Domus transitoria

Poesia

Domus transitoria

Mandorli in fiore a Roma

Come sussurri d’angeli nel sonno

udimmo voci amiche bisbigliare

sospirate promesse. Le parole

dicevano che sempre nuove linfe

riporteranno in vita antiche pietre

nel biancore dei mandorli. Sui prati

fiori dorati accenderanno vividi

mille soli tra l’erba. Fu l’inverno

un lento scivolare lungo oscuri

silenziosi meandri, a noi compagne

ombre smarrite, con reminiscenze

di luci adamantine. Disegnammo

forme e cromíe sperando che animassero

dinamiche presenze, stucchi morbidi

sulle roride volte a replicare

serti di rose, foglie, nidi, piume

e fremiti rappresi negli encausti

cui sangue e sogni diedero la fiamma:

amori, voli, sguardi, le canzoni

che dita arcane su nascoste cetre

in portentosi arpeggi modulavano;

marmi composti a rendere fedeli

nell’intreccio del ballo passi lievi,

figurine mimanti con pudore

le dolci attese presso le fontane.

Furono specchi e madreperle, rossi

diramanti coralli a ricreare

marine vastità, profondi abissi,

e onde rastremanti alle battigie.

Ma ora la dischiusa primavera

con piogge e semi ci richiama a esistere,

a tentare gli spazi, a rifiorire

in volute di tralci, gemme, steli.

Ritrovata dimora, l’ampio cielo.

 

 

Fulvio Di Lieto