L'attività delle forze dell'anima nell'uomo e la loro connessione con il suo essere eterno

Scienza occulta

L'attività delle forze dell'anima nell'uomo e la loro connessione con il suo essere eterno

Una cosa che voglio ancora affermare come dato di fatto è questa: si impara a capire come ciò che non è accessibile a nessuna scienza naturale sia accessibile solo in modo negativo – la persona intelligente sarà d’accordo con me nel fare questa affermazione – come con ciò la morte sia entrata nel campo della ricerca. Mentre la scienza naturale ha fondamentalmente a che fare solo con lo sviluppo ascendente, con la crescita, il ricercatore spirituale impara a riconoscere l’intervento dello sviluppo discendente, il raggiungimento della morte nello sviluppo stesso. Impara a riconoscere il ruolo che la morte svolge; impara a riconoscerlo da fatti concreti.

 

Masso che precipita

 

Facciamo un esempio: supponiamo che una vita umana venga violentemente avvicinata dalla morte causata da qualcosa nel mondo esterno, per esempio da un masso che precipita su qualcuno, da una casa che crolla su qualcuno o da un colpo di pistola sul campo di battaglia: tutte queste sono morti violente. In un contesto piú ampio c’è qualcosa di inspiegabile per l’essere umano. Se il ricercatore spirituale si avvicina e penetra sempre di piú nella sua conoscenza, impara a riconoscere che non si tratta solo di ciò che ho appena menzionato: la mia vita umana attuale contiene tutta la mia vita, dalla nascita a oggi, solo che ciò che risale a due o tre giorni prima si è già spiritualizzato. Se il ricercatore avanza ulteriormente, non solo rafforza i suoi pensieri attraverso esercizi interiori, ma ha anche un effetto di rafforzamento sulla sua vita emotiva, in modo da percepire i sentimenti che sorgono nel corso della vita, cosí da poter paragonare l’esperienza spirituale a un’esperienza musicale, a un tono, a un suono, a un rumore. Quando si sperimenta musicalmente, bisogna essere in grado di riconoscere il suono. Attraverso la continuazione di queste relazioni, si impara a collegare un’esperienza con un’altra, a mettere insieme un’esperienza dell’anima avvenuta due o tre giorni fa nel modo che ho descritto, con un’altra avvenuta forse sette o nove anni fa. È possibile sperimentare qualcosa che risuona insieme, non filosoficamente, ma sperimentare qualcosa che risuona insieme a ciò che viene sperimentato nel tempo, a ciò che si presenta come spirituale, accanto alla durata, come l’ho descritto.

 

Immagini di vite precedenti

 

Ciò viene sperimentato musicalmente, sia detto come paragone, quando l’essere umano ha la sua esperienza davanti a sé in questo modo. Allora può anche estenderla, indipendentemente dal tempo che intercorre tra la nascita e la morte, non solo a ciò che è accaduto due o tre giorni o anni fa, ma anche a ciò che è accaduto prima della nascita o del concepimento. Lí sperimenta se stesso come anima spirituale prima di essere sceso e di essersi collegato a un corpo fisico che gli dà la percezione sensibile esterna e la possibilità di avere un effetto sul mondo esterno. E quando avanza ulteriormente, quando avanza verso una realizzazione che caratterizzerò nell’affermazione seguente, sperimenta anche se stesso nelle vite terrestri passate, sperimenta ciò che agisce dalle vite terrestri passate. E quando l’essere umano è davvero arrivato a sviluppare in sé una conoscenza attraverso la quale sperimenta direttamente lo spirituale, attraverso la quale è in grado di sapere come lo spirituale sia presente nella durata, allora arriva un momento nella vita che ha un effetto profondo su questa vita, quando l’essere umano può dire a se stesso: «Sei entrato in contatto con l’anima spirituale. Questo è un evento del destino!». Ciò dice molto di piú di quanto si possa effettivamente dire. Non è necessario diventare ottusi nei confronti del resto della vita: al contrario, si può diventare molto piú sensibili a tutto ciò che può elevare l’uomo, che può portarlo al di sopra della vita quotidiana ordinaria verso la piú alta felicità: si può sperimentare ciò che ci fa precipitare profondamente nella sventura, si può partecipare a tutto il destino. Tuttavia, può arrivare il momento in cui ci diciamo: «Piú potente di qualsiasi altro colpo del destino è quello nell’anima umana in cui la realizzazione si concretizza per noi, diventa cosí viva da farci afferrare lo spirituale». Allora questa fatidica esperienza di realizzazione si estende a tutta la nostra vita e comprendiamo anche il resto del nostro destino. Comprendiamo come il nostro destino attuale sia il risultato di precedenti eventi terreni. Ci si ritrova con i precedenti percorsi terreni, senza ricordare, perché le esperienze spirituali in quanto tali non possono essere ricordate diretta­mente; ma sorge qualcosa di molto piú elevato della memoria: la contemplazione del passato.

