Destare la Forza dell’Io

Socialità

Destare la Forza dell’Io

Le case sull’acqua a Srinagar

Le case sull’acqua a Srinagar

 

Verso la fine degli anni Sessanta con mio marito Fulvio facemmo un lungo giro in varie località dell’India, fino a Srinagar, nel Kashmir, ai piedi delle alte vette dell’Hima­laya. Lí, tra le varie case galleggianti sull’acqua, le house boat, in cui anche noi fummo ospitati, c’era l’ashram del guru Maharishi Mahesh Yogi, notissimo all’epoca perché annoverava tra i suoi seguaci anche i Beatles. Fu un incontro breve, ma lasciò in noi molte domande sul perché tanti giovani circondassero quel personaggio con tale devozione.

 

I Beatles con il Maharishi

I Beatles con il Maharishi

 

Dopo aver aperto a Fiuggi il negozio di arte indiana di cui ho già scritto in precedenza, accadde che improvvisamente ai normali clienti del luogo termale si aggiungesse una massa di visitatori molto particolari: i “figli dei fiori”, seguaci proprio del Maharishi. Per piú di due anni, duemila giovani provenienti da ogni luogo della terra, ma in prevalenza dagli Stati Uniti, si riversarono nella cittadina laziale con una potente organizzazione logistica e amministrativa.

 

Tutto era regolato alla perfezione, nulla lasciato all’improvvisazione. Ogni giorno il guru veniva inondato da duemila fiori, dato che ogni giovane doveva offrire un fiore al Maestro per riceverne la benedizione. Mai i fiorai di Fiuggi avevano avuto una simile mole di richieste.

 

E naturalmente il nostro negozio era una mèta naturale per quei giovani. Tra le cose prevalentemente acquistate c’erano gli incensi profumati, gli “agarbatti”, e le relative incensiere. Fu proprio per quegli acquisti che cominciai a capire qualcosa del metodo imposto ai giovani meditanti. Ognuno di loro, una volta nel negozio, chiedeva di vedere le incensiere per sceglierne una. C’erano diverse forme e grandezze, tutte in ottone dorato. C’erano quelle rotonde, le quadrate, o a rombo, quelle a forma di fiore aperto o di stretto e alto calice. Un vero problema scegliere… Gli oggetti venivano guardati a lungo, soppesati, toccati uno per uno, poi il risultato era in genere lo stesso: «Domattina chiederò al Maharishi se per me è piú adatta questa forma o quest’altra».

 

Il Maharishi nel 1972 a Fiuggi

Il Maharishi nel 1972 a Fiuggi

 

Il grande successo del metodo della Meru, della “meditazione trascendentale”, in quel periodo in cui molti ragazzi erano attirati dal consumo delle varie droghe e ne facevano largo uso, era la promessa che i seguaci di tale disciplina avrebbero sicuramente abbandonato ogni droga. Questo convinceva i genitori, disposti a pagare anche cospicue somme purché i figli uscissero dalla spirale degli stupefacenti.

 

Non sapevano però quei genitori che il sistema della ripetizione continua e ossessiva dei mantra dati ad ogni giovane in maniera “segreta e personalizzata”, ma che in realtà erano piú o meno la stessa sequenza di parole sanscrite, oltre alla quotidiana devozione al guru, seduto in magnificenza, pronto a distribuire qualche briciola di antica saggezza, e oltre ancora al breve colloquio individuale, sentito come altissimo onore, tutto questo diveniva un particolare tipo di droga, che sostituiva l’altra, ma non era meno perniciosa.

 

Il risultato era in effetti una totale dipendenza dal Maestro e una perdita di individualità. Proprio l’opposto del lavoro necessario alla giusta acquisizione di autocoscienza richiesta dal tempo attuale e in preparazione dell’epoca futura.

 

I bimbi dei figli dei fiori

 

Alcuni dei dirigenti italiani vennero anche a casa nostra per cercare di convincerci a partecipare alle sedute plenarie, per mostrarci quanto meraviglioso fosse il clima che regnava all’interno della comunità. Decantavano anche la serenità come tratto caratteristico dei piccoli, figli del­l’amore libero di quei giovani: bimbi sempre riuniti tutti insieme e portati nel bosco o nei campi al limitare della cittadina. Passavano in silenzio, sognanti, e cosí in silenzio giocavano, o sedevano tranquilli sotto gli alberi o sui prati fioriti. Paragonandoli ai bambini del luogo, vocianti e in perpetuo movimento nei giardini comunali, la differenza era impressionante.

 

Mentre quei dirigenti ci spiegavano l’effi­cacia della meditazione trascendentale, noi rispondevamo parlando loro della Scienza dello Spirito, inamovibili nella nostra scelta definitiva.

 

Giovane americano che suona il sitar

 

Alcuni ragazzi si erano affezionati al nostro negozio, che rappresentava per loro un punto d’incontro con l’India. Avevamo in vendita dei sitar dal suono melodioso. Uno dei giovani era bravissimo nel suonarlo. Si sedeva in terra in un angolo ed era capace di restare lí a suonare, rapito dalla musica, per due o tre ore senza interruzione. Rendeva l’at­mosfera molto indiana e aggiungeva fascino al negozio. Altri ragazzi venivano per ascoltarlo e si fermavano a parlare.

 

Ho provato a volte a risvegliare in loro una sia pur minima autonomia di pensiero, ma avevano una insopprimibile sicurezza nella bontà del percorso intrapreso e non accettavano l’idea di un possibile cambiamento.

 

Mi sono spesso domandata, in seguito, come quei giovani avranno affrontato la vita nella loro età matura. Lo spaccato di vita che ho voluto riportare alla memoria dopo tanti anni, non vuole essere una critica a quei personaggi e a quei movimenti che hanno caratterizzato un’epoca. Essi d’al­tronde si sono esauriti, perché non erano evidentemente adatti all’epoca che sarebbe venuta in seguito. Però hanno costituito una spinta verso un diverso approccio alla natura, molti giovani si sono posti il problema di come venivano trattati gli animali e sono diventati vegetariani, il loro slogan “mettete i fiori nei vostri cannoni” ha fatto nascere un rifiuto alla violenza e alla guerra.

 

Se invece del Maharishi tanti di loro avessero incontrato l’Antroposofia, avessero conosciuto un Maestro o un orientatore che li avesse portati alla comprensione del Logos e al desiderio di ricerca di una piena autocoscienza, forse i frutti di quell’incontro si mostrerebbero oggi con una civiltà molto diversa. Abbiamo perso del tempo, ma mai piangere su ciò che non è stato, meglio iniziare da ora, da questo esatto momento, a “mutare mente”, a lavorare sul pensiero vivente, a partecipare alla costruzione di un futuro di individui determinati a destare in sé la forza radicale dell’Io.

 

 

Marina Sagramora