Bozzoli di insensibilità
L’apatia e il disinteresse di una gran parte della nostra società per l’organizzazione del vivere civile è una faccenda molto seria. Cerchiamo di comprendere i perché di questo disimpegno. Guerre, catastrofi naturali, malattie, crimini sono all’ordine del giorno su tutte le piattaforme mediatiche. L’informazione porta nelle nostre case testimonianze e frammenti di dolorose realtà piú o meno lontane, i drammi della Terra sono esibiti senza remore. Sono eventi che generano paura e la paura è il principale strumento per poter esercitare ogni forma di costrizione. Dovrebbero essere i giovani i principali interpreti dello sdegno, nel passato è sempre avvenuto che le nuove generazioni fossero i soggetti piú propensi al rinnovamento sociale. Per questo motivo il dissenso giovanile è stato anestetizzato dalle forze che volevano unificare il mondo, superando diversità tra popoli e culture. Alcol, insensatezza culturale e droghe sono funzionali al mantenimento del dis/ordine ideato dall’aristocrazia finanziaria. Gran parte dell’umanità giovanile è stordita da questo grande turbinio di notizie nefaste e di insensatezza, e cosí ha reagito isolandosi in bozzoli di insensibilità e di estraneazione dalla vita civile. Sulle piattaforme come Instagram o Facebook imperano i reel, ovvero video brevissimi, solitamente della durata tra 15 e 90 secondi, sono pensati per attrarre e la loro funzione è quella di instupidire, non far pensare, ovvero distrarre i giovani dai problemi reali e seri. Le giovani generazioni di tiktoker passano da un filmato all’altro, cercando di sorridere per le stranezze o le crudeltà esibite, ma non hanno la forza di maturare interessi ideali e neppure di ritrovare l’essenza della loro anima. All’uso delle droghe e dell’alcol, oggi si aggiunge l’iperconnessione dei social network che abbassa il livello intellettivo. È ormai dimostrato che queste piattaforme instupidiscono e abbassano la capacità intuitiva e la possibilità della mente di cogliere non solo le verità spirituali, metafisiche o archetipiche, ma anche la banalità di un’esistenza pratica. Come chiamare la pigrizia estrema, l’indolenza dell’anima, l’apatia spirituale o rifiuto dell’impegno morale?
Tre quarti della società vive nell’accidia
L’italiano, che ha un vocabolario poetico e stilistico molto ampio e ricco di sfumature, la chiama accidia. Secondo l’enciclopedia Treccani: «L’accidia è uno stato di inerzia, indifferenza e disinteresse verso ogni iniziativa. Può anche significare avversione al lavoro o indifferenza spirituale». L’accidia non a caso, è considerata uno dei peccati capitali. Accidioso è colui che non vuole sapere né pensare e si abbandona a un torpore dell’intelletto e della coscienza. Il termine è desueto, eppure va compreso nella sua importanza. Per la Chiesa Cristiana Ortodossa l’accidia, ovvero l’apatia spirituale, è considerata uno dei peccati capitali piú gravi. Nei contesti protestanti pur non essendo nominata sistematicamente, l’accidia è riconosciuta come pigrizia spirituale ed è considerata una grave colpa. Per quel che rimane dello sbrindellato e desacralizzato cattolicesimo romano è una parola dimenticata. Eppure, nel mondo europeo e occidentale in genere, l’accidia permea una buona parte della società e non sono solo i giovani ad esserne investiti.
Le generazioni produttive, sostanzialmente prive di impulsi e attività ideali, sono travolte dalla quotidianità, dalle problematiche familiari, dal lavoro asfissiante, trionfano gli happy hour a base alcolica, gli aperitivi per sotterrare socialmente l’ansia. Gli anziani sono paralizzati emotivamente dalla paura per questioni di indigenza, dalla mancanza di un sistema sanitario a dimensione umana, dalla burocrazia, dalla poca salute indotta soprattutto da patologie iatrogene (causate da farmaci) e da troppa televisione.
Solo il volontariato, soprattutto per gli anziani, compensa queste miserabili condizioni di abbandono di ogni idealità. Il risultato è che almeno tre quarti dell’umanità occidentale non riesce a porsi il problema di un rinnovamento ideale della società né tantomeno una riflessione sui mali del mondo. È il trionfo dell’accidia. Coloro che si lasciano vivere senza acume e senza sdegno sono il segno tangibile di mancanza delle forze dell’Io, uomini locusta privi di individualità spirituale.
