L'impeto definitivo

AcCORdo

L'impeto definitivo

Attraverso barriere, ostacoli, si slancia sempre piú liberato e potente il pensiero, in cui è l’asse del mondo. Luce di folgore e folgore della luce, diviene forza d’Amore radiante.

La tregua matematica è il senso sottile della concentrazione: poi è il respiro delle vette, l’ascoltazione della musica delle sfere.

Per afferrare il nuovo, il diverso, il redentorio, che supera la natura, dobbiamo scoprire che cosa in noi già supera la natura, è libero dal corpo: troviamo il pensiero, ma solo un momento del pensiero, il momento della trascendenza: che si manifesta in quanto l’Io individuato gli dà modo di manifestarsi secondo l’origine, in quanto nella sfera fisica è libero, ma non capace di coscienza di tale libertà; la coscienza è cerebrale, ma può conquistarsi nell’incerebrale, e allora ha l’aprirsi assoluto nel pensiero. Ecco la via universa ritrovata, nella corrente del tempo.

Perché la perfezione degli Dei non travolga l’umano, è stato prima necessario Lucifero. Infine, poi, venne la “vera luce”. Il Divino è nell’umano, si tratta di farlo fiorire, il Divino.

Dirimere l’essenziale puro dal misto e averlo sempre scaturente dalla sua fonte, di contro al marasma di tutto l’essere. dirimere per ritrovare ciò che è stato perduto piú di una volta: perché la luce è al centro nell’essenza del misto: occorre pazienza, lungo Amore, consacrazione.

La vittoria di Michele è la speranza piú alta dell’umano: sempre vince, sempre ha vinto. Ora la sua gloria canta nel cuore: esige la nuova ondata, l’impeto definitivo. Dove l’anima risorge da una scaturigine, là è la sua azione. Ecco, prorompe!

Un pensiero si trae dall’altro che è nato dalla propria fonte, e cosí vive di vita celeste entro l’anima inserita nel terrestre: suscitandone la memoria di luce, la memoria d’Amore, il segreto del suo risorgere.

AccordoÈ tutto un solo rilucere dello stesso Principio, attraverso infinite forme e diversità e opposizioni, che vengono da Esso medesimo. È tutto un rilucere nel pensiero che pensa perché immette la vita nel regno della morte, perché la vita vinca la morte e divenga piú ricca d’infinito creare!

Una generosità senza fondo convoglia in corrente di fuoco tutta la pena del mondo, toccando la memoria del Sole, l’antica poesia del­l’anima. Risorge la giovinezza perenne, perché l’umano deve essere tutto sondato, in profondità, e superato.

Occorre non essere spiritualizzati innanzi tempo: la saggezza del Guardiano è di non farci vedere le forze spirituali conquistate, perché non sorga la brama dello Spirituale innanzi tempo. Prima tutto l’umano deve essere conosciuto, perché il male piú profondo sia trasformato in bene, secondo la mèta superumana del Christo.

È tutto previsto, già fatto, già osato: è tutto liberato. Non c’è piú da attendere nulla: l’urgenza è la richiesta fraterna del mondo, ove le nostre anime sono di continuo creanti.

Massimo Scaligero


Da una lettera dell’ottobre 1979 a un discepolo.