Introduzione alla Scienza dello Spirito di Rudolf Steiner

Ascesi

Introduzione alla Scienza dello Spirito di Rudolf Steiner

Massime antroposofiche

 

Massime antroposoficheMassime antroposofiche è l’ultimo testo scritto da Rudolf Steiner. Vi si affrontano temi di grande profondità e, nel presentarlo, mi prenderò alcune libertà interpretative, invitando alla lettura del testo originale per uno studio approfondito.

La Scienza dello Spirito antroposofica portata da Steiner può essere considerata un essere vivente, e nel­l’accostarci ad essa possiamo vedere una sua struttura e una sua organizzazione.

In qualsiasi essere vivente, dagli organismi unicellulari fino all’unità complessa di un essere umano o di un gruppo di persone o di un’associazione ecc., si possono considerare vari elementi che tradizionalmente vengono definiti come “terra”, “acqua”, “aria”, “fuoco” e “limite” o “etere”.

 

  • Con terra si considera la parte solida, la parte della struttura.
  • Con acqua si considera la comunicazione.
  • Con aria l’espressione.
  • Con fuoco la proiezione.
  • La parte del limite può essere chiamata etere.

 

Il primo testo con cui abbiamo preso in esame è stato Teosofia, un testo che dà le basi della Scienza dello Spirito, i concetti fondamentali, e si può dire che corrisponde in qualche modo alla struttura della terra, che è come lo scheletro per l’essere umano: la parte più solida, più fisica.

Non si può procedere nello studio della Scienza dello Spirito se non si posseggono i concetti fondamentali di corpo, anima, Spirito, anima senziente, anima razionale, anima cosciente, incarnazione e Karma. Questo rappresenta la struttura, è paragonabile allo scheletro.

Poi abbiamo l’elemento acqua, l’elemento che permette la comunicazione con il mondo, l’atteggiamento con cui dobbiamo accostarci al mondo per comprenderlo e quindi coglierne gli aspetti sottili e quindi piú veri. In Iniziazione vengono elencati questi atteggiamenti: la devozione, la calma interiore, l’osservazione attenta del mondo fisico-sensibile. Nell’organismo corrispondono alla circolazione del sangue, alla circolazione della linfa e a tutto ciò che mette in comunicazione l’intero organismo.

Terra e acqua in equilibrio consentono una buona manifestazione dell’elemento aria, che rappresenta l’espressione, la manifestazione che troviamo anche nell’evoluzione dell’uomo e del cosmo, magistralmente espressa in Scienza Occulta.

Dopo essere penetrati nei concetti fondamentali di corpo, anima e Spirito, e in particolare nel modo in cui dobbiamo osservare il mondo, possiamo riuscire ad intuire la realtà e il moto evolutivo di questo mondo, e attraverso Steiner possiamo cogliere l’evoluzione dell’umano e come l’umano sia profondamente connesso all’evoluzione del Divino.

Il Divino di cui parla Steiner è un Divino molto concreto, un Divino operante al punto che distingue precise Gerarchie spirituali per compiere gli atti creativi. È l’elemento aria che ci permette di cogliere questo grande movimento che è espressione dell’Universo in cui siamo immersi.

Nella precedente trattazione ci siamo riferiti all’elemento fuoco, alla proiezione: abbiamo incontrato il pensare saturo di volontà, abbiamo imparato a distinguere i pensieri passivi (quelli che nascono spontaneamente e in cui la nostra interiorità non è presente) dai pensieri attivi, e attraverso La Filosofia della Libertà abbiamo incontrato la concentrazione ‒ la cui tecnica è stata poi presentata e approfondita da Massimo Scaligero ‒ per guidare e ravvivare con la volontà i nostri pensieri, e abbiamo visto come questo sia profondamente legato alla possibilità della libertà.

Vogliamo ora esaminare il quinto elemento, l’etere, il limite. L’organismo deve avere il suo limite, deve distinguersi dal mondo, e cosí l’Antroposofia. Dopo aver trovato la sua terra, acqua, aria e fuoco, vediamo quali sono i limiti di questo organismo della Scienza dello Spirito, inteso come organismo vivente.