Ricordiamo però quanto Rudolf Steiner esorti ad esercitare un moto del cuore compassionevole nei confronti di chi, in questa drammatica condizione, ci sta accanto. Identificata la categoria degli accidiosi, ovvero degli spenti nell’anima, degli apatici verso il vero, il bene e il bello, ora rivolgiamo la nostra attenzione alla minoranza che in qualche modo si pone il problema del bene e del male.
Le accuse generalizzate
Negli ultimi tre o quattro anni la minoranza che ha manifestato un minimo di acume e di sdegno ha avuto modo di riflettere sui mali del mondo. Nel porsi il problema del male, le personalità primarie, gli esseri diciamo primitivi o basici, pur tuttavia sorretti da un impulso etico, subiscono la tentazione di imputare ad altri popoli o razze la responsabilità del male. Si chiama razzismo, ed è un errore che va assolutamente superato. Non è ragionevole puntare il dito dell’accusa verso qualsiasi stirpe, sia essa una razza, un popolo o una casta. Indicare, gli zingari, la razza ebraica, il popolo cinese o quello russo, la casa dei Windsor o quella dei Rothschild come fonte di ogni male, è un classico errore d’arretratezza evolutiva. Accusare in toto come portatrice del male una collettività di consanguinei è un inganno. Ad esempio, per molti palestinesi (e diciamolo pure per molti milioni di islamici del pianeta), il disastro di Gaza va addebitato a tutti gli ebrei. Simultaneamente per molti israeliti la causa del male va additata ai palestinesi, che per i piú esagitati hanno perfino l’ardire di fare troppi figli. Tant’è che la “soluzione finale” israeliana assomiglia a quanto fu fatto nel ghetto di Varsavia da parte dei tedeschi. Noi sappiamo però che non tutto il popolo tedesco è stato complice di ciò che è avvenuto nel ghetto di Varsavia tra il 1940 ed il 1943. Sappiamo anche che non tutti gli ebrei sono responsabili del genocidio di Gaza, seppure in entrambi i casi si vedono popolazioni rinchiuse in un perimetro mortale, colpite da fame e crudeltà, mancanza di cure, bombardamenti e morti civili. In entrambi i casi i numeri ballano intorno alle decine di migliaia di vittime. Entrambi i casi vedono una risposta armata come atto estremo di dignità nella disperazione. In entrambi i casi purtroppo c’è chi accusa un intero popolo del male attuato.
Le cause del male

Benjamin Netanyau
Ecco allora che, con estrema semplificazione, ogni colpa del sanguinoso genocidio di Gaza viene trasferito su Benjamin Netanyau. Identificare una singola personalità come causa agente di ogni male è un secondo errore di pensiero, ma è anche un primo piccolissimo avanzamento noetico rispetto a chi anacronisticamente imputa le colpe a un’intera stirpe. Il numero di coloro che ritengono che il male sia prodotto da singole personalità oggi è maggioritario. Il trasferimento delle responsabilità da una stirpe ad un individuo fa parte di un processo evolutivo della nostra epoca. Esso è un gradino da superare per raggiungere la consapevolezza che le radici del male sono essenzialmente metafisiche.
Questo processo di trasferimento delle cause del male da una stirpe a una individualità e successivamente da un’individualità a un modello di pensiero non è una sbiadita astrazione teorica, ma un traguardo evolutivo importante a cui è chiamata l’umanità occidentale. Seguiamo il processo dell’additamento del male: inizialmente si incolpa la razza, poi si incolpa l’INDIVIDUO, infine si incolpa un PARADIGMA DI PENSIERO. Vediamo l’esempio concreto: la colpa del genocidio di Gaza viene inizialmente addebitata a tutti gli EBREI, successivamente trasferita su NETANYAU e infine si riesce a pervenire all’idea che la causa agente sia il SIONISMO. Sono tre gradini necessari per raggiungere la soglia di comprensione che dovrà essere spalancata in futuro a settori sempre piú ampi della società.
