Sul Mistero del Fantoma - II

Esoterismo

Sul Mistero del Fantoma - II

Maria e GiovanniIl Christo, per il tramite di Giovanni, ci ha donato una nuova Madre non terrena, che attende nuovi Io-sposi umani per ‘generare dall’alto’, in loro, altri sé spirituali, ma li troverà solo se gli uomini lavoreranno liberamente su quel quid immortale, ma ancora inconscio, che il Christo già ci ha donato. Leggiamo di cosa si tratta (Commento al Vangelo di Luca, conferenza del 26 settembre 1909 – O.O. N° 114).

«Con il germe umano viene a configurarsi un quid che non è suscitato dal germe, ma che nasce per cosí dire virginalmente, e si riversa nel germe da tutt’altre sfere. Con il germe umano viene a configurarsi un quid che non proviene da padre e madre e che nondimeno gli appartiene, che è destinato a lui, che si riversa nel suo Io, e che può essere nobilitato se ac­coglie il principio del Christo. Nasce virginalmente nell’uomo ciò che nel corso del suo divenire si collega con il Christo; ciò è connesso, come la scienza naturale riconoscerà un giorno, con l’importante svolta avvenuta al tempo del Christo Gesú. …L’umanità si è trasformata, ed essa ora deve sviluppare a poco a poco e nobilitare, accogliendo il principio del Christo, l’elemento virginale che si va aggiungendo agli altri elementi provenienti dal solo germe. …Dopo il Christo, venne ad aggiungersi ciò che nasce virginalmente, ciò che non è affatto suscitato se un uomo è dedito soltanto alla coscienza materialistica. Ma se egli invece si abbandona al calore emanante dal principio del Christo, il nuovo elemento potrà svilupparsi, e l’uomo lo porterà poi con sé nelle incarnazioni successive, innalzandolo a livelli sempre piú elevati. …Solo la sfera incosciente è quella che – ultimo retaggio delle incarnazioni di Saturno, Sole e Luna, nelle quali non esistevano le forze luciferiche – penetra oggi come fonte virginale nell’uomo; ma collegandosi con l’uomo, essa deve unirsi con quella che quest’ultimo può sviluppare in sé, mercé il principio del Christo. …Solo quanto nell’uomo d’oggi è ancora infantile, possiede un ultimo resto della natura che l’uomo aveva prima di soggiacere all’in­flusso delle entità luciferiche. …Le forze luciferiche compenetrano già anche il bambino; cosicché nella vita ordinaria non può palesarsi ciò che fu immesso nell’uomo prima dell’influsso luciferico. Spetta alla forza del Christo risvegliarlo. La forza del Christo deve collegarsi con quelle che sono le forze migliori della natura infantile dell’uomo. …Qui ci viene mostrata tutta la grande importanza di ciò che è rimasto infantile nell’uomo, e deve venire curato e coltivato nella natura umana. …Dobbiamo rendere saggia la parte infantile dell’uomo, affinché anche le altre facoltà riacquistino saggezza. Ogni uomo, sotto questo riguardo, porta in sé la natura infantile; e quando sia attiva, essa sarà anche suscettibile di collegarsi con il principio del Christo».