 

Questo è ciò che deve accadere se l’uomo vuole indagare su qualcosa come la morte violenta che entra nella vita. Non si può indagare se si considera solo un corso della vita di una persona. Essa entra in questo corso di vita come un caso. La morte violenta fa paura. Ma se si considera come l’intera vita dell’uomo sia costituita dai cicli di vita che si trovano tra la nascita e la morte, in cui l’uomo è connesso con il corpo, e dai tempi intermedi, che sono molto piú lunghi, in cui l’uomo è spiritualmente nel mondo spirituale tra la morte e una nuova nascita, si scopre che ciò che entra violentemente nella vita umana come morte è un’esperienza significativa. L’anima viene, per cosí dire, strappata in un istante alla vita del corpo, attraverso il quale è in contatto con il mondo dei sensi; non è spinta spontaneamente dall’interno verso il mondo spirituale, ma viene afferrata dal mondo esterno stesso, per cui è dotata interiormente di un potere molto speciale, proprio attraverso l’esperienza di qualcosa di esterno.

 

È appunto una legge del mondo spirituale: l’interno diventa esterno quando l’anima entra nel mondo spirituale. E l’esperienza esteriore qui diventa interiore, un’esperienza come la morte violenta diventa interiore. Ciò che è una morte violenta in una vita appare nella vita successiva sulla Terra come una forza che emerge dal mondo ordinario della vita.

 

Pertanto, quando troviamo nel percorso di una persona sulla Terra che questa persona è stata in grado di compiere qualcosa di speciale in un momento speciale, ha dato a tutta la sua vita una nuova direzione, come se da profondità sconosciute fosse sorto qualcosa di potente nella sua anima: questo deriva da una morte violenta in una vita precedente. Queste forze che danno una nuova direzione alla vita sono oggi molto studiate; ci sono molte descrizioni di come le persone diano improvvisamente una nuova direzione alla loro vita. Queste cose riconducono a morti violente, che ovviamente non vanno ricercate in alcun modo. Perché una morte ricercata come morte violenta non sarebbe una morte provocata dal­l’esterno. Naturalmente, questo non può essere desiderato. Il desiderio di una tale morte renderebbe, ad esempio, la morte violenta simile a quella che di solito avviene dall’interno dell’organismo, che è provocata dall’interno del corpo stesso. Sí, non solo la renderebbe simile, ma addirittura porrebbe l’essere umano in un rapporto diverso rispetto alla morte ordinaria. La morte ordinaria, che avviene dall’interno a qualsiasi età, porta con sé, per i prossimi percorsi di vita, una vita che progredisce in modo piú regolare, cosí come è stata impostata originariamente fin dall’infanzia e dalla nascita. Una morte violenta, invece, cercata attraverso il suicidio o il desiderio, comprometterebbe l’essere umano in modo tale da non poter affrontare la vita successiva, da renderlo, per cosí dire, instabile. Anche il desiderio di trovare in qualche modo una morte violenta non deve entrare nella nostra vita. La Scienza dello Spirito, correttamente intesa, non ha nulla a che fare con qualsiasi tipo di ostilità alla vita.

