L’idea di monarchia
L’idea della monarchia per diritto ereditario è durata millenni. Alcuni sostengono che il referendum italiano del 2 giugno 1946 fu falsificato e che, in realtà, la monarchia avrebbe prevalso sulla repubblica. Vi furono certamente irregolarità nello spoglio, ma, come recita il detto popolare, “cosa fatta, capo ha”. Nel giugno del 1949, i monarchici piansero calde lacrime, ma era necessario un cambiamento che andasse nella direzione propugnata da Giuseppe Mazzini. Ancora oggi esistono nostalgici della Casa Savoia, ma si tratta di minoranze folkloristiche, fuori dal tempo, irrilevanti e ancora convinte che la legittimità del potere derivi dal sangue blu. Analogamente, l’idea del Papa come erede di Cristo in terra è un’entità spirituale che perdura nella Chiesa di Pietro. In questo caso, tale idea conserva ancora una certa presa sulle anime piú semplici.
Esseri non visibili, spiriti operanti nell’umano

I realisti della Vandea
L’idea monarchica, che vorrebbe vedere una famiglia regnante al vertice degli Stati, può manifestarsi in modo tiepido, come avvenne per i monarchici del dopoguerra italiano, i quali ben presto abbandonarono le loro convinzioni. Tuttavia, quando investe il cuore e l’anima, come nel caso dei lealisti francesi che combatterono nella Vandea, diventa qualcosa di piú profondo. Non si mette a repentaglio la propria vita per un ideale se dietro di esso non vi è una potente forza karmica. Per essere piú attuali, l’etnocidio di Gaza e l’estinzione fisica dei palestinesi non sono una mera questione economico-politica, ma un’idea/essere che, se pur invisibile, domina nel sangue e nel cervello della quasi totalità degli appartenenti alla religione ebraica, educati fin dall’infanzia a un concetto razziale. Ad essere obiettivi, la stessa entità agisce in quella parte dei popoli semiti di religione islamica, che aspirano ad annientare fisicamente gli ebrei. Piú volte abbiamo sottolineato che il futuro del popolo ebraico è gravemente compromesso dagli eccidi di Gaza, non solo perché i bambini palestinesi, in questa vita, saranno divorati da un odio implacabile, ma anche perché tali responsabilità oltrepasseranno le porte della morte, trasformandosi nel karma futuro del popolo palestinese quanto quello ebraico. Il problema, che si preferisce ignorare, è che l’accettazione di un’idea errata spalanca le porte a un demone, e questo demone si manifesta innanzitutto come nube astrale, ovvero il demone portatore di un’idea sbagliata.
Incompletezza dell’analisi materialistica
Il globalismo, ormai quasi sconfitto dal multipolarismo, è anch’esso un’idea, come lo era ieri la monarchia ereditaria. Si tratta di un’idea neoaristocratica, presente nelle lobby e nei gruppi elitari di potere che, controllando l’economia mondiale, hanno cercato di costruire un governo planetario, manovrandolo come un burattinaio che, nascosto, tira i fili. Non ci sono riusciti, poiché gli spiriti di molti popoli hanno agito in senso contrario. L’apice di questa idea si è manifestato nei primi anni del nuovo secolo, mentre il suo declino è emerso con l’avvento dei BRICS, culminato nel summit di Kazan dal 22 al 24 ottobre 2024. Il libro piú recente di Margherita Furlan, BRICS Scacco Matto, scritto dopo il suo ritorno dal summit di Kazan, spiega magistralmente il declino del globalismo. Ciò che Furlan non considera a causa della sua impostazione fortemente razionalistica, è che l’idea neoaristocratica è un’entità demoniaca invisibile, che si è impadronita di una cerchia di potenti fautori del globalismo, qui semplificati, per brevità, come “la Cabala”. Ancora oggi persiste una netta divisione tra le analisi giornalistiche basate su fatti concreti e quelle fondate su fatti – sottolineiamo fatti – spirituali. Noi lettori dell’Archetipo, tuttavia, sappiamo che le idee sono pesanti e propulsive come palle di cannone.
