Vi chiedo soprattutto di considerare le due conferenze che terrò qui oggi e dopodomani come un insieme coerente. Anche se cercherò di rendere ogni singola conferenza comprensibile di per sé, alcuni risultati si otterranno, soprattutto per quanto riguarda il tema che ho in mente, solo se una conferenza illuminerà l’altra in un certo modo e se le due conferenze diventeranno un tutt’uno.
Se ora si considera ciò che sta alla base delle riflessioni delle due serate e delle riflessioni che ho potuto fare nelle precedenti conferenze tenute in questa città, come Scienza dello Spirito orientata antroposoficamente, allora si può forse, in relazione ai sentimenti che molti dei nostri contemporanei nutrono ancora verso questa Scienza dello Spirito con un paragone che ci può venire in mente.
Ovvero: vorrei paragonare questa Scienza dello Spirito ad orientamento antroposofico, sotto un certo aspetto, a un ospite non invitato in una società. Paragono gli ospiti invitati con le altre direzioni e correnti scientifiche attualmente pienamente riconosciute, che in un certo senso sono già per questo invitate alla vita spirituale complessiva dell’umanità nel presente, perché gli uomini vogliono attirare queste varie scienze nella loro sfera attraverso le loro esigenze, attraverso ciò che il mondo sensoriale esterno dà, ciò che la vita altrimenti richiede. La Scienza dello Spirito si trova ancora oggi nella vita spirituale del presente, come se non fosse stata richiesta. Tuttavia, nei confronti di un ospite non invitato, per quanto si possa essere poco amichevoli, poco gentili all’inizio, si comincia gradualmente a diventare piú educati, persino piú educati che nei confronti degli ospiti invitati, quando ci si rende conto che ha qualcosa da portare che si è perso, che egli ha trovato. Non lo si sapeva prima e solo allora lo si capisce.
Questo è probabilmente il caso dell’antroposofia, almeno secondo la convinzione dei pochi che già oggi possono immergersi pienamente in ciò che l’antroposofia vuole effettivamente in relazione ai grandi compiti dell’umanità. Ciò che l’antroposofia vuole portare alla nuova cultura, quella del presente e quella del futuro, è qualcosa che gli uomini hanno fondamentalmente posseduto in modo diverso per secoli, millenni, e che dovrebbero riconquistare attraverso la Scienza dello Spirito. Istintivamente, gli uomini hanno posseduto, per una certa facoltà istintiva dell’anima, quello che si può chiamare un sentimento di riconoscimento dell’eterno nella natura umana, un sentimento di riconoscimento dell’effettiva anima umana e dei suoi segreti. E solo chi è prevenuto nei confronti della storia spirituale dell’umanità può negare che questa conoscenza istintiva doveva andare perduta per l’umanità – l’umanità si sta semplicemente evolvendo – cosí come la visione medievale del mondo dovette andare perduta a un certo punto del suo sviluppo storico per quanto riguarda l’aspetto spaziale dell’universo, secondo il quale la Terra sta al centro, in riposo, e il Sole e le stelle si muovono intorno ad essa. Proprio come questa visione spaziale del mondo ha dovuto essere sostituita da un’altra, cosí il vecchio riconoscimento istintivo dell’eterno nell’anima umana e di quelle forze ha dovuto cedere il passo ai grandi e significativi progressi della scienza naturale, che ho spesso sottolineato qui, soprattutto nella Scienza dello Spirito, che nell’anima umana è molto preziosa per l’uomo, sulla forza cognitiva del libero arbitrio, di cui parleremo poi dopodomani.
Credo che siano proprio coloro che possono meglio apprezzare il vero nervo, il significato piú profondo di questa Scienza dello Spirito ad orientamento antroposofico, che comprendono il grande e significativo progresso della conoscenza scientifica per il progresso complessivo dell’umanità e che non si limitano ad avere un approccio dilettantesco ad essa, ma riconoscono anche la scientificità in una certa misura. Ma proprio perché l’umanità è stata portata a cogliere il mondo con metodi scientifici e ad estenderlo a una visione del mondo, ora dipende dalla ricerca dello spirituale in un modo diverso da quello in cui l’ha cercato istintivamente per secoli, persino per millenni.
