Il vestito in prestito

Socialità

Il vestito in prestito

ierre-Auguste Renoir «Bagnante»

Pierre-Auguste Renoir «Bagnante»

La veste di carne che indossiamo venendo al mondo, che curiamo, alimentiamo, che cerchiamo di migliorare esteticamente, quella veste che ci fa dire “io” di noi stessi come se fosse la nostra intera realtà, è in prestito. Ci viene data per un tempo limitato, ed è il risultato di come abbiamo trattato le vesti precedenti, soprattutto l’ultima in ordine di tempo. Perché quello che compiamo in questa vita con il nostro corpo fisico, non solo lo trasformerà con il passare degli anni, ma riverbererà i suoi effetti sull’incarnazione futura.

 

Sapere questo, esserne coscienti, ci aiuterà ad evitare futuri effetti karmici negativi o drammatici. E in particolare ci renderà partecipi di quanto quotidianamente costruiremo con le nostre azioni, i pensieri, i sentimenti, le volizioni e gli atteggiamenti.

 

Il nostro fisico è la casa in cui siamo venuti ad abitare. Non siamo noi stessi. La casa è importante, ma lo è maggiormente chi ci abita, ovvero la nostra anima e il nostro Spirito: il nostro Io.

 

Se ci guardiamo intorno, nella società attuale, sembra che questo sia noto a pochi. Molto si fa per l’aspetto esteriore, molto anche per l’istruzione, oggi di stampo prettamente materialistico, poco o niente per l’interiorità, per lo sviluppo spirituale. Ciò rende le persone piú egoistiche, meno disposte ad andare incontro all’altro, a mediare nelle controversie, a cedere quando è necessario per il bene di tutti.

 

Il vestito di carne è la nostra lettera di presentazione. Un bell’aspetto apre molte porte, può agevolare una carriera, favorire incontri importanti o decisivi. Quindi si cerca di promuovere in ogni modo l’apparenza estetica, ricorrendo a sistemi di ogni tipo, dai piú semplici e autonomi, come il trucco o la dieta, a quelli piú invasivi e costosi, come la chirurgia estetica. Non si pensa però all’estetica dell’anima: come migliorare il proprio carattere, renderlo piú armonioso, gradevole, aperto al prossimo, temprato ad accettare le difficoltà o le disgrazie che costellano necessariamente la quotidianità. C’è chi riesce a fare un make-up temporaneo, di facciata, che è però destinato a disfarsi ai primi ostacoli incontrati, che fanno venire a galla il temperamento che era stato dissimulato, ma che risorge in tutta la sua specificità.

 

Se abbiamo deciso di intraprendere la Via indicata dalla Scienza dello Spirito, ci troviamo a dover affrontare una trasformazione totale della nostra egoità. Vincere l’ego per far emergere l’Io, questo il compito, che si è reso particolarmente necessario negli anni appena trascorsi, in cui le difficoltà che si sono presentate hanno fatto reagire le individualità in maniera diversa e contrapposta.

 

Le prove che abbiamo dovuto subire in tale occasione ci erano state in qualche modo preannunciate: sapevamo che sarebbero arrivate, anche se le immaginavamo piú lontane nel tempo, e forse ci auguravamo che non riguardassero proprio noi, ma qualcun altro piú lontano nel tempo o nello spazio,

 

Alcune parole di Massimo Scaligero in Iniziazione e Tradizione suonano oggi particolarmente profetiche: «…Questa contraddizione giunta collettivamente al limite, oramai per la seconda volta, nell’attuale secolo, conoscerà la sua istanza risolutiva nei prossimi decenni quando si presenterà la terza prova: la quale è virtualmente cominciata e pesa oramai su ciascun essere umano, come segreta angoscia, come segreta paura, come senso d’inutilità e senso d’impotenza. L’ora presente è grave: non è un’espressione retorica, questa. Chi conosce come realmente stiano le cose, sa che quei pochi che hanno una qualunque responsabilità interiore, non dovrebbero oramai perdere piú un minuto di tempo, non dovrebbero piú rimandare di un attimo la loro decisione per quei superamenti che in segreto essi veramente conoscono di quale natura debbano essere. …Si è alla vigilia di eventi che possono essere gravemente distruttivi per l’uomo o preludere ad una rinascita nel segno dello Spirito».

