Chi va a Loreto e non va a Sirolo, vede la Madre e non il Figliolo

Siti e miti

Chi va a Loreto e non va a Sirolo, vede la Madre e non il Figliolo

Crocifisso di Numana

 

Con questo titolo intendiamo scrivere della storia del Croci­fisso di Numana, che nei secoli venne chiamato “di Sirolo”, essendo questa località vicina a Numana ma piú importante, cosí che si adoperò per attribuirsene la paternità, complici poi interessi di curia. Di fatto Sirolo diede il nome a questa opera d’arte che affonda radici lontane in luoghi e circostanze che il mito e la leggenda hanno poi reso famosa. Ma veniamo alla storia.

 

Si tratta di un Crocifisso ligneo di grandi dimensioni, in legno di cedro, di bottega bizantina datato tra il 1290 e 1310, rientra nel novero delle raffigurazioni del Christus Trium­phans, il Cristo Trionfante, ritto, gli occhi aperti, una corona sul capo e l’assenza dei segni della Passione, i fianchi cinti da un perizonium di ottima fattura.

 

Già in scritti del XII secolo si narra che fossero San Luca l’Evangelista e Nicodemo gli artefici di quest’opera che venne custodita in un primo tempo nell’abitazione di quest’ultimo per passare, con alterne vicende, in casa di Gamaliele, poi Giacobbe, Simeone e infine Zaccheo che nel 68 d.C. lo portò a Beirut (allora Siria).

 

Il capo coronato del Crocifisso di Numana

Il capo coronato del crocifisso

 

Fu là che si compí il prodigio dello sgorgare del san­gue e acqua dal Crocifisso; il sangue venne successiva­mente racchiuso in diverse preziose ampolle ed inviato a Papa Adriano I e ai vescovi delle piú importanti Chiese di allora, questo nel corso dell’anno 792 d.C.

 

Anche Carlo Magno, re dei Franchi, ne ebbe in dono dal Papa una piccola ampolla.

 

Ampolle dello stesso sangue vengono oggi custodite a Venezia, nella Basilica di San Marco, e a Mantova nella Basilica di Sant’Andrea. Ma torniamo alla Storia del Cro­cifisso. Sempre Carlo Magno, incoronato Imperatore del Sacro Romano Impero da Papa Leone III, volle recarsi personalmente a Beirut per visionare l’opera d’arte che tanti miracoli compiva. Colpito dalla bellezza e dai prodigi di questa, chiese di poterne far dono a Papa Leone III, e la cosa, anche se a malincuore, venne accettata.

 

Il trasporto del Crocifisso avvenne per via mare attraverso il Mediterraneo e successivamente l’Adriatico; all’altezza però dell’allora importante porto di Numana, una furiosa tempesta costrinse l’Imperatore e il suo seguito ad approdare in quel luogo e il Crocifisso venne riposto nella Chiesa di San Giovanni Battista che poco distava dal mare. L’Imperatore nel frattempo, per urgenti ragioni diplomatiche, fu costretto a portarsi prima in Lombardia e successivamente far ritorno in Francia, dove poco dopo lo colse la morte. Il Crocifisso rimase cosí a Numana dimenticato dai suoi successori.

 

Nell’anno 846 questa fu sconvolta da un terremoto di notevole entità che distrusse e travolse gran parte delle abitazioni e fece rovinare nelle sottostanti acque anche la Chiesa di San Giovanni Battista e il Crocifisso stesso. Fu solo due anni dopo la Traslazione della Santa Casa di Loreto, poco distante da Numana e avvenuta il 10 dicembre 1294, che alcuni pescatori numanesi videro riemergere dalla sabbia e dai detriti qualcosa di eccezionale bellezza, la meravigliosa immagine del Crocifisso.

 

Medaglia due facce Loreto e Numana

Medaglia con la Casa di Loreto e il Crocifisso regale

 

Dopo che fu recuperato venne portato in una cappella in prossimità delle mura di cinta del paese, all’altezza degli attuali resti della “Torre”, e lí vi rimase sino al 1566. Nei secoli che inter­corsero tra il ritrovamento e questa data, ma pure tuttora, la venerazione al Crocifisso fu associata a quella per la Santa Casa di Loreto: immagini, medaglie e sca­polari raffigurano da sempre in­sieme la Vergine con gli An­geli in volo con la Santa Casa e quella del Crocifisso regale.