Si conosce nel modo giusto dal punto di vista scientifico naturale solo se l’animico viene sempre piú escluso dal campo naturale che si deve osservare e indagare, se si interferisce sempre meno con l’animico in ciò che si crea come immagine della natura. In passato non era cosí. In passato – basta essere un conoscitore degli sforzi spirituali dei tempi passati per rendersene conto – l’uomo osservava i fenomeni della natura e sentiva istintivamente come lo Spirito e l’anima gli parlavano attraverso i fenomeni della natura. Non separava i fenomeni naturali da quelli spirituali e animici. E cosí, osservando la natura, riceveva simultaneamente la vita spirituale e animica attraverso i fenomeni naturali e gli esseri naturali nella propria vita dell’anima.
L’uomo non sarebbe mai giunto alla completa liberazione del suo essere se non avesse compiuto l’ascesa alla conoscenza scientifica. Cosí, l’anima si distacca completamente da se stessa e lasciando che solo la natura sia riconosciuta come tale nell’osservazione della natura, staccandosi da tutto ciò che c’è di spirituale nella natura, pertanto l’anima è costretta ad attingere a tutte le forze piú forti e significative dalla propria fonte interiore di anima e Spirito per entrare nel mondo spirituale in modo nuovo, prescindendo da ogni osservazione della natura, prescindendo da ogni vita sensoriale. Infatti, se c’è qualcosa che deve dare l’impulso piú efficace alla Scienza dello Spirito orientata antroposoficamente, è la comprensione di ciò che la scienza naturale ha portato all’umanità.
Ma ora, quando l’uomo di oggi, soprattutto colui che si è già abituato a guardare il mondo secondo il modo di pensare scientifico, cerca di avvicinarsi a ciò che la Scienza dello Spirito, in quanto vuole collocarsi nel movimento spirituale di oggi, sta affermando, qualcosa di molto significativo, vorrei dire, comincia subito ad affermarsi in modo comprensibile contro questa Scienza dello Spirito. E nessuno meglio di coloro che si occupano attualmente di questa Scienza dello Spirito si rende conto che questa scienza spirituale deve avere ancora oggi avversari su avversari, che deve essere accolta con ogni tipo di pregiudizio. Ciò che questa Scienza dello Spirito vuole indagare: l’eterno nell’anima umana, l’attività delle forze dell’anima umana che vanno oltre la nascita e la morte, cioè ciò che si riassume nel problema dell’immortalità, e anche ciò che si riassume nel problema della libertà, è in effetti qualcosa che ogni essere umano ha un naturale desiderio di conoscere. L’uomo vuole sapere qualcosa sugli oggetti che formano il contenuto della Scienza dello Spirito, cosí come viene qui intesa. Ma allo stesso tempo, quando si parla dei metodi, delle modalità di ricerca, delle cose che si devono fare per penetrare nell’area designata, oggi, poiché la comprensione generale non è in grado di affrontare la questione, deve necessariamente sorgere non solo un’opposizione, ma forse anche una riluttanza.
In particolare, la corretta comprensione di questa Scienza dello Spirito, cosí come viene qui intesa, è ancora oggi ostacolata dal fatto che coloro che vorrebbero avvicinarsi all’indagine di ciò che si cela dietro la vita ordinaria della coscienza nell’anima umana, preferirebbero trovare ciò che cercano in ogni tipo di anormalità, in ogni tipo di fenomeno degradato dell’anima, piuttosto che in ciò che la vera Scienza dello Spirito deve effettivamente indicare. E cosí accade che questa vera Scienza dello Spirito venga spesso confusa con quella che di per sé può certamente fornire risultati straordinariamente interessanti, soprattutto dal punto di vista scientifico, che la Scienza dello Spirito venga confusa con quella che fa emergere ogni tipo di stato onirico, sonnambolico, medianico dell’anima dalla vita inconscia o subconscia dell’uomo, che sfugge alla coscienza ordinaria.
Questa confusione è disastrosa. Ma sarà praticata ancora a lungo, perché è vero che l’uomo – ne parlerò solo brevemente a titolo introduttivo – può, in determinate circostanze, entrare in stati di coscienza in cui il mondo dei sensi ordinario non partecipa, in cui anche la volontà ordinaria non partecipa. Stati onirici, sonnambulici, medianici e cosí via, da cui fa emergere ogni genere di cose da una certa profondità della sua vita segreta che devono apparire strane all’uomo e sono quindi interessanti. Lo strano è sempre interessante, soprattutto se si può credere che – come è anche vero sotto un certo aspetto – annunci qualcosa nell’essere umano che va oltre l’esperienza ordinaria tra la nascita e la morte. Ma la vera Scienza dello Spirito mostra, e il significato di ciò che dovrò indicare in questa conferenza lo dimostrerà, che ciò che viene alla luce attraverso stati mentali anormali di tipo onirico, attraverso il sonnambulismo, attraverso stati medianici, ha una validità umana molto minore di ciò che l’uomo coglie attraverso i suoi sensi ordinari e di ciò su cui ha un’influenza attraverso la sua volontà ordinaria. Ciò su cui influisce con la sua volontà nella vita quotidiana è legato all’essere umano tra la nascita e la morte. Ma ciò che viene alla luce attraverso gli stati indicati è contenuto in un livello della natura umana piú profondo e piú basso persino del mondo dei sensi. Ciò è dovuto al fatto che le percezioni sensoriali sono escluse, la volontà è anch’essa esclusa e si svolgono attività organiche inferiori, attraverso le quali ciò che è nascosto ai sensi e alla volontà viene alla luce.