Come in ogni organismo possiamo incontrare limiti inferiori e limiti superiori, limiti connessi alla parte di terra e acqua, e limiti connessi alla parte di aria e fuoco, anche nell’Antroposofia possiamo riconoscere i limiti inferiori e i limiti superiori.

AntroposofiaI limiti superiori ci porteranno molto in alto, i limiti inferiori possono essere riassunti nella prima delle massime antroposofiche con cui Steiner definisce cos’è l’Antroposofia:

«L’Antroposofia è una via della conoscenza che tende a congiungere lo spirituale che è nell’uomo allo spirituale che è nell’universo. Sorge nell’uomo come un’esigenza del cuore e del sentimento».

Già con questo si comprende che l’Antroposofia non è un credo: è un percorso.

Chi si avvicina all’Antroposofia lo fa perché sente nella profondità di se stesso che deve potersi connettere all’Universo. Benessere, carriera, riconoscimento sociale non gli bastano piú. Neppure la salute, perché vi sente una mancanza di profondità. Questo è il punto di partenza del­l’Antroposofia: la ricerca di dare un senso alla vita. E questo dare un senso significa riconnettersi all’Universo e al Cosmo.

Una persona può considerarsi antroposofo sem­plicemente se percepisce che alcune considerazioni e pensieri, persino un pensiero solo, possono bastare a colmare la sua esigenza interiore.

Siamo completamente al di fuori di qualsiasi dogma o religione, Steiner lo asserisce ripetutamente. L’esigenza deve partire dal suo cuore e dal suo sentire. Non è una via di fede ma una via di conoscenza. Nel seguire i pensieri della Scienza dello Spirito questo anelito interiore viene colmato: è la caratteristica del limite inferiore della Scienza dello Spirito. È qualcosa che la differenzia dalle altre scienze.

Allo stesso modo esiste un limite superiore, frutto di un lavoro profondissimo. Il concetto di limite superiore è espresso da Steiner solo alla fine della sua vita. Con il limite superiore andiamo ad analizzare in che zone dell’umano e in che zone della conoscenza ci porta la Scienza dello Spirito, l’Antroposofia.

Steiner dice che prima dell’inizio dei tempi esisteva il Divino, esisteva come potenza assoluta. Il Cosmo ancora non esisteva: né visibile, né invisibile. Esisteva il Divino spirituale come potenza assoluta. Ce lo possiamo immaginare come un uomo pronto all’azione ma che ancora non agisce, pur avendo in sé tutte le potenzialità.

A un certo punto questo Divino entra in azione e crea il Cosmo. Il Cosmo a cui noi apparteniamo deriva da un atto del Divino. C’è una fase iniziale nella storia del Cosmo in cui il Divino è presente, come se noi, esseri umani, fossimo presenti nella nostra azione. L’azione è esattamente la manifestazione del Divino presente nell’azione.

C’è un ulteriore passo: il Divino si ritira dopo aver creato il Cosmo e tutto quello che è presente nel Cosmo diviene effetto operante del Divino. Il Divino se ne è allontanato, ma il Cosmo diviene effetto operante.

Possiamo immaginare un essere umano che compie un’azione con la sua presenza e la possa continuare con la sua vita in maniera perfetta, ma senza essere piú presente: le leggi sono fatte e si applicano. Il Divino non è piú presente, questa è la fase che Steiner chiama l’effetto operante.

Quindi abbiamo il Divino assoluto, e il Cosmo che diviene effetto operante nel momento in cui il Divino si ritira. Ma c’è un momento di caduta ulteriore: l’effetto operante perde anche la sua efficacia e diventa l’ultima manifestazione del Divino, quella che Steiner definisce l’opera compiuta.

Arild Rosenkrantz  «Arcangelo Michele»

Arild Rosenkrantz «Arcangelo Michele»

Possiamo immaginare un artista che realizzi un’opera d’arte. Una volta terminata, egli non vi lavora piú, ma nella sua opera è presente l’essenza dell’artista che a suo tempo vi ha operato. L’uomo oggi vive in questa opera compiuta, in cui un tempo il Divino c’era. La bellezza e la saggezza sono segni del Divino, ma il Divino non è piú presente. Il Divino è presente nelle profondità dell’essere umano. L’essere umano ha nel suo interno presente l’aspetto divino, ma si trova immerso in un mondo in cui il Divino non c’è piú, in un mondo in cui è presente l’opera compiuta: c’è l’ombra, c’è la traccia, c’è il segno del Divino, ma il Divino non c’è piú, si è allontanato.