 

Come vedete, cercando l’effetto dei poteri dell’anima in modo concreto di ricerca spirituale, e non solo in modo astratto filosofico, si arriva a risultati individuali reali che rendono comprensibile la vita umana. Oggi volevo iniziare con alcuni suggerimenti a riguardo. So che è proprio quando non si parla in astratto, ma si analizzano i risultati concreti della ricerca spirituale oggi, quando si propone l’idea della ricerca spirituale, spesso si incontra non solo la resistenza, ma anche scherno da parte dei contemporanei. Ho già detto che questa riluttanza oggi inizia già quando il ricercatore spirituale si limita a presentare il suo metodo, la natura della sua ricerca. Se si vuole giudicare ciò che il ricercatore spirituale ha da presentare in base a ciò che si conosce già in precedenza senza la ricerca spirituale, allora non c’è da stupirsi se ciò che il ricercatore spirituale presenta appare come una vuota frase, ancor prima di aver sviluppato il suo metodo, che fornisce la sua prova dell’indipendenza della vita spirituale. Questi metodi sono molto spesso giudicati come qualcosa che non porta a nessun fatto. Ora vorrei sapere se non si tratta di fatti importanti che intervengono nella vita, che vengono presentati solo nelle due conferenze di oggi e di dopodomani; cosa può esserci di piú importante di questo messaggio sulla morte violenta e sulla condanna a svolgere un ruolo distruttivo dopo la morte se non ci si è impregnati di determinate idee spirituali tra la nascita e la morte?

 

Il punto è che quando si parla di queste cose, non è detto che la persona che le racconta non le presenti come fatti pienamente validi, ma piuttosto che la persona che ascolta possa non essere in grado di vederle nella loro fattualità, in modo che rimangano una vuota frase per lui. In molti casi, ciò che il ricercatore spirituale ha da dire rimarrà solo una frase per i suoi contemporanei di oggi. L’odio, ho detto, forse si affermerà già in molti casi contro il metodo di ricerca. Vorrei fare qualche esempio, perché questi esempi non sono solo significativi per ciò che caratterizzano direttamente, ma mostrano anche qualcosa sulla natura stessa della ricerca spirituale.

 

Recentemente ho tenuto una conferenza in una città della Svizzera sugli stessi argomenti di cui ho parlato oggi. Dopo qualche giorno ho ricevuto una lettera da una persona molto cortese, nella quale voleva esprimere come una persona del presente che avesse ascoltato questa conferenza, avrebbe commentato ciò che lo scienziato spirituale aveva da dire, come si sarebbe attualmente rapportato a ciò che era stato presentato. Poiché la lettera è estremamente educata, vorrei presentare alcune cose da essa per caratterizzare qualcosa della Scienza dello Spirito dal modo in cui la coscienza ordinaria si relaziona ad essa.

 

Prima di tutto, la persona in questione dice che ciò che ho esposto non gli è sembrato affatto un fatto, ma scrive: a mio modesto parere soggettivo, non c’era traccia di fatti in questo sciocco insegnamento. La teoria della reincarnazione sembra essere al centro della sua ricerca spirituale. Con tutti i suoi, come dice lei, trent’anni di studio e di ricerca, non ha ancora scoperto quanto sarebbe ridicolo se uno Spirito umano, che dopo essersi formato e fatto strada durante la sua vita sulla Terra, dovesse ricadere nell’infanzia e gli si dovessero spiegare di nuovo i concetti?…

 

Reincarnazione

 

Un’obiezione che, naturalmente, può essere fatta molto facilmente e che cade completamente per chi sa come è costituita quest’ani­ma quando si trova nel modo che ho descritto oggi. Allo stesso tempo si sa che quest’anima, anche do­po aver attraversato molte vite terrene, può attraversare queste vite terrene ancora e ancora per il suo arricchimento e può attraversarle in modo tale che certe cose, che si rivelano come una grande carenza quando si scopre l’anima, non potrebbe davvero piú ripercorrerle in vecchiaia, ma deve attraversarle di nuovo dall’infanzia in poi. Chiunque osservi la vita umana al di là delle morti e delle nascite sa che è altrettanto ridicolo dire che non si vuole tornare all’infanzia, come lo sarebbe dire: so il francese, ho imparato il tedesco, perché ora, se la gente me lo chiede, dovrei imparare anche il cinese? Perché dovrei impararlo parola per parola, sillaba per sillaba, con tutta la grammatica?

