La Medicina del Graal come Medicina per l’Io

Biologia

Medicina Graal

L'evento della comparsa del Cristo nel mondo eterico - Rudolf Steiner

 

«Se di questo Io, però,
non ci si prende cura,
se non si impara a conoscerlo
attraverso la scienza dello Spirito,
se non si impara a sentirlo,
esso, allora, non esiste per niente
come patrimonio interiore
dell’anima».

 

Rudolf Steiner, conferenza del 30 gennaio 1910 – O.O. N° 118. 


 

Conoscere e sentire l’Io come patrimonio interiore dell’anima consiste, su un piano immaginativo, nello scoprire attraverso le fiabe il cooperare del principe con la principessa-anima, fino a convolare alle nozze per un matrimonio evolutivo.

 

A cavallo del passaggio di millennio è iniziata una serie di attacchi furenti all’Io individuale umano.

 

Il primo attacco all’Io è quello di ignorarlo, come fa la medicina psico-somatica, che omette l’azione dell’Io, in altri termini dell’attività spirituale, nelle vicende relazionali fra corpo e anima.

 

Il secondo attacco all’Io è di negarne l’esistenza, come fa in modo arrogante la visione unilaterale, da cosiddetto pensiero unico, della medicina materialistica imperante da alcuni decenni.

 

Jacques Lusseyrand

Jacques Lusseyrand

 

Il terzo, subdolo, è quello di inquinarlo, con il necessario coinvolgimento dell’anima. Come viene inquinato l’Io? Il nostro Io è ancora giovane, l’ultimo incarnato dei costituenti terrestri dell’entità umana. E pertanto fragile. Essenzialmente due sono le modalità per inquinarlo, come ci suggerisce Jacques Lusseyrand nella sua ultima conferenza, che non ha mai potuto pronunciare. Da una parte Lusseyrand cita l’uso delle droghe, di qualsiasi droga: «L’Io, se non dorme affatto, sa che una verità non consiste mai in ciò che la gente fa o dice. Egli sa che una verità è ciò che appare al punto estremo di ogni esperienza, di una esperienza fatta di persona e fino alla fine». Dall’altra evidenzia la manipolazione delle coscienze attraverso la creazione dei demoni dell’opinione pubblica alimentata dai fantasmi delle bugie fabbricate dai mass media.

 

La manipolazione viene attuata anche sul piano materico, del cibo ad esempio, con l’estromissione del grano, cereale solare per eccellenza, dall’alimenta­zione per i celiaci in crescente aumento e per gli intolleranti al glutine, proteina presente nei grani ibridati in quantità superiore ai grani antichi.

 

E negli ultimi decenni la manipolazione si è avvalsa della tecnologia di sub-natura, con il dilagare dei sistemi di comunicazione del 5G e di altri pronosticati, con la diffusione dell’intelligenza artificiale e dei microchip, portali d’ingresso al controllo delle coscienze.

 

Con l’avvento dell’èra dei cyborg, i transumanisti, piú preciso scrivere i disumanisti, esaltano gli uomini-robot come i rappresentanti dell’evoluzione della razza umana a fronte dei residui “scimpanzè” degli uomini-sapiens.

 

Nel 2016 Klaus Schwab, fondatore del World Economic Forum, già profetava: «Le tecnologie della quarta rivoluzione industriale non solo diverranno parte dell’ambiente fisico, ma anche parte di noi stessi. Molti già percepiscono il loro smartphone come un’estensione di se stessi. I dispositivi esterni di oggi – tipo le cuffie indossabili per la realtà virtuale – saranno quasi certamente impiantati nei nostri corpi e cervelli prima o poi».

 

Ancora cito un quarto attacco all’Io, che lo stordisce, cosí evidente in coincidenza dell’infuriare del­l’epidemia legata al COVID 19: la diffusione della paura nella sua quintuplice manifestazione come paura del contagio, di ammalarsi, della morte, dell’esistenza e dell’ignoto. La prima paura è la maschera della seconda e cosí via.

 

Il quinto attacco consiste nell’indebolire l’Io individuale, con la globalizzazione, l’omogeneizzazione e la massificazione dei costumi e dei nuovi riti sociali. Gli effetti li riscontriamo nel progressivo impoverimento della creatività individuale. Qui è all’opera la terza Forza ostacolatrice attraverso la malattia e la morte della cultura (un sentore nei teatri e cinema durante il lockdown chiusi) e la mortificazione del sociale con l’emarginazione progressiva delle fasce deboli. Ma ancor piú con l’assalto alla forma del corpo fisico, unica e sola espressione per il nostro Io individuale.

