Chi si trovi coinvolto in processi di divulgazione esoterica avrà probabilmente notato una crescente “bulimia” gnoseologica. Non v’è dubbio che il desiderio di conoscere, impulso certamente positivo ove ben orientato, possa diventare quantomeno fuorviante quando assuma le caratteristiche della “brama”.
Chiarissimo in proposito Rudolf Steiner in una conferenza a Karlsruhe dell’8 ottobre 1911 (in: Da Gesú a Cristo, O.O. .N° 131): «Tutto quello che è collegato con una determinata cupidigia di conoscenza, con una avidità di arrivare al piú presto possibile ad una certa quantità di nozioni …condurrà certamente ad un’alterazione della verità. Chi dunque volesse dirsi che con la sua preparazione occulta deve procurarsi dei chiarimenti, per esempio sull’interpretazione da darsi al contenuto delle Epistole di Paolo o del Vangelo di Matteo, e credesse di poterne venire a capo in un determinato tempo, si sbaglierebbe di sicuro».
Quanto precede potrebbe apparire in manifesta contraddizione con la raccomandazione steineriana relativa alla devozione verso il Pensiero, intesa come incessante tentativo di sviluppare al massimo la nostra capacità di illuminare la realtà con la Luce del Pensare (vedi articolo del mese di agosto 2024 “Una redenzione urgente”).
In realtà un percorso antroposofico devotamente condotto quanto univocamente orientato, sviluppa una sensibilità anche in questo ambito: si impara ad intuire con ragionevole certezza qual è il limite del nostro doveroso personale impegno gnoseologico; oltre il quale «vi è una massima aurea per l’investigatore occulto: avere pazienza e aspettare, perché non si deve arrivare alle verità per mezzo nostro, ma aspettare finché esse arrivino a noi» (c.d.r.)
Non v’è dubbio che questo “aspettare” implichi un’attesa di norma poco gradita che si cerca di aggirare, magari rivolgendosi a chi si suppone in possesso delle risposte: accanto alla brama è qui riconoscibile anche una certa dose di vera e propria pigrizia. Fenomeno particolarmente evidente durante incontri in cui domande estemporanee si succedono incalzanti secondo un modus operandi alquanto lontano da quello testé raccomandato dal Dottore.
“Gnoseologia sagace” dunque, già definita urgente da Rudolf Steiner, e ancora piú decisiva oggi per via dello straordinario potenziamento dei mezzi di comunicazione: «Oggi veramente un atteggiamento passivo di fronte alla Verità è piú necessario di quanto non fosse venti anni fa».
Si potrebbe configurare un quesito non manifestamente infondato in merito all’effettiva necessità di questo rigoroso autocontrollo; immediata la spiegazione: «È necessario affinché i nostri sensi spirituali maturino completamente e permettano alla verità di penetrare in noi nella giusta forma». Un’attesa dunque non solo “tecnica” ma profondamente maieutica, in quanto concorre direttamente alla maturazione dei sensi spirituali, obiettivo fondamentale del percorso antroposofico: «È assolutamente un errore credere di potersi impossessare di quello che deve invece fluire passivamente».
E la maturazione necessaria alla ricezione dei profondi contenuti in oggetto attiene ad una valutazione cosí “alta” da postulare l’intervento diretto delle somme Entità incessantemente impegnate a monitorare il nostro impegno interiore: «Dobbiamo infatti essere coscienti che raggiungeremo quel che dobbiamo essere soltanto in quanto le potenze spirituali ci giudichino degni di arrivarci» (c.d.r.)
Davvero sorprendente quanto illuminante il retroscena occulto che a questo punto ci viene disvelato: «Tutte le meditazioni e le contemplazioni che possiamo fare sono dirette in ultima analisi ad aprirci gli occhi, non a farci impossessare di verità che devono fluirci e alle quali non dobbiamo correr dietro» (c.d.r.).
Riconosciamo qui testé descritta la modalità diretta per conseguire quella preziosa sensibilità “occulta” – menzionata nella prima parte del presente scritto – che ci consente di percepire sagacemente il limite fino al quale possiamo e dobbiamo spingerci con il nostro Pensiero.
Il Dottore di fornisce anche una decisiva cornice storica: «Il nostro tempo è in certo qual modo maturo perché quelli che, attraverso la passività nell’evoluzione della loro anima, sviluppando nel modo indicato una disposizione alla dedizione (e con altra disposizione dell’anima non si penetra nei mondi spirituali) intendano …che dall’evento verificatosi sul Golgota è fluita come una goccia di sostanza spirituale. Le anime oggi sono pronte ad intendere questo».
Da quanto precede appare dunque legittimo sottolineare che solo da quando attraverso l’Ascensione il Cristo ha compenetrato l’aura spirituale della Terra e vive nell’anima umana, la preziosa passività oggetto di queste righe può operare nel senso descritto.
«La Scienza dello spirito esiste proprio affinché molte anime, piú di quanto esse stesse non sappiano, abbiano oggi la possibilità di ricevere dal mondo spirituale le influenze che abbiamo descritte; ma è necessario che questo venga loro facilitato per mezzo della comprensione del mondo spirituale».
Francesco Leonetti