellittica.

Interiorità

I

Viene cosí rappresentato graficamente, schematicamente, ciò che possiamo chiamare a questo riguardo la nostra interiorità, ciò che possiamo sperimentare animicamente e che si esprime fin dentro le correnti e le forze del corpo eterico. Quando afferriamo un pensiero, un sentimento nel nostro essere animico, esso vive nelle tre parti costitutive che raffiguriamo nel disegno (I).

Nella nostra vita animica non esiste assolutamente niente che non si trovi in noi in questo modo. Se l’uomo, con la sua coscienza terrena ordinaria, avesse le sue esperienze animiche soltanto nel modo in cui ora le ho descritte, egli le sperimenterebbe sí, ma non potrebbe divenirne cosciente; esse rimarrebbero incoscienti. Le nostre esperienze animiche diventano coscienti soltanto a seguito di un processo che riusciremo a comprendere facendone un paragone. Immaginiamo che un uomo di nome Giuseppe cammini in una direzione guardando dritto dinanzi a sé. Mentre cammina, egli non vede “Giuseppe”, ma lo è ugualmente, sperimenta di essere l’entità “Giuseppe”. Immaginiamo ancora che mentre cammina qualcuno gli metta ad un tratto davanti uno specchio; allora “Giuseppe” gli starebbe dinanzi. Egli vede ciò che prima aveva sperimentato: gli si presenta nello specchio. Cosí è pure con l’assieme della vita animica dell’uomo: l’uomo la sperimenta, ma non ne è cosciente se uno specchio non gli viene posto dinanzi. E per la vita ani­mica lo specchio altro non è che il corpo fisico.

interiorità 2

Perciò possiamo ora disegnare il corpo fisico schematicamente come l’involucro esteriore, e i sentimenti o i pensieri vengono riverberati dall’involucro del corpo fisico (II). In questo modo i processi ci diventano coscienti. Per noi, quali uo­mini terrestri, il corpo fisico umano è veramente un apparecchio riflettente. Se si penetra in questo modo sempre piú profondamente nell’essenza della vita animica dell’uomo e nell’essenza della coscienza umana, riuscirà impossibile considerare pericolose o importanti le obiezioni ripetutamente opposte dal materialismo alla concezione spirituale del mondo. È infatti un assurdo completo voler concludere per esempio, perché un guasto qualsiasi dell’ap­parecchio riflettente pone termine alla percezione cosciente dell’esperienza animica, che tale sperimentare animico sia vincolato all’apparecchio riflettente. Se infatti qualcuno spezza lo specchio che ci sta davanti e nel quale ci vediamo, non per questo veniamo spezzati noi, ma scompariamo soltanto dalla nostra vista. Cosí succede quando l’apparecchio riflettente della vita dell’anima, il cervello, si guasta; termina allora la percezione, ma la vita stessa dell’anima, svolgentesi nel corpo eterico e nel corpo astrale, non rimane affatto disturbata».

 

Mario Iannarelli (8. continua)