Da queste ultime parole si è portati a pensare che rendere attiva la propria natura infantile si riferisca a qualche azione particolare da fare quando si è bambini, ma le parole del Christo: «Se non diventerete come questi bambini non entrerete nel Regno dei cieli» (Mt. 18.3) dicono, appunto “diventerete”, e in una vita non si può diventare bambini che quando non lo si è piú. Si dovrà attuare qualcosa di molto strano per l’attuale scienza, qualcosa che sarà tanto piú importante, quanto piú il nostro corpo fisico invecchierà, e che renderà, invece, sempre piú giovane e desto il nostro corpo eterico: dovremo togliere il ‘velo’ alla Iside, ma non all’antica, bensí alla nuova Iside-Sophia, quella rinnovata dal Christo sul Golgotha. Con i brani di Steiner che seguiranno, si potrà comprendere come, nel nostro tempo, grazie a Giovanni e alla Sophia conquistata dall’antropos, inizierà ad attuarsi un ciclo evolutivo che il Christo ha aperto con Maria-Sophia e Lazzaro-Giovanni. Si inizierà a leggere dalla conferenza del 5 gennaio 1918, tratta dall’O.O. N°180, quel­la dove ci donò, con infinita modestia, la Leggenda della nuova Iside: «Sapete che oggi nella pubertà, la voce muta. Nei ragazzi è l’espressione di un processo, mentre nelle ragazze, presso le quali ha in apparenza un’azione piú diretta, sembra afferrare piú profondamente l’essere fisico. VoceCiò non è tuttavia esatto. L’intero essere è nei ragazzi altrettanto interessato, benché su un altro piano, ma il fenomeno non ha in sé altra manifestazione esteriore che il mutamento della voce. La pubertà non è oggi che un fatto pres­soché puramente fisico; e questo potremmo dire, dal momento in cui Osiride è morto per il mondo esteriore. Un tempo, quando Osiride viveva, questo non era un fatto puramente fisico, era un avvenimento dell’anima. Verso i quattordici o quindici anni, il giovane uomo avvertiva un cambiamento non solo nella sua voce cosí come oggi soltanto si manifesta. Ora ‒ e importa indicare qui le cose come sono ‒ l’apparato vocale è legato alla sessualità. Ciò che oggi non è piú che una metamorfosi della voce, si produceva un tempo nei pensieri, nelle rappresentazioni degli adolescenti: oggi muta la voce, un tempo anche i pensieri mutavano, perché l’antica facoltà immaginativa era ancora vivente. …Gli esseri dei due sessi avevano dunque, nella loro anima, ma sotto una forma differente, la coscienza precisa che in essi qualche cosa era nato, qualcosa che lo spazio cosmico aveva fecondato. Abbiamo qui un aspetto ancora piú concreto del mito di Osiride-Iside: esso esprime la saggezza cosmica discendente dagli spazi aerei spirituali, nei suoi legami con l’organismo dell’uomo, con gli strati piú profondi dell’essere. Potete farvene un’idea grazie alla riflessione seguente: oggi l’uomo pensa in maniera astratta; conosce le leggi del mondo per mezzo del suo cervello, ma in quel modo, cioè solo con la conoscenza della testa, non si può realmente conoscere, bensí si conosce per mezzo di tutto l’essere umano. Ciò che si svolge nello spazio aereo spirituale, nell’eterico, lo si era percepito prima per cosí dire esteriormente a sé, e dopo la pubertà lo si era pensato e sentito interiormente. Perché, come procede oggi la percezione? Grazie ai sensi scoprite qualcosa, poi vi riflettete su. Questo avviene in rapida successione, ma nei misteri che un tempo si rivelavano all’uomo e che si presentavano sotto forma di immaginazioni aeree, era assai diverso. Fino alla pubertà, il bambino non faceva che percepire ciò che piú tardi elaborava interiormente: era dunque, se posso dirlo, un processo di percezione, poi di pensiero legato al corso del tempo, mentre oggi vedere astrattamente, riflettere astrattamente, farsi delle rappresentazioni, è lasciato alla discrezione dell’uomo. Su tutta la durata della vita umana si stendeva ciò che oggi facciamo avvenire in qualche istante: la percezione del mondo esteriore, poi il pensare».

In questo frammento di conferenza, ciò che maggiormente deve destare l’interesse, nel contesto che si vuole significare, è l’elemento di fisiologia occulta riguardante la sfera del sesso, che Steiner sottolinea con queste parole: «Abbiamo qui un aspetto ancora piú concreto del mito di Osiride-Iside: esso esprime la saggezza cosmica discendente dagli spazi aerei spirituali nei suoi legami con l’organismo dell’uomo, con gli strati piú profondi del suo essere». Come si è letto, al tempo della civiltà egizia e di quelle ad essa contemporanee, durante il periodo della pubertà, sia nei maschi che nelle femmine ancora avveniva una radicale mutazione, non solo nel corpo fisico, ma anche nella sfera animica, dove «anche i pensieri mutavano». Infatti, «gli esseri dei due sessi avevano, nella loro anima, ma sotto una forma differente, la coscienza precisa che in essi qualche cosa era nato, qualcosa che lo spazio cosmico aveva fecondato».

Gioverebbe, ora, intessere dei nessi con quanto già si è riferito sull’androgine, sulla capacità primigenia della Saggezza di poter fecondare, maschilmente, l’elemento femminile dell’essere androginico. Si lasciano al lettore le meditazioni sui nessi che se ne possono trarre. Ciò che preme far rilevare è che quell’antico processo naturale si è estinto, che oggi i modi in cui si manifestavano quegli eventi non sono piú soggetti alla volontà divina, ma sono assoggettati all’arbitrio umano. Infatti, «su tutta la durata della vita umana si stendeva ciò che oggi facciamo avvenire in qualche istante: la percezione del mondo, poi il pensare», mentre in quei tempi antichi, «fino alla pubertà, il bambino non faceva che percepire ciò che piú tardi elaborava interiormente: era dunque, se posso dirlo, un processo di percezione, poi di pensiero legato al corso del tempo».