 

Il sesto attacco opera distraendo l’Io attraverso le mille “lucine” dei social cui prestiamo di continuo attenzione, sottraendo cosí forze e tempo alla nostra attività creativa individuale, anzi impastoiandola con i fiumi fangosi delle astralità altre.

 

Il settimo attacco può arrivare a tentare di spegnere l’Io nel segno della decantata sovranità del popolo, del sociale e del gruppo di appartenenza: vanno a delinearsi i contorni del clan, del branco o, in forme organizzate, delle mafie e delle sètte. L’Io individuale viene cosí trascinato in una dimensione del passato, in cui splendeva l’anima di gruppo, conchiusa nel karma e nell’eredofamiliarità. Invece l’Io individuale va a rivolgersi al faro del futuro veicolante la Luce della libertà. Inoltre scorgiamo quest’ultimo attacco in tutte le forme di incarceramento in cui il sistema sociopolitico vuole confinare i nostri autonomi movimenti.

 

 

Come rinforzare l’Io individuale in modo equilibrato a fronte di tutti  questi attacchi?

 

Come prendersi cura di questo Io?

 

Innanzitutto nello sforzo pensante di distinguere i diversi Io che interagiscono con l’entità umana. La medicina ad orientamento materialistico unidimensionale denomina in modo inconscio come “self” l’espressione di appartenenza all’individualità umana. E definisce il “non self” quelle sostanze estranee riconosciute dal sistema immunitario potenzialmente nocive al self stesso. È un primo passo, ma è riduttivo restringere il concetto di Io al self inteso come Io individuale. Riduttivo perché a breve sarà possibile rimpiazzare il self, nel caso si dimostri incapace di sostenere il suo ruolo nella funzione immunitaria, con un altro self, ingegnerizzato con algoritmi. Tale self risulterà piú affidabile e prono agli automatismi meccanici della realtà biologica, pertinente la sub-realtà umana.

 

Beato Angelico «Il Sermone della Montagna»

Beato Angelico «Il Sermone della Montagna»

 

La denominazione corretta di organizzazione dell’Io in relazione all’Entità Umana sottende una realtà triarticolata: proprio al Convegno Internazionale di Filosofia del 1911 a Bologna, Rudolf Steiner distinse l’io terrestre o inferiore o esistenziale quale autonomo proprio essere dall’Io superiore, il nucleo reincarnativo dell’Essere, l’Io essenziale, o puro. Il terzo Io è l’Io vero, il nucleo spirituale cristico in attesa di essere riconosciuto e accolto da ogni uomo. L’Io opera nell’anima e in alto grado la forgia nella nostra epoca dell’anima cosciente.

 

«Solo nell’anima cosciente l’Io diventa puro e pienamente cosciente di sé» cosí Rudolf Steiner si riallaccia, in O.O. N° 116, alla sesta Beatitudine proclamata nel Sermone della Montagna dal Christo: «Beati i puri di cuore perché vedranno Dio». La sesta Bea­titudine è la stella polare per l’anima cosciente cristianizzata.

 

L’Io terrestre è il portatore vivente dello Spirito nell’uomo. Ma è ancora immaturo in quanto ancora suscettibile agli istinti astrali impulsati dall’ego. L’Io Superiore è un Essere spirituale in grado di tenere unite tutte le componenti dell’anima e tutte le realtà del corpo.

 

Ma non è incarnato nell’uomo stesso, pur svelandosi nell’anima cocosciente. L’io terrestre, o comune, deve prendere coscienza della sua esistenza. Il ponte fra l’io terrestre e l’Io superiore celeste è appunto la coscienza dell’Io. Ma questa coscienza dell’Io, se è ancora frutto di un pensare non vivente, non riesce a fare il ponte.

 

«Ora abbiamo la coscienza dell’Io, ma va accesa interiormente e spiritualizzata, perché possiamo imparare a pronunciare con verità queste parole: “Non io, ma il Christo in me”» (R. Steiner, conferenza del 29 aprile 1923 – O.O. N° 224).

 

La nascita incarnativa dell’Io sulla Terra avviene in seguito alla ferita del distacco dal grembo materno del mondo divino-spirituale. La segnatura fisica di tale ferita è la rottura della membrana pupillare verso il settimo mese di vita fetale. Il velo di Iside di novalisiana memoria viene lacerato per opera dell’Io, che nella finestra pupillare apre il senso della vista e si connette parzialmente al corpo fisico.

 

«Adesso si deve poter fare dell’Io l’organo di ricezione del Christo, dopo che l’Io, per un certo periodo, ha appreso il pensiero dal cristianesimo ed ha applicato i pensieri al mondo esterno» (R. Steiner, conferenza del 15 febbraio 1909 – O.O. N° 109)

 

 

Come raggiungere l’Io per farne l’organo di ricezione del Christo?