Questo però non può significare l’intero essere umano, ma solo qualcosa che si trova sotto la superficie dell’uomo, mentre la vera scienza spirituale vuole condurre l’essere umano al di sopra della superficie della vita ordinaria, al di sopra di ciò che l’essere umano sperimenta nella vita quotidiana e anche nella scienza ordinaria. Tuttavia, c’è qualcosa di abbastanza sorprendente in queste condizioni anormali, che servono ad osservare qualcosa di sconosciuto nell’uomo; infatti, entrando in stati che sono molto piú legati alla sua vita corporea che alla sua vita sensoriale, e soprattutto perché curiosità e interesse sono attaccati a queste cose, l’uomo sperimenta qualcosa in questi stati che può renderlo felice, che quasi lo riempie di un certo piacere interiore. E il sentimento della vita, che allora si attacca agli organi interni, colpisce anche l’osservatore; egli crede di essere certo di queste cose, crede di avere davanti a sé qualcosa di reale, che sperimenta in una persona che egli stesso ha cambiato: mentre il ricercatore spirituale conduce al vero eterno, a ciò che trascende la nascita e la morte. Egli deve infatti indicare anche i cambiamenti nella natura umana ordinaria: deve far notare che l’eterno non può essere esplorato con i sensi, nemmeno nell’ambito ordinario della volontà, che si relaziona solo con il mondo esterno: ma venendo a descrivere ciò che l’anima umana deve attraversare. Ciò che l’anima umana deve attraversare per liberarsi dal corpo, in modo da poter osservare lo spirituale non solo con il corpo ma anche con l’anima, egli descrive poi gli stati in relazione ai quali la presenza umana è avvertita al di fuori della coscienza ordinaria come qualcosa di simile a non stare su un terreno solido, come a stare su un abisso. Per questo sembra ancora piú sognante, fantastico.
Il ricercatore spirituale, tuttavia, quando parla dei risultati della ricerca, dipende dal condurre non all’esperimento, non all’osservazione dei sensi esterni, come può fare lo scienziato naturale, ma dipende dal condurre all’anima stessa. Pertanto, ciò che egli propone deve prendere, sotto un certo aspetto, una strada diversa da quella che si percorrerebbe rispetto a quando si discute di qualcosa in modo scientifico. Quando si discute di qualcosa di scientifico, prima si descrive: questo è stato fatto e quello è stato fatto, oppure questo è lí, quello è lí, e poi collega a questo la propria attività spirituale, le proprie idee, le combinazioni, i tentativi di trovare leggi su ciò che c’è, e simili. Ciò che l’anima deve fare da sé è legato a qualcosa che già esiste.
Il ricercatore spirituale deve praticamente invertire questo percorso. E questo è ciò che a prima vista stupisce, ciò che a prima vista sembra paradossale, sembra cosí paradossale che chi non può entrare nel merito dice: «Sí, il ricercatore spirituale afferma solo che le cose stanno cosí; ma non porta alcuna prova». Ebbene, le sue prove consistono proprio nel fatto che egli mostra come l’anima debba prima passare attraverso i processi puramente interni all’anima, e possa poi avvicinarsi al processo spirituale, all’obiettivo. Cosí, mentre la scienza ordinaria ha prima il processo e poi aggiunge ciò che l’anima fa, il ricercatore spirituale deve farlo fuori di sé, lasciare l’anima da sola con se stessa. Allora l’anima fa emergere tali forze, tali facoltà, attraverso le quali questo e quello appare all’uomo come un fatto spirituale che non può essere visto con gli occhi, non può essere afferrato con le mani. La prova piú importante sta nel mostrare il cammino che la ricerca spirituale deve percorrere.