Nella conferenza del giorno dopo, il 6 gennaio 1918, Steiner riprende questi temi e li sviluppa, spiegando come quell’antica modalità di conoscenza – naturale e legata ai ritmi stellari adombrati dal mito di Osiride-Iside – oggi sia da riconquistare alla luce del Mistero del Golgotha, frattanto avveratosi. Ora ne leggeremo il seguente brano:

«Abbiamo segnalato che, nei tempi antichi, gli uomini che arrivavano alla pubertà non attraversavano soltanto come oggi una trasformazione della loro voce o di un’altra parte del corpo, ma anche una metamorfosi della loro anima. Abbiamo indicato come l’antico mito d’Osiride-Iside era legato alla sparizione di questi fatti. L’essenza di queste forze …che penetravano gli uomini …doveva ritornare sotto una nuova forma nella misura in cui gli uomini ritrovavano la sostanza reale delle parole, dei pensieri, delle idee. Non deve essere come se qualcosa sorgesse attraverso le forze della natura dalla profondità dell’organismo umano – come nel cambiamento di voce del ragazzo – qualcosa che adorna l’uomo con le forze dell’organismo animale e agisce sulla sua testa come delle corna di mucca invisibili; è necessario che il senso del Mistero del Golgotha, il senso della forza reale del Verbo, sia afferrato coscientemente dall’uomo. Un nuovo elemento deve introdursi nella coscienza umana: è radicalmente differente da tutto ciò di cui si parla oggi cosí volentieri. …Ora la nostra epoca esige precisamente che l’umanità apprenda a invecchiare coscientemente. Apprendere questo è sapere che ci si incammina ad incontrare delle entità spirituali».

Due giorni dopo, l’8 gennaio, Rudolf Steiner riprende questo tema a conclusione della conferenza tenuta: «…Il principio importante che deve penetrare nella nostra civilizzazione, nella nostra pedagogia è il principio dell’invecchiamento dell’uomo, dell’invecchiamento del suo corpo fisico collegato al ringiovanimento del suo corpo eterico».