Steiner a questo punto parla di azioni di un Essere preciso al quale dà un nome, un nome già usato in molte tradizioni antiche, a questo Essere dà il nome di Michael, e dice che fra gli Esseri spirituali Michele ha un particolare rapporto con l’essere umano. Michele era fin dal­l’inizio vicino all’essere umano, fin da quando l’essere umano viveva nel Divino spirituale. Il compito di Michele è fare da connessione con il Divino spirituale anche quando il Divino spirituale non è piú presente nel Cosmo: è l’essere che fa da ponte con lo spirituale.

Si può dire che Michele rappresenta l’amministratore dell’intelligenza cosmica, colui che ha dato nel passato la possibilità all’uomo di riconnettersi al Divino spirituale. È stato il grande ispiratore dell’umano, ma un ispiratore che ispirava l’umano dall’alto.

Come abbiamo visto nelle trattazioni precedenti, nell’umano si è verificato un progressivo distacco dal Divino. Michele nell’ultimo periodo (fino al termine dell’800) non parlava piú, e l’uomo è caduto completamente nell’opera compiuta. Il Cosmo non riusciva piú a rivelare il Divino che c’era dietro, ma questo era un passaggio indispensabile, perché il compito dell’umano è proprio quello di staccarsi dal Divino per ritrovarlo nella profondità di se stesso con un atto di libertà.

Il punto di passaggio per tornare al Divino, partendo questa volta dalla propria interiorità, rappresenta la nascita del mondo della scienza. Attraverso la conoscenza scientifica del mondo ritroviamo una conoscenza del mondo che è completamente priva dell’aspetto divino, è del tutto morta. È precisa, efficace, ma morta. Una conoscenza che nasce da un atto interiore dell’uomo, raggiunta in piena libertà, che parte da una completa indipendenza dal Divino, ma che non ha alcuna possibilità in sé di trovare il Divino. Siamo proprio nell’epoca della nascita e dello sviluppo della scienza.

Steiner dice che alla fine dell’800 le Gerarchie spirituali tornano ad agire nell’umano. Prima, dal punto di vista spirituale, non esisteva la possibilità di un collegamento di questo tipo.

Michele ricomincia ad agire, ma questa volta non agisce piú come ispiratore dall’esterno, ma dall’interno, dalle profondità dell’animo umano. E grazie all’azione di Michele c’è la possibilità di riconnettersi, attraverso un’azione lucida del pensare, alla realtà divino-spirituale del Cosmo.

Compito della Scienza dello Spirito è di mettersi in un atteggiamento tale da permettere di incontrare, nella profondità dell’umano, l’azione di Michele.

Questo è un punto chiave dell’Antroposofia. Tutti possono accedere a tale tipo di conoscenza. La Scienza dello Spirito può essere vista come l’organismo che consente di ritrovare Michele nella profondità della propria anima, quindi deve nascere un pensiero nuovo.

Questo concetto era già presente nella Filosofia della Libertà, il cui insegnamento ci porta ad incontrare un pensiero che non è piú un pensiero morto ma che ha una vita propria.

Le cose potrebbero anche essere presentate in questo modo: il rapporto con Michele, l’azione di Michele, libera dalla morte che è presente nella testa (il pensare astratto, il pensare scientifico, il pensare materialistico, il pensare dell’attuale concezione dell’universo), libera il pensiero dalle forze della testa e lo porta in contatto con le forze del cuore. Un pensiero lucido, ma che all’interno trova un sentire nuovo, che non è il sentire dell’emotività (ne abbiamo trattato riguardo al testo Iniziazione) ma un sentire nuovo, una vita del sentire nuova, e un pensare attivato grazie alla forza di Michele (scopriremo nel corso del nostro percorso interiore questa connessione con Michele).