Le ideologie non durano in eterno

Gustav Klimt «Morte e vita»
Nella natura si osservano cicli armoniosi: la semina, la nascita, la crescita, lo sviluppo, il fulgore, il declino, la morte. La ciclicità è un archetipo, una manifestazione visibile dell’invisibile, un ponte tra il mondo materiale e quello spirituale. Le stagioni, le festività annuali o i cicli settennali rappresentano un potente ritmo simbolico, che consente all’umanità di superare l’illusione della linearità temporale. Tale illusione permea la modernità, ad esempio nell’idea di una crescita ininterrotta del PIL, cara ai liberal-capitalisti, o in quella del paradiso comunista, propugnata dai marxisti. In realtà, le cose non funzionano cosí: esiste un progresso, ma non è lineare ed è soggetto a cicli di sollievo, benessere e sofferenza. Tutto nasce, cresce e muore, alle volte la morte si manifesta in modo drastico e inaspettato.
I progetti astratti di società e le fissazioni ideologiche incarnano l’emblema dell’impermanenza, della transitorietà di certi umori. Si pensi ai fascisti immediatamente convertiti alla democrazia dopo la fine della guerra. Evidentemente non si trattava di solo opportunismo italico, peraltro connaturato con il nostro popolo, si tratta di un ciclo terminato con gli esecrabili fatti di Piazzale Loreto. Un ciclo che si era concluso aprendo nuovi scenari che portarono a Mattei, Moro e Craxi. Tutti in qualche modo eliminati in quanto difendevano l’Italianità. Si pensi ora al contagio emotivo dei comunisti del PCI ancora convinti del sistema sovietico, si valuti come si sono estinti per poi rinascere nella nube astrale del progressismo woke e gender di oggi. Le ideologie non durano in eterno. I progressisti di oggi sono indubbiamente eredi dei comunisti del dopoguerra per cultura ed educazione familiare, ma il cambiamento è stato enorme, perché enorme è la trasformazione che avviene tra i periodi storici in connessione al Karma dell’umanità.
Il culto del principio progressista-lineare
Appare ormai chiaro che una parte degli italiani, circa un terzo, resta abbarbicata alle idee di sinistra. La prima tra queste convinzioni è la fiducia incondizionata nel progresso. Ieri del marxismo leninismo con l’avvento della dittatura del proletariato, oggi nell’esattezza assoluta della scienza. Questa nube astrale di certezze ha molto a che fare con la fede, poiché tali persone, prive di punti fermi individuali, hanno riposto le loro anime in una devozione cieca nel principio progressista-lineare. Si tratta, in sostanza, di una “religione” priva del divino, che attribuisce alla scienza materialistica un ruolo salvifico. Ciò spiega l’obbedienza con cui molte persone tra loro hanno creduto alle narrazioni sui cosiddetti vaccini mRNA, ma soprattutto è significativo il fenomeno della rimozione di qualsiasi atteggiamento critico a posteriori sui gravi eventi legati alle morti e alle reazioni avverse. Per il momento coloro che si sentono di sinistra non riescono a sviluppare neppure una riflessione critica su quanto accaduto durante il lockdown e la psicopandemia.
Il sentimento di appartenenza
Solo ipotizzare che l’agenda liberal-woke-progressista sia un processo in declino destinato ad estinguersi assieme al globalismo, appare a circa un terzo degli italiani un concetto quasi blasfemo, del tutto inconcepibile. Per questo motivo odiano in primis il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America. Possiamo quindi identificare una categoria umana che nutre un rapporto fideistico con il proprio sistema di valori. Costoro, malgrado siano divisi in fazioni accanite, che vanno dagli estremisti dei centri sociali e arrivano alle fasce privilegiate di chi vive nelle zone ZTL, sono fermamente convinti che il progressismo sia una dottrina sociale capace di promuovere il bene della comunità. L’inclusività e la revisione delle norme tradizionali comprendenti Dio, patria e famiglia, l’accettazione dei processi migratori incontrollati, l’uso spregiudicato della bioetica, l’idea di genitore 1 e 2, diventano il collante per tutti coloro che si sentono (qui si noti l’importanza della categoria del sentire) di sinistra.
