La posta dei lettori

Redazione

La posta dei lettori

letterinaA seguito del Convegno che si è svolto a Roma alla fine di aprile, di cui molti mi hanno parlato come positivo e anche costruttivo, vorrei conoscere qualcosa in piú di Massimo Scaligero, del quale, confesso, ho acquistato un solo libro che non sono riuscito a leggere fino alla fine.

 

Claudio F.

 

Forse a quel libro ancora non finito se ne potrebbe aggiungere un altro, Dallo Yoga alla Rosacroce, un’interessante autobiografia che sarà sicuramente letta interamente. Non è facile descrivere la figura di un Maestro come Massimo Scaligero. In genere, quando si chiede a qualcuno di parlarne, ci si ritrova ad ascoltare la narrazione del proprio incontro con lui, della propria esperienza personale o dei consigli ricevuti nei vari momenti della vita. Una cosa che si può dire di lui è che oltre ai momenti in cui parlava della Via interiore, nelle riunioni o in incontri privati, in cui spirava attorno a lui un’aura altamente spirituale, anche nella vita quotidiana Massimo era una persona infinitamente buona. Di una bontà che traspariva sin dal primo momento in cui lo si incontrava, per il calore con cui accoglieva tutti quelli che avevano a che fare con lui. Ma qualcos’altro ancora lo caratterizzava: il tipo di lettura che lui faceva degli avvenimenti, dei racconti che gli venivano confidati, della cronaca quotidiana, di tutto quanto gli accadeva intorno. La sua lettura può essere comparata a quanto viene detto della Divina Commedia: che può essere letta in maniera semplice e superficiale ma anche in maniera simbolica e spirituale. Della Divina Commedia si dice infatti che quattro sono le chiavi di lettura: quella letterale, quella allegorica, quella morale e quella spirituale. La stessa cosa avveniva per Massimo. A seguito di ogni racconto che gli veniva fatto, riguardo, ad esempio, a un evento accaduto, la sua risposta, il suo commento, la sua interpretazione, non riguardavano lo svolgersi esteriore, ma tutto ciò che c’era dietro: come era nato, da cosa derivava, qual era lo scopo che attraverso quella azione si voleva o si poteva raggiungere. Tutto questo aggiungeva un enorme spessore anche alle cose apparentemente piú banali. L’immagine che si può dare della cosa è quella di un iceberg, che pur se imponente nella massa di ghiaccio fuori dell’acqua, ne nasconde una molto piú grande al di sotto. Cosí era per ogni incontro con chiunque lo avvicinasse. Per Massimo ogni persona era infinitamente interessante, tutte avevano un enorme valore, e riusciva a vedere in loro tutto il bene possibile. Pure se non era evidente in quel momento, lui poteva scorgere il bene che avrebbe potuto esserci in futuro: la parte positiva era già lí, anche se per altri non era ancora visibile.

 




 

letterinaVi disturbo perché vorrei una vostra conferma su due cose mi accadono quando pratico l’esercizio della concentrazione: (1) tendo a raddrizzare la schiena, senza che ci sia da parte mia uno sforzo cosciente; da quel che ho letto (Scaligero, Giovi) questo è normale, ma noto che a volte oltre a questo raddrizzamento si produce anche un leggero movimento ondulatorio della testa, come se questa a sua volta dovesse riassestarsi; (2) nei giorni in cui l’esecuzione è – per i miei standard – particolarmente riuscita, intensa, terminato l’esercizio i gesti che eseguo nei 10~15 secondi immediatamente successivi (ad es. rimettere gli occhiali, accendere la lampada, alzarmi dalla sedia…) riesco a farli solo in maniera rallentata e un po’ incerta. Uno stato che dura pochi secondi, simile a quanto si prova all’atto di alzarsi dopo un leggero capogiro. Inoltre vorrei chiedere se l’esercizio della Rosacroce sia adatto ad un principiante (pratico la concentrazione da 8 anni, ma in maniera discontinua).

 

Alessandro C.B.