 

Come farne esperienza? Come incontrarlo? La capocchia di spillo della nera pupilla è il portale, la soglia, come si evince dal contenuto meditativo dei seguenti versi donati da Rudolf Steiner in occasione della conferenza tenuta a Londra il 2/9/1923:

 

 

Ich schaue in die Finsternis:

In ihr ersteht Licht,

Lebendes Licht.

Wer ist dieses Licht in der Finsternis?

Ich bin es selbst in meiner Wirchlichkeit!

Diese Wirklichkeit des Ich

Tritt nicht ein in mein Erdendasein.

Ich bin nur Bild davon.

Ich werde es aber wiederfinden,

Wenn ich

Guten Willens für den Geist,

Durch des Todes Pforte gegangen.

 

 

Io guardo nella Tenebra:

in essa sorge Luce,

Luce vivente.

Chi è questa Luce nella Tenebra?

Sono Io stesso nella mia realtà!

Questa realtà dell’Io

non entra nella mia esistenza terrena.

Io sono soltanto immagine di tutto ciò.

Ma Io la ritroverò,

quando Io,

con buona volontà verso lo Spirito,

passerò per la porta della morte.

 

 

Questo mantram contiene dodici versetti, uno Zodiaco della coscienza dell’Io, che inizia con la frase «Io guardo nella Tenebra», attribuibile allo Scorpione, e a seguire la successiva al Sagittario e cosí via, per culminare con le ultime tre, rispettivamente assegnabili al Leone: «quando Io», alla Vergine: «Con buona volontà verso lo Spirito» e alla Bilancia: «Passerò per la porta della morte».

 

Hieronymus Bosch «I sette vizi capitali»

Hieronymus Bosch «I sette vizi capitali»

Adesso è necessario per l’evoluzione dell’Io umano aprirsi alla svolta epocale impulsata dalla coscienza, che ha nel corpo astrale il suo portatore. Il pittore Hieronymus Bosch ha colto bene questa contingenza nella tavola de “I sette vizi capitali” ora esposta al Museo del Prado a Madrid. Il Christo appare ergersi dal sepolcro indovato nella pupilla di un occhio e da lí irradiare raggi di Luce sui settori iridali racchiudenti ognuno le caratterizzazioni astrali dei vizi capitali. L’Io Christo porta Luce e la Luce è Vita che rinnova la Memoria, insita nel Logos-Christo. La pupilla ritorna ombelico della genesi del mondo umano, della sua rigenerazione. La nera pupilla, impregnata dell’im­magine morta dello spirituale, accoglie in sé il principio resurrezionale portato dal Christo. All’aurora dell’epoca dell’anima cosciente Bosch preannuncia la fase Io del cristianesimo e ne pennella il risvolto in ambito medico ispirandosi al passo evangelico di Luca  (11, 34-36):

 

«La lucerna del tuo corpo è l’occhio. Se il tuo occhio è sano, anche il tuo corpo è tutto nella luce; ma se è malato, anche il tuo corpo è nelle tenebre. Bada dunque che la luce che è in te non sia tenebra. Se il tuo corpo è tutto luminoso senza avere alcuna parte nelle tenebre, tutto sarà luminoso, come quando la lucerna ti illumina col suo bagliore».

 

Bosch illumina in modo esemplare il rapporto fra l’Io-Christo e l’astrale umano. L’astrale umano è identificabile nel corpo d’aria, nel corpo gassoso e questo ha nei Reni il centro di riferimento. Gli occhi sono la metamorfosi reincarnativa dell’apparato renale, e piú in particolare le iridi dei reni stessi! In questo senso l’appellativo dei Reni come Signori del karma va a coincidere con l’attuale ruolo di Somma Signoria del karma assunto dal Christo. Nelle iridi sono sigillate nel codice cromatico le memorie astrali dei vizi capitali di una vita precedente. Il Christo Signore del karma detiene e soppesa con la bilancia portata da Michele l’equilibrio tra necessità karmica e libertà karmica: «Ciò che non si bilancia in una vita, si bilancerà nella vita successiva» afferma l’Iniziato dei Nuovi Tempi. Nella topografia zodiacale i

 

Reni appartengono alla Bilancia, il cui gesto euritmico fa incrociare le braccia sovrapponendo le mani sul piano orizzontale alla stessa distanza in cui avviene la focalizzazione dello sguardo.