Ciò è possibile grazie ad un’azione precisa di un’Entità spirituale che ci permette di riconnetterci nuovamente con le forze del cuore, e questa riconnessione con le forze del cuore, unitamente ad un pensare lucido, ci dà la possibilità di riconnetterci con il Divino spirituale che era all’origine.

Nel mondo che ci appare, nel mondo dell’opera compiuta, il Divino spirituale non è piú presente, ha lasciato unicamente la sua traccia, la sua impronta. Il compito dell’uomo, grazie all’azione di Michele, ci dà la possibilità, portando un ulteriore sviluppo al pensare ‒ al pensare della scienza ‒  di ritrovare le forze divino-spirituali dell’origine che hanno creato questo nostro Cosmo.

Ed ecco il collegamento tra il limite inferiore e il limite superiore: «L’Antroposofia è una via della conoscenza, che vuol condurre lo spirituale che è nell’uomo [che nello sviluppo della scienza è stato completamente ignorato] allo spirituale che è nell’Universo”.

Il metodo per riconnettersi: il punto di partenza è sicuramente la liberazione del pensare. Questo è necessariamente il punto di partenza, perché se noi non riusciamo a riconoscere la natura del pensare saremo sempre presi da un’emotività nel profondo che ci muove il pensare che non è un libero pensare. Per cui è necessario un lungo lavoro sull’attivazione del pensare, sui pensieri che emotivamente non ci dicono niente, per cominciare a riconoscere la natura del pensare e l’atto volitivo che noi mettiamo nel pensare. Se noi partiamo con pensieri densi di contenuto emotivo, seguiamo un’altra strada, non è la strada della Scienza dello Spirito, perché cosí non abbiamo la possibilità di riconnetterci allo Spirito. Prima dobbiamo coltivare un pensiero assolutamente lucido, questo è un altro salto importante: noi siamo immersi in una concezione scientifica del mondo in tutti i suoi aspetti. La scienza, anche se va bene come metodo, è fuorviante con la sua concezione rigida, con le cosiddette credenze della scienza. Come esistono le credenze religiose cosí esistono le credenze scientifiche, che sono accettate (potrebbe essere la struttura dell’atomo o la fisiologia della respirazione o del cuore…). Il problema della nostra epoca non è il metodo con cui abbiamo raggiunto queste conoscenze, perché nel mettere in atto il metodo noi abbiamo attivato il pensare, e sarà proprio quel pensare che potrà riconnetterci nuovamente all’azione di Michele. L’errore è restare nella concezione materialistica rigida, in questo mondo bloccato. Dietro tale concezione asfittica, rigida, astratta del mondo, c’è un’altra Entità precisa che agisce.

Michele e il dragoSteiner parla dell’azione di Gerarchie spirituali che agiscono attivamente nell’evoluzione del­l’essere umano, e l’essere umano ha la possibilità di essere attratto verso l’azione di una Gerarchia o essere attratto verso l’azione di un’altra Gerarchia.

Non stiamo palando di dogmi, perché la Scienza dello Spirito non offre dogmi, sono solo dei suggerimenti che dà Steiner per riuscire a suscitare la nostra consapevolezza, e renderci conto che se noi siamo immersi in una concezione del mondo rigida e materialistica, non abbiamo alcuna possibilità di accedere nuovamente al Divino spirituale: rimaniamo bloccati in una concezione di questo tipo che ci viene presentata costantemente da tutto il mondo.

Noi però abbiamo la possibilità di riconoscere il pensare che sta dietro questa concezione, abbiamo la possibilità di rimettere in movimento il pensare e, nel rimettere in movimento il pensare, facendo i passaggi che ci hanno portato a questo tipo di concezione, ci liberiamo da quella che è poi la normale concezione del mondo.

Steiner dà un nome preciso a questa entità che vuole portarci nel suo mondo, l’abbiamo già citata nel terzo incontro: la chiama Arimane.

Nella mitologia abbiamo l’azione di queste due entità, da una parte l’azione di Michele e dall’al­tra parte l’azione di Arimane: il drago.

Nel momento in cui il Divino si è allontanato dall’Umanità e l’umano è rimasto solo nel contatto col mondo, questo drago ha preso il soprav­vento e questa è la concezione del mondo in cui tutti siamo immersi.