Negli anni passati, quando ho tenuto delle conferenze qui, ho spiegato alcune delle strade che l’anima deve percorrere per risvegliarsi davvero a quella che si può chiamare coscienza visiva, quella che si può chiamare, per variare l’espressione di Goethe, l’occhio spirituale, l’orecchio spirituale, in modo da vedere davvero lo spirituale; ho spiegato cosa deve fare l’anima in se stessa, come attraverso puri esercizi dell’anima essa produca in una certa misura in se stessa ciò che il corpo produce organizzando occhi e orecchie da se stesso, e come poi attraverso il possesso di tali organi spirituali, lo spirituale possa essere realmente visto. Per evitare ripetizioni ai cari ascoltatori che sono stati qui piú spesso, rimando ai miei libri: Come si consegue la conoscenza dei mondi superiori? e al mio Scienza Occulta, tutti libri in cui viene descritto ciò che l’anima deve compiere per dotarsi realmente di organi spiritualmente nuovi per vedere lo spirituale. Tuttavia, vorrei sempre fare alcune considerazioni fondamentali, soprattutto per quanto riguarda il cammino della ricerca spirituale, e vorrei quindi dire oggi anche qualcosa su come il ricercatore spirituale arrivi ai suoi fatti, di cui poi dovremo parlare.
Per coloro che non sono in grado di affrontare intimamente gli esercizi spirituali interiori che l’anima umana deve intraprendere per trovare l’eterno in se stessa e negli altri esseri, il conforto che si ha quando si mette semplicemente l’essere umano in stati anormali, medianici o sonnambulici, per percepire qualcosa di particolare, certamente cessa; questa cosa comoda finisce. E poi, se la persona si avvicina impreparata a ciò che è richiesto in termini di esercizi spirituali che sono necessari per vedere veramente lo Spirito e la sua vita, allora sí, allora cessa l’interesse di cui ho parlato all’inizio. Cosí si può dire: ogni individuo ha un interesse per gli oggetti che la ricerca spirituale vuole conoscere. Non tanto per il modo di pensare, per il metodo. Ciò che il ricercatore spirituale deve fare per penetrare nel mondo spirituale reale non è cosí divertente, interessante e attraente come le esperienze del sonnambulo o quelle del medium appaiono inizialmente all’osservatore esterno. No, si può dire, per quanto possa sembrare paradossale, che ciò che l’anima deve fare per esplorare i suoi valori spirituali piú preziosi, piú apprezzati, piú alti, piú eterni, all’inizio suscita persino avversione, disinteresse. Inizialmente ci si accorgerà che gli esercizi dell’anima di cui parla il ricercatore spirituale magari vengono inizialmente eseguiti dall’uno o dall’altro per curiosità, ma poi vengono facilmente e presto trovati noiosi. E noioso, non degno di interesse, è spesso anche ciò che deve essere fatto nell’anima per arrivare all’eterno, al contenuto dell’essere immortale nell’anima. All’inizio è – soprattutto quando l’essere umano si rende conto attraverso un rafforzamento dei pensieri, attraverso un cambiamento dei sentimenti, di cui parlerò ancora piú avanti, quando l’essere umano si rende conto che sta arrivando ai confini di quel mondo che può essere chiamato mondo spirituale – è innanzitutto paura dell’ignoto. L’uomo si astiene dall’entrare in questo mondo perché ha paura dell’ignoto. Non è cosciente di questa paura, ma la paura subconscia non è comunque meno paura. Poi si fa sentire un’avversione, di cui oggi vi darò degli esempi, un vero e proprio odio.
Si tratta di fenomeni abbastanza comprensibili. Il superamento è quindi necessario. Chi penetra davvero attraverso la propria anima nel mondo spirituale deve attraversare il proprio dramma animico. E si può dire: se si trovano persone che in un primo momento penetrano senza ulteriori indugi, che sono interessate al motivo per cui il ricercatore spirituale parla di esercizi spirituali noiosi è che, attraverso un certo cambiamento nell’attenzione e nell’interesse dell’uomo, ciò che è abbastanza noioso alla fine diventa interessante attraverso la sua noia. Attraverso tali esercizi dell’anima, grazie al fatto che i pensieri vengono intensificati, i sentimenti e anche la volontà ricevono una direzione diversa da quella che hanno per la vita ordinaria e per la scienza ordinaria, l’anima arriva a riconoscere realmente come utilizza il corpo per evocare i ricordi della coscienza ordinaria e per vivere nell’esistenza ordinaria.
Rudolf Steiner (1. continua)
Conferenza tenuta a Berna il 28 novembre 1917.
O.O. N° 72 – Traduzione di Marco Allasia.