I Maestri irraggiungibili

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I Maestri irraggiungibili

Nel guidare da Roma a Capranica Prenestina, e piú su fino al Guadagnolo, la domenica mattina, con Massimo nella macchina, la velocità un po’ eccessiva era forse dettata da una certa mia incoscienza causata dalla giovane età, o dall’impulso di arrivare presto, o dalla voglia di trasmettere energia al pedale, quasi fossero le gambe ad affrontare quelle tortuose curve in salita. Ripensandoci, credo che una persona meno paziente e saggia si sarebbe risentita, e mi avrebbe chiesto di rallentare. Massimo però si complimentava per la mia capacità di sfidare il pericolo senza esserne spaventata ma dominandolo. Nominando il pericolo, era spontaneo per me rallentare, senza che lui me lo avesse chiesto.

 

E lo stesso avveniva in tante diverse manifestazioni, mie o di altri amici, in cui ci comportavamo in maniera sventata, o sciorinando teorie e convincimenti il piú delle volte campati in aria e non degni di essere proposti a un Maestro. La reazione però non era mai negativa: non c’era una reprimenda, né un tono sarcastico, e neppure un ammonimento a cambiare registro. Piuttosto, la frase di commento iniziava in genere con: «Molto interessante questo punto di vista, cosí personale e originale. Ad esso si potrebbe aggiungere che…» e qui l’aggiunta era una vera e propria correzione, che spesso capovolgeva del tutto la primitiva affermazione, fantasiosa e inesatta, rendendola sana e giusta in maniera tanto accettabile, da credere spesso che quella conclusione fosse scaturita naturalmente dall’idea originaria.

 

Sapere come aiutare gli altri a rettificare i propri pensieri è un’arte che ognuno di noi dovrebbe apprendere, evitando di entrare in polemica. Si pensa che combattendo frontalmente l’avversario – perché l’amico, quando si scende nella polemica, diventa un avversario – le cose si fissino maggiormente nella mente dell’oppositore. In realtà è vero il contrario. Quanto piú si trova un accordo, e da quello si parte, tanto piú si arriva facilmente a una rettifica, senza alzare i toni, cosa di cui spesso poi ci si pente.

 

Pranzo al sacco al GuadagnoloAl Guadagnolo si pranzava al sacco, seduti sull’erba. Quelle domeniche erano l’occasione per una immersione totale nella natura, della quale chi vive in città ha bisogno, anche quando non lo avverte. Era soprattutto la possibilità di esercitare la percezione pura in un ambiente che ne facilitava la pratica.

 

I miei primi tentativi erano maldestri: a volte tendevo troppo l’attenzione, altre mi distraevo facilmente. E allora arrivava l’in­segnamento semplice, diretto. «Deve essere un quieto guardare impersonale, che non cattura l’immagine andandola ad agganciare per portarla a sé, come si fa in genere. Dobbiamo avere l’imperso­nalità di una macchina fotografica: ferma nella sua immobilità materica, senza slanci né digressioni». Un suggerimento che diede subito i suoi frutti. Massimo consigliava l’esercizio della percezione pura perché dona una benefica carica di energia eterica.

 

I consigli erano continui e per tutti. Ci si appoggiava a lui per ogni problema quotidiano. Quell’ora di incontro stabilita per le persone che chiedevano di vederlo, Massimo avrebbe voluto che fossero dedicate alla disciplina, alle difficoltà non superate, o ai raggiungimenti cui si era pervenuti rispetto all’incontro precedente. Ma raramente era cosí. Piú spesso c’erano le richieste di soluzioni che riguardavano la vita pratica. Lui diceva: «Non sarò sempre con voi. Di impedimenti ce ne saranno sempre nella vostra vita di tutti i giorni, e ognuno dovrà trovare da sé come risolverli. Ma quello su cui io posso veramente aiutarvi è nel lavoro interiore. Di quello dovete chiedermi». Un suggerimento spesso inascoltato.