Ma quest’altra forza, l’azione di Michele che è entrata in azione alla fine dell’800, è il Michele che vediamo anche nelle immagini: la figura di Michele che combatte il drago. La lotta con il drago significa che se l’uomo per sua libera scelta mette in attività il pensare, ha la possibilità di im­mettere il Divino spirituale nel pensare umano. In tal modo il pensare diventa pensare del cuore, cosí l’uomo, dietro la manifestazione di un Divino che non c’è piú, ha la possibilità di coglierlo in ogni momento della sua vita. Ma non come una fantasia o una fede: lo coglie negli eventi di ogni giorno, e negli eventi è possibile cogliere l’azione del Divino spirituale che erano all’origine.

Quindi dal mondo dell’opera compiuta, che ci mette in connessione con le forze arimaniche e ci allontana sempre piú dal Divino, grazie ad un’intensa attività del pensare, passando attraverso la conoscenza scientifica del mondo ‒ conoscenza operativa non nelle immagini ma nell’attività conoscitiva ‒ c’è la possibilità di riconoscere il pensare e la forza che si attiva scollegandolo dal cervello e facendolo nascere nel cuore. In questo modo perveniamo ad un pensare denso di sentire, un pensiero lucido, e troveremo Michele non piú come ispiratore esterno ma all’interno di noi stessi, al centro del nostro cuore.

Qui stiamo parlando della tecnica del meditare che, secondo la Scienza dello Spirito, passa attraverso una prima fase che è l’attivazione del pensiero.

Questa prima fase è quella che abbiamo cominciato ad imparare in Filosofia della Libertà. Dobbiamo passare attraverso un periodo di grande aridità interiore, ed è giusto che ci sia, perché ciò che noi conosciamo attraverso la vita del sentimento, cui è legata un’emotività animale, usando la terminologia di Steiner, ha a che fare con il nostro astrale inferiore.

Attraverso la tecnica della meditazione compiamo un’opera di purificazione del pensare, cominciamo a mettere volontà nel pensare, a distinguere i nostri pensieri passivi, frutto della nostra emotività, a rianimare i pensieri morti: anche se emotivamente non ci dicono niente, dobbiamo imparare a rianimarli.

Con questa forza che abbiamo appreso con gli esercizi suggeriti da Steiner e approfonditi da Scaligero ‒ concentrazione, azione pura, equanimità, positività, assenza di pregiudizi e come prodotto dell’insieme dei cinque esercizi l’equilibrio creativo ‒ cominciamo a creare la struttura, e con un’accezione di profondità nel nostro cuore ci connettiamo, attraverso dei pensieri, a una realtà spirituale.

Questo tipo di comunicazione può venire sia dalla Scienza Sacra che dalla Scienza dello Spirito. Attraverso questi pensieri abbiamo la possibilità di riconnetterci al Divino spirituale.

Maestro di Rheinfelden «Battesimo di Gesù»

Maestro di Rheinfelden «Battesimo di Gesù»

A questo punto c’è l’elemento piú alto di cui parla Steiner in questo testo di massime antroposofiche, ma Steiner aveva iniziato a parlarne già anteriormente alla Prima Guerra Mondiale: con questa modalità del pensare abbiamo la possibilità di conoscere in profondità, e non in maniera sentimentale, le implicazioni di quello che Steiner dichiara essere l’elemento fondamentale dell’evoluzione dell’umanità.

Duemila anni fa – dice Steiner – le forze del Divino spirituale che hanno agito nella creazione del nostro Cosmo, quando il Divino spirituale era presente nel Cosmo (vi ricordo che poi si è ritirato e abbiamo attraversato l’effetto di opera operante e in seguito il momento di opera compiuta) il Divino spirituale si incarnava nella nostra Terra. Si incarnava nell’opera compiuta e agiva perché noi abbiamo il Divino spirituale nel nostro intimo, e il senso dell’evoluzione umana consiste proprio nel compito di portarlo fuori. Il nostro istinto emotivo animale è, di fatto, l’opera compiuta. Duemila anni fa, nel Battesimo di Gesú nel Giordano, è disceso sulla Terra un Essere che nel suo corpo, nelle sue azioni, esprimeva continuamente il Divino spirituale. 