Questo sentimento di appartenenza è vissuto dentro una cappa di avversione: si identifica un nemico, lo si stigmatizza come fascista o antidemocratico, lo si considera un barbaro incolto e inadatto ad esprimere un punto di vista diverso. Chi si sente “di sinistra” si aggrappa a quell’idea con la forza di una fede. È opportuno, dunque, riflettere sul fatto che, come i vandeani alla fine del Settecento erano disposti a sacrificarsi per la legittimità del re di Francia, cosí coloro che si riconoscono nella sinistra compiono una scelta analoga per difendere un’idea ma soprattutto un sentimento.
Un rapporto di obbedienza “coranica” al dogmatismo ufficiale della scienza
Possiamo affermare che i dodici milioni di votanti ai referendum di giugno 2025 siano effettivamente riconducibili all’ambito di idee omogenee. Sottolineare ciò che appare evidente a tutti non è una presa di posizione partigiana, ma una constatazione oggettiva. Scopriamo, inoltre che la maggioranza di coloro che hanno espresso un sí incondizionato ai referendum promossi da una parte politica nel giugno 2025 esprimono impressionanti affinità con gli individui che erano convinti di agire per il bene della società vaccinandosi contro il Covid. Perché? Cerchiamo di comprendere, in modo non fazioso, non politico e soprattutto non partitico, le ragioni di questo ostinato attaccamento ad una certezza fideistica che pone la scienza al centro della verità rivelata. Posizione espressa a chiare lettere perfino dal capo dello Stato.
Ciò che vogliamo sottolineare è che la maggior parte di quelli che si sentono di sinistra, pensano che la scienza sia la Verità rivelata assumendo, lo si è visto prima, comportamenti fideistici. Concludendo: se le idee sono esseri come abbiamo visto in precedenza, possiamo dire che lo spirito della dogmatizzazione si è impadronito di circa un terzo degli italiani. Allargando lo sguardo a tutto l’impero d’Occidente e quindi anche all’Europa e agli Stati che, a vario grado, subiscono l’influenza americana, ci rendiamo conto che queste posizioni progressiste-lineari che gli statunitensi chiamano “liberal” sono diffuse con eguale, se non superiore, ampiezza.
L’Occidente vive uno scontro interno a se stesso
La domanda che ci poniamo non riguarda la propagazione o la propaganda di queste idee, ma piuttosto il perché l’Occidente sia indebolito da questa componente antipatriottica, globalista e anti-sovranista avversa ai propri spiriti di popolo. Negli altri due imperi, quello russo e quello cinese, la situazione è diversa e per questo motivo l’Occidente, che è uno dei tre imperi dominanti, ne risulta complessivamente indebolito. Eppure, nessuno lo dice ma è cosí, la debolezza dell’Occidente è un mezzo necessario affinché il colonialismo euroamericano tramonti e i BRICS si rafforzino. Ovviamente non è stato un processo consapevole, ma è avvenuto spiritualmente per eterogenesi dei fini e in qualche modo investe anche la dottrina del karma rispetto ai nati e ai non nati in occidente. La risposta che proviamo a darci dal punto di vista scientifico spirituale non può non tenere conto delle parole di Rudolf Steiner:
Deve essere chiaro che per la Scienza dello Spirito, ancor piú che per la scienza del mondo fisico, i fatti e i nessi tra i fatti non sono semplici ma complessi» (vedi Il Karma della non veridicità – O.O. N° 173b). La risposta del Dottore investe la dottrina del Karma e tiene ovviamente conto del fatto che si crea la possibilità che, a seconda delle condizioni, anime che si trovano tra morte e nuova nascita si sentano determinate dalle forze provenienti dalle loro incarnazioni precedenti a incarnarsi verso un certo luogo della terra (op. cit.).