 Il fatto di raddrizzare la schiena avviene perché la spina dorsale è una “antenna” che, se è eretta, riceve meglio il pensiero. Però questo movimento, e anche quello della testa che si riassesta perché ritrova il suo centro naturale, non devono distrarre dal lavoro che si sta facendo. Quanto ai gesti piú lenti compiuti quando l’esercizio è terminato, questo avviene perché si scende in modo graduale da un piano che ha leggermente (a volte molto, se l’esercizio è fatto bene) staccato l’eterico dal fisico. Riguardo poi all’esercizio della Rosacroce, questo si può fare anche all’inizio della disciplina interiore, non c’è alcun motivo che ne impedisca l’esecuzione. Anzi, si tratta di una meditazione che aiuta a purificare dall’istintività e si riverbera positivamente negli incontri e negli impegni quotidiani.

 




letterinaCome fronteggiare l’imperante materialismo e il relativo scatenamento degli istinti nel­l’attuale società, che appare ogni giorno maggiormente libertaria, disinibita e violenta, e che deride persino chi persegue l’onestà, la rettitudine morale e i buoni sentimenti?

 

Adriano C.

 

Possiamo dire che come la presenza dell’oggettività fisica risveglia le forze dello Spirito, e l’Io può cominciare a dire di essere Io perché qualcosa gli si contrappone, cosí attraverso la contrapposizione del materialismo, dell’istintività, dello scatenamento delle passioni, della brutalità e della violenza, noi possiamo, guardando obiettivamente e coscientemente le derive della società, lavorare su di noi per ritrovare il principio spirituale cui conformarci per poterlo poi trasporre fuori di noi. Affinché delle forze pure e salvatrici possano inserirsi nel mondo e divenire attive nell’attuale società, occorre che prendiamo coscienza della nostra capacità di contrastare il guasto in cui siamo costretti a vivere, dando l’esempio – con un giusto comportamento sociale e una sana condotta morale – di una forza positiva operante. Quello che noi vediamo fuori come materialismo e che desta la nostra disapprovazione, a volte il nostro dolore, per le ingiustizie e i soprusi che accadono intorno a noi quotidianamente, deve muovere la nostra coscienza a prendere atto della reale situazione e delle cause che ne sono all’origine: si tratta della perfetta esecuzione di un compito da parte di chi si è reso e si rende tuttora tramite delle mire degli Ostacolatori. Questi, da tempo immemorabile ma in particolare in quest’ultimo periodo, perseguono lo scopo di legarci a loro, rendendoci schiavi e impossibilitati a divenire ciò che il Mondo spirituale si attende da noi: la nostra trasformazione in componenti dinamici e fattivi della Decima Gerarchia, in una Terra intessuta d’Amore.

 




letterinaVorrei sapere se quello che impariamo seguendo la disciplina antroposofica va ridato ad altri o va tenuto per noi. Sono sempre in dubbio se parlare con altre persone di quello che ho iniziato da poco a conoscere e a mettere in pratica, o se devo tenerlo per me in attesa di diventare, da discepolo come sono oggi, un vero Maestro domani.

 

Carlo D. N.

 

La prima cosa, quando iniziamo a seguire la via della Scienza dello Spirito, è comprendere, con la lettura, con gli eventuali incontri collettivi e con gli esercizi individuali, cosa c’è da trasformare della nostra interiorità. Quanto al parlarne con gli altri, se ce n’è l’occasione, attraverso le domande che qualcuno ci pone, possiamo certamente rispondere, mai però dobbiamo fare un apostolato non richiesto. Non dobbiamo convincere nessuno oltre noi stessi. Possiamo aiutare maggiormente chi ci è vicino con l’esempio, la parola giusta al momento giusto e stabilendo un senso di fraternità che oggi difetta alquanto nei rapporti sociali. Riguardo poi al diventare un vero Maestro, è ciò che certo speriamo di ottenere, specialmente all’inizio. Lavorando su di noi quotidianamente ci rendiamo conto che, per raggiungere il traguardo, il percorso è lungo, forse assai piú di una vita…