 

Le obiezioni che vengono avanzate dimostrano che non c’è la volontà di seguire queste cose. Ma non verrebbero fatte se non fosse per quello di cui ho parlato: che nasce una certa avversione alla ricerca spirituale. E questa riluttanza deriva essenzialmente da quanto segue: l’anima deve rendersi conto, se viene condotta alla propria natura, che ha effettivamente bisogno di passare attraverso molte vite terrene, che in molti casi non ha le perfezioni che si attribuisce nella successiva vita terrena, perché provengano dalla sua stessa natura, bensí le ha dal suo ambiente culturale, che non sono una sua proprietà effettiva.

 

E cosí accade che quando il ricercatore spirituale deve descrivere quest’anima, deve descriverla nella sua nudità, per cosí dire, come probabilmente ha bisogno di passare attraverso ripetute vite terrene, allora l’uomo si arrabbia, soprattutto quando vengono descritte le cose della ricerca spirituale, perché sospetta che l’anima non sia come lui vorrebbe. Si tocca molto di ciò che non è cosciente e subconscio in queste anime; ma questo non cosciente e subconscio deve essere sottolineato.

 

Molto piú interessante di questa lettera, che proviene da una persona educata che nella sua onestà esprime preoccupazione per l’insegnamento antroposofico, molto piú interessante di questa lettera educata è qualcos’altro. Voglio solo menzionare che questa lettera, dopo che tutto è stato trattato come ho appena detto, termina con l’affermazione dell’uomo: «Sarei lieto di essere onorato di una sua risposta». Non si può essere piú educati di cosí!

 

Richard Wahle

 

Ora, che l’uomo possa diventare malvagio quando viene avvicinato da ciò che è veramente spirituale, vorrei dimostrarlo a partire da un singolo fenomeno che è noto a pochi, ovviamente, ma che è comunque abbastanza significativo da essere menzionato. C’è un filosofo contemporaneo, che stimo molto, Richard Wähle. Stimo molto Richard Wähle fin dalla sua prima apparizione filosofica, perché è riuscito, con grande perspicacia e in modo unico, a presentare tutto ciò che l’uomo percepisce attraverso i sensi in modo tale che appaia completamente come un’immagine del tutto priva di elementi spirituali. Quando raffiguriamo il sensibile, mescoliamo ancora lo spirituale. Richard Wähle è riuscito a rappresentare tutto ciò che l’uomo sperimenta nella sua vita dei sensi in modo tale da esorcizzare completamente lo Spirito, cosicché rimane davvero solo ciò che può essere percepito dai sensi e tutto ciò che è spirituale deve dichiarare fallimento. Doveva essere fatto una volta, ed è interessante che sia stato fatto una volta. Si riferisce a ciò che sperimentiamo come mondo nello stesso modo in cui se qualcuno avesse davanti a sé un meraviglioso dipinto e non volesse descrivere nulla di ciò che rappresenta, se non come sono allineati gli schizzi di colore. Ma sarebbe interessante vedere come ci si sente a dire qualcosa su un quadro meraviglioso, come gli schizzi di colore sono disposti l’uno accanto all’altro. Se lo si fa con grande perspicacia nei confronti dei fenomeni del mondo, anche questo è un merito. È cosí che il filosofo Richard Wähle, probabilmente uno dei filosofi piú caratteristici del nostro tempo, ha realizzato qualcosa di molto speciale nel corso della sua vita. Non ho mai, infatti, sentito da nessuno, e mi è abbastanza nota la letteratura filosofica mondiale, e lo dico senza vanità, ma non ho mai sentito da nessuno, nemmeno da Nietzsche, simili invettive sulla filosofia e sull’inutilità della filosofia come Richard Wähle nei suoi libri Tutta la filosofia e Sul meccanismo della vita intellettuale.

 

Per quanto ci si possa sforzare di essere filosofi, l’uomo non ha piú filosofia di un animale, e si differenzia dall’animale solo per il fatto che crede di dover lottare in qualche modo contro il mondo spirituale e non ci riesce. Cosí scriveva Wähle non molto tempo fa.