Dopo aver cosí sollecitato l’attenzione dell’uditorio, nelle conferenze dell’11 e del 12 gennaio 1918, entra decisamente nel merito: «Nei primi tempi seguiti alla catastrofe Atlantica, l’uomo restava piú a lungo capace di sviluppo, fino a sessant’anni circa della sua vita, di modo che egli sapeva che progrediva in età, ma la sua anima e il suo Spirito si trasformavano anch’essi. Oggi, passati i nostri 20/30 anni, per ottenere questo medesimo sviluppo dobbiamo fare appello alla nostra forza di volontà. …Ora noi viviamo, dopo il XV secolo, in un tempo dove il nostro sviluppo s’arresta ai 20/30 anni …cosicché gli uomini sono destinati a trascinare tutta la loro vita ciò che il loro naturale sviluppo ha dato loro durante la giovinezza, se essi non prenderanno per mano, per loro libera volontà, il proprio ulteriore sviluppo. …Se un impulso non viene piú provato dall’umanità, dei tempi possono venire dove non regneranno che le opinioni acquisite durante la giovinezza. Questo ringiovanimento dell’umanità si rivela già dai sintomi esteriori, e colui che osserva l’evoluzione storica con accuratezza può vederli. …E questa tendenza aumenterà sempre piú se non viene contenuta: non sarà piú a vent’anni che l’uomo penserà d’essere assai intelligente …ma a diciannove, diciotto anni; crederà di poter abbracciare tutto ciò che la conoscenza umana può dare, di averla già acquisita. Questa sorta di ringiovanimento degli uomini comporta una esortazione: ciò che la natura non gli conferisce piú è necessario acquistarlo attraverso il contatto con le realtà spirituali. …Deve affermarsi una conoscenza del tutto nuova dell’entità umana; solamente quando sarà acquisita, l’umanità troverà l’impulso per conquistare volontariamente e liberamente ciò che la natura non le dona piú. …Avete già visto uno scheletro umano, ricordate che non è un insieme uniforme, ma composto di due parti …Potete molto facilmente separare il cranio che, propriamente parlando, è appoggiato di sopra e si lascia levare molto agevolmente. …Diciamo: l’uomo-testa e l’uomo-tronco. E questo non è solo lo scheletro, ma anche, benché sia meno evidente, il suo essere di carne tutto intero. Testa umana…Se si vuole esprimere schematicamente ciò che è la testa umana si può dire: la testa dell’uo­mo è una sfera. …Si può dare al resto del corpo una forma a spicchio di Luna, nella quale va da sé che le due curve variano seguendo la corpulenza dell’individuo. Cosí noi possiamo già concepire la forma umana come composta da una sfera e da uno spicchio e queste due immagini sono quelle di una profonda realtà. …La forma umana si è divisa in due parti. …La testa umana è un’immagine del macrocosmo, una riproduzione del mondo intero. …Il mondo intero prende parte alla creazione della testa umana. Se questa testa ci è data sulla Terra per nascita, per ereditarietà, essa non può essere uno strumento capace di comprendere l’entità dell’uomo stesso; ora noi riceviamo con la testa uno strumento che è come un estratto del mondo intero, ma esso non è capace di comprendere l’uomo. E perché? Perché l’uomo è piú di ciò che vediamo e possiamo pensare con la nostra testa. I Greci, oltre questa teogonia, avevano i loro Misteri, nei quali onoravano altre divinità: gli dèi ctoni, e si diceva con ragione che quelli che erano iniziati ai Misteri apprendevano a conoscere gli dèi superiori e gli dèi inferiori, gli dèi in alto e gli dèi in basso. Quelli in alto formavano la cerchia di Zeus, ma non avevano sovranità che sul dominio aperto ai sensi, e che può essere compreso grazie all’intelligenza. L’uomo è piú di questo: la sua entità ha le sue radici nel reame degli dèi in basso, gli dèi ctoni. …Per vedere come l’uomo è radicato nel dominio degli dèi in basso, è necessario …introdurre la parte della Luna che non è visibile [quella parte del globo della Luna che completa lo spicchio, o falce, prima descritto]. In altri termini, si deve considerare la testa altrimenti di come lo si fa per il resto dell’organismo. …La testa è l’apparecchio della nostra saggezza, essa è lo strumento dal cui sviluppo dipende la prima forma della nostra saggezza. Ora lo studio anatomico e fisiologico mostra che la testa ha tutt’altro sviluppo che il resto dell’organismo. La testa si sviluppa rapidamente, il resto dell’organismo lentamente. …Nella nostra epoca, la nostra testa, il nostro sviluppo cerebrale, si compie nel corso dei nostri primi 28 o 27 anni circa, il resto dell’organismo ha bisogno di tutta la vita fino alla morte; ci è necessaria tutta la vita per realizzare ciò di cui la testa si appropria in un tempo relativamente breve. …È esatto che durante la sua giovinezza l’uomo riceve certi concetti, certe nozioni che apprende, ma giustamente non fa che apprendere. È un sapere cerebrale. Il resto della vita, svolgendosi lentamente, è destinato a trasformare a poco a poco questo sapere cerebrale in sapere del cuore, quello al quale partecipa l’uomo intero e non solo la testa. Chiamerò dunque ora l’uomo-cuore ciò che resta dell’uomo al di sotto della testa. Per trasformare il sapere cerebrale nel sapere del cuore, abbiamo bisogno di un tempo molto piú lungo di quello che è necessario per appropriarsi del primo. Per accogliere il sapere cerebrale si ha bisogno di un tempo che arriva fino ai 20/30 anni circa …per trasformare il sapere cerebrale in sapere del cuore si ha bisogno di un tempo altrettanto lungo di quello che si è vissuto fino a 26/27 anni. Anche sotto questo aspetto l’uomo ha una doppia natura. …Sapere che cosa significhi questo esattamente non è facile. …I morti hanno già oggi un linguaggio che noi viventi non possiamo ben comprendere. …Il morto ha perfettamente coscienza che l’uomo-testa si sviluppa rapidamente e l’uomo-cuore lentamente, e quando vuole esprimere ciò che accade, quando il sapere cerebrale velocemente acquisito si trasforma in questo sapere del cuore piú lento a morire, dice che la saggezza acquisita con lo studio è trasformata grazie al calore che sale dal cuore, grazie all’amore. Cosí parla il morto. Questa è una profonda, un’importante legge della vita. …La scienza ha fatto grandi progressi e si è considerevolmente arricchita, ma questo insieme di conoscenze non si è trasformato in sapere del cuore, è rimasto dappertutto cerebrale, perché …gli uomini non tengono piú conto di ciò che interviene nella vita dopo il ventisettesimo anno, non comprendono ciò che si prende dall’età, che potrei dire cosí: restare giovani diventando vecchi. Gli uomini non hanno mantenuto la loro vitalità interiore, poiché il loro cuore si è raffreddato: il calore del cuore non sale verso la testa. Il sapere cerebrale resta una fredda teoria; ora, il dover essere trasformato in sapere del cuore è giustamente lo scopo dell’avvenire: trasformare a poco a poco il sapere della testa nel sapere del cuore. Si produrrà allora un vero miracolo! …Questa scienza è rimasta semplice sapere intellettuale, di conseguenza materialismo; quando esso sarà diventato sapere del cuore, quando esso sarà infiammato dall’uomo tutto intero, quando l’umanità comprenderà che ‘invecchiare’ significa ringiovanire con il crescere degli anni, esso diverrà lo spiritualismo piú puro. …Il vero miracolo si compirà quando l’uomo potrà risentire il ringiovanimento del suo corpo eterico. …L’astronomia …ignora che la Terra va troppo velocemente nell’universo. Essa va troppo veloce. …La rapidità dello sviluppo della nostra testa attiene semplicemente al fatto che la Terra percorre troppo rapidamente lo spazio. La nostra testa si associa a questa rapidità, il resto del nostro organismo non lo fa: esso si sottrae agli avvenimenti cosmici. La nostra testa sferica, formata a immagine del cielo, deve anche partecipare a ciò che fa la Terra nello spazio celeste; il resto del nostro organismo, che non è formato secondo il cosmo, non lo fa, esso può evolvere piú lentamente. Testa e cuore…L’uomo, per la sua testa, è una riproduzione dell’universo, per il resto del suo organismo è separato da questo universo, in questo organismo egli riceve come una sorta di pioggia per l’anima, cosa che gli permette di plasmare tutto l’universo al fine che questo divenga indipendente nell’uomo. …Quando egli saprà di ricevere incessantemente dall’uni­verso i segreti delle stelle penetranti nella sua testa, ma che dalle forze della sua testa, cosí stimolate, egli dovrà durante la sua vita elaborare questi segreti nel resto del suo organismo per conservarli sulla Terra e attraverso la morte nei rapporti verso il mondo spirituale, quando questo sentimento diverrà vivente in lui, egli riconoscerà la sua doppia natura di uomo-testa e uomo-cuore …e si dirà: …vi è in me qualcosa presente solo grazie al fatto che io sono un uomo: io posso sperare. Queste parole sono gravide di senso; e sarà una grande cosa che per educazione l’uomo riesca a dirsi: io ho qualcosa da sperare. Avrò un giorno 30, 40, 50, 60 anni, e di dieci anni in dieci anni l’età mi porterà la conoscenza di una parte del segreto dell’uomo».