Il mondo ha bisogno dell’impulso antroposofico perché solo la Scienza dello Spirito affronta il problema della Reincarnazione e del Karma nell’emersione dei paradigmi di pensiero, nelle ossessioni, nelle eggregore mentali e nelle buone idee sociali. Va sottolineato che grazie alla Scienza dello Spirito nasce la consapevolezza che un’idea (giusta o sbagliata che sia), è un ente spirituale, ovvero un essere sovrasensibile, ovvero una creatura dall’origine demoniaca o angelica. E questo è il compito che ci attende: parlare a coloro che potranno comprendere, che nel passato dell’uomo ci sono forze spirituali latenti pronte a riemergere nel tempo presente. Forze di odio, forze d’amore, antipatie e simpatie tra popoli riemergono sempre dal passato. Oggi è necessario, assolutamente necessario, parlare della Reincarnazione e del Karma, soprattutto per comprendere i comportamenti dei leader politici. Sia ben chiaro, non stiamo parlando di investigazioni iniziatiche sui singoli soggetti, ma sul fatto che la forza di un popolo è legata a determinate idee, e queste idee si incarnano necessariamente in soggetti preposti a recepirle.
Ogni leader è una leva, non la forza che solleva
L’umanità contemporanea inizia a rendersi conto che i movimenti storici e spirituali si avverano grazie all’opera di taluni individui capaci di incarnare idee e prospettive culturali, spirituali e sociali presenti nel Karma dei vari popoli. Il motore evolutivo della Storia non è rappresentato dalle masse inerti degli accidiosi, ma da singoli individui capaci di affermare e soprattutto incarnare, entusiasmandosi ed entusiasmando, la forza di un’idea o ancora meglio un ideale. Ma si badi bene che ogni leader è una leva, ma non la forza che attua il sollevamento. La forza di sollevamento è il Karma dei popoli e il fatto che in quei popoli ci siano forze spirituali rigeneranti oppure ottenebranti. Pensiamo alla psicopandemia in Italia e rendiamoci conto che un centinaio di attivi idealisti, quasi sempre senza risorse economiche, si sono spesi entusiasmando una decina di milioni di nostri connazionali in difesa della libertà vaccinale. E visto che l’Italia governata da Mario Draghi era il Paese dove l’esperimento globalista doveva prendere forma prima di estendersi a tutto il mondo, quel centinaio di idealisti ha contribuito a cambiare le sorti del mondo.
Come non pensare che dietro a quell’avanguardia pacifica di attivisti non ci siano state forze spirituali sovrasensibili legate allo Spirito del nostro popolo? Noi sappiamo che queste forze sovrasensibili esistono, tant’è che la situazione si è ribaltata e il dominio globalista è stato sconfitto (parzialmente) in modo pacifico, risparmiando alla nostra Patria una persecuzione che avrebbe potuto anche essere attuata. Non dimentichiamo mai che il giorno in cui in Piazza del Popolo a Roma manifestarono i sessantamila contro il Green Pass, ci fu la provocazione del “movimento ondulatorio” di un mezzo della Polizia di Stato con l’attacco alla sede della CGIL. Se quel giorno la folla avesse attaccato Montecitorio, sarebbe saltata la democrazia. Le elezioni successive ci hanno portato un governo che non è coraggiosissimo, come molti di noi vorrebbero, ma è quanto gli italiani si sono meritati.
L’etica di una comunità si riverbera nell’etica dei governanti manifesti

Date a Cesare quel che è di Cesare
L’assunzione collettiva di responsabilità per cui “ogni nazione ha il governo che si merita” è un elemento difficile da digerire per coloro che si spendono attivamente nella maya della politica. Nell’attivista c’è una barriera mentale di rifiuto, un’espulsione istintiva nel riconoscimento che i governanti manifesti riflettano lo stato morale di una comunità. Che ogni comunità, ogni nazione o ogni impero ha il “Cesare” che gli è stato destinato, è un elemento che troviamo già nei Vangeli sinottici di Marco, Matteo e Luca. In ciascun caso, Gesú risponde mostrando una moneta con l’effigie dell’imperatore e pronunciando la celebre frase: «Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio». Viene espressa non solo la distinzione tra autorità terrena e autorità divina, ma anche la riconoscibilità manifesta dell’autorità terrena. E sottolineiamo la parola manifesta, cioè palese, rivelata dai fatti, ovvero dal volto imperiale raffigurato sulle monete.
La chiesa di Pietro

Pietro e gli Evangelisti dei Vangeli Sinottici
La Chiesa di Pietro, che si ritrova soprattutto nei tre Vangeli Sinottici, rispetto al potere temporale esprime maggiore osservanza. Ovviamente con la definizione “la chiesa di Pietro” non parliamo del “Cupolone” e di chi la guida, qui indichiamo la vera eredità della comunità di Pietro, eredità che comunque è intrisa di obbedienza, poiché l’obbedienza aiuta ancora le anime piú semplici. Stiamo alludendo a Maître Philippe de Lion, uomo di miracoli, che è stato un portatore vivente dell’insegnamento di Pietro. Si pensi alla rigidità di Philippe su ciò che ha detto a proposito del divorzio, dell’osservanza delle varie leggi e quel che ha detto perfino intorno al problema dei vaccini: «Quando il vaccino è ordinato dalla legge, dovete farvi vaccinare».