L’errore della rinuncia ad ogni indagine
Molti cultori della Scienza dello Spirito ritengono impossibile indagare le leggi del Karma senza doti di veggenza. Questa rinuncia è un errore tant’è che nella stessa pagina Rudolf Steiner spiega che acuti osservatori (non Iniziati), come John Stuart Mill, oppure il russo Alexander Ivanovic Herzen, si erano accorti che l’Europa di fine Ottocento si stava “cinesizzando”, nel senso che molti nati in quel periodo portavano caratteristiche del popolo cinese. Ebbene una attenta osservazione della componente progressista presente nei primi decenni del nostro secolo non ha caratteristiche di “cinesità” ma una forte propensione a vivere la loro “fede” progressista con un’attitudine che ci ricorda l’animus degli islamici che per secoli combatterono il cristianesimo e l’Europa seguendo il precetto coranico della Jihad espansiva. Insomma, i progressisti rivivono in questa vita una specie di redivivo scontro para-religioso nei confronti dell’Occidente cristiano.
Incarnazioni semitiche
L’ipotesi che molti ottomani, arabi e semiti di religione ebraica che hanno vissuto le guerre e le persecuzioni nell’Europa cristiana di un tempo si siano reincarnati nella nostra epoca e che siano attratti dalla cultura progressista può apparire azzardata ma non lo è. Innanzitutto esaminiamo le cose dal punto di vista estremamente superficiale: l’idea di “accoglienza dei profughi” portata oltre ogni ragionevolezza è sicuramente anch’essa un’eredità mediorientale legata all’idea di onorare l’ospite. Nella sinistra la propensione all’accoglienza dei migranti, soprattutto se islamici, è forte, e poi c’è un’accorata simpatia per i palestinesi. Si badi bene, non sono questi i punti essenziali del legame, poiché potrebbero essere invalidati da un sentimento di compensazione karmica con la simpatia che può generarsi per l’avversario che è stato offeso nelle vite precedenti. Queste simpatie, secondo una seria dottrina del Karma, potrebbero sorgere quindi anche in reincarnati che hanno contrastato i popoli islamici e semitici in genere. La vera ragione è un’altra: la componente della popolazione che “si sente di sinistra” esprime un animus totalizzante, quasi che la scelta di essere progressista sia espressione di una guerra sacra contro gli infedeli.
Come nella comunità islamica e in quella ebraica qui troviamo un enorme attaccamento alla propria identità di gruppo, un attaccamento privo della misericordia che è l’essenza profonda del cristianesimo portato nell’intima essenza dell’uomo. La spocchia e il disprezzo per chi non si omologa ai dettami progressisti è sotto gli occhi di tutti. La componente spirituale è ancor piú accentata, perché la fede nella scienza è totale: il progressista si sente assistito da una “religione” priva del divino, che attribuisce alla scienza materialistica il ruolo salvifico. Il monoteismo abramitico per ebrei e arabi musulmani si è trasformato in integralismo scientista nell’incarnazione successiva, la nostra. Sul piano sociale il paradiso coranico con le vergini e i fiumi di latte e miele è sostituito da un presunto (e mai realizzato) paradiso in terra, dove lo Stato deve essere sempre guidato da chi è di sinistra, ovvero per costoro dalla parte legittimata dal loro credo. Guarda caso, questo “sentimento” richiama sia l’idea teocratico-islamica sia quella etnopolitica dell’ebraismo, dove il potere politico è sorretto dai rappresentanti della “giusta” fede.
