La quercia di Dodona

Botanima

La quercia di Dodona

Rovine dell’antica Dodona

Rovine dell’antica Dodona

 

Dodona era un’antica città situata nell’Epiro, nella Gre­cia nord-occidentale, dove si trovava un oracolo dedicato a Zeus, e secondo lo storico del V secolo Erodoto, Dodona fu il piú antico oracolo di tutta la Grecia, sorto in epoca pre-ellenica e risalente al II millennio a.C. Il culto, incen­trato attorno alla Quercia sacra a Zeus, prevedeva l’in­terpretazione del fruscio delle foglie dell’albero da parte dei sacerdoti addetti al culto. Piú tardi sembra che questi fossero sostituiti da un Collegio femminile al pari del­l’Oracolo di Delfi. Sorse poi in quel luogo un tempio che ebbe alterne vicende, subendo rovine e saccheggi. L’imperatore Augusto lo riedificò per l’ultima volta nel 31 a.C.

 

Zeus

Zeus

 

Anche nel mondo romano la Quercia era l’emblema della sovranità di Giove come reggitore del mondo e della sua autorità, che ha fondamento e misura nell’esser il Dio supremo. Gli antichi re di Roma portavano sul capo una corona d’oro in forma di foglie di Quercia, e successivamente, in epoca imperiale, se ne tramandò l’usanza incoronando i generali vittoriosi.

 

Quando Pausania vi sostò nel 167 d.C., a Dodona rimaneva solo la gran­de Quercia, tra rovine di quello che era stato uno splendido passato. I pel­legrini continuarono a frequentare il luogo e a consultare l’oracolo fino al 391 d.C., quando i cristiani abbatterono l’albero.

 

la grande quercia

 

Anche nel mondo celto-germanico, in cui la Quercia rivestiva il ruolo di albero sacro per eccellenza, le autorità religiose della Chiesa tentarono di estirpare in ogni modo il culto degli alberi, ritenuto idolatrico. A volte però trovarono la ferma opposizio­ne delle popolazioni locali, come quando a Stettino, nel 1128, il ve­scovo Ottone di Bamberga scoprí meravigliato che esistevano ancora templi pagani presso un bosco sacro di Querce e una sorgente. Decise allora di farli demolire e tagliarne gli alberi, ma di fronte alla reazione degli abitanti del posto, che minacciavano una rivolta, non poté fare a meno di accettare un compromesso: non li avrebbe fatti abbattere a pat­to che nessuno vi venerasse piú gli Dei, e per evitare loro qual­siasi tentazione, diffuse la voce che gli alberi erano abitati da spiriti malvagi.

 

In realtà nella Chiesa stessa la Quercia è assimilata sovente al culto mariano, e molti santuari si fregiano del titolo di Madonna della Quercia, uno per tutti quello a pochi chilometri da Viterbo, o l’altro nei pressi di Marano Equo, sempre nel Lazio.

 

A primavera la Quercia è una delle ultime a mettere le foglie, per evitare gelate tardive. Una leggenda, però, di questo fatto dà un’altra versione.

 

Davanti al trono del Signore

 

Un giorno il Diavolo si recò dal Signore e gli disse: «Tu sei padrone di tutto il creato e io non possiedo niente, concedimi qualcosa, anche una piccola parte della creazione».

 

«Che cosa vorresti avere?» domandò il Signore.

 

«Dammi il potere sul bosco» propose il Diavolo.

 

«E sia – decretò Iddio – ma solo quando i bo­schi saranno senza fogliame, durante l’inverno. In primavera il potere ritornerà a me».

 

Quando gli alberi dei boschi vennero a sapere del patto, si preoccuparono tantissimo.

 

«Che cosa possiamo fare? – dicevano disperati – a noi le foglie cadono in autunno!».

 

Il problema pareva ormai insolubile quando al faggio venne un’idea: «Domandiamo alla Quer­cia, è la piú saggia tra gli alberi, forse lei troverà una soluzione».

 

La Quercia, dopo aver riflettuto rispose: «La­scerò le mie foglie sui rami finché sui vostri non spunteranno le foglioline nuove, cosí il bosco non sarà mai completamente spoglio e il Demonio non potrà avere il dominio su di noi».

 

Da quella volta le foglie secche della Quercia rimangono attaccate ai rami fino al tardo inverno, per cadere completamente soltanto quando almeno un albero si è rivestito di nuove foglie.