 

Nel quadro di Bosch il Christo è collocato nella pupilla e da lí irradia la sua Luce nella tavolozza iridale. Ad esser precisi la pupilla è la metamorfosi reincarnativa della vescica urinaria, che rappresenta nel corpo umano sia il centro di irradiazione della produzione della Luce interna sia il fulcro della forza dell’organizzazione astrale.

 

L’io terrestre vive le vicende quotidiane, l’Io superiore ne afferra con coscienza il senso e l’Io vero irradia l’Impulso Christo per metamorfosare il peso dell’eredità corporea e della legge ferrea connessa nella leggerezza della Provvidenza e nella forza della Grazia divina.

 

L’operazione cristica dell’Io è ben compendiata dal passo meditativo trasmesso da Rudolf Steiner nella settima conferenza del corso di Medicina pastorale:

 

 

ICH WERDE GEHEN DER WEG

Der die Elemente in Geschehen löst

Und mich führt nach unten zum Vater

Der die Krankheit schickt zum Ausgleich des Karma

Und mich führt nach oben zum Geiste

Der die Seele in Irrtum zum Erwerb der Freiheit leitet

Christus führt nach unten und nach oben

Harmonisch Geistesmensch in Erdenmenschen zeugend.

 

 

IO PERCORRERO’ LA VIA

che scioglie gli Elementi negli accadimenti

e mi conduce in basso al Padre,

che manda la malattia per l’equilibrio del Karma

e mi conduce in alto allo Spirito,

che porta l’Anima all’errore per la conquista della libertà

Christo conduce in basso e in alto

creando in armonia l’Uomo Spirituale nell’Uomo Terreno.

 

 

La Via è il Christo stesso, Signore degli Elementi e del Karma. È il Christo che congiunge l’Io superiore con l’Io inferiore in piena armonia. Risuona un Logos evangelico corrispondente a una delle sette emanazioni dell’Impulso-Christo: «IO SONO la Via, la Verità e la Vita» (Gv 14,6).

 

La Verità è una delle due sponde del fiume che traccia la Via, costellata di errori dell’Anima, per giungere alla Libertà; l’altra sponda è la Vita, in cui gli Elementi si palesano negli eventi, fra cui centrale è quello della malattia che giunge per Karma.

 

La Via è irta di difficoltà, costellata di dolori, contrassegnata da inciampi. In soccorso ci viene la vita del sentimento a partire dall’AMORE PER LA VERITÀ, la stella polare che illumina l’affiorare delle menzogne travestite da dogmi incontrovertibili e le notizie fasulle. La fedeltà a questo sentimento viene salata dal tempo: «Solo ciò che è fecondo è vero» afferma J.W. Goethe.

 

Riprendiamo le risposte coscienti agli attacchi all’Io individuale. La sua negazione richiede il costante esercizio di distinguere il vero dal falso e dal finto. L’ inquinamento dell’Io va affrontato con la coscienza cristica, impulsata in modo settemplice dall’IO SONO, nel riconoscere che con il sangue versato sul Golgotha è stato intrecciato un legame dell’Essere-Christo con la Terra tutta. Il linguaggio del Logos celeste impregna la coscienza del ricordo per chi lo accoglie a mani aperte.

 

Il sentimento della paura nelle sue diverse coloriture incita l’ io all’ INDIGNAZIONE verso la slealtà, la stoltezza da declinare come insensatezza, l’ignobiltà, l’immoralità e ancora una volta la menzogna. Ledere la dignità  umana infrange il divenire della libertà.

 

L’espoliazione creativa ci invita a far emergere l’Io-artista nascosto in noi nella consapevolezza che l’immaginazione costituisca una forza superiore al pensare comune, il primo gradone del pensare vivente. L’arte fa da ponte con lo spirituale, con il Sacro e in particolare la Poesia al servizio dell’anima cosciente.

 

Con il sentimento della DEVOZIONE ci riappropriamo con la dovuta umiltà sia nel percorso educativo sia in quello autoeducativo del triplice incrocio con gli Altri Esseri: gli Esseri Creatori, gli altri Uomini e gli Esseri di Natura, nella piena osservanza dell’«Ama il prossimo tuo come te stesso». Tale triplice croce della respirazione è stata additata già da J.W. Goethe nel suo Wilhelm Meister.

 

Infine l’Io va tenuto acceso, come il fuoco della tradizione zarathustriana, grazie alla meditazione di frasi mantriche poetiche, soprattutto la prima citata.

 

Il Cammino richiede umiltà nella conoscenza per far fronte al disprezzo strisciante, saldezza nella resistenza alle calunnie dilaganti, lungimiranza del cuore verso le derisioni di bassa lega.

 

 

Angelo Antonio Fierro