 

La Santa Casa di Loreto è inserita all’interno della Basili­lica, di cui le tre pareti della ca­sa della Madonna rappresentano il cuore del Santuario. La Casa della Vergine, secondo la tradizione, è quella dove ella nacque, crebbe e ricevette l’Annunciazione della sua divina Mater­nità. Una sacra reliquia di provata autenticità, sia per la grandezza, perfettamente rispondente al peri­metro della Casa di Nazareth, sia per le pietre con le quali è stata costruita, tipiche della tradi­zione edilizia palestinese.

 

La Santa Casa di Loreto

La Santa Casa di Loreto

 

Tornando al Crocifisso di Nu­mana, nel 1566, su un’area di pro­prietà del vescovo di Ancona ter­minarono i lavori, iniziati nel 1561, della costruzione del Santuario che avrebbe accolto la Santa Immagine; l’edificio, di forma rettangolare, misurava 20 metri di larghezza e 22 metri di altezza, le strutture erano disposte a croce greca e la Cappella destinata ad accogliere il Crocifisso era ornata di marmi preziosi. Con l’andare degli anni il tempio, per ragioni strutturali, divenne pericolante, qualsiasi riparazione era ormai impossibile; l’unica via che rimaneva da seguire era la ricostruzione, che iniziò nel 1967 e venne terminata nel 1969.

 

La ricostruita chiesa di Cristo Re a Numana

La ricostruita chiesa di Cristo Re a Numana

 

Molti i miracoli attribuiti infine a que­sta Sacra immagine; fin dal 1600 il Cro­cifisso era ricoperto da una veste rossa che si usava mettere sugli ammalati e gli infermi che chiedevano grazia di gua­rigione.

 

Qui ha termine la storia e la tradizione tramandata, molti gli aspetti su cui riflet­tere e meditare, le implicazioni legate al potere mondano e religioso che hanno at­traversato le vicende del Sacro Crocifisso, vicende che in vario modo lo accomuna­no ad altre opere similari, ad esempio il Cristo Trionfante nella chiesa di San Pelle­grino degli Scalzi ad Ancona, o a quello di Matelica, sempre simili nell’iconografia e nello stile, e piú o meno coevi nell’esecuzione.

 

Il Volto Santo di Lucca

Il Volto Santo di Lucca

 

Va ricordato che la raffigurazione della quasi totalità dei Crocifissi datata dal VI-VII secolo e fino all’XI-XII secolo non esprimeva sofferenza e dolore, né tracce di agonia e di morte: il Cro­cifisso è mostrato ad occhi aperti, nel suo aspetto regale e spesso con capo coronato, perizoma ele­gante o addirittura rivestito da capo a piedi con il colubium (una lunga tunica con cintura alla vita), come il Volto Santo di Lucca.

 

Solo tra la fine del 1200 e il 1300 la Chiesa in pratica arriva a vietare le raffigurazioni del Christus Triumphans, il Cristo trionfante sulla Morte, questo di pari passo con la comparsa nel­l’arte pittorica e scultorea del Christus dolens, la figura del Sofferente, del Morente, in riga con evoluzione e scelte della dottrina cattolica guidata da decisioni politiche tese ad allontanare i fedeli da ciò che è realmente il Mistero del Gol­gotha, come descritto in piú conferenze da Rudolf Steiner: un colpo degli Ostacolatori al vero si­gnificato di questo Mistero, dove la Resurrezione viene messa in ombra dall’aspetto tragico del dolore e della sofferenza; si esalta il Venerdí Santo della Passione e Morte e viene meno, o in secondo piano, la Resurrezione della Pasqua.

 

Solo nei cicli di conferenze sul tema della Cristologia Rudolf Steiner darà risalto a questo secondo aspetto.

 

 

Davide Testa