 

Il periodo della mancanza dei Maestri è venuto. Era stato annunciato, ma ci sembrava impossibile che non avremmo avuto punti di riferimento, a parte i libri di Massimo, e i libri e le conferenze di Rudolf Steiner. Per un breve periodo ci si è rivolti a Mimma Benvenuti, che maternamente ascoltava, si compenetrava dei dolori, delle gioie e delle conquiste interiori di chi a lei ricorreva per consigli e indicazioni di ogni genere. Ma quel tempo, breve, fu seguito dall’attuale, in cui sapevamo che era previsto il lavoro dei Maestri “nel nascondimento”. Questo è ciò che Massimo ripeteva: «Ci saranno i grandi Iniziati, saranno tutti presenti sulla Terra nel momento piú difficile, i primi decenni del nuovo millennio. Ma non saranno raggiungibili. La scelta dovrà essere fatta individualmente, a partire dall’anno 1998».

 

Quella data rappresentava lo spartiacque da cui si doveva cominciare a lavorare con rinnovata volontà e scegliendo da che parte stare: da quella dei figli della Luce, o dei figli della Tenebra. Una data che ci sembrava allora lontana, indefinita, ma che si è puntualmente presentata e che non molti, neppure fra i piú avvertiti, hanno vissuto con piena consapevolezza. Passata la demarcazione della terza data fatale: 666 – 1332 – 1998, ora siamo alla fase ultimativa: quella in cui si vedrà se saremo in grado di farcela con le nostre forze a inerpicarci per l’impervia salita che ci si è parata davanti, o se ci lasceremo trascinare nella discesa verso la quale gli Ostacolatori ci spingono, e che appare piú “politicamente corretta”.

 

In effetti, se la maggior parte della popolazione trova giusto comportarsi secondo i nuovi canoni imposti dalle alte gerarchie del potere, perché non adeguarsi? Questo il pensiero che arrovella chi è combattuto tra la scelta mondana di lavoro, professione e carriera, e l’eroico resistere fidando nell’aiuto di ben piú alte Gerarchie. Aiuto che ci sarà, ne siamo sicuri, ma quando, e come? Siamo disposti, nel frattempo, a perdere le comodità conquistate, i tanti diritti ottenuti, la sicurezza del conto in banca, del prestigio sociale, o dell’immagine pubblica acquisita? Domandiamocelo e rispondiamo con assoluta sincerità nel profondo del nostro cuore.

 

La risposta ci viene dal Vangelo di Luca (17:35): «Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva. Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l’uno verrà portato via e l’altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà portata via e l’altra lasciata». E dal Vangelo di Matteo (16-25): «Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Quale vantaggio infatti avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l’uomo potrà dare in cambio della propria anima? Poiché il Figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi Angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni». E anche dall’Apocalisse di Giovanni (3:5): «Chi vince sarà cosí vestito di vesti bianche, ed io non cancellerò il suo nome dal Libro della Vita, ma confermerò il suo nome al cospetto del Padre mio e al cospetto dei suoi Angeli».

 

Hartman Schedel «Sodoma e Gomorra»

Hartman Schedel «Sodoma e Gomorra»

Non sappiamo quando questo avverrà, ma forse quel tempo non è cosí lontano. Saremo presi o lasciati? Avremo fatto la scelta giusta? Avremo saputo rinunciare a ciò che può farci perdere la nostra anima e cancellare il nostro nome dal Libro della Vita?

 

La distruzione di una civiltà corrotta, come quel­la di Sodoma e Gomorra, si ripeterà, perché è un archetipo che altre volte si è verificato nella storia dell’uomo, come nel caso della Lemuria e in quello di Atlantide. Anche la nostra civiltà sembra avviata verso quel destino, se non sapremo porvi rimedio con il nostro personale sacrificio, con l’aiuto prestato a chi ancora non ha compreso, a chi indugia sperando che “tutto torni come prima”.

 

Non è quel ritorno che auspichiamo, ma una diversa e nuova civiltà basata sulla Tripartizione, che è l’unica vera soluzione, che promuove la reciproca comprensione, la legge equa ed uguale per tutti, e lo sviluppo dei talenti individuali senza la preclusione dettata dalla condizione sociale o dalle risorse economiche. Dunque la Libertà, l’Uguaglianza e la Fraternità.

 

Marina Sagramora