La trasfigurazione dell’aniconismo
Osserviamo ora il fronte della cultura e dell’arte. Il divieto di raffigurare immagini, in particolare di esseri viventi o di Dio, nella tradizione islamica ed ebraica, si chiama aniconismo. Questo processo ha portato allo sviluppo di meravigliose forme d’arte non figurative, come la calligrafia, i motivi geometrici e l’arte ornamentale, specialmente nell’architettura religiosa. L’aniconismo nella nostra epoca, non si ripropone in modo pedissequo, ma si riconfigura riproponendosi sul piano dell’insensatezza. La mancanza di figurazione antropomorfa e divina di un tempo si ripropone in quest’epoca sotto forma di mancanza di pensiero nell’arte e nell’intrattenimento. L’accettazione dell’insensatezza è il cuore filosofico della postmodernità ultima propaggine filosofica dell’assenza di Spirito. L’arte prediletta dai sinistrati (in questo caso è legittima l’accettazione di questo neologismo critico) si caratterizza per una profonda crisi dei grandi sistemi di significato che avevano strutturato il pensiero occidentale. Le ultime sessanta esposizioni alla Biennale di Venezia parlano chiaro. Le coordinate stabili per interpretare l’esistenza vengono espulse nell’arte: dalle deformità di Picasso al delirio di Pollock in pittura il passo è breve. Siamo sommersi da storie letterarie e cinematografiche senza capo né coda. Non dobbiamo aver timore di toccare i mostri sacri del ‘900: La musica di Schoenberg, oppure opere come l’Ulysses di Joice, dove c’è un mosaico di impressioni, ricordi e desideri senza punteggiatura, sono opere insensate anche se dialetticamente sostenibili dal punto di vista critico.

La Dancing house di Praga
Architetture decostruite come la Dancing House di Praga sono monumenti all’insensatezza architettonica non meno delle criminali “Vele” di Scampia. Potremmo continuare per pagine e pagine. Ciò che conta è però il fatto che coloro che dubitano dell’assunto culturale dell’insensatezza della cultura ufficiale sono considerati incolti, nel migliore dei casi antimoderni. In ultima analisi come un tempo nell’aniconismo si temeva offensivo rappresentare la figura umana o divina, oggi si teme realizzare storie e narrazioni che abbiano un costrutto morale, una simmetria educativa e una compiutezza noetica. Vi sono serie televisive in cui non accade niente tranne il lasciarsi vivere dei protagonisti e il pubblico gradisce immergersi in queste insensate vacuità. La narrazione corrente è che questa sia l’arte moderna. In realtà è l’arte della barbarie che ha nascosto e perseguitato economicamente i veri artisti che andando in controtendenza sono stati espulsi dal mainstream culturale.
Chi non si adegua è un infedele
Per contro, vi sono paradigmi storici, sociali e politici che assumono caratteristiche totalitarie, chi non si adegua è colpito da stigma. L’assolutismo ideologico della legge della Bibbia e del Corano si ripropongono nuovamente nella nostra epoca. L’assoluta certezza che i tumori vadano curati con la chemioterapia perché lo dice la “scienza “o che durante il COVID fosse necessario iniettarsi dei sieri sperimentali, ad esempio sono veri e propri dogmi laici e a trasgredirli si incorre per gli israeliti è il Chilul Hashem, (la profanazione del Nome di Dio), un’offesa seria quanto negare la narrazione olocaustica. Le offese a Maometto da parte di quei (blasfemi e deficienti) redattori francesi della rivista Charlie Hebdo raccontano la stessa storia rivoltata come un calzino. Semiti di ieri che rinascono nella nostra epoca impregnati da un relativismo furibondo che crede solo nella dissacrazione, contro semiti di oggi che, in ritardo di secoli, credono ancora nella condanna di coloro che si macchiano di blasfemia. Le religioni abramitiche hanno caratteristiche comuni e degenerazioni comuni. L’eredità culturale delle degenerazioni del monoteismo hanno attraversato i secoli, come negarlo?! Ciò che ipotizziamo (e non senza delle buone ragioni) è che tra le i nati nell’Occidente in cui viviamo ci sia un alto grado di presenza di incarnazioni popoli semitici che hanno contrastato i cristiani o che da questi siano stati vessati, perseguitati offesi e oggi rinati.
Salvino Ruoli