 

In effetti, la filosofia non è mai stata rimproverata cosí energicamente come da questo pubblico rappresentante della filosofia. Ma il professore universitario Richard Wähle rimprovera la filosofia in questo modo solo perché, nel corso del suo lavoro di estrazione di ciò che è semplicemente percepibile dai sensi, si è oc­casionalmente avvicinato allo Spirito in questo modo negativo, dal quale ha scacciato tutto lo Spirito. E al­cune cose che caratterizzano la vita spirituale non sono in realtà meglio caratterizzate da nessun altro filosofo contemporaneo di Richard Wähle, che disprezza lo Spirito.

 

pozzanghera e stelle

 

Vorrei riportare un brano tratto da Sul meccanismo della vita intellettuale di Richard Wähle, perché è interessante, in quanto si vede come una per­sona spinta dal suo ingegno, quando espelle lo Spi­rito, vorrei dire, quando scappa fuori dalla finestra, in fondo è spinta a percepire tuttavia questo Spirito. Si potrebbe dire, come dice il poeta, che il diavolo non è mai avvertito dal popolo, anche se lo tenesse per il bavero. Ma un uomo come Richard Wähle si accorge appena dello Spirito; per questo dice: «Che piccolo spazio occupa lo Spirito nell’universo! È solo come una pozzanghera in cui si riflettono le stelle. Se le combinazioni dello Spirito formassero una parte considerevole del mondo, esso dovrebbe vergognarsene; ciò comprometterebbe l’universo. Non è strano che si pensi all’universo come se il nostro misero Spirito ne fosse al vertice, visto che sarebbe meglio dimenticarlo del tutto?».

 

Questo è l’atteggiamento che comprensibilmente si ha quando ci si avvicina allo Spirito, che è la cosa piú preziosa per le persone. Le ragioni del perché ciò sia cosí sono molte e le vedremo dopodomani. Ma ho voluto illustrare il fatto anche attraverso un fenomeno notevole del presente, il fatto che al confine tra il mondo sensibile e il mondo spirituale ciò che inizialmente trattiene l’uomo come paura, poi addirittura come odio e riluttanza, deve essere superato per poter penetrare davvero in questo mondo spirituale, che può essere penetrato nei modi che ho caratterizzato in questa conferenza.

 

Inoltre – permettetemi di dirlo oggi in conclusione – molte persone che vogliono riconoscere lo Spirito sono particolarmente soddisfatte quando possono dire: «Sí, ammettiamo lo Spirito; ammettiamo che in qualche modo c’è lo Spirito, perché l’uomo si trova sempre di fronte a qualcosa di nascosto, a qualcosa che non può indagare». Perciò la gente vi perdonerà se parlate dello Spirito, ma non vi perdonerà se penetrate nello Spirito in modo tale da descrivere fatti ed entità concrete di questa vita spirituale, come ho descritto oggi. Perché non vogliono ascoltare il fatto che si può davvero indagare su ciò che è immortale, che non solo si può presentare lo Spirito come qualcosa di inspiegabile, ma che si può anche penetrare in questa zona per loro chiamata “sconosciuta” attraverso lo sviluppo di certe forze animiche, e addirittura, come vedremo dopodomani, si deve penetrare in essa se si vuole che ci sia salvezza nella vita umana. La penetrazione è necessaria se si vogliono riconoscere correttamente catastrofi cosí terribili, come quella che si è ora abbattuta sull’umanità, come segni dei tempi.

 

Ma ogni genere di persona fa riferimento a coloro che si sono sforzati di comprendere lo Spirito. E cosí vediamo che coloro che oggi contribuiscono maggiormente, attraverso indagini spesso molto sagaci, ad affossare la possibilità che conduce alla comprensione della Scienza dello Spirito come la si intende qui, invocano proprio uno Spirito cui io preferisco sempre riferirmi quando voglio citare una personalità su cui è edificato ciò che ho portato avanti in decenni di ricerca spirituale. Vorrei sempre sottolineare che questa ricerca spirituale non si basa su nulla di fantastico o di sognante, ma sulle solide fondamenta poste dalla visione del mondo di Goethe.