 

Marte

Marte

 

Albero italico per eccellenza, la Quercia oltre che a Giove era sacra a Marte, ha infatti un reale legame ritmico con il dinamico e veloce pianeta Marte, come pure con il Marte astrologico, che rap­presenta l’energia creativa maschile. In passato Marte non era sola­mente il dio della guerra, nel mondo celtico aveva soprattutto un ruolo di protezione, di guardiano, ed era frequentemente associato ai culti di guarigione. La Quercia era del resto sacra anche a divinità nordiche come Thor e il celtico Taranis.

 

Nella saga di Re Artú, in alcuni testi, viene narrato che la Tavola Rotonda fosse stata ricavata da un unico tronco di Quercia, e a Carmarthen nel Galles, città natale di Merlino (Myrddin), esiste an­cora, ormai ridotta ad un ceppo, la Quercia che portava il suo nome.

 

Gli studi sulle correnti elettriche degli alberi hanno dimostrato che la Quercia è veramente un albero speciale. La sua vitalità è piú alta di qualsiasi altro albero che viva nello steso clima, la Quercia entra nella vita con una forza possente, con le sue radici a fittone essa è infissa nella terra come una lancia scagliata dagli Dei.

 

Il suo compito è quello di convogliare l’energia creativa primordiale sulla terra e distribuirla tra tutti i suoi abitanti. È lo Spirito che si manifesta nella Quercia, la forza vitale che si appresta a creare, lo Spirito della Quercia ci porta nel mondo con la massima forza.

 

Per quanto però sia forte, possente e sacra agli Dei, nessun albero è piú grande del vero sé dell’uomo, e questo la Quercia ci insegna, facendoci entrare in contatto con la nostra sorgente interiore, da cui provengono la nostra forza, la nostra entità, il nostro Sé divino.

 

Sala centrale del primo Goetheanum

Sala centrale del primo Goetheanum

 

Nel primo Goetheanum, edificato da Rudolf Steiner, la grande cupola era sostenuta da sette paia di colonne, ognuna costruita con un legno diverso; alle colonne di carpino se­guivano quelle di frassino, di ciliegio e di Quercia. Poi venivano le colonne di olmo, di acero e betulla, una sorta di Bosco Sacro dove chi vi entrava ne traeva forza per il cam­mino interiore. Ognuna di queste paia di colonne rappre­sentava in maniera artistica uno degli impulsi formatori del­l’evoluzione terrestre ed ognuna di esse era posta in rela­zione con un pianeta. Le due colonne di Quercia erano con­sacrate a Marte. Il linguaggio scultoreo delle colonne espri­meva il divenire della Terra a partire dal mondo spirituale, fino allo stato fisico attuale che rappresentava la colonna di Quercia e di Marte; poi la distruzione fisica del globo e il ritorno allo spirituale erano concretizzati con le tre paia seguenti, a cominciare da quelle in legno di olmo (Mercurio). Cosí l’evoluzione della Terra era vista come una curva prima discendente, poi ascendente, la risalita comincia tra il marziano e il mercuriale.

 

Il Pelikan, su indicazioni di Rudolf Steiner, scrive che utilizzando rimedi ricavati dalla Quercia si possono sostenere l’Io e il corpo astrale, aiutarli ad inserirsi meglio nel fisico, a strutturarlo, ad inde­bolire il principio eterico attenuando le forze vitali laddove tendono a proliferare in modo abnorme.

 

Anche nell’agricoltura biodinamica Rudolf Steiner diede indicazione di come usare prepararti a base di corteccia di Quercia per risanare il terreno e renderlo piú produttivo.

 

Delle Querce due sono le specie maggiormente usate in fitoterapia la Quercus robur, la farnia, e la Quercus petraea, il rovere.

 

La parte usata è la corteccia, ricca di tannini, se ne fa un uso esterno in decotto con cui si fanno impacchi e lavaggi per la cura degli eczemi umidi, ragadi e infiammazioni della pelle. Va detto che il tannino della Quercia risulta irritante per le mucose gastrointestinali ed è quindi da evitare per uso interno, del resto come altre volte è stato fatto notare, l’uso dei preparati fitoterapici va fatto sotto la direzione di uno specialista.

 

 

Quercia

 

Capo risoluto di tutti i boschi,

per stare vicino a te,

per imparare siamo venuti a te.

Insegnaci come governare noi stessi,

non gli altri,

ma abbi cura di loro,

nutrili come amanti.

Prendici sotto le tue ali protettive,

ispiraci, dacci la tua benedizione!

Il nostro cuore canterà:

«Dovunque noi siamo

lascia che lo Spirito sia Re,

lascia che lo Spirito sia Re.

 

 

Davirita