Ma conoscere «una parte del segreto dell’uomo» vuol dire assolvere a una parte di quel perenne, cosmico consiglio: «Oh, uomo, conosci te stesso». Significa iniziare a sollevare il velo di Iside, della nuova Iside che giace, come l’anima umana, addormentata in un sogno mortifero, quello dell’intelletto legato ai sensi. Su questa via dovremo destare l’Iside in noi, e con la sua luce illuminare la nostra anima, ma è un’impresa che riescono a fare, per adesso, solo in pochi: coloro che guardano con occhi diversi il “Rappresentante dell’umanità”. Solo pochi, prendendo da Giovanni la Saggezza-Maria-Sophia, raggiungono l’equilibrio tra Lucifero e Ahrimane nella loro anima, potendosi aprire all’impulso unificante dell’Io-Amore del Christo. Solo pochi si accorgono che, nell’anima degli uomini la Iside-Sophia dorme, la nuova saggezza della Madre-Natura giace incantata da Lucifero, che l’ha dispersa negli infiniti spazi pensati vuoti di Spirito, nella visione matematico-arimanica di un cosmo meccanizzato: «Al centro dell’edificio era pensata una statua. Rappresentava un gruppo di entità: il Rappresentante dell’umanità, poi il mondo luciferico e il mondo arimanico. …Quella statua era in realtà solo il velo per una statua invisibile. …Quella statua invisibile era la nuova Iside, la Iside di una nuova Epoca. …La statua vera, piú profonda, che si nasconde dietro la statua esteriore, manifesta, è la nuova Iside addormentata, una figura addormentata, visibile, ma solo da pochi».

 

Mario Iannarelli (9. segue)