Il senso della venuta di questo Essere ha un’immensa profondità. Per darne un accenno: il Divino in quel lasso di tempo (Steiner parla di tre anni) si è completamente manifestato sulla Terra, la manifestazione completa del Divino è stata dai 30 ai 33 anni. La connessione con le forze di Michele di questo pensare che diventa pensare del cuore, ci dà la possibilità di comprendere ‒ anche se parzialmente, e solo per attimi ‒ l’importanza di questo evento fondamentale per l’evoluzione dell’umanità.

Per arrivare a questo bisogna esercitare la concentrazione e, una volta raggiunto un certo livello di concentrazione (e questo è soggettivo), si può cominciare a far vivere, nella propria interiorità, i contenuti tratti dalla Scienza dello Spirito e ci si accorgerà che nasce un sentire nuovo che magari avevamo provato prima, in altre occasioni, anzi è molto probabile perché chi si avvicina alla Scienza dello Spirito ha già avuto una connessione con realtà di questo tipo, ma questa possibilità di avere pensieri del cuore diventa una realtà sempre piú presente, sempre piú vera e a cui si riesce ad attingere con sempre maggiore facilità.

Quindi c’è questa via della concentrazione, c’è questa via della meditazione e c’è la possibilità della connessione profonda, o almeno di momenti di connessione profonda, con l’evento centrale che caratterizza la crescita dell’umanità.

Queste sono le Massime antroposofiche. Tutta l’opera doveva essere la formazione base per chi si avvicinava alla Scienza dello Spirito, in realtà io lo considero l’ultimo libro dato che bisogna passare attraverso gli altri testi perché questo sia davvero comprensibile perché se non abbiamo i concetti base di Teosofia, Iniziazione, Scienza Occulta e Filosofia della Libertà, questo testo può essere interpretato come un testo religioso, un testo dogmatico, mentre in realtà non è cosí, è una via della conoscenza e tratta di un livello di conoscenza molto alto. Non è detto che un antroposofo debba avvicinarsi ad un tale livello, una persona può essere connessa in mille modi a questo essere vivente dell’Antroposofia, anche con un pensiero semplice, può essere anche semplicemente concepire l’esistenza della Vita e concepire l’esistenza dello Spirito come in Teosofia, ma c’è anche questo, c’è anche la connessione con l’evento centrale dell’umanità. In quell’evento, un essere umano ha portato in Terra, nell’opera compiuta, la realtà spirituale.

Questo lo dobbiamo ritrovare in noi, poco alla volta, e lo si può ritrovare lavorando con la concentrazione, la meditazione, con i cinque esercizi della devozione della calma interiore.

I contenuti di questa struttura di base sono poi fluiti nelle attività pratiche: la pedagogia, la medicina antroposofica, la biodinamica, la socialità, l’economia. In particolare riguardo alla pedagogia, per l’insegnante non si tratta di spiegare ma di “operare”, poiché una tale posizione interiore dà all’insegnante la possibilità di vedere il bambino nella sua realtà, che è una realtà individuale. Cosí nella medicina antroposofica occorre vedere l’essere umano che ti chiede aiuto da questo tipo di prospettiva. Lo stesso nell’ambito della socialità, dell’economia, dell’agri­coltura biodinamica.

La struttura di base diviene operativa nella pratica della Scienza dello Spirito. Non è neppure necessario nominarla, ma chi segue la via della Scienza dello Spirito comincia a connettersi con questo pensare del cuore e vede quello che normalmente, restando nell’ambito dell’opera compiuta, non si riesce a vedere.

L’ipotesi di un lavoro futuro sulla Scienza dello Spirito sarà affrontare aspetti particolari della Scienza dello Spirito nelle diverse attività umane.

 

Fabio Burigana (5. Fine)

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Testo tratto da una conferenza tenuta a Trieste il 7 giugno 2016. La trascrizione della conferenza, rivista dall’Autore, è stata fatta da Marella, alla quale vanno i nostri ringraziamenti.