 

Non dovremmo piú rimandare di un attimo il lavoro da compiere su noi stessi, questo il consiglio che attraverso i decenni passati da quando è stato scritto, continua a risuonare. Che questo monito non risuoni invano!

 

Acque impetuose

 

Un giorno Massimo mi diede un’immagine del tempo che sarebbe venuto. L’anno d’inizio della demarcazione, disse, sarebbe stato il 1998. In quella data la decisione sarebbe stata presa, in maniera cosciente o anche non cosciente: alcuni avrebbero scelto la materia, altri lo Spirito. Questa scissione, diceva, si sarebbe avvertita da quel momento con sempre maggiore evidenza. Un fiume impetuoso si sarebbe a quel punto formato tra le due sponde del territorio di vita degli individui: da una parte quelli decisi a lavorare per lo Spirito, dall’altra quelli determinati a dare la prevalenza alla materia. Dall’altra parte ognuno avrebbe potuto riconoscere persone della propria famiglia, o cari amici. Il desiderio sarebbe stato allora di aiutarli a venire dalla parte della scelta spirituale, ma il solco che prima era ancora superabile, sarebbe stato quasi impossibile da affrontare, dovendo superare delle acque travolgenti senza lasciarsi trascinare via. E una volta arrivati all’altra sponda, difficile sarebbe stato cercare di far recedere le persone amate dalla risoluzione presa in precedenza, cosí come convincerle a fronteggiare insieme il fiume impetuoso per guadagnare la riva opposta.

 

Questa è la prova che oggi ognuno di noi si trova di fronte. È necessario, per superarla, acquistare prima le forze necessarie. Se lo facessimo senza un’adeguata preparazione, sarebbe inutile, anzi deleterio, decidere di azzardarla.

 

Quelle forze possiamo acquisirle con la disciplina interiore quotidiana, che dobbiamo decidere di seguire con grande volontà e insistenza. Se lo faremo, saremo aiutati. Nel mantram di Michele dato da Rudolf Steiner ci rivolgiamo all’Arcangelo chiedendo: «Empimi della tua forza affinché io sgomini gli spiriti che vogliono paralizzarmi». Quegli spiriti ostacolatori non vogliono eroismi, non vogliono che si cerchi di salvare chi si è già schierato dalla loro parte, chi ha già scelto con convinzione cosa è piú conveniente vivendo in questo modello di società.

 

Impegno per il fisico

 

Vedremo intorno a noi personaggi sempre piú eruditi, capaci di parlare per un’ora con espressioni sofisticate ma con il vuoto assoluto di vero pensiero. E ci saranno persone sempre piú curate esteticamente, ringiovanite con i sistemi piú avanzati, settantenni con la pelle tirata come ventenni, con il lifting e il lipofilling, con nasetti alla francese, con mastoplastica correttiva o additiva, con valvole per pompare il sangue, con sorrisi smaglianti risultato di perfette arcate dentali fisse, con sguardi spalancati per l’arco sopraccigliare sollevato, con una silhouette da adolescente ottenuta con la liposuzione. E potremmo elen­care interventi di ogni tipo ancora a lungo.

 

Per la bellezza esteriore l’impegno sarà sempre piú massivo, ma si lavorerà a rattoppare e a mettere lustrini a un vestito che si dovrà abbandonare. E quando sarà il momento di staccarsene, chi l’avrà considerato come il proprio esclusivo sé, si sentirà improvvisamente svuotato della propria identità.

 

Non sarà cosí per chi avrà ritenuto piú importante illuminare la propria veste interiore, e potrà unirsi alla sfolgorante luce del Logos.

 

 

Marina Sagramora