 

Il Primo Goetheanum

Il Primo Goetheanum

 

Goethe non era ancora un ricercatore spirituale: il tempo della ricerca spirituale non era ancora giunto. Ma chi si addentra nella visione del mondo di Goethe, come ho fatto io nei miei primi scritti, troverà in que­sta visione del mondo goethiana i punti di partenza elementari su cui costruire. E se ci si basa su di essa, si viene condotti direttamente verso un ulteriore sviluppo, verso quella che io chiamo ricerca spirituale e che porta al tipo di risultati che ho caratterizzato oggi. Pertanto, se di­pendesse solo da me, chiamerei que­sta ricerca spirituale goetheanismo e l’edificio di Dornach ad essa dedicato, Goetheanum.

 

Non è necessario che ciò accada; ma cosí come ho ben chiaro che in futuro ciò a cui l’umanità dovrà tendere per la propria salvezza dovrà essere costruito sulle fondamenta gettate nella cultura umana dal goetheanismo, cosí so che la corrente che chiamo Scienza dello Spirito a orientamento antroposofico è anche la diretta continuazione della dottrina della metamorfosi di Goethe, del goetheanismo in generale. E quando alcuni si riferiscono a Goethe, che rifiutava lo Spirito e descriveva tutto come natura, si può far notare che Goethe, ancora relativamente giovane, nel suo famoso inno in prosa Alla natura, chiamava sí l’universo natura, ma includeva le parole: «ha pensato ed è costantemente pensante».

 

Se si dice dell’essere cosmico che sente, che pensa, allora non gli si dà semplicemente uno Spirito in­conscio, ma gli si dà consapevolmente una spiritualità cosciente. Allora non c’è bisogno di discutere sulle parole. La Scienza dello Spirito non si occupa certo di parole. Non è importante se si chiama natura o Spirito ciò che è concepito come universo, ma piuttosto che lo si comprenda nella sua concretezza, nella sua peculiarità, nella sua interiorità. E anche in questo si può essere d’accordo con Goethe, si può essere d’accordo con Goethe se non vuole presentare l’imperscrutabile come semplicemente insondabile, se non vuole negare all’uomo la capacità di penetrare l’imperscrutabile. Basta ricordare ciò che ho sottolineato anche qui anni fa: Goethe parlò di questo malinteso principio kantiano dell’imperscrutabile in natura a un ricercatore che per altro ha grandi meriti, un grande ricercatore. Un importante grande ricercatore disse:

 

«Nessuno Spirito creato

penetra nell’interno della natura.

Beato colui al quale

essa mostra solo l’involucro esterno».

 

 

Goethe risponde a questo ricercatore e dice:

 

Meditazioni sulla Natura

 

Di Natura nell’intimo

non v’ha spirto creato,

cui penetrar sia dato.

Cessate di ripetere

siffatti ritornelli

a me e a’ miei fratelli!

A senso nostro, l’intimo

è dove ci troviamo,

dove noi sempre siamo.

Felice chi di coglierne,

con lunghi studi e pene,

l’esterna scorza ottiene!

Da sessant’anni, il monito

della sciocca sentenza

odo con impazienza.

E dico per contrario:

Natura tutto spande,

volentieri, alla grande.

Ed essa non ha nocciolo,

ed essa non ha scorza:

d’un getto è la sua forza.

 

 

Pezzo dopo pezzo, siamo dentro di lei.

Niente è dentro, niente è fuori!

 

 

Metti alla prova te stesso

soprattutto,

se tu nocciolo o scorza sia!

 

 

Goethe ha evidenziato in una reale attualità animico-spirituale che l’uomo può essere nocciolo della natura, cioè cogliere se stesso come entità animico-spirituale, per conoscersi in armonia con l’entità animico-spirituale del mondo intero.

 

Compito della Scienza dello Spirito ad orientamento antroposofico è quello di evidenziare questo aspetto in una realtà animico-spirituale, per dare all’uomo la convinzione di non essere solo Spirito, ma di potersi riconoscere come tale, di poter vivere consapevolmente nel mondo spirituale.

 

 

Rudolf Steiner (3. Fine) 

 




 

Conferenza tenuta a Berna il 28 novembre 1917.

O.O. N° 72 – Traduzione di Marco Allasia.