Maître Philippe di Lione
La chiesa di Giovanni

L’Evangelista Giovanni
Nei Tempi Nuovi alle volte è necessario, secondo coscienza, ovvero secondo un morale impulso del cuore, opporsi al potere dello Stato. Sembra esserci una contraddizione tra le posizioni di Maître Philippe e chi ha disobbedito allo Stato per questioni vaccinali, ma cosí non è. Dobbiamo sempre considerare che nell’epoca della Libertà coesistono diversi punti di vista, addirittura dodici approcci differenti, come scrive il Dottore. Possiamo allora comprendere che una parte piú evoluta (e spesso minoritaria) della società ha il compito di accollarsi l’onere karmico di una critica consapevole all’autorità costituita. La maggioranza segue invece l’indicazione dell’obbedienza.
A riprova di ciò si noti che il Vangelo di Giovanni non riporta la frase “date a Cesare…” che è presente nei tre Vangeli sinottici. Chi ha rifiutato l’inoculazione di sieri genetici, grazie anche alle parole preveggenti di Rudolf Steiner nel libro La Caduta degli Spiriti delle Tenebre ha, di fatto, compiuto un legittimo atto di disobbedienza civile e non ha reso obbedienza a Cesare (Legittimità della trasgressione). Ciò avviene perché una parte dell’umanità ha il compito di sviluppare un pensiero critico rispetto al potere temporale.
La parte minoritaria degli uomini piú liberi è oggi piú vicina per sensibilità al Vangelo di Giovanni, e per costoro non è stato infatti possibile piegarsi a uno Stato che ha profanato la sacralità del corpo. Del resto, è anche possibile considerare il caso eroico di chi ha condiviso il destino dei propri fratelli vaccinati e inconsapevoli, lasciandosi inoculare con spirito di sacrificio una miscela venefica, confidando nel Logos. Ma è un compito riservato ai pochissimi consapevolmente capaci di tanta generosità.
Le lobby che si nascondono

George Soros
Le peggiori forze che hanno asservito il progetto globalista, come la Cabala ashkenazita, sono lobby infere non visibili e non manifeste. L’occultamento dei poteri è di fatto un atto di magia nera, e il dominio globalista, non a caso, non ha espresso un leader vero e proprio. I globalisti non sono comparsi con i loro volti sulle monete come ai tempi degli imperatori romani, e il fatto interessante è che i banchieri sono i reali padroni occulti delle monete stesse, in quanto l’emissione valutaria è in mano a soggetti privati di fatto ignoti.
Perfino figure oscure come quella di George Soros hanno alle spalle poteri ancora piú forti e nascosti, probabilmente, gangster posseduti da forze infere. È necessario affrontare il male alla radice senza scagliarci sui portatori umani dell’errore, ma tutti noi sappiamo quanto sia difficile pregare anche per quelle anime vincendo la forza d’avversione. Eppure, questo è quanto riescono a fare i veri Iniziati, che non solo pregano per quelle anime, ma possono immergersi nella tenebra per poi far risorgere la Luce.
Ci sono passaggi straordinari in Meditazione e Miracolo di Massimo Scaligero in cui si accenna al fatto di assumere in sé la tenebra di chi ci arreca dolore. Noi, con tutti i nostri limiti, abbiamo però la certezza che una volta illuminato dalla luce della conoscenza, il male perde vigore.
A questo punto ritorniamo al paragrafo in cui si sono visti i passaggi di identificazione del male, dapprima incolpando una stirpe, poi incolpando un individuo, infine incolpando un pensiero errato.
Il passaggio necessario è ora indicare alla parte piú inconsapevole dell’umanità che il male è formato da pensieri errati, che arrivano dal passato.
La legge della Reincarnazione e del Karma dovrà essere riconosciuta e debitamente considerata se vorremo riconoscere l’origine di ciò che chiamiamo male e che in realtà, come dice Rudolf Steiner è una forza dovrà essere riconvertita in un bene ancora piú grande.
Salvino Ruoli